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Argentina: GLI ORRORI DEL PASSATO



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Nudi, bendati e ammanettati con le mani dietro la schiena in un recinto
circondato dal filo spinato (foto a sinistra). È un'immagine che risale al
1986 (tre anni dopo la fine della dittatura). Il luogo è la «Quebrada de la
cancha» di Cordoba, dove gruppi speciali delle forze armate argentine sono
stati addestrati fino al 1994 per infliggere e sopportare torture, tra cui
la «picana» (nella foto a destra, mostrata da una delle Madri di Plaza de
Mayo).

Buenos Aires. Una decina di fotografie, recapitate ad un organismo per la
difesa dei diritti umani, ha permesso di provare che fra il 1986 e l'inizio
dei '90, vari anni dopo la fine della dittatura, in Argentina le forze
armate utilizzavano la tortura come tecnica di formazione degli elementi di
élite.
L'impressionante documentazione, recuperata da un laboratorio fotografico
oggi chiuso, è stata consegnata al Centro di studi legali e sociali (Cels) e
da questo al sottosegretario per i Diritti umani, Luis Eduardo Duhalde, che
l'ha depositata sulla scrivania del presidente della Repubblica argentino
Nestor Kirchner.
In essa si vedono scene di addestramento estremo, con «prigionieri» nudi
all'aperto, incappucciati e con le mani legate dietro la schiena, mentre in
una foto è visibile addirittura l'applicazione su un corpo infangato e
legato con corde della «picana» per infliggere scariche elettriche.
«Osservando il materiale - ha detto in una conferenza stampa il presidente
del Cels, Horacio Verbitsky - abbiamo pensato che si trattasse di scene
dell'epoca della dittatura, ma mai potevamo immaginare che invece
appartenevano ad un'epoca molto più vicina a noi».
Appena tornato dal Vertice delle Americhe di Monterrey, Kirchner ha
convocato il comandante dell'esercito, Roberto Bendini, ordinandogli di
verificare «in poche ore» dove e quando l'episodio era avvenuto. Le
informazioni raccolte hanno permesso di appurare che il materiale si
riferiva ad un Corso per commandos organizzato, nel 1986, nella «Quebrada de
la cancha» di Cordoba su «Resistenza come prigioniero; evasione e fuga».
Bendini ha ammesso che i corsi, cominciati negli anni '60 per impulso di
ufficiali francesi della guerra di Algeria e Indocina, sono proseguiti fino
al 1994. In essi, oltre alla «picana» da 12 volt, per temprare gli allievi
si praticavano il «submarino» (affondamento della testa in acqua) e
l'immersione fino al collo degli allievi per giorni in pozzi d'acqua. E chi
non resisteva veniva escluso dal proseguimento della formazione.
Il coordinatore del governo, Alberto Fernandez, ha condannato la
realizzazione di simili corsi sostenendo che «è uno sproposito pensare che
si possa preparare qualcuno a sopportare la tortura, torturandolo». «Quello
che si stava indirettamente insegnando - ha concluso - è che nell'inversione
dei ruoli si poteva fare lo stesso».
Tutti gli organismi di difesa dei diritti umani hanno chiesto alle autorità
«una inchiesta approfondita» su quanto accaduto, insinuando che «i
presidenti che si sono avvicendati dopo la fine della dittatura (Raul
Alfonsin e Carlos Menem) non potevano ignorare l'esistenza di queste
pratiche».
Hebe de Bonafini, storica leader delle Madri di Plaza de Mayo, ha dichiarato
che queste tecniche di tortura contemplate in passato provano che
«nell'esercito c'è del marcio» e che le forze armate prediligono «una
formazione nazista». Bonafini ha aggiunto che ora «è necessario conoscere
nei minimi dettagli chi ha partecipato ai corsi», perché «quei personaggi
sono peggio delle bestie, visto che sono stati preparati a fare a pezzi le
persone, che è quello che è accaduto durante la dittatura e che può ancora
accadere se uno finisce nelle loro mani».
m.s.