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Appunti sulla situazione in Venezuela 1



Ciao,
ti scrivo da Me'rida, sulle Ande venezuelane. Sono il coordinatore paese di
una ONG italiana (il COSV di Milano) e vivo qui da alcuni anni.

Conosco la vostra realtá di PeaceLink e vi ho sempre ammirati.

Mi fa piacere che vi interessi la situazione di questo paese.
Per cui non dubitare nel pubblicare i miei testi. Ti allego il primo,
scritto in dicembre. Se volete continuitá, ve ne posso mandare altri. Il
problema potrebbe essere quello di essere scritti in spagnolo. I due 
che hai
tra le tue mani li ho scritti io direttamente in italiano.
Fammi sapere se vanno bene lo stesso.

Buon lavoro.

Ignacio Pollini
Coordinador COSV para Venezuela

************************************

Mérida, 23 dicembre 2002

Appunti sulla situazione in Venezuela

Immagino che molti di voi siano informati (o disinformati?) sulla 
situazione del Venezuela nel mese di dicembre.
Cerco di essere breve,anche se la situazione é cosí colpessa che non é 
facile sintetizzare. Nello stesso tempo é anche semplice: ci sono 
aclune parole chiave che aiutano a chiarire i punti piú importanti... 
petrolio, media, potere...
In breve sintesi, dal colpo di stato dell’11 aprile scorso ad opera dei 
poteri forti che sono stati esclusi da Chavez dai centri di decisione, 
sono successe tre cose importanti:
1.	Nel mese di agosto la Coste Suprema di Giustizia ha rifiutato la 
richiesta di Chavez di processare i 4 generali golpisti, accusati di 
“tradimento”. Nessuno é colpevole del golpe di allora! L’unica testa 
caduta é qulle di Carmona, il capo del governo golpista, che vive in 
esilio a Bogotá, dopo essere scappato dagli arresti domicialiari a cui 
era stato obbligato in attesa di un regolare processo. Se il governo di 
Chavez fosse davvero autoritario, un regime, una dittatura come vuole 
far credere l’opposizione, avrebbe lasciato liberi i generali golpisti? 
Avrebbe accettato il giudizio negativo della Coste Suprema? Molti suioi 
seguaci commentano che fin é troppo tollerante...
2.	Il 16 novembre il governo é intervenuto sulla Polizia metropolitana 
di Caracas (comandata dal sindaco Alfredo Peña, uno dei principali 
nemico di Chavez) affidandola alla Guardia Nazionale, sostenendo che 
era troppo e sempre a favore dei manifestanti dell’opposizione e contro 
quelli chavisti (nelle infinite marce che settimanalmente attraversano 
la capitale sia a favore che contro il governo...). Alcuni giorni 
prima, un gruppo di militari (4 all’inizio e poi via via altri) si sono 
dichiarati in disebbedienza rispetto al Governo e si sono impadroniti 
di Piazza Francia, trasformandola in simbolo di libertá (anzi, 
ribattezzata “piazza delle libertá”... non ricorda qualcon altro in 
Italia???). Da li, con un appoggio straordinario delle televisioni 
private nazionali, hanno iniziato a lanciare i loro gridi di guerra al 
governo. I militari in rivolta si sono organizzati con tende, mensa, 
palco, stand dei vari partiti e movimenti, il tutto con una 
dispiegamento di mezzi impressionante. In Venezuela, quella popolare, 
se devono stare per strada per una protesta, vedi teli di plastica 
svolazzare e un gran “casino”. Loro dormono su materassini gonfiabili 
di marca, sotto tende tipo canadesi dell’ultima generazione etc. Se 
qualcuno é interessato (e ha fegato!!!), puó visitare la pagina web: 
www.militaresdemocraticos.com : sí, avete letto bene: militari 
democratici!!! Mi chiedo: chi finanzia tutto questo? Comunque 
l’eccessiva tolleranza della Polizia metropolitana verso questa 
“invasione” della piazza é stata un ulteriore elemento per l’intervento 
e la imposizione della Guardia Nazionale da parte del governo.
3.	La raccolta di circa un milione e mezzo di firme, da parte 
dell’opposizione, per indire un referendum popolare per cacciare 
Chavez. Il problema é che, dal punto di vista della costituzione, é 
ammesso un referendum consultivo, ma la domanda delle firme raccolte 
chiede una revoca della presidenza. Con questa confusione (referendum 
consultivo confuso con uno revocativo) sono stati ingannati tutti i 
firmanti, che si sono adirati oltremodo sentendosi beffati dalla 
risposta del presidente. Il Consiglio Supremo Elettorale ha dichiarato 
che si dovrebbe svolgere il referendum il 2 di febbraio 2003. Ma con un 
equivoco di fondo di questo genere, si rischia solo di creare infiniti 
scontenti e scontri tra le parti.

