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Peppe Sini: "Digiuno a un anno dalla guerra"
- Subject: Peppe Sini: "Digiuno a un anno dalla guerra"
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Thu, 30 Mar 2000 07:48:19 +0200
Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, al quarto giorno di sciopero della fame ad un anno dall'inizio della guerra dei Balcani cui anche l'Italia prese parte Cari amici ed egregi signori, la recente barbara, terroristica guerra della Russia contro la popolazione della Cecenia è evidentemente stata incoraggiata dal "precedente" della guerra della Nato contro la Jugoslavia: da essa ha tratto una sorta di ignobile pretesa di giustificazione: poiché il male produce sempre altro male, ed ogni criminale adduce a suo favore gli analoghi crimini precedentemente da altri commessi. Poiché alla Nato fu consentito di portare strage su un paese sovrano al di fuori del territorio dell'alleanza atlantica, i gerarchi russi si sono proclamati autorizzati a portar strage in un'area che fa parte della CSI. Tutto ciò è talmente drammatico e aberrante che a tutti risulta evidente che questa logica, e questo agire, sono totalmente criminali, disumani, inammissibili sotto ogni profilo etico e giuridico. Ma questo è l'orrore presente e cogente: ed infatti la cosiddetta comunità internazionale, dominata dai signori della guerra, si è limitata a qualche generica deplorazione e si è ben guardata dal protestare energicamente ed opporsi efficacemente (e dire che gli strumenti per far cessare il massacro li aveva: la nomenklatura della Russia di Eltsin e di Putin ha un bisogno estremo dei finanziamenti internazionali, ed una volta tanto la minaccia reale di taglio dei crediti avrebbe avuto un'efficacia immediata). E l'esempio russo non è il solo: si pensi alla violenza terroristica dispiegata dalla Turchia contro i Kurdi (alla quale Turchia l'Italia fornisce armi). O anche: si pensi alla "pulizia etnica" in corso da parte dell'UCK in Kosovo. E gli esempi, tragicamente, potrebbero moltiplicarsi. La guerra distrugge, devasta e degrada tutto; è un morbo contagioso e pervasivo; da una guerra altre traggono alimento e forza. Per questo non esiste "guerra giusta": lo sapeva già Erasmo da Rotterdam. Peraltro gli strumenti di distruzione hanno raggiunto un tal grado di sviluppo tecnologico e ve ne sono in tal quantità sul pianeta, che come osservava anni fa l'indimenticabile padre Balducci l'umanità è ormai unificata da un unico destino di vita o di morte, l'ideale della pace coincide ormai con l'istinto di conservazione, la guerra è uscita per sempre dalla sfera della razionalità. Occorre dunque far cessare le guerre, con concrete politiche di autentico disarmo, con il ripristino ed il consolidamento del diritto internazionale e della democrazia, con la scelta della cooperazione, della difesa e promozione dei diritti umani praticata con metodi coerenti. Occorre abolire altresì quei sistemi di "guerra con altri strumenti" come sono ad esempio gli embargo che stanno strozzando il popolo iracheno ed il popolo jugoslavo, con il risultato tremendo che le vittime degli autocrati muoiono di fame e di stenti, e i regimi assassini ovvero i sistemi di potere criminali ovvero i governi dittatoriali e nazionalistico-autoritari prosperano. Ed occorre infine un passo decisivo: la promozione della nonviolenza a tutti i livelli. Solo con la nonviolenza si può contrastare la guerra, solo con la nonviolenza si può costruire la pace. Cordialmente, Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 26 marzo 2000 -------------------------------------------------------------------------- Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, al quinto giorno di sciopero della fame ad un anno dall'inizio della guerra cui anche l'Italia sciaguratamente prese parte Cari amici ed egregi signori, un anno fa la guerra, oggi le conseguenze della guerra. Nessuno può più occultare o falsificare la drammatica realtà. Quali gli esiti della guerra "umanitaria" della Nato? Tutta la Serbia è devastata. Nel Kosovo proseguono gli omicidi e si va compiendo l'ennesima atroce "pulizia etnica" nell'indifferenza del mondo. La straordinaria esperienza di resistenza nonviolenta del popolo kosovaro guidata da Rugova è stata distrutta con la forza delle armi, con la ferocia dei belligeranti. Il criminale regime di Milosevic è consolidato dalla vicenda bellica, il nazionalismo più becero e fanatizzato ne esce potenziato; mentre le popolazioni della Jugoslavia subiscono le conseguenze delle devastazioni della guerra e di quella vera e propria infame guerra ulteriore costituita dalle sanzioni che non scalfiscono il regime ed affamano invece la gente, tre volte vittima. Nel cuore dell'Europa si replica l'orrore della guerra del Golfo e del suo interminato esito sterminista: i regimi autocratici restano intatti; le popolazioni subiscono la violenza del regime, la violenza della guerra e dei poteri imperiali stragisti, la violenza delle sanzioni che colpiscono, umiliano, affamano, uccidono le vittime innocenti. Nei Balcani ora le mafie sono quasi ovunque effettualmente al potere, ed all'assalto delle aree che ancora non dominano. Il diritto internazionale è stato infranto e non sarà facile ricostituirlo. Ogni autocrazia, ogni dittatore, ogni terrorista, ogni mafioso ora sa che al mondo non vige altra legge che quella della giungla; mors tua, vita mea. La Costituzione della Repubblica Italiana è stata fatta a pezzi; ed al governo, in Parlamento, alla Presidenza della Repubblica, siedono dei fuorilegge e complici di fuorilegge. Intere regioni nel cuore d'Europa devastate e contaminate. Bombe letali sparse in terra e per mare. Inquinati