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Fw: comunicato yabasta



Riceviamo e diffondiamo



COMUNICATO



Azione contro la guerra globale
Carovana di Ya Basta in Chiapas, Agosto 2002


Dopo piu' di un anno di silenzio di comandanti dell' Esercito Zapatista di
Liberazione Nazionale siamo tornati con una delegazione di 45 persone in
Chiapas per incontrare compagni e le compagne in resitenza e per
raccogliere le loro testimonianze e denuncie. Abbiamo trovato da un lato il
valido ed eloquente lavoro di autoorganizzazione dei Municipi Autonomi che
sta dotando le comunita' di strutture sanitarie, educative e produttive
autonome costruite con lo sforzo del popolo e l'appoggio internazionale.
Il nostro viaggio e' durato dal 2 al 21 Agosto. La prima delgazione e'
stata quella dei collettivi studenteschi di Milano e Bologna, i Nati dalla
Resistenza, il Cantiere, il Bulk, il Leoncavallo, TPO.che hanno incontrato
gli studenti ed insegnanti della Scuola Ribelle Autonoma Zapatista di
Oventic, negli Altos del Chiapas. Poi dal 13 al 21 tre gruppi hanno
viaggiato nella zona di conflitto per incontrare le comunita' zapatiste e
per monitorare la situazione della Riserva dei Montes Azules e la
imposizione del Plan uebla Panama.

Il primo grupo ha visitato le localita' di:
Roberto Barrios
Brindes
Las Cascadas
Francisco Leon
Esperancia Morrison
Xojil

Il secondo ha visitato

MoisŽs Ghandi (Municipio Aut—nomo)
Cuxulja
6 de Agosto
Morelia
La Garrucha

Il terzo ha visitato la zona dei Montes Azules:

La Culebra, centro provisorio del Municipio Aut—nomo Ricardo Flores Magon,
originariamente in Taniperla, smantellato dall'esercito il 10 aprile 1998.
Taniperla
Laguna Para’so
Laguna Suspiro
San Jer—nimo Tulija

In tutte le interviste e testimonianze raccolte si e' riscontrata la forte
opposizione delle comunita' al Plan Puebla Panama e alla forma autoritaria
e falsa in cui vengono introdotti i progetti di presunto sviluppo della
selva. Le comunita' che appoggiano i progetti del gobern— sono ocœpate dal
PRI che impone il suo volere mediante i gruppi paramilitari.

Questi gruppi sono particolarmente attivi, hanno ucciso e attaccato basi di
appoggio zapatiste durante questi ultimi giorni di agosto a partire
dall'omicidio di Jose Lopez Santis nella comunita' 6 de Agosto il giorno 7
agosto. Agiscono in completa impunita' e stanno cercando di provocare una
risposta armata dell'EZLN per dare un pretesto d azioni militari
dell'esercito.

Il discorso ecologista del governo messicano e delle ONG che collaborano
nel progetto del cosiddetto "Paseo Pantera" finanziato da BM e FMI e' falso
e viene smentito dal comportamento dell'esercito che vienene da tutte le
comunita' indicato come il principale responsabile di incendi e traffico di
legname pregiato.

Il pradigma della conservazione della natura applicato alla Riserva dei
Montes Azules e usato come pretesto per minacciare di sgombero 49 comunita'
e' solo una copertura per un vasto piano di investimenti e privatizzazioni
che intendono fare della natura della selva lacandona un affare per pochi.
L'ennesimo passaggio di accumulazione capitalistica che renderebbe i popoli
indigeni che vivono nella Selva piu' poveri e schiavi del lavoro salariato
nelle maqulladoras.

Abbiamo constatato che i Municipi Autonomi sono coscienti della necessita'
di un paradigma di sviluppo sostenibile ma questo non puo' per loro
prescindere dal diritto alla autodeterminazione e al uso delle risorse
naturali con fini collettivi, in liberta, giustizia e democracia.

Per questo l'EZLN e altre organizaci—n come l'Aric Indipendente e la Union
de Uniones si opporranno con ogni mezo agli sgomberi e si difendaranno
dalle agresi—n paramilitari o militari nei loro confronti.

Progetti

La carovana e' stata anche occasione per rafforzare i legami politici con
l'EZLN e dare impulso a nuovi progetti in sostengo dei Municipi Autonomi
legati a diversi gruppi locali di Ya Basta.

