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articolo di G.Chiesa



Non diteci chi muore (e perché)

GIULIETTO CHIESA http://www.ilmanifesto.it/oggi/art46.html

A volte succede che le coincidenze aiutino a capire, d'un tratto, cose che
prima non si vedevano con chiarezza. Cose che magari già sapevi, o credevi
di sapere, ma che non ti erano mai apparse così brutalmente evidenti. Stavo
leggendo l'ultimo libro uscito in Italia di Noam Chomsky, «Dopo l'11
Settembre, Potere e Terrore» (Tropea Editore), e mi ero soffermato su questo
passaggio: «El Salvador diventò effettivamente il principale destinatario di
aiuti militari statunitensi dell'epoca (con le eccezioni di Israele e
Egitto, che costituiscono una categoria a sé) e commise alcune delle
atrocità più efferate. La guerra contro il terrorismo ebbe successo. Se
volete sapere di che genere di successo si tratti, vi basta dare un'occhiata
ai documenti prodotti dalla famigerata School of the Americas. Uno dei suoi
slogan, o "argomenti di discussione" è (sto citando) che l'esercito
statunitense "ha contribuito a sconfiggere la teologia della liberazione"».
Molto vero. Uno degli obiettivi principali della guerra contro il terrorismo
era la Chiesa cattolica, che aveva commesso il grave errore di indirizzarsi
verso quella che chiamava "opzione preferenziale per i poveri e quindi
meritava di essere punita". El Salvador ne è un esempio drammatico. Gli anni
`80 si aprirono con l'assassinio di un arcivescovo e terminarono con
l'uccisione di sei importanti intellettuali gesuiti. Così l'esercito
americano sconfisse la teologia della liberazione». Avevo appena chiuso il
libro che, guardando la posta elettronica, ho visto la notizia giunta da
Bogotà, dalla Commissione Interecclesiale Giustizia e Pace, il 13 agosto.
Diceva che, nelle città di Villavicencio e di El Castillo, erano stati
assassinati Rinaldo Perdomo e Padro Torres, difensori dei diritti umani in
una regione dove agisce la Forza di Spiegamento Rapido (Fudra) e il
Battaglione 21, «Vargas». Sono le forze scelte colombiane, armate e
addestrate dall'esercito degli Stati uniti. Chi uccide non sono loro. Non
direttamente. Entrambi sono stati assassinati da persone in abiti civili,
gruppi degli squadroni della morte, che agiscono impuniti. Il comunicato di
Giustizia e Pace non accusava nessuno: faceva solo un elenco dei morti più
recenti: Delio Vargas, Josue Goraldo, Osvaldo Gonzales, Gonzalo Zarate, Eder
Castano, Pedro Malagon. E poi tanti puntini di sospensione, perché l'elenco
è lungo migliaia di nomi. Di uccisi «perché, semplicemente si erano messi
dalla parte della democrazia, del pane e della libertà, perché pensavano che
quei diritti fossero la condizione per la pace».
E' la Chiesa cattolica laggiù, in Colombia, come a El Salvador, come
altrove, che difende quei valori. Chomsky ha commesso un solo errore, nella
sua tremenda e cruda analisi. Ha dato per sconfitta la «teologia della
liberazione». Invece non lo è ancora. Poi, la sera, mi è giunta un'altra
notizia triste, via mail naturalmente. Mi sono messo davanti al telegionale
italiano (non importa quale, perché sono tutti uguali), a sentire parlare
per mezz'ora di insulsaggini a proposito del caldo estivo. A lungo ho
aspettato che quella notizia venisse riportata dal telegionale. Erano stati
uccisi in un paese africano, Uganda, due padri comboniani. Alla fine l'hanno
data, la notizia, dopo parecchia robaccia di cronaca nera e rosa, di spiagge
affollate, di esodi automobilistici. Nessuna spiegazione, nessun
approfondimento. Ammazzati e basta. Neanche i loro nomi hanno detto. Eppure
non era difficile, volendo, procurarseli.

Sono andato su Misna e li ho trascritti: padre Godfrey Kiryowa, 29 anni,
ugandese, e padre Mario Mantovani, 84 anni, di Orzinuovi, provincia di
Brescia. Allora mi sono ricordato che qualche giorno prima, per due giovani
sposi italiani annegati in Messico in vacanza, il telegiornale (non importa
quale) aveva addirittura fatto un servizio, con interviste, fotografie, e
molto sentimento. E, naturalmente, con nomi e cognomi. Suprema dimostrazione
dell'indecoroso livello professionale, intellettuale e morale dei
giornalisti italiani che hanno firmato quei servizi e dei direttori che li
hanno fatti passare colpendo il pubblico con i bastoni della loro
scorrettezza deontologica.

Allora, prima di addormentarmi, sono andato a leggere il seguito di Noam
Chomsky. Ve lo ripropongo, magari sperando che lo leggano quelli che hanno
fatto quel telegiornale, e tanti altri giornalisti, e cattolici, che erano
in ferie a godersi il gran caldo di questa estate: «Un aspetto interessante
della nostra comunità intellettuale è che nessuno ne sa niente. Se forze
appoggiate dai russi, armate dai russi, addestrate dai russi avessero
assassinato in Cecoslovacchia sei intellettuali di spicco e un arcivescovo,
lo avremmo saputo. Avremmo conosciuto i loro nomi e letto i loro libri.
Potete fare, però, un piccolo esperimento: scoprite, tra le persone istruite
che conoscete, quanti conoscono almeno i nomi di quegli intellettuali
gesuiti, importanti intellettuali latinoamericani uccisi da forze speciali
armate e addestrate da noi, o dell'arcivescovo, o delle altre settantamila
vittime, che per la maggior parte, come al solito, erano contadini».
(Giulietto Chiesa)