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cancellazione del debito dei paesi poveri
- Subject: cancellazione del debito dei paesi poveri
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Thu, 30 Mar 2000 07:40:33 +0200
A proposito della discussione sula Campagna Cei sul debito ecc., vi giro l'editoriale di Giampietro Pizzo, direttore del Consorzio di "microfinanza etica" Etimos, che apre il sito www.etimos.it . L'articolo, come si può vedere, propone di andare oltre lo swap, verso una "cancellazione creativa" del debito (l'espressione credo sia di Susan George). Vi invito anche a visitare il sito: le news del momento sono "Affari di guerra della Barclays (e delle banche italiane)" e "Africa: la microfinanza dalle città alle campagne". Sono graditi commenti. Ciao a tutti Francesco Terreri mailto:terreri at hard-tech.com Dal debito dei governi al credito ai popoli di Giampietro Pizzo (direttore di Etimos) Il Consorzio Etimos opera in collaborazione con la Banca Etica nel campo della microfinanza, in particolare nel Sud del mondo. Noi partecipiamo alla campagna sulla cancellazione del debito estero insostenibile dei paesi più poveri non solo per motivi generali di giustizia, ma per un motivo attinente al nostro lavoro, per il fatto che il debito estero dei paesi del Sud del mondo è un paradosso. Perché se è vero, come dicono i dati, che il 95% del credito commerciale mondiale va al 20% più ricco della popolazione, e specularmente il 20% più povero della popolazione del mondo ha accesso appena allo 0,2% del credito, la conclusione è semplice e paradossale: i poveri non sono indebitati! Il debito dei governi Il debito che esiste oggi, e che è un problema serissimo, è un debito dei governi. Ed essendo un debito dei governi non possiamo pensare che la sola operazione di cancellazione possa risolvere il problema: perché cosa succede dopo? Se non si cambiano le regole della finanza internazionale, basterà un nuovo ciclo di aumento dei tassi di interesse - come è successo negli anni '80 - per riprodurre la stessa situazione. La cancellazione del debito dei paesi poveri è in primo luogo un momento di educazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica del Nord del mondo, che può spingere i propri governi a mettere la parola fine a questa situazione indecorosa. Ma l'obiettivo deve essere quello di aprire un nuovo capitolo: cambiare le regole della finanza internazionale. L'esperienza della finanza etica si muove su questo a partire da cose molto semplici, da un'assunzione di responsabilità. Esistono risparmiatori in Italia che non sono più disposti a lasciare il loro risparmio all'interno della "scatola nera" delle banche e del sistema bancario internazionale, senza sapere quale destinazione hanno le loro risorse. Risparmiatori che vogliono contare e partecipare, e che chiedono che i propri risparmi contribuiscano a lottare contro la povertà e a contrastare la disuguaglianza Nord-Sud, a cambiare le regole della finanza dunque. Così si stanno esprimendo, ad esempio, migliaia di soci di Banca Etica. L'impatto del microcredito I poveri non sono indebitati, stanno pagando un debito che non hanno contratto loro. Al contrario: hanno bisogno di credito, anzi hanno diritto al credito. È il tema emergente del microcredito. Cos'è il microcredito? Una definizione polemica, ma secondo me efficace, si trova in un'affermazione di Muhammad Yunus, il fondatore della Grameen Bank. Alla domanda "che cos'è il microcredito" ha risposto: io guardo quello che fanno le banche e faccio il contrario. Credo che sia una buona definizione non perché è la logica dello stare contro, ma perché il problema sostanziale del mercato finanziario internazionale è che oggi impedisce l'accesso al credito a chi è povero ma ha un progetto, ha voglia di lavorare. E questa possibilità non viene negata solo dalle grandi istituzioni internazionali, ma spesso anche dalle banche locali. Anzi normalmente il povero in una banca neanche ci entra, neanche apre la porta. Viceversa l'impatto del credito agli esclusi, del microcredito, è potenzialmente enorme. È stata citata una stima secondo cui un posto di lavoro creato secondo i meccanismi internazionali correnti può arrivare addirittura a costare un milione di dollari. Il microcredito invece, nelle esperienze che ci sono già, non nelle promesse, ha un valore medio - pur tenendo conto della varietà dei paesi, delle situazioni - di mille dollari, cioè con mille dollari di credito si crea un posto di lavoro. Quindi è possibile ragionare seriamente su basi diverse. La Campagna della Cei Seguiamo un ragionamento che leghi cancellazione del debito e attivazione di esperienze di microcredito. Pensando in particolare alla Campagna di "riscatto" del debito lanciata in occasione del Giubileo dalla Conferenza Episcopale Italiana, mi sembra fondamentale l'idea di avere una sensibilizzazione forte dell'opinione pubblica e un elemento di pressione altrettanto forte sui governi. Credo però che la strada