E' in corso la preparazione di un video sulla carovana e di approfondimento
sul tema dei Montes Azules e sulla lotta per la tutela della biodiversita'
e la sovranita' alimentare nonche' un dossier per organizzare incontri e
dibattiti in Italia questo autunno.


Per info

vik@riseup.net
mipe@paranoici.org


Corrispondenza dalla delegazione Ya Basta in Chiapas, Agosto 2002

Contro la guerra globale, per il diritto all'autonomia e
all'autoorganizzazione contro lo sfruttamento dell'umanita' e dell'ambiente




San Cristobal de las casas, undici della mattina sul ciglio di una strada a
contemplare il Messico. Altro che teletrasporto venti ore di pullman ci
portano da citta' del messico a san cristobal: la capitale dallo zocalo
alle perifierie surreali, ridondanti e corrosive come l'anidride solforosa
respira con tutti i polmoni la presenza di "el vicario". Il viaggio scorre
come un bicchiere di menta....naturalmente verde...poi ognuno ci mette
l'acqua e lo zucchero che vuole altrimentti resta tutto il denso della
pobreza.
uscita-la citta' erutta un pullman carico di un gruppo di italiani diretti
a san cristobal...condizionatori a palla il freddo nel cervello fissa i
paesaggi che vedi scorrere davanti agli occhi del tuo sedile arriva
l'estrema periferia di ciudad del mexico, le prime baracche dentro a muri
di legno, bimbi che corrono in bicicletta lungo l'autostrada, paesaggi
isolati, stabilimenti curati e bianchi che producono gas con una scritta a
ricordare che "sin nos otros como hicieras", altri muri bianchissimi e tags
ripetitive
enormi e colorate a pennelli. La strada prosegue dritta, strabordante di
cartelloni pubblicitari, il paesaggio di fianco prosegue con le case in
costruzione...enormi complessi schematici divisi da una via che si snoda
dalla grande via dei pullman, si perche' qui si viaggia per lo piu' in
pullman. Iniziano le curve e si sale in alto...ma e' un alto ambiguo...alla
prima tappa veniamo assaliti da un afoso caldo nell'area di servizio
interna di una citta' i cui muri sono segnati da colori raffiguranti la
vita quotidiana di una citta' messicana.. alle sette di mattina siamo su
una strada che taglia la montagna per chilometri, un brulichio di valli
dove lo capisci subito che vibra qualcosa tra le dita, la sierra del
Chiapas, incroci dei bambini, colorati, fieri, con quei piedini sognatori
che fanno sussultare i ventri che li portano..all'arrivo a san cristobal il
primo chiapaneco che vedo e' un bimbo con tanto di paliacate in testa a mo'
di bandana...ora siamo qui...per buttare fuori? per ricevere? per fissare
la luce del giorno che si
divide la piazza tra un villaggio che vive e te il turista che passa La
mattina e' freddissima, appoggiamo i bagagli alla posada dentro al cui
patio si incontrano donne che lavano i panni e un grosso striscione a
ricordarti della strage di acteal, comprendi che la notte avresti dormito
su un terreno amico. La giornata trascorre tra la visita della "oficina" di
indymedia Chiapas e la presentazione al cafe museo di un libro sulla
relazione della terza commissione per i diritti umani. la luce della luna
suggerisce
una periferia tutt'altro che di marzapane: in una strada che nemmeno i
taxisti conoscono che respira buio e luci soffuse uomini ubriachi, donne
cariche di pesi e bambini nella penombra che si sporgono a scrutare i tuoi
occhi con luci in lontananza a ricordarti che questa e' una citta' di
trecentomila persone. Quello sbirro del taxista al ritorno ci fa mille
domande, dribliamo e andiamo a mangiare. Vi salutiamo da una citta' piena
di turisti colori feste..." e ti rimane una strana sensazione che le strade
sono
piene..."


