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Appunti sulla situazione in Venezuela 2



Mérida, 20 gennaio 2003

Appunti sulla situazione in Venezuela
(Seconda parte)

Quelli che seguono sono appunti sulla situazione in Venezuela 
aggiornati ad oggi, dopo le note del 23 dicembre 2003. Il discorso 
riprende da quelle note come base di partenza.

Dai giorni di Natale ad oggi le cose sono rimaste sostanzialmente 
simili: continua lo sciopero ad oltranza indetto dalla “Coordinadora 
Democratica”, continua a scarseggiare la benzina e derivati in alcune 
zone del paese, oltre ad alcuni alimenti. La posizione del governo di 
Chavez si é fatta sentire un po di piú nei media nazionali: vari 
discorsi del Presidente e di alcuni Ministri sono stati “incatenati” 
(tutte le tv e radio sono obbligate a sintonizzare e trasmettere lo 
stesso messaggio) e fatti vedere a tutta la popolazione. In questi 
“discorsi ufficiali” il Governo ha cercato di far valere il proprio 
punto di vista.

Elenco brevemente alcuni eventi importanti, tra i tanti che ogni giorno 
si susseguono, giusto per dare un quadro generale della situazione 
(sicuramente altri evidenzieranno altri fatti: si tratta di una scelta 
tra le tante!):