maestra sia la cancellazione del debito dei paesi più poveri, non il riacquisto per la conversione. Certo, nella scelta di impegnarsi ad acquistare il debito di un paese povero vi è una motivazione etica, ma nella sostanza, a mio parere, si rischia di impedire una presa di posizione politica forte da parte del governo italiano. Andiamo però all'altra parte dell'iniziativa: mi interessa più che cosa succede nel Sud del mondo. Nell'operazione di conversione si parla di "fondi di contropartita". È una logica interessante, ma occorre anche fare attenzione. Ad esempio, nell'esperienza degli anni scorsi del Fondo di contropartita per la sicurezza alimentare in Bolivia il meccanismo tendeva a riprodurre livelli di concentrazione del potere, di controllo delle élite locali - ci sono i nord anche nel Sud, non dimentichiamolo, e anzi direi che la caratterizzazione più forte del sottosviluppo è il fatto che c'è un'élite fortemente radicata nella struttura amministrativa dello Stato. Per cui la capacità poi di impatto, di coinvolgimento della società civile, e dell'"economia civile", è limitata. Possono di nuovo scattare meccanismi di corruzione e di inefficienza, di parassitismo burocratico. Il fondo di contropartita di per sé è fondamentale dal punto di vista dell'allocazione delle risorse, ma il punto è: chi gestisce, chi controlla queste risorse? Ad esempio a Conakry... Permettetemi un esercizio. Una campagna di raccolta fondi, e risorse fresche messe a disposizione dal governo italiano, per 40 miliardi di lire (o 20 milioni di euro) vengono destinate ad aprire un nuovo fondo di credito in un paese povero, diciamo la Guinea Conakry, a cui è stato cancellato il debito. 40 miliardi provenienti direttamente dall'Italia, dove possiamo pensare al coinvolgimento di diverse realtà, da Sdebitarsi alla Campagna della Cei, da Banca Etica a Etimos, dagli Istituti missionari alle ong. Si chiede, giustamente, una corresponsione uguale, come fondo di contropartita in valuta locale, da parte del governo guineano. A questo punto la questione centrale è quella del gestore: chi controlla questi 80 miliardi, 40 più 40? Il problema è coinvolgere gli attori locali veramente rappresentativi, soggetti economici che oggi non emergono: le associazioni, le cooperative, le federazioni dei produttori, i microimprenditori organizzati. Sul problema delle priorità, cioè di cosa facciamo di questi 80 miliardi, la partecipazione dei soggetti locali e la modalità credito ci aiutano. Se la logica è dire: facciamo l'ospedale, facciamo la scuola, facciamo la strada, il problema delle priorità non si risolve e possono svilupparsi anche conflitti aspri. Il pregio del credito, invece, è che lascia al singolo prenditore di finanziamento decidere cosa fare di questi soldi, e allora le cose saranno piccolissime ma grandissime: avere la possibilità di comprare le sementi per la prossima campagna, potersi comprare un aratro in ferro invece che in legno, avere una spolpatrice per il caffè, avere la possibilità di portare al mercato i propri prodotti. Queste diventano le priorità, ma le decide la gente, non le decidiamo né noi né le élite locali. Questo è il grande pregio di ragionare in una logica di microcredito. I poveri risparmiano Ma non finisce qui. Il problema non è soltanto il microcredito, ma la microfinanza: l'altra parte della storia è il risparmio. Ricordiamo i dati globali: il 20% più povero della popolazione mondiale riceve solo lo 0,2% dei crediti commerciali, ma genera l'1% del risparmio mondiale. Questo vuol dire che quattro quinti del risparmio dei più poveri non vengono usati per fare credito agli stessi poveri. Un altro paradosso: il risparmio dei poveri finanzia i ricchi. Non è una battuta o un gioco di prestigio: basta andare in qualsiasi paese africano o latino-americano per rendersi conto che il risparmio rurale va nelle città e dalle città va nei sistemi bancari commerciali, e spesso dai sistemi bancari commerciali locali va direttamente nelle banche dei paesi ricchi. Se è così occorre ragionare seriamente anche sulla riappropriazione delle risorse locali, quindi parliamo anche della valorizzazione del risparmio. Torniamo, come esempio, agli 80 miliardi in Guinea. 60 miliardi possono essere pensati come credito diretto, 20 miliardi come fondo di garanzia. In un'esperienza che conosco, in Senegal, i contadini, se gli si dava credito, erano disposti a mettere il 20% a deposito: loro la chiamavano cauzione, in sostanza è un risparmio obbligatorio. Dunque con 60 miliardi di crediti possiamo immaginare una raccolta di rispamio dei destinatari di 12 miliardi. E le risorse salgono a 72 miliardi. L'altra parte, 20 miliardi, può essere gestita come fondo di garanzia aprendo una partita con il sistema bancario locale. Le banche non vogliono dare credito ai contadini, ai piccoli artigiani, ai microimprenditori di Conakry? Creiamo un fondo di garanzia con cui si riduce il rischio e chiediamo su questa base alle banche locali linee di finanziamento