primi di agosto... non so bene che giorno sia so che, forse, e' il piu'
emozionante o uno dei piu'...la notte scorsa si pensava alla naturalezza,
alla semplicita' di questa immanenza quasi mistica...aqui estamos...poi sul
ciglio di un sentiero negli altos a contemplare quello che hai dentro da
quando a sette anni leggevi Salgari tutto e'...diverso nel senso di piu'
forte...perche' abbiamo il cuore puro....e' cosi' naturale e onesto amare
se stessi, la propria vita, la propria dignita' guardare la via dove gli
indios, ninos, mujeres uscirono tenendosi per mano per voltare le spalle
all'esercito, quel giorno c'era solo una nuvola un po' strana, dietro,
verso i Montes Azules...quella non e' politica e' amore, il consenso deriva
dall'affetto, l'affetto da silenziosi occhi che scrutano e
riconoscono...tempi morbidi..."e' un risveglio lento va meglio aprezzo ogni
dettaglio e non impiccio il mio cervello" quante volte siamo nel cielo
dell'incomunicabilita' nelle nostre assemblee quando dovremmo eseere sulla
terra dei nostri desideri?desideri....quelli che derivano dalle suggestioni
che ci regala chi ci circonda e che vogliamo condividere, con cui vogliamo
creare un linguaggio....stare insieme, per produrre...sopravissuto
all'ennesimo naufragio forse perche' accetto mi sia porto un timido
fazzoletto...sai che mi piace camminare? sorseggiare alla vita arossando il
cuore anche sul ciglio di un fiume a contemplare l'acqua, mio elemento
naturale, qua e' un torrente, non enfaticamente, le parole sono piu'
precise e ferme qua. la musica e' dolce, carezzevole sulle irte
autodifese...non da la luce, ma solo un brillio fugace che lampeggia
all'orizzonte per indovinare da che parte girare la ribolla, molti sono i
motivi di stupirsi in queste giornate infinite...due fiori ne pentolone
dove si lavano i piatti...chi stara' ascoltando questi stessi grilli?
riempiendo di sentimento questo
canto per regalarlo? e io che cosa chiedo? alla luna di farsi da
intemediaria per restituire, inventando, tutto...sul ciglio del mio
angolino di cielo contemplando cascate di stelle...



" ma adesso e' notte e spingi me lontano e quello che era sogno diventera'
destino" un cerchio di bambini, timidissimi, che con una dignita' cucita
sulla pelle e un altezza molto superiore o ogni nostro uomo politico ci
dicono il loro nome, il nome della terra da cui vengono, la necessita' di
un istruzione, l'importanza che sia diversa da quella del governo, la
perfetta coscienza che l'istruzione (la formazione si direbbe in Italia)
sia libera, non per altro ma perche' una cosa e' chi ha memoria della
propria dignita' e ne prova l'affetto che gli permette di voler conseguire
giustizia, democrazia, liberta'...l'altro mondo possibile di cui si
chiacchera in Italia e' da costruire dentro, disinibiti (in esodo
interiore?!) da astenia, da bisogni fittizzi, da desideri opachi che
offuscano il rojo del cuore...forse solo quando la malattia diventa crisi
si puo' guarire...e' iconoscere il rosso del sangue e mischiarlo al
proprio...per chi era in uno stadio o in una scuola e ha saputo violentata
la sua speranza di sogno di una notte di mezza estate...occorre, forse, non
essere obbligati a PENSARE la POLITICA, ma lasciarsi abbandonare alla
risposta a domande sull'origine della nostra scelta di lotta e la confusa
profondita' che ne scaturisce..."love is not a victory march"...e' una
marcia slenziosa, perche' interiore...interiorizzata serve che scaturisca
la scintilla geniale che la racconti, serve che il racconto scevro da
compromessi sia riconoscibile e disveli il bambino che custodiamo che per
paura o per vergogna nascondiamo, ma ricordiamo
essere ingombrante, non e' un'evocazione di mito comune, e' scrutare occhi
di traverso perche' guardare negli occhi e' come entrare senza bussare...
ogni uomo e ogni donna che stavano in uno stadio o in una scuola e in una
notte di mezza estate hanno visto una nuvola attraversare il proprio angolo
di cielo stellato non dovrebbero piu' nascondersi al cuore e abbandonarsi
per essere migliori in mezzo agli altri trovando sentieri boscosi per dare
musica, fiore, speranza, colori piu' nitidi alle proprie parole e poi alle
proprie azioni .sono sensibile, ma non mi sorprende il bambino che dice
"che cosa te ne fai di un ragno morto?" o il commento al rumore di fuochi
d'artificio sulla
collina "speriamo che non abbiano ucciso un nostro compagno" o quell'altro
che conosce l'Italia per gli spaghetti? la pizza? no, per los monos blancos
..."non si puo' raccontare il Messico si deve credere nel Messico con
passione con rabbia con totale abbandono" dice un personaggio di un libro
di Gregorio Fuentes, in un racconto di Pino Cacucci c'e' un gallo da
combattimente che, stremato dalla fame, viene liberato dalla propria gabbia
e invece di gettarsi sul cibo attacca gli altri galli fino a
morire...questo e' il popolo tsotsilil gallo libero non e' quello che
svolazza sui monti...il gallo libero e' quello che ha da cinquecento anni
nel sangue la difesa del
territorio...e io sono quello che piange alle lucciole...e del sentire
ancestrale sulle lucciole di Debord......pero' ci sono segni che arrivano
nei sogni arrivano perche' possano essere consegnati alla mente perche' li
possa pensare prima che siano scritti sul muro o sulla pietra. una farfalla
che vola tra i fiori in un tempo senza tempo rotto da uno
sparo..il solito spazio sconfinato e un corteo di diecimilioni di persone
nel cuore che cantano quella canzone che fa vamos vamos vamos vamos vamos
adelante para que salgamos en la lucha avante...


