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Capitini e la "solitudine" dei pacifisti
- Subject: Capitini e la "solitudine" dei pacifisti
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Fri, 04 Feb 2000 10:57:05 +0100
Nel centenario della nascita di Aldo Capitini (23/12/1899 - 19/10/1968) PeaceLink ha realizzato un Dossier per ricordare uno tra i personaggi piu' significativi e piu' facilmente dimenticati del nostro secolo. Questo dossier su Aldo Capitini, a cura di Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa verra' pubblicato sul prossimo numero de "Il Giornale della Natura", edito dalla Stampa Natura e Solidarieta', che ringraziamo per la diffusione telematica in anteprima di questo documento. ---------------------------------------------------------------------------- L'eredita' di Aldo Capitini Dossier a cura di Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa Il 23 dicembre del 1999 i pacifisti di tutta Italia hanno celebrato il centenario della nascita di Aldo Capitini, il padre della cultura nonviolenta italiana, appassionato e attivo antifascista, maestro di vita e punto di riferimento culturale per i giovani e gli intellettuali del suo tempo, filosofo, pedagogista, educatore, pioniere del vegetarianesimo, teorico dell'"omnicrazia" e della "doppia rivoluzione" liberalsocialista, uomo profondamente religioso e allo stesso tempo apertamente critico nei confronti del potere esercitato dalle gerarchie ecclesiali, strenuo difensore della scuola pubblica e laica, fondatore della "marcia per la pace" Perugia/Assisi. Un uomo che ha dato un contributo fondamentale alla costruzione dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica, pur rimanendo estraneo alla logica machiavellica dei partiti. Un uomo che non ha mai voluto salire su nessun "carrozzone" dei vincitori, per continuare liberamente a rispondere soltanto alla propria coscienza, e che ha pagato fino in fondo il prezzo di questa scelta. Oggi i pacifisti sono soli. Esattamente come lo e' stato Capitini durante la sua vita. Non che non si riescano a fare cose valide, importanti e - a volte - con un discreto seguito. Ma cio' che salta agli occhi e' la difficolta' di essere pacifisti, la solitudine di progettare - nei momenti importanti - in pochi, di vivere la continua incertezza delle proprie scelte, di scommettere contro il proprio fallimento, di sfidare le facili ironie. Stiamo parlando del pacifismo vero, non di chi faceva le marce oceaniche e mobilitava le piazze per far cadere il governo. Di molti di quei marciatori di dieci o vent'anni anni fa oggi non si vede piu' l'ombra. Erano pacifisti? C'e' un forte parallelismo storico fra la vicenda di Capitini e le attuali vicissitudini dei pacifisti, al di la' della "solitudine". Il punto e' che Capitini non schiero' la nonviolenza e la sua cultura nel panorama dei partiti, non volle tollerare che il suo pensiero diventasse organico a qualsiasi ideologia o movimento politico. Negli anni '70 e '80 la sinistra comunista ha potuto appuntare sul bavero con orgoglio le "spillette" del femminismo, dell'ecologismo, del pacifismo, della solidarieta' internazionale, pronta a sacrificare tutto questo per la conquista dei luoghi del potere. La cultura della nonviolenza, eredita' morale e culturale di Capitini, ha saputo invece resistere a qualsiasi tentativo di strumentalizzazione, resistendo ai partiti e alle logiche del potere che avrebbero voluto blandire, cooptare, fagocitare anche il suo pensiero come una "spilletta" in piu' da indossare quando serve. In ragione di questo atteggiamento i partiti decretarono un'espulsione, una rimozione del suo pensiero e della sua vita dalla storia "ufficiale" e dalla memoria collettiva. Nei libri di storia del nuovo millennio appariranno sicuramente i nomi di Bobbio e Ingrao, ma non il nome di quello che fu per loro un maestro e un ispiratore: Aldo Capitini. Anche oggi la non organicita' del pacifismo alla vita dei partiti attuali ha provocato una sorta di embargo nei confronti della cultura della pace e della nonviolenza: richiede troppo tempo , ci frutta troppo poco, cosi' si ragiona a sinistra. La scorciatoia. Come il marxismo scelse la scorciatoia invocando l'efficacia della violenza rivoluzionaria, cosi' oggi ci si orienta sulle nuove scorciatoie, sui mezzi efficaci, e chi prospetta di lavorare - come Capitini - nell'animo delle persone, nelle relazioni, nella cultura popolare, viene (mal) sopportato come "palla al piede". Fare presto, essere