In parallelo a tutto questo si deve ricordare una serie di altri 
avvenimenti importanti: il crollo del dollaro inarrestabile (da 740 
bolivares di febbraio, siamo arrivati a 1.450 di novembre), l’aumento 
dei prezzi dei beni di prima necessitá (il Venezuela importa 
praticamente tutto dall’estero: le politiche cieche degli anni ‘70 ed 
’80 che facevano pensare ai governi che con il petrolio si puó comprare 
tutto), la morte di almeno 70 persone (dall’ottobre del 2001 ad oggi) 
per situazioni legate al conflitto politico, tre scioperi generali a 
livello nazionale etc. Bisogna anche contestualizzare la crisi nel 
quadro internazionale, nella critica situazione del controllo delle 
fonti energetiche da parte dei paesi del G8, che ha portato, dopo gli 
attentati dell’11 settembre in USA, ad una guerra senza frontiere al 
terrorismo, ma che nasconde in realtá un problema piú grosso: il 
controllo dei pozzi petroliferi, che, guarda caso, sono in paesi ad 
alti rischio terrorismo... Afghanistan ed Irak sono obiettivi da 
attaccare “facilmente“ guistificabili. Il Venezuela meno. Ma 
riprendiamo dopo questo tema.

In questo quadro brevemente abbozzato, si inserisce lo sciopero 
generale del 2 dicembre passato. L’alleanza tra la CTV (Centrale 
Operaia) capeggiata da Carlos Ortega (eletto l’anno scorso, con enormi 
dubbi di frode, é il segretario generale del sindacato considerato tra 
i piú corrotti in America Latina) e Fedecamara (la confindustria 
locale) guidata da Carlos Fernandez e la la “Coordinadora Democratica”, 
un miscuglio di alleanze tra partiti (dall’estrema destra all’estrama 
sinistra...) e movimenti che si riconoscono sotto il segno di “via 
Chavez, a qualsiasi costo”, questa alleanza, dicevo, ha indetto il 
quarto sciopero nazionale dell’anno, dichiarato ad oltranza: “Il popolo 
sciopererá in piazza fino a che questo dittatore non se ne sará andato 
una volta per tutte” ha detto Ortega.

La prima settimana dello sciopero é stata un fiasco secondo il governo, 
un successo secondo l’opposizione. Di fatto le attivitá economiche sono 
andate avanti lo stesso, anche se con alcune difficoltá. Nella cittá di 
Merida ho constatato che l’80% dei negozi ha funzionato tutti i giorni 
(nei pomeriggi qualcosa di meno): il criterio di quello che vedi con i 
tuoi occhi, in queste situazioni, diventa importante, anche se limitato 
nello spazio. Poi il colpo di venerdí 6 sera: nella “piazza della 
libertá” a Caracas qualcuno spara sulla folla e provoca tre morti e una 
ventina di feriti. Viene subito arrestato ed identificato: si tratta di 
una portoghese di 37 anni, che guarda caso, era stato ripreso da un 
giornalista pochi giorni prima in una marcia del governo, vicino a 
Freddy Bernal, sindaco chavista di una zona di Caracas. La ripresa 
viene subito fatta vedere dalle televisioni private, chiedendo 
spiegazioni a Chavez publicamente, il quale risponde, gironi dopo, 
dimostrando che l’omicida in quelle ore si trovava a Lisbona. Che 
tempismi! Sembra una telenovela ben architettata!