giovedi' 8 agosto 10 a.m. la data ce l'ho messa proprio per recuperare un
minimo di senso del tempo. la notte ha un'aria diversa qui...e' una
questione di armonia con tutto cio' che ti circonda...le farfalle ad
esempio vengono a salutarti, a convincerti e a rincuorarti col loro colore.
i pipistrelli invece, con i loro radar, sono la ricognizione sulle
pannocchie e la selva verso il fiume...qui la notte e' nostra, e' mite,
vigile, piena...semplice e convincente...il cuore carico di determinazione,
ti sembra che comunque
vada sara' una corsa in avanti sulla strada dei desideri che un esercito
cerca di tarpare...un po' come quella corsa liberatoria quando si sfondano
i cordoni dei carabinieri...pero' in italia e' diverso la noche de accion
e' l'indeterminatezza sulla tua determinatezza...qui metti in conto che
puo' succedere tutto pero' hai un cuore piu' grosso, di un rosso piu'
nitido.
PS. citazione di un muro di Cochabamba riportata su una rivista qua:
all'incirca "nos mean y la prensa dice que llueva" cioe' ci pisciano adosso
e la stampa dice che piove



tratti di matita arancione, mischiati al rosso fuoco a interrompere il buio
nella notte come una fucilata nel silenzio, salite e discese a quote
vertiginose, macheteros per strada, ma il pittore del cielo del 13 agosto
e' scatenato...adesso evidenzia il profilo montagnoso all'orizzonte con
secchiate rosa, verso il giallo tal vez.. il furgone corre teleguidato
affrontando ogni curva al limite, come la radio che scorre silenziosa
cercando una frequenza invano. Qui e' diverso: per entrare nelle nuvole devi
tuffarti in discesa, il cielo stellato l'hai dentro. IL nostro pittore si
concede un po' di tranquillita': finalmente l'azzurro e il grigio spray,
oltre a tanto speranzoso verde che, avendo passato tanto tempo a fare
l'amore, ha mille tonalita' diverse. Gli occhi desiderano impregnarsi di
ogni dettaglio; Ocosingo periferia e' un brulichio di formicaio povero e
triste; poi sul ciglio di uno strapiombo a contemplare una vallata
sconfinata sparsa di nuvole da sembrare il mare...sali e scendi montagnosi
sul balcone di
verdi valli. A 90 km da Palenque incrociamo un verde non amoroso: il verde
di un convoglio militare di dodici mezzi. Curve e controcurve per ore. Ore
di strada che tagli il verde. Posti di blocco dei militari. Un posto di
blocco dell'EZ, esistono...siamo arrivati allora...otto/dieci coi
passamontagna neri, guardi in su e capisci che sono molti di piu'...qua il
cielo sembra piu' vicino... Tra le prime cose un acquazzone ci sorprende al
fiume.