·	Nei primi giorni di gennaio l’opposizione ha proposto ed ottenuto lo 
sciopero delle entitá bancarie private di tutto il paese. La proposta é 
stata accolta dalla maggioranza delle banche e per due giorni sono 
rimaste chiuse. Ora alcune banche lavorano solo a mezza giornata.
·	Altra proposta dell’opposizione é la disobbedienza tributaria: “non 
piú tasse per la dittatura” era uno degli slogan. Hanno organizzato 
campagne e manifestazioni di fronte al Ministero delle Finanze, dove 
simbolicamente hanno strappato i formulari delle imposte. Poi la cosa 
si é in parte sgonfiata, almeno sui media, anche perché probabilmente 
si sono resi conto che pochi pagano le tasse, in realtá: “papá 
petrolio” ha sempre tappato tutti i buchi e nessun governo ha mai 
intrapreso una reale ed efficace campagna tributaria, avendo una forte 
ed infinita fonte di entrate dall’oro nero.
·	Nei discorsi del presidente Chavez siamo venuti a sapere del 
boicottaggio selvaggio che i dirigenti della compagnia petrolifera 
nazionale (PDVSA) hanno fatto alle varie installazioni nel mese di 
dicembre. Trascrivo alcuni esempi che lo stesso Chavez ha ricordato: in 
alcune piante di trattamento hanno boicottato il sistema informatico 
che gestiva la temperatura massima di certi apparecchi, manipolando i 
computer affinché la temperatura massima passasse da 600 gradi a quasi 
1.000, con i rischio altissimo di esplosioni (che per fortuna non ci 
sono state). In un’altra centrale hanno raffreddato del catrame 
mantenuto liquido con temperatura elevata, bloccando cosí macchine, 
pompe e depositi: i danni alle apparecchiature sono incalcolabili. 
Inoltre Chavez ha parlato di danni ai computer, sia nell’hardware che 
nel software ed addirittura nei codici segreti e nelle password: il 
tutto per bloccare la compagnia petrolifera e rendere difficile il 
lavoro di ripristino del sistema.
·	Di fronte a questi boicottaggi dei dirigenti a favore 
dell’opposizione, il Governo ha dichiarato licenziamenti in massa di 
tutti coloro che hanno aderito allo sciopero ed hanno messo uomini a 
favore del governo al loro posto. Si parla di quasi 2.000 licenziamenti 
e rimpiazzamenti. Naturalmente l’opposizione ha gridato allo scandalo e 
alla solita campagna per mettere gli uomini del Governo in tutti i 
posti importanti (cosa in parte vera: ma quale governo precedente non 
ha fatto lo stesso? E lo scandalo é solo ora?).
·	Inoltre Chavez ha annunciato un ristrutturazione interna della 
compagnia petrolifera: due nuclei (Oriente ed Occidente) tagliando la 
testa alla immensa burocrazia centralizzata a Caracas (si parla di 
7.000 burocrati). Ció ha provocato uno scandalo per i soliti dirigenti 
inefficienti e corrotti abituati a stipendi stratosferici!!!
·	Alcune ambasciate straniere sono state oggetto di attentati: 
l’ambasciata algerina é stata colpita da una granata esplosiva, senza 
fare vittime. Quella indiana é stata circondata da gente 
dell’opposizione per protestare riguardo a presunti tecnici 
specializzati indiani che sono intervenuti per sbloccare una nave 
petroliera di fronte a Maracaibo (il capitano si era messo in sciopero 
e aveva bloccato la nave, carica di 44 milioni di litri di benzina 
davanti la cittá, con rischio altissimo di esplosione: é stato 
necessario l’aiuto di personale esperto per far ripartire la nave ed il 
Governo ha chiesto aiuto ad una impresa indiana: da qui l’attacco e la 
denuncia di vendere il paese agli stranieri da parte 
dell’opposizione...). Anche la sede dell’Unione Europea in Caracas 
e´stata minacciata con una bomba, non si sa bene posta da chi e se 
realmente esisteva o era solo un falso allarme.
·	L’opposizione sta organizzando tecnicamente e mediaticamente il 
referendum deciso (da loro!!) per il 2 febbraio. Il Governo aveva 
controproposto, sulla base della Costituzione vigente, di farne uno il 
mese di agosto (a metá mandato presidenziale), mentre l’opposizione 
insiste nel farlo subito, avendo raccolto alcuni mesi fa circa due 
milioni di firme. A parte la denuncia di falsitá sul numero delle firme 
valide (sembra lo siano solo 800.000), il vero problema é che hanno 
raccolto firme su una domanda revocativa (volete che il presidente se 
ne vada? In sintesi) per un referendum consultivo. Quindi, dal punto di 
vista tecnico potrebbe non essere valido, in quanto nasconde un inganno 
implicito: su questo tema si stanno scannando giornalmente avvocati, 
costituzionalisti ed esperti in interminabili programmi televisivi. Il 
problema é che, da una parte, l’opposizione ha giá iniziato la campagna 
mediatica per il referendum. Dall’altra parte il Governo non lo accetta 
e non vuole pagare al Consiglio Supremo Elettorale i fondi per indirlo 
ed organizzarlo. Per questo l’opposizione sta raccogliendo fondi 
privati con i quali sperano pagare tutte le spese necessarie (sembra 
che abbiano l’appoggio di fondi di alcune ambasciate straniere, prima 
tra tutte quella degli Stati Uniti). Ma il Governo insiste 
nell’attendere la decisione della Magistratura, che, ad oggi, non si é 
ancora espressa in modo definitivo. Siamo in totale scontro tra poteri!
·	Nel frattempo, il boicottaggio a PDVSA ha portato i suoi frutti: la 
benzina ed il gasolio per trasporti é scarso in molte zone del paese. I 
giorni sotto Natale e Capodanno sono stati fatali. Ora la situazione si 
stá normalizzando in molte zone, soprattutto quelle vicine alle grandi 
raffinerie e vicino al mare. In altre zone la crisi continua a farsi 
sentire: nello Stato di Tachira e Mérida (da dove vi scrivo), zone di 
frontiera e montagna, lontane dai centri di distribuzione, le code sono 
chilomeriche. Io stesso ho dovuto fare otto (8) giorni in coda per 
riempire di benzina la mia Ritmo. Ripeto “otto giorni”: notte e giorno 
in coda! Per fortuna un parente che abita vicino mi ha tenuto d’occhio 
l’auto durante alcune notti, evitandomi di starci dentro sempre. Le 
code sono infinite: segnano con un numero le auto in coda per evitare i 
furbi che si infilano. Oggi ho visto un’auto con il numero 1.853!!1 E 
dicono di aver visto numeri superiori al 2.500... Con questa difficoltá 
di rifornimento, ne consegue la difficoltá di trovare molti generi di 
prima necessitá: tra tutti primeggia il gas domestico, ormai una raritá 
in certe zone. In molti mercati alcuni prodotti scarseggiano: farina, 
burro, latte, maiz, riso. E ció a causa della difficoltá dei trasporti 
e per la paralizzazione delle grosse centrali di trasformazione e 
distribuzione, tutte in mano ai grossi nomi o alle multinazionali, 
naturalmente tutti in sciopero ad oltranza.
·	Una cosa che in molti stiamo apprezzando é che in questa situazione 
si é dimostrato che si puó vivere anche senza birra, senza Coca Cola e 
Pepsi, senza i Mc Donald’s, senza le telenovelas, senza la pubblicitá 
martellante delle TV commerciali, senza l’auto privata ma coi mezzi 
pubblici, etc etc. Una cosa sicuramente positiva di questa situazione é 
esattamente l’aver dimostrato la non necessitá di quei prodotti che 
hanno fatto (e continueranno a fare) da padroni nella vita della 
popolazione. Si trovano scritte “disperate” sui muri che implorano che 
liberino “la Catira” (la bionda, la birra) o che liberino “el Oso” 
(l’orso, simbolo della birra Polar, la piú diffusa e proprietá della 
famiglia Cisneros, una dei registi principali di questo sciopero infinito).
·	Intanto continuano ininterrotte le marce in Caracas e altre cittá 
dell’interno. Sia dell’opposizione (che organizza la maggiornanza delle 
merce) sia governative. Pultroppo alcune con esisti drammatici: oggi, 
per esempio, una marcia dell’opposizione nello Stato Miranda é stata 
attaccata da alcuni presunti filogovernativi e ne sono risultati 17 
feriti ed un morto.
·	Altro dato significativo é il settore educativo. Se ne sentono di 
tutte: secondo l’opposizione sono tutti in sciopero. Secondo il Governo 
sono tutti a scuola. In realtá credo che una buona metá si sia rimessa 
a funzionare (tra scuole e Univeristá) in parte anche sotto la minaccia 
del Presidente Chavez di tagliare i fondi (giá tagliati, di fatto in 
molti casi: dove sono finiti i soldi delle tredicesime dell’anno 2001? 
E quelli dell’anno 2002, non ancora pagati? Corruzione del governo o 
incapacitá di gestione?). Di fatto alcune importanti Universitá sono 
ancora chiuse: la Universidad Central de Venezuela e la ULA (Univeridad 
de Los Andes di Mérida) continuamo la lotta contro il Governo. Altre 
universitá (UDO, Universidad de Oriente) hanno deciso di aprire lo 
stesso, anche senza fondi. Almeno fino a che si resiste. A Mérida molte 
scuole sono aperte, anche se non lavorano a pieno ritmo: mancanza di 
sicurezza per gli alunni, mancanza di fondi e scarsitá dei mezzi di 
trasporto, sono i motivi principali della mancata apertura post natalizia.
·	La situazione finanziaria é al limite del collasso. Il dollaro é 
volato a 1.780 (dai 750 di marzo, ai 1.400 di dicembre) e si prevede 
che arriverá ai 2.000 in poco tempo, nonostante le promesse del 
Ministro delle finanze che spera farlo riabbassare (ma come??? Se non 
ci sono liquidi né investimenti? E se la principale fonte di reddito 
del Governo, il petrolio venduto all’estero, non viene prodotto a pieno 
regime...). L’inflazione sembra sia sui 50 – 60 % in prospettiva nelle 
prossime settimane.
·	Altro dato interesante sono le statistiche nazionali che danno ancora 
uno “zoccolo duro” del 25% (stime diverse oscillano tra il 23 ed il 
32%) in pieno appoggio a Chavez, in caso di elezioni. In termini totali 
é poco, ma nessun uomo della frammentata opposizione arriva a tanto. 
Per cui, virtualmente potrebbe rivincere le elezioni, nonostante il 70 
% direbbe che se ne vada nel referendum di febbraio. L’appoggio a 
Chavez dei militari é ancora molto alto. Si stima il 70%. La gente 
chiede, per il 51% (in data 11 gennaio) che lo sciopero venga terminato.