efficaci, non dilatare i tempi della presa del potere. Come per il leninismo cosi' oggi per il parlamentarismo viene invocata la rapidita'. La selezione dei mezzi non in relazione al fine ma alla pressante esigenza di potere: potere subito. L'"omnicrazia" di Capitini, il "potere di tutti", ha in questo contesto politico la sua negazione e in cinquant'anni a sinistra e' cambiato tutto tranne che nel filo conduttore: far presto, non lavorare nella vita quotidiana, nella cultura della gente. La grande stagione della "partecipazione popolare" - gli anni '70 - vide la nascita o il crescere di quelle forme di potere diffuso che Capitini auspicava: i consigli di quartiere, le assemblee studentesche e gli organi collegiali, la partecipazione nei consultori e nelle USL, negli ospedali psichiatrici, i consigli di fabbrica, ecc. Ma la parola magica "partecipazione" si sgonfio' per assenza di una cultura della partecipazione, per un'assenza di progetto e di idee, per uno sfiancamento delle migliaia di cittadini che furono lasciati soli negli organi della partecipazione dimezzata. La partecipazione e' fallita e oggi tiriamo avanti imbarazzati - ad esempio nella scuola - i brandelli di una creatura diventata un mostro: genitori che non si presentato piu', gli insegnanti che vollero i decreti delegati ormai fantasmi sopravvissuti ad un'ideale fallito perche' mal gestito e abbandonato alle ortiche. Da questa disfatta nel sociale Capitini esce oggi da maestro del pensiero politico, da saggio che prevedeva. Non ne escono bene coloro i quali hanno scelto le scorciatoie, chi ha trasformato la partecipazione in lottizzazione, chi ha gestito come appropriazione personale (vedi USL) cio' che doveva essere riappropriazione popolare. Non ne escono bene coloro che, nonostante tutto, non hanno fatto alcuna autocritica su questo e continuano a privilegiare il proprio potere sul potere dei cittadini. E veniamo al cuore della questione: Capitini fu un eretico della politica e un fedelissimo della coscienza. E chi da pacifista oggi fa altrettanto si aspetti solo la solitudine politica di Capitini, l'embargo ostile di chi non vuole un pacifismo autonomo ma un associazionismo allineato. Perche' oggi i pacifisti sono pochi? Alessandro Marescotti - Carlo Gubitosa -------------------------------------------------------- BIOGRAFIA MINIMA DI ALDO CAPITINI a cura di Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa "Io non dico: fra poco o molto tempo avremo una societa' che sara' perfettamente nonviolenta ... a me importa fondamentalmente l'impiego di questa mia modestissima vita, di queste ore o di questi pochi giorni; e mettere sulla bilancia intima della storia il peso della mia persuasione". Aldo Capitini, "Elementi di una esperienza religiosa" ----------- Aldo Capitini nasce a Perugia il 23 dicembre 1899 da una famiglia semplice e modesta. La madre lavora come sarta e il padre e' impiegato comunale, custode del campanile municipale. Ritenuto inabile al servizio militare per ragioni di salute, non partecipa alla prima guerra mondiale. Dopo gli studi della scuola tecnica e dell'istituto per ragionieri, dai 19 ai 21 anni si dedica alla lettura dei classici latini e greci, studiando da autodidatta anche dodici ore al giorno, dando cosi' inizio al suo lavoro ininterrotto di approfondimento interiore e filosofico. Nel 1924 vince una borsa di studio presso la Normale di Pisa, dove consegue la laurea in Lettere e Filosofia. Nel 1929 Capitini critica aspramente il concordato con la Chiesa cattolica, da lui giudicato una "merce di scambio" per ottenere da Pio XII e dalle gerarchie ecclesiali un atteggiamento "morbido" nei confronti del fascismo. In uno dei suoi libri arriva ad affermare che "(...) se c'e' una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa diversa dall'istituzione". In questi anni la scelta della nonviolenza matura in Capitini come una naturale reazione alla violenza del fascismo, anche in seguito alla lettura dell'autobiografia di Gandhi, pubblicata in Italia nel 1929. Capitini scopre la figura del "Mahatma" e il suo messaggio di nonviolenza proprio quando l'Italia raggiunge il suo periodo piu' oscuro di oppressione e di dittatura, e sente come sia necessario rispondere a quella violenza con l'efficacia e la forza del metodo nonviolento. (Nel 1967 Capitini pubblichera' "Le tecniche della nonviolenza", un libro con cui la proposta nonviolenta di Gandhi, arricchita dai contributi originali di Capitini, fa il suo ingresso ufficiale