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Diritti delle donne violati?
- Subject: Diritti delle donne violati?
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Fri, 11 Feb 2000 19:41:03 +0100
From: Sabrina Fusari <safusar at tin.it> Subject: Diritti delle donne violati? Cc: kfqma at tin.it,ramalkandy at iol.it Carissime, dopo aver letto questo articolo, ho deciso, anche se è lungo e il mio scanner non lo legge (figuriamoci!! :)) di ricopiarvelo per intero, perché mi sembra che i dati che vengono messi in evidenza siano di una gravità inaudita. Lo ritengo altamente attendibile, in quanto una delle due autrici è un'esponente di rilievo dell'Istituto Superiore di Sanità, mentre l'altra è ricercatrice presso il CNR (che non può certo essere tacciato di parzialità o di essere politicamente tendenzioso). L'articolo riguarda la legge sulla procreazione assistita che sta per essere approvata in Italia, e ne sottolinea il carattere ascientifico e guridicamente assai pericoloso. A quanto pare, il testo di legge, oltre a trovarsi in aperto contrasto con altre leggi dello Stato già in vigore, contiene elementi fortemente lesivi dei diritti delle donne, e quindi, in senso più esteso, lesivi anche dei diritti umani. Vorrei dunque chiedere a Enrico e Alessandro di PeaceLink (in Cc) se ritengono opportuno mettere questo articolo sul sito di PeaceLink. Io penso proprio che sia il caso, e proporrei anche di dargli una certa rilevanza, se possibile, visto che di questa legge e soprattutto delle sue implicazioni lesive del diritto alla salute della donna si parla pochissimo (e meno ancora si parla delle conseguenze veramente disastrose che una legge del genere potrebbe avere sui diritti dell'infanzia; e ovviamente, in un paese fortemente cattolico, non si parla per nulla della violazione palese dei diritti delle coppie omosessuali, che è anch'essa però presente a chiare lettere e gravissima nel testo di legge in discussione). Mi sembra che la situazione sia molto preoccupante e che sia nostro dovere di Associazione di volontariato dell'informazione dare la giusta rilevanza alla cosa. Qui non si tratta di fare politica, ma di informare gli amici, e soprattutto le amiche di PeaceLink del pericolo che incombe sulla nostra libertà e sopratutto sulla nostra salute, se lo Stato ci scodella una legge del genere. Leggete, pensateci e fatemi sapere. Grazie, Sabry La legge sulla procreazione assistita in discussione alla Commissione igiene e sanità del Senato. Non emendabile di Nora Frontali e Flavia Zucco* (*) Dirigente di ricerca presso l'Istituto Superiore di Sanità; Ricercatrice presso l'Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR Il disegno di legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) licenziato alla Camera e in questi giorni all'esame del Senato, a nostro parere non è emendabile, e va respinto in blocco. Per ovviare alle carenze legislative in questo campo basterebbe, almeno provvisoriamente, un'ordinanza del Ministero della sanità per la regolamentazione dei Centri e per il monitoraggio epidemiologico dei risultati di queste tecniche. A fronte dei cicli ormonali effettuati, occorre infatti raccogliere ed elaborare statisticamente tutte le informazioni sulle gravidanze ottenute e i loro esiti, gli eventuali aborti e le caratteristiche dei nati: il numero dei nati vivi, dei nati morti, il peso alla nascita, la prematurità, eventuali difetti congeniti, sopravvivenza. Questa esigenza di monitoraggio non è stata avvertita dai legislatori, che nel disegno in questione parlano solo di un Registro dei Centri: una specie di repertorio dei Centri abilitati a operare la PMA. Di informazioni sui risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia avremmo invece estremo bisogno, anche per confrontare il nostro con gli altri paesi tecnologicamente avanzati. Se per disgrazia questa legge dovesse passare, è altamente probabile che le percentuali di successo delle PMA calerebbero drasticamente. Ciò a causa dell'intero impianto della legge, che si preoccupa soprattutto di vigilare a che nessun ovulo fecondato vada perduto e, a questo fine, mette in opera una serie di divieti, entrando pesantemente nei dettagli operativi della tecnica. Per i nostri legislatori, infatti, la perdita anche di un solo ovulo fecondato (un ovulo, cioè, nel quale è penetrato un campione del prezioso DNA paterno) è peggiore assai che mettere in forse la salute della donna e la riuscita, già problematica, dell'intero procedimento procreativo, con gli enormi costi fisici e psicologici che esso comporta, legati fra l'altro all'intenso e rischioso trattamento ormonale necessario per ottenere la superovulazione. Anzi, con la nuova legge, le donne dovranno sottoporsi a tale trattamento più e più volte (moltiplicandone quindi i rischi), poiché la "sacralità" dell'embrione ne vieta il congelamento. L'operatore che violi questi divieti è punito con la reclusione da 3 a 10 anni, con la multa da 100 a 300 milioni di lire e con l'interdizione per 5 anni dall'esercizio della professione. Forse, i nostri legislatori, rendendosi conto degli effetti deleteri di tutti questi divieti sulla buona riuscita della procreazione, hanno espressamente escluso la possibilità di una sistematica raccolta ed elaborazione di dati in proposito. Del resto, quasi tutti gli articoli di questa legge sono di ispirazione fondamentalita e maschilista, a cominciare dal primo, che afferma fin da subito i diritti particolari del concepito e interpreta la PMA come una cura della sterilità, facendo quasi balenare una sua utilità ad arginare il calo demografico, per continuare poi con gli articoli che vietano la donazione dei gameti, nonché l'accesso alle tecniche per chi non sia parte di una coppia eterosessuale stabile con infertilità accertata. Vietata anche la sperimentazione, che sola potrebbe servire in un futuro a far progredire queste tecniche, riducendone i rischi e aumentandone le probabilità di successo. Le tecniche di PMA sono in tutto il mondo di difficile e aleatoria riuscita e non prive di rischi per la madre e per i bambini (il plurale è d'obbligo, data la frequenza delle gravidanze plurime), ma in Italia, con tutti questi divieti, ciò sarà vero in misura assai maggiore, e assisteremo sicuramente a un flusso importante di turismo procreativo verso altri paesi. Ci siamo sempre domandate se sia il caso di richiedere che la PMA sia offerta gratuitamente da parte del Servizio sanitario nazionale: dato il suo costo (senza contare il costo delle cure necessarie per seguire gravidanze e bambini così a rischio), e la sua scarsa probabilità di riuscita, riteniamo che non si tratti comunque di una priorità per il complesso degli utenti italiani. Ma se questa legge dovesse malauguratamente passare, tale spesa pubblica non sarebbe davvero giustificabile. (da Liberazione, giovedì 10 febbraio 2000, pag.21)
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