Molti dei dati che ho riportato sono tratti in parte da articoli di un 
settimanale (Quinto Dia) che gode di buona stima, sia in ambienti 
governativi che dell’opposizione, per essere molto obiettivo nelle sue 
analisi. Vi segnalo la pagina web da visitare: www.quintodia.com.ve per 
mantenervi aggiornati. Essendo un settimanale riassume bene alcune 
situazioni, senza perdersi in un mare di dettagli, insignificanti e 
incomprensibili per chi vive all’estero.

L’ultimo punto che vorrei riprendere é quello del ruolo dei media, 
definti da Chavez, senza mezzi termini, terroristi e fascisti di fronte 
alle Nazioni Unite in New York alcuni giorni fa, in occasione della 
consegna della presidenza venezuelana del “gruppo dei 77”. La televione 
privata, rappresentata fondamentalmente da 4 canali commerciali, é 
stata definita, nello stesso discorso, con il nome di “i quattro 
cavalieri dell’apocalisse” da Chavez. La situazione descitta nel mio 
scritto del 23 dicembre non é cambiata sostanzialmente: continua il 
bombardamento di film, telegiornali e spot antigovernativi. Forse con 
meno agressivitá che a fine dicembre (o forse ci siamo abituati...??). 
e con alcuni spazi, quasi quotidiani di interventi del Governo che 
obbligano tutti a sintonizzare su qualche comunicazione ufficiale. Da 
parte di Chavez si insiste attacando i media come coloro che “iniettano 
veleno nella gente” e, nel discorso a New York, ha ricordato di aver 
dialogato con Ignacio Ramonet a Quito (il giorno prima, in occasione 
della presa di potere del nuovo presidente equatoriano) e ha citato il 
suo libro sul quinto potere: “Dittatura mediatica”. Da parte 
dell’opposizione si continua a far leva sulle contraddizioni interne 
dei discori governativi, sulle frodi ed inganni, sui disastri commessi 
dal “regime”, sul referendum, sul ruolo “salvatore” della TV 
(ritrasmettendo piú volte al giorno la canzone di auto-elogio della Tv 
che ho ricordato nel messaggio precedente).