nella cultura del nostro Paese). Giovanni Gentile, direttore della Scuola Normale di Pisa, nel 1930 lo nomina segretario del prestigioso ateneo, e nel 1932 e' lo stesso Gentile a sollecitarne le dimissioni in seguito al rifiuto della tessera del Partito Nazionale Fascista da parte di Capitini. Durante il periodo trascorso a Pisa, Capitini matura la scelta del vegetarianesimo come estrema conseguenza della scelta di non uccidere, e ogni suo pasto alla mensa della Normale diventa un comizio efficace e silenzioso. (Nel settembre '52 Capitini organizzera' un convegno su "La nonviolenza riguardo al mondo animale e vegetale" e sara' il fondatore della "Societa' vegetariana italiana"). Dopo le dimissioni forzate dall'incarico di segretario della Normale, Capitini fa rientro a Perugia, dove prosegue la sua attivita' letteraria e spirituale. Negli anni che vanno dal 1932 al 1934 capitini tesse una fitta rete di relazioni, entrando in contatto con i massimi esponenti dell'attivita' antifascista del nostro Paese. Nell'autunno del 1936 Capitini frequenta la casa di Benedetto Croce, a cui consegna un pacco di dattiloscritti intitolato "Elementi di un'esperienza religiosa", che Croce fara' pubblicare nel gennaio dell'anno seguente presso l'editore Laterza di Bari. In poco tempo gli "Elementi" diventano uno tra i principali riferimenti letterari della gioventu' antifascista. In seguito alla larga diffusione del suo libro, Capitini promuove assieme a Guido Calogero un movimento culturale che negli anni successivi cerchera' di trasformare in un progetto politico le idee di liberta' individuale e di uguaglianza sociale contenute negli "Elementi". Nasce cosi' nel 1937 il Movimento Liberalsocialista, in un anno segnato dall'assassinio dei Fratelli Rosselli, dalla morte di Gramsci e da una forte ondata di violenza repressiva contro l'opposizione antifascista. Alle attivita' del movimento collaborano, tra gli altri, Ugo La Malfa, Pietro Amendola, Norberto Bobbio e Pietro Ingrao. Nel febbraio 1942 la polizia fascista effettua una retata nel corso di una riunione del gruppo dirigente liberalsocialista, in seguito alla quale Capitini e gli altri partecipanti alla riunione vengono rinchiusi nel carcere fiorentino delle Murate. Dopo quattro mesi Capitini viene rilasciato, grazie alla sua fama di "religioso". "Quale tremenda accusa contro la religione, se il potere ha piu' paura dei rivoluzionari che dei religiosi", commentera' piu' tardi. Nel maggio 1943 Capitini viene nuovamente arrestato, questa volta nel carcere di Perugia, e viene definitivamente liberato col 25 luglio. Nell'agosto del 1943 nasce il Partito d'Azione, la cui dirigenza proviene direttamente dalle file del liberalsocialismo. Capitini rifiuta di aderire a qualsiasi partito, poiche' a suo giudizio "il rinnovamento e' piu' che politico, e la crisi odierna e' anche crisi dell'assolutizzazione della politica e dell'economia". Per il suo rifiuto di collocarsi all'interno delle logiche dei partiti, Capitini rimane escluso sia dal Comitato di Liberazione Nazionale che dalla Costituente, pur avendo dato la sua impronta indelebile alla nascita della Repubblica con il suo lavoro culturale, politico, filosofico e religioso di opposizione morale al fascismo. Nel 1944 Capitini cerca di realizzare un primo esperimento di democrazia diretta e di decentralizzazione del potere, fondando a Perugia il primo Centro di Orientamento Sociale (COS), un ambiente progettuale e uno spazio politico aperto alla libera partecipazione dei cittadini, uno "spazio nonviolento, ragionante, non menzognero", secondo la definizione data dallo stesso Capitini. Durante le riunioni del COS i problemi di gestione delle risorse pubbliche vengono discussi liberamente assieme agli amministratori locali, invitati a partecipare al dibattito per rendere conto del loro operato e per recepire le proposte dell'assemblea, con l'obiettivo di far diventare "tutti amministratori e tutti controllati". A Partire da Perugia, i COS si moltiplicano in diverse citta' d'Italia: Ferrara, Firenze, Bologna, Lucca, Arezzo, Ancona, Assisi, Gubbio, Foligno, Teramo, Napoli e in moltissimi altri luoghi. I Centri di Orientamento Sociale iniziano a diffondersi sul territorio nazionale, scontrandosi tuttavia con l'indifferenza della sinistra e con l'aperta ostilita' della Democrazia Cristiana, che impediscono l'affermazione su scala nazionale dell'autogoverno e della decentralizzazione del potere sperimentati con successo nelle riunioni dei