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Chavez a Roma_ i giornali italiani



www.ilmattino.it
Hugo Chavez in Italia: «È tempo di rivoluzione»
Roma. Più che un intervento di routine è stato un vero comizio contro la
guerra, il liberismo selvaggio e il cinismo dilagante nella società opulenta
del pianeta, quello tenuto da Hugo Chavez-Frias, presidente del Venezuela,
ieri alla Fao per la Giornata mondiale dell'alimentazione dedicata
all'acqua.
Completo blu da burocrate, Chavez ha mostrato al contempo un piglio da
rivoluzionario che, con malcelata ostentazione, incontrando i giornalisti,
ha più volte sfilato dal taschino della giacca il libretto blu della
Costituzione approvata tre anni fa dal popolo venezuelano con un referendum.
Quasi a conferire un valore aggiunto, con quella prova tangibile, alla
«rivoluzione planetaria» da lui invocata su modello di quella in corso a
Caracas.
Chavez ha lasciato al direttore generale della Fao Jacques Diouf l'
esposizione dei problemi «del nostro pianeta che ha sete», concentrando il
discorso (quasi un'ora e mezza) sulla «mutazione universale», che sta
vivendo oggi il mondo, il quale deve «ritrovare subito il cammino della
giustizia, dell'uguaglianza e della solidarietà. Altrimenti tra cento anni
non sarà più vivibile nè per i ricchi nè per i poveri».
Senza nominare l'Iraq, nè il presidente americano Bush, Chavez si è
schierato con forza contro la guerra: «La pace non si impone con le bombe e
con le invasioni ma con la giustizia, l'amore e la dignità», ha affermato.
Più esplicite, invece, le critiche dirette alle Nazioni Unite e ai grandi
summit forieri di menzogne. «Il sistema dell'Onu è anacronistico, rimasto in
ritardo rispetto alle esigenze del mondo di oggi. Va studiato, rilanciato e
ristrutturato», ha detto senza mezzi termini.
Chavez ha quindi esortato ad «attaccare» il modello economico del
capitalismo e del neoliberismo selvaggi. «L'America Latina è stato uno dei
continenti più avvelenati e intossicati dal liberismo selvaggio». Ma è
quando ha parlato del suo Venezuela e della «rivoluzione democratica e senza
armi» che sta vivendo e dalla quale il resto del mondo dovrebbe trarre
esempio, che Chavez ha espresso al meglio la sua natura di trascinatore di
masse. Sono già in molti in America Latina che vedono la nascita di un asse
Chavez-Lula, il candidato alla presidenza del Brasile. «Modestamente in
Venezuela la rivoluzione l'abbiamo già cominciata contro i venti e le
maree», ha esordito Chavez, ricordando che sei mesi fa il suo Paese fu
teatro di un golpe diretto da un'elite, «un golpe di ricchi che hanno
abusato del potere economico per 50 anni». «Migliaia di persone, ha
ricordato, si sono riversate per le strade di Caracas con in mano il
libretto della Costituzione. Senza armi, armati solo del loro amore per la
Costituzione questi uomini e donne hanno circondato i locali dove c'erano i
golpisti e in meno di 24 ore hanno ridato la libertà al Paese e liberato me
dalla prigione consentendomi di tornare al mio posto per il processo».

www.ilmanifesto.it
Chavez a Roma Alla Fao: «Bombe e invasioni? Niente pace». La «speranza Lula»
MARINELLA CORREGGIA
ROMA
«La pace non si costruisce con le minacce, le bombe e le invasioni ma con la
giustizia», «il Nord ci ha imposto finora le sue guerre e la sua storia»,
«il capitalismo selvaggio e immorale ha esiliato l'etica ma è un cammino che
non porta a nessun futuro», «l'ansia del consumismo e il modello sviluppista
coniugato al neoliberismo hanno distrutto il pianeta»: spaziando dalla pace
alla giustizia sociale, dalle questioni internazionali a quelle domestiche,
dagli stili di vita all'America Latina Hugo Chavez, presidente del Venezuela
e anche presidente in carica del gruppo dei 77 (paesi in via di sviluppo) ha
parlato - molto applaudito - ieri a Roma durante la Giornata mondiale
dell'alimentazione indetta dalla Fao. Nel giorno dell'ultimatum (la
coalizione organizzatrice del fallito golpe di aprile gli ha intimato:
«dimettiti o sarà sciopero generale»), il presidente ha mostrato spesso il
piccolo libretto blu della Costituzione bolivariana. Ha più volte invocato
un approccio "etico" e "radicale" alle sfide del pianeta: fame, miseria,
distruzione ambientale. Polemico rispetto alle Nazioni Unite («il sistema va
rivisto e rilanciato, adesso è anacronistico»), Hugo Chavez ha denunciato il
potere dei burocrati e le «cose irregolari» degli ultimi summit a cui ha
partecipato (il Millennium Summit e il Summit della Terra). Contro
l'allontanarsi degli obiettivi di riduzione della povertà e della fame ha
riproposto la creazione di un Fondo umanitario internazionale da rifornire
con la tassa sulle speculazioni finanziarie e con la riduzione delle spese
militari. Chavez ha rivendicato il ruolo dello stato nell'economia, adesso
visto come il diavolo: «ma nella storia si è sempre palrato di res publica,
non di res privata!».Intanto «noi come venezuelani pensiamo che occorra una
rivoluzione mondiale, spirituale e democratica, e ci proviamo, contro venti
e maree», ha detto ricordando i fatti di aprile, «un golpe di ricchi che
hanno abusato del potere mediatico ed economico», ma «milioni di persone in
48 ore mi hanno liberato, brandendo come unica arma la Costituzione; un
miracolo».

Chavez ha elencato le conquiste dei tre anni di rivoluzione: la Ley de
Tierras contro il latifondo e per lo sviluppo rurale (i latifondisti si sono
vendicati appoggiando il golpe), la Ley de pesca contro la distruzione del
fondale marino, la Ley de Banco per obbligare il sistema bancario a
finanziare investimenti produttivi nelle zone rurali anziché «speculare sui
tassi di cambio e portare capitali all'estero», interventi ambientali. Poi
il 6% del Pil destinato ormai all'educazione, il 4-5% alla sanità, la
riduzione della malnutrizione e della mortalità infantile.

Già, ma come intende contrastare la coalizione antigovernativa? Con una
formula «chimica», scherza, che mette al centro la popolazione e i
lavoratori, gli stessi che l'hanno liberato dopo 48 ore in aprile («non
siamo più nel Cile di Allende»). Non paventa il rischio di golpe in Brasile
nel caso di vittoria di Lula: «I militari sanno che siamo entrati in un
nuovo millennio». Di un futuro «asse Brasilia-Caracas-Avana si è già
parlato, comunque questa vittoria è un poderoso passo avanti», che potrà
servire a considerare l'Alca solo come una «proposta di matrimonio da
valutare, e per nostro conto la sottoporremo a referendum».

Causa le cerimonie con i nuovi ambasciatori della Fao (fra cui il buddhista
miliardario Roberto Baggio apparso in video), Chavez è dovuto scappare in
fretta per Parigi; non è stato possibile chiedergli che intende fare,
insieme ai G77, contro la guerra all'Iraq; lui che è stato l'unico
presidente a recarsi nella lebbrosa Baghdad.
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Nello

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