Senza perderci nei dettagli, la cosa che piú é da mettere in evidenza é 
il ruolo delle quattro televisioni private (RCTV, Venevisión, 
Globovisión e Televen). In piazza della libertá hanno tutte una o piú 
telecamere in diretta, pronte a trasmettere ogni piú piccolo e 
spettacolare dichiarazione o evento o disobbedienza di un militare. Sul 
palco montato ai piedi dell’obelisco che caratterizza la piazza, 
sfilano continuamente personaggi ed avvenimenti dell’opposizione che 
ogni venezuelano é costretto a vedere dalla propria casa. Una cosa 
importante, anche se poú sembrare banale, da premettere é che le 
televisioni private (ed in parte anche l’unica tv nazionale) 
trasmettono in maniera ossessiva telenovelas e pubblicitá di prodotti 
di tutti i generi (con la quale si finanziano i canali, essendo 
privati). Non so le statistiche o se esistono studi in merito, ma é un 
martellamento costante di film di basso livello e telenovelas nazionali 
ed importate. Per vedere un telegiornale, bisogna aspettare le 11 di 
sera, ma martellati dalla pubblicitá. Tutto questo in condizioni 
normali. Ora, con lo sciopero ad oltranza, dal 2 dicembre non si vede 
piú una telenovela, perché praticamente ci intrattengono solo con le 
gesta dei manifestanti dell’opposizione, con le dichiarazioni dei due 
leader (Ortega e Fernandez), con una serie infinita di propaganda 
pubblicitaira contro il governo intervallati da film (ripeto, non film 
con intervalli di stacchi pubblicitari, ma pubblicitá con stacchi di 
spezzoni di film, dei quali é difficile seguire il filo, visto la 
lunghezza delle “pause”). Faccio alcuni esempi, giusto per capire:
·	La settimana scorsa ho cronometrato, verso le nove di sera, un 
filmetto che stavano mostrando su un canale privato. Ogni 5 (o 6, 
cronometrati!) minuti di film, uno stacco di spot antigoverno (tra 
l’altro, dal punto di vista dell’immagine, molto ben fatto: chi lo paga 
un lavoro cosí tecnicamente valido? E quanto costa?) della durata di 4 
minuti (alcuni casi anche di 6 minuti)!!! Come si chiamerebbe questo in 
un paese democratico? Lavaggio del cervello é ancora poco come 
definizione... Su una agenzia di stampa latinoamericana alternativa, ho 
letto che “specialisti della materia hanno denunciato la minaccia seria 
alla normalitá della vita, del lavoro e della salute mentale della 
popolazione” di fronte a questo spettacolo che ogni giorno entra nella 
case. E ció é stato dichiarato prima di queste giornate ultime di 
estrema tensione e di estrema campagna anti governo!
·	Uno spot cerca in tutti i modi di far vedere e passar il messaggio 
che i militari sono i buoni, ma solo quelli che sono in “piazza della 
libertá”
·	Un altro spot mescola immagini sacre di madonne e gesú bambini che 
intercedono per il bene della nazione, condito da musica sacra e 
condanne al governo, il cattivo (l’uso di categorie dicotomiche é molto 
diffuso: bene e male, morte e vita, violenza e gistizia, amore e odio, 
con i soggetti buoni da una parte e i cattivi dall’altra, senza 
mediazioni!)
·	Uno spot ripetuto all’inverosimile é quello della ex moglie del 
presidente Chavez che, in un primo piano con i due figli minori, 
implora il presidente ad “ascoltare il popolo, in nome di tua figlia..” 
Che gioco basso e meschino!!!
·	Altri spot vogliono far passare l’immagine di Chavez con un 
comunista: amico di Cuba e di Castro (ha realmente migliorato i 
rapporti con l’isola, scambiando petrolio a prezzo vantaggioso in 
cambio di medici ed allenatori sportivi cubani, sicuramenti tra i 
migliori in America Latina): che disgrazia essere amico di Fidel! Il 
male in persona si é avvicinato troppo alle coste del Venezuela... Ci 
vuole far diventare come Cuba.  Questi sono gli argomenti!
·	Uno spot di auto elogio. Hanno fatto cantare ad un cantautore di fama 
nazionale tutto un panegirico della TV, intitolato “Lei”: “Lei sta 
sempre a tuo lato, é la tua compagna, la tua migliore alleata, la tua 
libertá, la tua voce, la tua amica, la tua speranza. Tu devi 
custodirla... Lei é la televisione...”dice letteralmente la canzone!!! 
Non sono un esperto di scienze della comunicazione, ma se un esperto 
analizzasse questo testo, penso che penserebbe di essere in un regime 
simile a quello telebano!!!
·	Dall’inizio dello sciopero del 2 dicembre, non hanno trasmesso una 
telenovela né una pubblicitá commerciale!!! Per delle televisioni che 
vivono degli spot commerciali, deve essere ben difficile tirare avanti: 
da dove prendono i soldi per matenere attive le tv, con tutto il 
personale e per pagare gli spot continui?
·	Quando Ortega o Fernandez devono dichiarare qualcosa, di solito 
insieme (immaginate: il capo del sindacato degli operai che dichiara 
insieme al capo degli industriali!!!) le televisioni private si 
“incatenano” cioé traspettono in diretta e contemporaneamente tutto il 
discorso (che puó durare anche mezz’ora, come ieri sera..). E’ vero che 
Chavez é insopportabile nei suoi discorsi lunghi ore (fino a sei..), ma 
almeno lui é il presidente di una nazione, mentre loro rappresentano 
delle istituzioni private e particolari: chi gli da il diritto?
In tutto questo, ho sentito e visto solamente una campagna contro il 
presidente (altri argomenti: Chavez é un contadino ignorante ed 
incapace, comanda ed organizza circoli armati e violenti, é un pazzo 
con deliri di grandezza, picchia sua moglie etc) ma non una proposta 
alternativa seria e strutturata. L’unica proposta é: che se ne vada e 
subito, in modo intransigente ed unilaterale. Ma a cambio di cosa? Cosa 
propongono come alternativa e chi guiderebbe un nuovo governo? Secondo 
statistiche che l’opposizione stessa propone, se si arrivasse ad 
elezioni immediate e Chavez si ripresentasse, potrebbe avere il 38 % 
delle preferenze (nonostante la campagna mediatica contro). I loro 
candidati non arrivano al 35%... Per cui siamo nella situazione 
contraddittoria che non hanno un’alternativa forte da proporre e da 
offire in cambio, ma nello stesso tempo non lo vogliono al potere, ad 
ogni costo! Come ne usciamo?