Gravide nuvole di nuvole gravide, in quiete, una conca nella selva, il
tramonto piomba sui quattro lati del cielo grigio ruvido, viola, azzurro,
rosa...qui la luna si chiama u e ricama gratuitamente, aiutata dallo
scroscio del fiume, ghirigori d'argento su tutte le foglie della selva
familiare che ci abbraccia...al tropico il vento porta il temporale in un
baleno...luccichio di lampi tutto intorno che mischia l'orizzonte con il
lampeggiare di un prato di lucciole...il mattino dopo cinque ore di marcia
nel fango veniamo ospitati a laguna paraiso, in essenziali famiglie
tzeltal, dove mangiamo io e un compagno la seconda di tre figlie si chiama
luz candelaria, trita mais per le tortillas, la sera alle cinque gli uomini
tornano dai campi e fanno il bagno...pobres, ma l'orgogoglio di essere
zapatisti e' cucito sulla pelle...i bambini giocano a biglie, fuori dalla
chiesetta che ha appeso all'interno l'imno zapatista e la spiegazione del
Plan Puebla Panama. Che cos'ha un bambino di laguna paraiso? una capanna di
legno e un tetto di lamiera un piatto di uova e fagioli con tortillas e
dodici biglie, quindici se e' bravo, per giocare cn gli altri bimbi la
selva e la montagna che gli da il cibo che si chiama con la stessa
desinenza della mamma e del papa' le ombre che si allungano su giorni
simili, ma riempiti di vita, intensita', amore, felicita'. fuochi nella
notte. una dolcezza e
una affettuosita' da sciglierti il cuore come il gelato, quello buono, al
sole carezze infuocate occhi profondi che disarmano per a(r)mare, che
infondaono la speranza e il sapore di quando finisce la forza Delle manine
che costruiscono il mondo dei loro bisogni Un cuore puro perche' semplice e
quindi incrollabile Un futuro perche stanno facendo la rivoluzione. E
vinceranno.


La Mejor salsa del mundo es el hambre (Cervantes-Don Chisciotte)
Leggetela politicamente questa...e dopo in modo sensuale... che cosa vuol
dire avere delle pretese, giuste, sul proprio futuro ed essere pronti a
combattere per realizzarle. La determinazione rende tutto molto semplice.

16 Agosto

Torniamo a Taniperla. Nell'aprile del'98 un gruppo di 130 compagne/i
italiani di YA BASTA! furono espulsi nel tentativo di boicottare un
violento attacco
militare e paramilitare contro l'appena inaugurato municipio autonomo
ribelle Ricardo Flores Magon. Oggi usciamo dal nuovo centro del municipio,
la Culebra, sulle montagne, nella selva. Passiamo un posto di controllo
zapatista, i compagni non riescono a essere marziali, ci sorridono e
salutano. Dopo tre ore di tornanti arriviamo nella comunita'. Siamo due
furgoni pieni, c'e' un ombra di preoccupazioni per possibili provocazioni
dei balordi paramilitari o dei soldati, appostati in due basi lungo la
strada a Ocotalito, vicino alla laguna Naha e monte Libano. Il benvenuto
dei compagni e' una stretta di mano e delle sigarette fumate insieme. La
comunita' e' divisa anche nello spazio. La parte zapatista fa i muri di
assi e un aria sbrecciata e ci spiegano che tutti gli altri ci aspettano
nella chiesa. Quattro muri e un tetto. Le donne sono tutte
occhi, piedi e vestiti colorati, gli uomini in silenzio ascoltano.
L'incontro avviene tra noi e le autorita' dell'ejido e i rappresentanti
zapatisti insieme davanti a tutti. Le persno che siedono dietro ai
rappresentanti, centinaia, sono i veri rappresentanti di se stessi, el
pueblo. Le preoccupazioni degli abitanti di Taniperla sono oggi legate alla
minaccia di sgombero per via del Plan Puebla Panama. Gli investimenti
previsti sul territorio intendono rimodellare lo spazio e l'umanita' di
queste valli a misura dei maggiori profitti. L'ejido vanta titoli agrari
regolari, ma teme comunque. I militari incendiano la selva e commerciano
legname e incolpano gli zapatisti, la poverta' nutre le bande paramilitari,
i compagni resistono, ma stridono i denti e una societa' colpita dalla
guerra a "bassa" intensita'. Dopo l'incontro visitiamo la scuola. Sulle
ceneri del municipio autonomo e' stata piantata una basemilitare che ha
mangiato spazio anche alla scuola elementare. Costeggiamo i doppi fili
spinati, immagino i bambini
giocare mentre a tre metri ingrassano i soldati. Iniziamo a fotografare,
presto ci rispondono i soldati, grida un ufficiale invelenito, ce ne
andiamo in fila, noi e gli zapatisti con un conto in sospeso, un desiderio
forte di veder sparire questo brutto sogno della terra povera ma dignitosa
del Chiapas. Ci gridano dietro, ridiamo e stringiamo le mani dure e i
sorrisi aperti di questi compagni "se il governo vorra' cacciarvi di qui ci
saremo anche noi". Ci ringraziano, ma e' poco quello che possiamo dare.
Adelante, partiamo troppo presto, ma non potremmo nemmeno restare.
Taniperla, dove vivono molti paramilitari e la giustizia non passa per i
tribunali.