Oggi il Governo, dopo varie minaccie, sembra sia passato ai fatti, 
denunciando presso la Magistratura due canali televisivi privati per 
alcuni programmi trasmessi nei giorni scorsi. La denuncia prevede un 
procedimento amministrativo finalizzato alla chiusura degli stessi. Ma 
la battaglia non sará facile: le grida allo scandalo, alla violazione 
dei diritti umani sono e saranno il cavallo di battaglia per difendere 
la “democrazia”.

Vorrei riprendere alcuni punti, in maniera sistetica, di un documento 
che ha scritto uno psicologo esperto di media riguardo a “come riuscire 
a trasformare un cittadino pacifico a che desideri che scoppi una 
petroliera, si blocchi l’industria nazionale etc.” Come convincere un 
cittadino che la mancanza di benzina é colpa del governo? Come 
convincere un cittadino che “marci per libertá” in un periodo storico 
di massima libertá di espressione? Per fare ció si richiede di media e 
dei loro laboratori di modifica dei comportamenti, diretti da psicologi 
specializzati, secondo il nostro autore. I passi per arrivare a questo 
sono, in sintesi:
1.	Visto che la classe alta era giá contro, si é lavorato con la classe 
media studiano i timori e i risentimenti latenti: confondersi con il 
“popolo”, farsi portar via le propietá, farsi governare da un “Zambo” 
(metá indio e metá nero, come é Chavez), tra l’altro filo – cubano.
2.	Si é trasformato la paura (emozione paralizzante) in rabbia 
(emozione attiva), rafforzando e costruendo credenze fittizie con 
bombardamento di immagini e notizie dirette e subliminari che 
amplificano gli errori del Governo e minimizzano gli aspetti positivi. 
Il tutto gestito con differenti linguaggi diretti alle varie componenti 
del cervello: razionale, emotivo ed operativo. Con commenti, immagini, 
colori, musica e simboli associati alla rabbia, l’indignazione e la 
intolleranza si raggiunge uno stato di trance simile all’ipnosi e 
quindi alla facile manipolazione: quindi basta ordinare una marcia ad 
un’ora precisa e tutti vi partecipano.
3.	A questo punto la realtá si confonde con una immagina virtuale falsa 
e manipolata: tutto quello che dice la Tv é vero! Si costruiscono 
strutture mentali molto semplici e sempliciste: “Chavez é matto” e, se 
lui se ne va, tutto si risolve, per esempio.
4.	Le marce continue servono per rafforzare e vincolare tra di loro le 
“vittime”. Si rafforza il pensiero dicotomico: cattivi (loro) e buoni 
(noi).
5.	La vittima é ora pronta ad accettare qualsiasi sacrificio: si é 
sacrificato il Natale ed il capodanno, si sacrifica la possibilitá di 
muoversi pur di mandare via il “cattivo”.
6.	Ora si deve conquistare la classe popolare, sfuttando le illusioni 
represse e dimostrando che sono stati ingannati da Chavez. E’ la lotta 
di questi giorni.

Questo meccanismo, definito “apparato di propaganda”, viene paragonato 
a quello di Hitler o di Pinochet in quanto tecnica di programmazione 
mentale e di dissociazione della mente che arriva a creare fanatismi 
incontrolabili.

Infine i media vengono accusati di aver assunto due ruoli che non gli 
corrispondono: quella di partiti politici e quella di giudici. Appena 
avviene un evento, si lanciano immediatamente ad un giudizio 
definitivo, ad una condanna e lo diffondono come vero e provato.

Questa, in breve sintesi, l’analisi di un esperto di media riguardo il 
ruolo devastante che hanno i mezzi di comunicazione in questa 
situazione complessa in cui viviamo.

Ancora una volta rimane aperta la domanda: chi finanzia tutto questo?

Alla prossima.
Ignazio