a questi destinatari a tassi di interesse sostenibili. Con un fondo di garanzia di 20 miliardi è possibile avere crediti, con una stima prudenziale, almeno per quattro volte tanto, cioè per 80 miliardi di lire. Una modesta proposta 72 più 80 fa 152 miliardi di lire. Sapete cosa significano 152 miliardi di lire per un paese povero come la Guinea, erogando crediti piccoli, ma importantissimi e vitali, diciamo in media di un milione di lire? Significa dare credito a 152 mila famiglie. In Guinea il 26,3% della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno, cioè è sotto la linea della povertà assoluta (dati dell'Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo). Significa poco meno di 2 milioni di persone, 200-300 mila famiglie. La "piccola" operazione che abbiamo immaginato potrebbe consentire di dare credito, cioè di dare una possibilità di riscatto, a più della metà di tutte le famiglie povere della Guinea. Tenendo conto che il credito viene rimborsato, anzi i poveri sono i migliori pagatori: le esperienze di microcredito esistenti dicono che si lavora con il 97-98% di rientri, cioè con solo il 2-3% di crediti in sofferenza, contro il 7-10% delle banche italiane, o - ad esempio - il 20% di quelle commerciali del Marocco, che finanziano i generali o i grossi imprenditori di Casablanca. Se i crediti rientrano è possibile erogarne altri... Credo che si tratti di una proposta e di una prospettiva seria di cui discutere, perché bisogna guardare avanti. **************************************************************************** ************************************ Ecco il testo della canzone con cui Jovanotti ha invitato il Presidente del Consiglio ad aderire a Jubilee 2000 azzerando il debito dei paesi poveri, scusatemi per la lunghezza del messaggio... L'appello rap di Jovanotti a D'Alema "Cancella il debito" (Jovanotti) Un miliardo di persone nel pianeta vivono con meno di un dollaro al giorno non stanno tentando di battere nessun record e non hanno fatto voto di povertà la loro realtà non è una scelta ma la loro unica possibilità un dollaro al giorno toglie il medico di torno nel senso che le persone non hanno la possibilità di curarsi e nemmeno di informarsi non possono studiare e nemmeno contribuire in nessun modo a cambiare la loro situazione l'economia dei paesi nei quali vivono è schiacciata da un debito estero talmente grande che non rimane neanche un soldo da spendere per lo sviluppo delle cose basilari la salute l'educazione l'unica risorsa che resta alla popolazione è l'emigrazione verso i paesi più ricchi e poi la storia la conosciamo e sappiamo spesso come va a finire Io adesso mi rivolgo all'onorevole D'Alema approfitto del microfono per parlarle di questo problema chissà quanti già le avranno sottoposto la questione ma io vorrei usare il microfono e la televisione per chiederle da qui di dare un segno profondo alla questione del debito estero di molti paesi del sud del mondo che sono soffocati dal divario accumulato verso i governi ricchi del mondo cosiddetto industrializzato paesi che per secoli sono stati colonizzati e poi fatti annegare nel mare di un progresso difficile da sostenere per carenza di infrastrutture e zero potere decisionale al tavolo per niente rotondo della banca mondiale e del fondo monetario internazionale cancella il debito[85] Anche Giovanni Paolo Secondo Papa Woitila ha espresso il suo appoggio per Jubilee 2000 che è un'organizzazione nata per fare pressione in quei paesi che possono risolvere la questione tra questi c'è l'Italia e io mi rivolgo a lei presidente del consiglio si consigli con i suoi e faccia un gesto grande di quelli che cambiano la storia se lei cancella il debito a lei andrà la gloria e a un sacco di famiglie la speranza per molti è una questione di sopravvivenza dimostri che la politica non è solo far quadrare i conti di una legislatura D'Alema unisciti a noi non avere paura Approfittiamo del Giubileo per ripartire da zero se lei cancella il debito aiuta il mondo intero lo faccia lei per primo e gli altri le verranno appresso se il sud non si risolleva non ci sarà nessun progresso ma solo nuove guerre di disperazione tragedie umanitarie e sovrappopolazione lo faccia lei per primo e gli altri seguiranno in fila appoggi il progetto di Jubilee 2000 cancella il debito Presidente del consiglio io mi rivolgo a lei promuova un incontro del G7 lo dica agli altri sei mettete la parola fine all'era coloniale non c'è neanche più la minaccia del socialismo reale che aveva in un certo modo giustificato l'esigenza di sostenere regimi corrotti senza nessuna trasparenza cancella il debito Regali questo orgoglio alla nostra generazione inizi lei per primo quest'epoca di trasformazione se si muovono i politici poi seguiranno i banchieri se lei cancella il debito noi ne saremo fieri dimostri a tutti che le cose si possono cambiare io la saluto e la ringrazio e torno a ballare cancella il debito
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