COS. Nel primo dopoguerra Capitini diventa rettore dell'Universita' per stranieri di Perugia, un incarico che sara' costretto ad abbandonare a causa delle fortissime pressioni della locale Chiesa cattolica. Si trasferisce a Pisa, dove ricopre il ruolo di docente incaricato di filosofia morale presso l'Universita' degli Studi. Parallelamente all'attivita' didattica, politica e pedagogica, Capitini prosegue la sua attivita' di ricerca spirituale e religiosa, promuovendo il "Movimento di religione" assieme a Ferdinando Tartaglia, un ex-prete cattolico di Firenze. Negli anni che vanno dal 1946 al 1948 il Movimento di religione organizza una serie di convegni con cadenza trimestrale, che culminano con il "Primo congresso per la riforma religiosa" (Roma 13/15 ottobre 1948). Nel 1948 il giovane Pietro Pinna, dopo aver ascoltato Capitini in un convegno promosso a Ferrara dal movimento di religione, matura la sua scelta di obiezione di coscienza: e' il primo obiettore del dopoguerra. Pinna e' processato dal tribunale militare di Torino il 30 agosto 1949 e a nulla serve la testimonianza a suo favore di Aldo Capitini. Pinna subisce una serie di processi, condanne e carcerazioni, fino al definitivo congedo per una presunta "nevrosi cardiaca". Uscito dal circolo vizioso carcere/caserma Pinna diventa un assiduo collaboratore di Capitini. Dopo l'arresto di Pinna, Capitini promuove una serie di attivita' per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, convocando a Roma nel 1950 il primo convegno italiano sul tema. Nel 1952, in occasione del quarto anniversario dell'uccisione di Gandhi, Capitini promuove un convegno internazionale e fonda il primo "Centro per la nonviolenza". Sempre nel 1952 Capitini aggiunge ai Centri di Orientamento Sociale il "Centro di Orientamento Religioso" (COR), fondato a Perugia con l'aiuto di Emma Thomas (una quacchera inglese di ottant'anni). Il COR e' uno spazio aperto, in cui trova espressione la religiosita' e la fede di tutte le persone, i movimenti e i gruppi che non trovavano posto nel Cattolicesimo preconciliare. Lo scopo dei COR era quello di favorire la conoscenza delle religioni diverse dalla cattolica, e di stimolare i cattolici stessi ad un approccio piu' critico e impegnato alle questioni religiose. La Chiesa locale vieta la frequentazione del Centro di Orientamento Religioso, e quando nel 1955 Capitini pubblica "Religione Aperta" il libro viene immediatamente inserito nell'"Indice dei libri proibiti". Nonostante l'ostracismo delle alte gerarchie ecclesiali, Capitini stabilisce ugualmente degli efficaci rapporti di collaborazione con alcuni cattolici come Don Lorenzo Milani e Don Primo Mazzolari. La polemica tra Capitini e la Chiesa Cattolica continua anche dopo il Concilio Vaticano II, con la pubblicazione del libro "Severita' religiosa per il Concilio". A partire dal 1956 Capitini insegna all'universita' di Cagliari come docente ordinario di Pedagogia, e nel 1965 ottiene un definitivo trasferimento a Perugia. Nel marzo 1959 e' tra i fondatori dell'ADESSPI, l'Associazione di difesa e sviluppo della scuola pubblica in Italia. Domenica 24 settembre 1961 Capitini organizza la "Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli", un corteo nonviolento che si snoda per le strade che da Perugia portano verso Assisi, una marcia tuttora riproposta con cadenza biennale dalle associazioni e dai movimenti per la pace. Capitini descrive l'esperienza della marcia nel libro "Opposizione e liberazione": "Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarieta' che suscita e nelle noncollaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, e' un grande risultato della Marcia". Negli ultimi anni della sua vita Capitini fonda e dirige un periodico intitolato "Il potere di tutti", sviluppando i principi di quella che lui chiamava "omnicrazia", la gestione diffusa e delocalizzata del potere che Capitini contrapponeva al centralismo dei partiti. In questi anni Capitini fonda il "Movimento nonviolento per la Pace", attivo ancora oggi, e dirige il mensile "Azione nonviolenta", l'organo di stampa del movimento, che attualmente viene pubblicato a Verona. Il 19 ottobre 1968 Aldo Capitini muore circondato da amici e allievi, dopo aver subito un intervento chirurgico che ha consumato le sue ultime energie. Il 21 ottobre il leader socialista Pietro Nenni scrive una nota sul suo diario: "E' morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale figura di studioso. Fautore della nonviolenza, era