19 agosto mattina

LE TIGRI DI MOMPRACEM
laguna sospiro, l'alba alle cinque di mattina e' un gioco di specchi rosa
nello specchio d'acqua circondato dalla selva lacandona superstite.
Compagnie divoratrici di legname e militari incendiari hanno incenerito
chilometri  e chilometri di foresta tropicale. Entriamo n acqua in quattro,
M.la nostra guida, ospite generoso e saggi abitante di una sponda ben
conservata. Il potente mezzo che dovrebbe condurre tre compagni italiani a
documentare un'altra della numerose basi militari nella selva e' una
zattera di tre tronchi legati con la corda. Avanziamo lentamente
nell'acqua, sul filo, mentre la luce cresce. Dopo quasi un'ora di remare in
silenzio si intravede una casa di legno e lamiera tra la foschia del lago.
Con lo zoom della videocamera puntiamo il nostro obiettivo per capire come
sono atrezzati i militari e se ci stanno osservando.
Non vediamo barche ne' binocoli e proseguiamo. Mentre la luce sveglia la
selvasulle rive si scorgono meglio le strutture della base, la spianate per
gli elicotteri, le capanne, le garritte di guardi mimetizzate. M. vuole
avvicinarsi, ci dice che dovremmo scendere laggiu' e parlare con i militari
per dirgli di andarsene. Fosse facile lo faremmo. L'espulsoine sarebbe la
loro risposta piu' probabile. Decidiamo di costeggiare per fotografare e
filmare meglio. Quando siamo vicini e'giorno, vediamo un via vai di
persone armate, la zattera scorre in silenzio, si sentono tutti i rumori.
Si stanno osservando da un po'. A distanza ravvicinata avviene quello che
in Chiapas succede ed e' successo a molti osservatori: un duello di foto e
di video. Nel tornare indietro ci avviciniamo pericolosamente, li vediamo
in faccia. Corrono sulla riva e fanno segno di avvicinarsi. Un mmento di
dubbio tra noi e M. poi un ufficiale un uomo in borghese ci gridano con
rabbia di attraccare minacciamo M., ti ammazziamo fermati.
Esplode l'ironia difensiva: buenas dias e M. remando forte grida che
vorebbe fermarsi ma noi non vogliamo. Quattro militari si lanciano
all'inseguimento su una zattera che non avevamo considerato. Ci mettiamo a
remare tutti con le mani e pezzi di zattera. Ci provano, sbandano,
oscillano e poi mentre ci allontaniamo i militi mollano la presa. Filiamo
lontani, cantando per scaricarci mente remiamo. Il sole scalda speriamo che
le foto e il video girato possano rafforzare le denunce il governo e gli
imprenditori
stanno svendendo l'ultimo angolo di selva e i militari fanno la guardia e
uccidono all'occorrenza. M. e' contento ma noi temiamo per lui. Solo poche
settimane fa i militari sono arrivati a piedi fino alle case dove vive con
altre famiglie, hanno sparato per fare paura e gli hanno detto di
andarsene. Se torneranno gli chiederanno conto anche di questa nostra
visita? Oggi la flotta di Brancaleone ha fatto una pernacchia
all'imperatore. Ma questa e' una guerra e anche noi lo sappiamo.

