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contro l'apartheid elettorale
- Subject: contro l'apartheid elettorale
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Tue, 07 Mar 2000 19:12:36 +0100
Ai segretari generali dei partiti democratici italiani Una lettera aperta per sollecitare un impegno a far cessare l'apartheid elettorale che priva del diritto di voto per le elezioni amministrative un milione di persone legalmente residenti in Italia Egregi signori, si approssima una nuova tornata di elezioni amministrative, ed ancora una volta ad un milione di persone regolarmente residenti nel nostro paese sarà negato il diritto di votare e di poter essere eletti per amministrare i Comuni, le Province, le Regioni in cui vivono e lavorano, spesso da molti anni. Sono le persone immigrate che hanno la cittadinanza del paese di provenienza ma che in Italia risiedono regolarmente in piena legalità, che con la loro presenza arricchiscono la nostra cultura e la nostra vita civile, che con il loro lavoro arricchiscono il nostro paese. Perché non possono votare? Perché devono subire questa sorta di apartheid elettorale? E' possibile legiferare subito Se è vero che per il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni politiche è necessario passare attraverso la modifica dell'art. 48 della Costituzione o quantomeno ridefinire il concetto di cittadinanza (e personalmente condivido la tesi che all'arcaico e patriarcale jus sanguinis debba sostituirsi il moderno e democratico jus soli), per quanto concerne le elezioni amministrative tale problema invero non si pone. E valga il vero. In punto di fatto, gli stranieri residenti in Italia provenienti da altri paesi della Comunità Europea hanno avuto riconosciuto il diritto di voto per le elezioni amministrative già dal 1996. Perché gli "extracomunitari" devono essere vieppiù discriminati? In punto di diritto, la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 al Capitolo C prevede il diritto di voto per le elezioni amministative per tutti gli stranieri residenti: basterebbe che il Parlamento italiano ratificasse questo capitolo della Convenzione (nel '94 ratificò i primi due capitoli con la legge 203) e la strada sarebbe spianata, il dado tratto. Si rammenti che altri paesi europei hanno già riconosciuto il diritto di voto per le elezioni amministrative agli stranieri residenti, fin dagli anni '60: in Irlanda, ad esempio, dal 1963 esso è conseguito dopo tre mesi di residenza effettiva. Perché complici dell'apartheid elettorale? Perché non vi siete battuti in Parlamento per inverare questo diritto? Perché dopo che fu cassata la proposta ad hoc contenuta nella bozza di quella che è poi divenuta la legge 40/98, la maggioranza di centrosinistra ha scelto la strada, palesemente impraticabile dati i rapporti di forza parlamentari, della proposta di legge di modifica costituzionale anziché procedere con legge ordinaria (che poteva essere approvata agevolmente) a riconoscere subito il diritto di voto per le elezioni amministrative? Perché la maggioranza parlamentare si fa complice dell'apartheid elettorale? So bene che ad esempio il ministro Livia Turco condivide la necessità di riconoscere subito il diritto di voto a tutti gli immigrati regolarmente residenti in Italia, ma perché non agisce con decisione a tal fine, e come lei i tanti ministri e parlamentari che si sono più volte pubblicamente espressi in tal senso? La democrazia mutilata Come si fa a non capire quale grande guadagno per gli enti locali sarebbe la partecipazione di un milione di persone, sovente ottime? Come si fa a non capire che con il riconoscimento dell'elettorato attivo e passivo agli immigrati residenti gli enti locali migliorerebbero molto, si aprirebbero a sensibilità, temi, iniziative su cui sono spesso carenti se non peggio? Come si fa a non capire che il modo migliore per contrastare il razzismo è proprio la partecipazione democratica, e che il principio "un uomo, un voto" deve valere in Italia come in Sudafrica? Come si fa a non capire che con l'apartheid elettorale la democrazia è mutila e la libertà di tutti è diminuita? Cosa intendete fare? Intendete prendervi qualche impegno in tal senso, o l'apartheid elettorale continuerà? E come pensate che l'elettorato di convinzioni democratiche, che crede nella dignità umana, che ritiene che ogni persona debba avere riconosciuti fondamentali diritti civili e politici, possa accettare di essere rappresentato da un ceto politico che attua e consente una politica razzista su una così cruciale questione? Una riflessione ed una risposta mi sembrano necessarie. Distinti saluti, Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 12 febbraio 2000 Mittente: Peppe Sini, str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532
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