disponibile per ogni causa di liberta' e di giustizia. (...) Mi dice Pietro Longo che a Perugia era isolato e considerato stravagante. C'e' sempre una punta di stravaganza ad andare contro corrente, e Aldo Capitini era andato contro corrente all'epoca del fascismo e di nuovo nell'epoca post-fascista. Forse troppo per una sola vita umana, ma bello". Riferimenti bibliografici: - Rocco Altieri, "La rivoluzione nonviolenta - per una biografia intellettuale di Aldo Capitini", Edizioni Biblioteca Franco Serantini 1998. - Giacomo Zanga, "Aldo Capitini. La sua vita, il suo pensiero", Bresci Editore 1988. ------------------------------------------------------------ SULLE ORME DI CAPITINI Il piu' rappresentativo tra i numerosi movimenti di ispirazione capitiniana attivi attualmente in Italia e' indubbiamente il "Movimento Nonviolento", fondato dallo stesso Capitini in seguito alla "Marcia per la pace e la fratellanza fra i popoli" del 24 settembre 1961. Il Movimento Nonviolento, sezione italiana della War Resister’s International, nei suoi trent’anni di vita ha promosso numerose iniziative politiche e azioni popolari per l'affermazione di una cultura di pace. Tra le iniziative piu' importanti del movimento vanno ricordate la campagna per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, le manifestazioni contro la guerra del Vietnam, le proteste contro le centrali nucleari, in particolare a Montalto di Castro, l’acquisto del terreno "Verde vigna" per impedire l’estensione dell’aeroporto militare Magliocco, l’organizzazione di convegni di studio su nonviolenza e religione, nonviolenza e lavoro di quartiere, energia nucleare, Difesa Popolare Nonviolenta. Dal 1982 il M.N. ha promosso la Campagna nazionale per l’obiazione di coscienza alle spese militari, che ha ottenuto l’inserimento del principio della difesa nonviolenta nella nuova legge del 1998 sull’obiezione di coscienza e il servizio civile. I nonviolenti chiedono il diritto di pagare per la pace e non per la guerra. "Azione Nonviolenta" è la rivista del M.N.: fondata nel 1964, è un mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Accanto al Movimento Nonviolento va ricordata inoltre l'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini, fondata a Perugia e attiva in tutta Italia per diffondere la conoscenza degli scritti e della figura di Aldo Capitini, raccogliendo e coordinando tutti gli amici vecchi e nuovi disponibili a lavorare per questo scopo. L'associazione ha promosso una serie di importanti iniziative: la Seconda Marcia della Pace Perugia/Assisi del 1978 (da cui hanno preso inizio le successive che tuttora proseguono), l'istituzione di borse di studio per tesi di laurea sul pensiero di Aldo Capitini, l'organizzazione nel 1984 di un convegno internazionale su "Le tecniche della nonviolenza", la promozione di un concorso per le scuole della Provincia di Perugia sui principi fondamentali della nostra Costituzione. L'Associazione inoltre è impegnata, con gli studiosi del pensiero di Capitini, nella ristampa e nell'edizione critica di molte delle opere più significative di Capitini e collabora, con la Regione Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune di Perugia, la Fondazione centro studi Aldo Capitini, alla pubblicazione dell'opera omnia, di cui sono già editi i primi due volumi. Per Informazioni: Movimento Nonviolento/Azione nonviolenta via Spagna,8 37123 Verona tel. 0458009803 fax. 0458009212 email: azionenonviolenta at sis.it http://www.unimondo.org/azionenonviolenta/ ASSOCIAZIONE NAZIONALE AMICI DI ALDO CAPITINI presso Libreria "L'altra" via Ulisse Rocchi, 3 - 06100 Perugia tel.0755736104 - fax 075887141 e mail: ass.capitini at full-service.it http://www.full-service.it/capitini/capitini.htm Rivista web "Centri di Orientamento sociale in rete" http://www.cosinrete.it -------------------------------------------------------------------- Informazioni a cura di PEACELINK E' incoraggiata la libera diffusione (citando la fonte) web: http://www.peacelink.it e-mail: a.marescotti at peacelink.it -------------------------------------------------------------------- Indirizzo di posta convenzionale: PeaceLink, c.p.2009, 74100 Taranto (Italy) -------------------------------------------------------------------- Per sostenere PeaceLink: ccp 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, via Galuppi 15, 74010 Statte --------------------------------------------------------------------
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