"soy una raya nel mar
fantasma en la ciudad
mi vida va proibida
dice l'autoridad"

Intervista a Rosario Schiavo, ribelle semplice, comunita' de La Culabra,
Montes Azules, fatta da Makaya crew #1

LA PRIMA COSA CHE SI SENTE QUI E' IL SILENZIO e' dal silenzio che vengono
le parole, che sono per gli altri, poco voluminose, ma spesse DA CHE COSA
DERIVA
IL CONSENSO?

Dalla comunita, come diceva la comandante Elisa "abbiamo faticato una
generazione a creareuna comunita' tra di noi, mentre gli indios erano gia'
comunita'"un senso di insieme di risposta a necessita' comuni basate sul
reciproco riconoscimento e non sull'identita'. Questa e' un po' la
dissonanza delle tute bianche quando hanno provato a dire "siamo il vostro
esercito". Il centro sociale crea comunita' per identita' e deve passare a
crearla per riconoscimento, ma questo modello non e' riproducibile ne' alla
societa' ne' al movimento, anche perche' manca tutta una fase di ascolto
dei bisogi della comunita' che, ad esempio, spesso non si pensa che puo'
essere donna. E' necessario disvelare questi legami/necessita' che possono
ortare al desiderio del necessario superamento della societa' capitalista,
possibilita' che l'intelligenza collettiva coniughi nelle nostre piccole
comunita' interesse e desiderio che e' sviato da meccanismi di riproduzione
reificati nella societa' E A CONTEMPLARE LA TRIADE...L'AFFETTO?
l'affetto e' il tempo della comunita'...quello che ne determina le
priorita'...quando si puo' aspettare e quando no, non ci sono remore qui
nell'uso delle armi , ma
vengono prima le comunita', qui per fortuna manca il senso del martirio e
abbonda l'amore per la vita LA DIFFERENZA TRA LA PERIFERIA DI OCOSINGO E UN
MUNICIPIO AUTONOMO la differenza fondamentale e' nella direzione della vita
comunitaria...nel primo caso non e' un ideale regolativo, ma e' abbandonata
per la competizione individualistica; nel secondo e' presente e e' ideale
regolativo e ha un fututo fertile di desidericontrariamenteal risucchio
delle periferie psicogeografiche delle citta' dove l'agire e' per lo piu'
reagire

GLI ASSALTI DICONO "LA NOTTE NON PERDONA E FA PAURA" QUI LA NOTTE SEMBRA
MITE, VIGILE, PIENA...NOSTRA

perche' siamo in una situazione diversa, ma accogliente, nella notte si fa
piu' pressante la necessita' di ascoltare, in una societa' minimalista i
termini sono piu' semplici, ma non per questo poveri di significato;
infatti non e' una notte urbana, ma una notte che non ha paura infatti le
nostre notti di citta' sono arredate dall'ansia SE
TZOTZIL SIGNIFICA PIPISTRELLO COME SI COSTRUISCONO ALI PALMATE E RADAR? non
si possono costruire a imitazione, piu' che chiederci come
trasformarci, dovremmo capire quali sono le nostre doti necessarie, il
fatto che sentiamo con nostalgia questa lontananza e' un segno della nostra
alienazione.
Cio' che ammiriamo in queste popolazioni indigene e' anche la prova che
pero' a tutti, indifferentemente dalle analisi politiche, e' data la
possibilita' storica e umana di costruire, come direbbe d'altri luoghi
Negri, potenza. IN ITALIA ABBIAMO UN CUORE TROPPO FRAGILE PER AMARE/AMARCI
CON QUESTA TENACIA?
no.la diffusa e profonda frequentazione di fabrizio de andre' mi ha
convinto che anche la nostra terra e' piena di indiani che non hanno nulla
da invidiare ai loro fratelli americani. Importante per questo
riconoscimento e scusate la seconda citazione e' raccogliere l'invito di
Don Durito della Lacandona di sfuggire al gioco di specchi che condensa in
citta' malate..."solo quando la malattia diventa crisi si puo' guarire".
Don Durito alla fine di questa storia rompe la vetrina e se ne va con la
ballerina
carillon di cui s'era innamorato. In questi anni sono state rotte molte
vetrine, non solo quelle...resta da capire con quale ballerina vogliamo
scappare.