irreversibilmente i cieli, le terre, le acque. Città ed impianti produttivi distrutti. Tantissimi in miseria. E tante persone che sono morte, vittime innocenti delle folli cogitazioni dei potenti. Ad un anno dall'inizio di questa catastrofe, non ho voluto associarmi alle iniziative autocelebrative degli assassini "umanitari", né ai dibattiti garbati in cui gli assassini piangono lacrime di coccodrillo ed i pacifisti si mostrano comprensivi, né alle parate propagandistiche di coloro che gongolano di soddisfazione per aver proclamato il loro dissenso (e magari promosso qualche ininfluente spettacolo e pensato piuttosto ai mass-media ed alle elezioni che a far cessare l'orrore). Ed invece occorreva tentare di contrastare concretamente e coerentemente, operativamente e realmente, la guerra; ed era possibile farlo: ma occorrevano scelte chiare e chiara coscienza: occorreva l'azione diretta nonviolenta, sostenuta da una pratica democratica di massa della disobbedienza civile, e dallo sciopero generale per ripristinare la legalità costituzionale. Pochi tentarono di farlo, e tra questi mi è grato ricordare gli amici del movimento dei "Beati i costruttori di pace". Un anno dopo l'inizio di questa apocalisse, ho preferito digiunare, per significare dolore e vergogna: dolore per le vittime di allora e di oggi; vergogna per non esser riusciti, noi che potevamo senza rischiare granché, a impedire o almeno fermare la guerra. Noi che avevamo condizioni favorevoli e strumenti adeguati (la protezione giuridica accordata dallo stato di diritto ai cittadini in Italia, la legalità costituzionale e il diritto internazionale dalla nostra parte, e la possibilità di far uso efficace delle tecniche della nonviolenza), noi non siamo riusciti a impedire o almeno fermare la guerra. Ed oggi ci resta solo l'indignazione e il rammarico, il dolore e la vergogna. Ma insieme la coscienza che occorre continuare a impegnarsi: per lenire le sofferenze dei superstiti, per costruire la pace, per ripristinare il diritto e la civiltà, per preparare ogni persona di volontà buona alla resitenza nonviolenta: altri roghi si accendono ad ogni momento, ed occorre essere vigili, pronti, solleciti. Ha scritto una volta Primo Levi che il male si compie con grande facilità ("Il dolore è la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare"); il bene invece richiede impegno. Si possa noi essere oggi e domani più pronti e persuasi e adeguati all'impegno di quanto non fummo ieri. Cordialmente, Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 27 marzo 2000 ------------------------------------------------------------------------------ Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, al sesto e conclusivo giorno di sciopero della fame ad un anno dall'inizio della guerra cui anche l'Italia sciaguratamente prese parte Cari amici ed egregi signori, concludo oggi il digiuno nell'anniversario dell'inizio della guerra dei Balcani del 1999 cui anche l'Italia prese parte. Ringrazio tutti gli amici che hanno voluto manifestarmi il loro affetto e la loro sollecitudine. Resto convinto del fatto che quella guerra poteva e doveva essere evitata: e non solo perché la Carta dell'ONU, lo stesso Statuto della Nato e la Costituzione della Repubblica Italiana la vietavano in modo assoluto; e non solo perché erano praticabili altre forme di intervento, pacifiche, solidali, nonviolente, per sostenere efficacemente l'impegno per la democrazia e i diritti umani nella regione del Kosovo ed in tutta la Serbia; e non solo perché di tutti i crimini la guerra è il peggiore; e non solo perché oggi è a tutti evidente che quella guerra ha provocato stragi atroci e devastazioni tremende, ed ha favorito nuove uccisioni e una nuova "pulizia etnica" in Kosovo, ha provocato e provoca sofferenze terribili alle popolazioni della Serbia tutta, ed ha rafforzato il regime di Milosevic anziché favorirne la caduta; e non solo perché la distruzione del diritto internazionale e la ridicolizzazione dell'ONU hanno avuto come effetto di offrire un precedente ed un esempio per altre guerre terroristiche e stragiste, per altre efferate violazioni del diritto e dei diritti. Non solo per tutto ciò, ma anche per il motivo più semplice e fondamentale che la guerra è la fine della civiltà, del diritto, della dignità umana; e nell'epoca segnata da Auschwitz ed Hiroshima la guerra è il nemico assoluto dell'umanità: pertanto l'umanità deve opporsi alla guerra sempre e comunque: ne va della stessa sopravvivenza del genere umano. Resto convinto anche che potevamo riuscire a fermare la guerra, con l'azione diretta nonviolenta. Con la lotta nonviolenta potevamo riuscire a contrastare efficacemente la macchina bellica della Nato, con la lotta nonviolenta potevamo riuscire ad imporre al governo ed al parlamento italiano il rispetto della Costituzione, con la lotta nonviolenta potevamo fermare la strage. Non ci siamo riusciti, ed anche per questo al dolore si unisce la vergogna. Cordialmente, Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 28 marzo 2000 -------------------------------------------------------------------- Informazioni a cura di PEACELINK E' incoraggiata la libera diffusione (citando la fonte) web: http://www.peacelink.it e-mail: a.marescotti at peacelink.it -------------------------------------------------------------------- Indirizzo di posta convenzionale: PeaceLink, c.p.2009, 74100 Taranto (Italy) -------------------------------------------------------------------- Per sostenere PeaceLink: ccp 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte --------------------------------------------------------------------
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