Intanto lo sciopero é arrivato oggi alla sua 4° settimana ininterrotta. 
Il punto di forza é stato nel momento della sparatoria di venerdí 6: 
con dei morti sbattuti in faccia al governo e alla gente ingenua (e 
tutta l’armatura inventata per accusare il governo), si sono 
risvegliati gli animi e la campagna mediatica ha iniziato a dare i suoi 
frutti. Inoltre la paralizzazione della compagnia petrolifera nazionale 
ha fatto il resto: la meta era ed é di bloccare il paese, impedendo che 
venga distribuita la benzina. Cosí si paralizza davvero un paese! In 
questi giorni non si trova quasi piú benzina nei distributori: bisogna 
fare code interminabili e sperare che non finisca prima che arrivi il 
tuo turno. Inoltre, scarserggiando i mezzi di trasporto merci, vengono 
a mancare alcuni beni di prima necessitá (gas, farina etc.), a causa 
anche di alcuni commercianti che approfittano per alzare i prezzi o 
nascondere le merci da esporre al momento opportuno.

In questo momento il “tavolo di dialogo”, coordinato dal segretario 
dell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani) Cesar Gaviria, sta 
cercando di mettere d’accordo le parti, ma non si vedono progressi. Il 
muro contro muro tra la rigiditá dell’opposizione (“o rinuncia o 
rinuncia”) e quella del governo (propone elezioni sí, ma per il mese di 
agosto 2003), non da frutti né vie d’uscita visibili.

La paralizzazione dell’industria petrolifera mette in ginocchio sia la 
popolazione che il governo: il petrolio rappresenta il 75 – 80% delle 
entrate da esportazione ed il 50 % delle entrate del governo. Ma anche 
gli equilibri internazionali: circa la sesta parte del petrolio che 
importano gli Usa viene dal Venezuela. Per cui l’attenzione e 
l’interesse é molto alto. La politica di Chvez va in direzione opposta 
a quella del governo precedente, che stava privatizzando la compagnia 
petrolifera (PDVSA, Petroleos de Venezuela). Uno dei registi della 
privatizzazione era Luis Giusti che ora, dopo essere stato scacciato da 
Chevez, é assessore del governo Bush su questioni energetiche. E’ 
evidente che da quella parte arrivi una pressione molto forte per 
allontanare un presidente scomodo. Siccome non si puó fare una guerra 
come al “dittatore” Saddam in Irak o la caccia a Bin Laden in 
Afghnistan, gli USA appoggiano, con tutti i mezzi (finanziari, 
tecnologici e logistici) la guerra mediatica contro Chavez per dare 
libero campo al disegno di privatizzazione del petrolio e poterlo cosí 
gestire autonomamente. E per questo hanno degli alleati forti 
internamente: dalla famiglia Cisneros, ai Mendoza etc. proprietari dei 
media (televisioni e stampa) e dei gruppi industriali piú importanti 
del paese. Eugenio Mendoza é stato nominato il secondo latinoamericano 
piú ricco nel 2001: il suo potere passa dalla vendita di birra, alle 
TV, alla Pepsi Cola e un mare di altre marche di prodotti.

Quali migliori alleati interni se non coloro che sono stati allontanati 
dal potere dopo aver dissanguato il paese del 1958 fino alla 
rivoluzione bolivariana di Chavez, eletto nel 1998?
Chi finanzia, infine, tutte queste campagne che ho brevemente descritto?
Chi finanzia le televisioni e i loro spot apocalittici ed intolleranti?
Chi si prende la responsabilitá della grave crisi verso cui stiamo 
affondando? Carlos Andres Perez ex presidente, destitutito dal potere 
per corruzione, ora nel suo esilio dorato a Santo Domingo dal quale 
continua a tirare le fila? Carmona, scappato a Bogotá? Luis Giusti? Il 
cardinale Velasco (vice presidente della conferenza espiscopale), che 
si é affrettato a firmare l’atto di governo golpista di aprile? Ortega 
e Fernandez? Chi altro?


Seguiranno altre considerazioni.

Ignazio