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Fw: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia




----- Original Message -----
From: "Alberto Autelitano" <a.autelitano@amnesty.it>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Thursday, January 24, 2002 3:14 PM
Subject: Fw: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia


>
> ----- Original Message -----
> From: "N.N." <seiko@katamail.com>
> To: <a.autelitano@amnesty.it>
> Sent: Sunday, January 20, 2002 7:38 AM
> Subject: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia
>
>
> Con la sconfitta della dittatura di Fujimori e con il rinnovato
mobilitarsi
> del movimento popolare rinasce anche la speranza in coloro che avevano
> pensato che lo stato di diritto restituito avrebbe garantito l'armonia
> sociale e il terminare di tante ingiustizie; rinasce anche la speranza per
> coloro che avevano pensato che la fuga di Fujimori dal suo paese avrebbe
> significato che con lui si allontanava anche un modello economico
escludente
> e portatore di povertà.
> Ovviamente esistono anche le aspettative della
> destra, quelle del riciclaggio e quelle del cambiare per restare a galla.
>
> Molta aspettativa ha creato anche la Commissione per la Verità, sebbene
non
> sorga come domanda di un movimento popolare belligerante e combattente,
né
> tantomeno dall'esaurimento delle proposte rivoluzionarie, sorge almeno una
> domanda dell'attivismo difensore dei diritti umani e di alcuni settori del
> movimento popolare che hanno riconosciuto che il conflitto interno e l'
> insorgenza non nascono dal nulla, ma invece obbediscono a profonde radici
di
> miseria ed esclusione, che il tema del conflitto interno e qualsiasi
> progetto per il futuro come paese si devono affrontare in modo politico ed
> integrale da parte di ambedue i componenti.
>
> Non sarebbe questo il primo caso in cui una domanda popolare e
progressista
> finisce con l'essere assorbita dai suoi avversari che la snaturalizzano
per
> renderla funzionale alle loro necessità. Alla Commissione per la Verità
non
> solo si è aggiunto "e per la riconciliazione", ma anche vi sono state
> introdotte le rappresentanze dirette delle Forze Armate, del potere
> esecutivo, del consigliere presidenziale Arias Graziani. Quello che si
> pretendeva di fare allargando questa commissione era di lavorare in
funzione
> della riconciliazione, ma si è finito per perdere in obiettività ed
> indipendenza.
>
> Noi prigionieri politici tupacamaristi non basiamo il valore
> di questa commissione in funzione della qualità dei suoi membri, sappiamo
> che in ultima istanza i suoi risultati sono già condizionati dal periodo
> politico controrivoluzionario mondiale; senza alcuna inclusione domandiamo
> che sia la commissione del popolo organizzato, attore e autore della sua
> storia, chiediamo che sia la commissione della società civile che anche in
> questo spazio possa difendere e reincontrare la sua memoria storica e
> reincontrare pure la forza morale per riprendere il proprio cammino di
> liberazione.
>
> Un insieme di ombre si profilano sulle iniziali aspettative che aveva
> generato la Commissione per la Verità, comunque non smettiamo di avvertire
> che occorre uno sforzo per affrontare integralmente una tappa della nostra
> storia, per capire la ragioni del giusto insorgere di una parte della
> sinistra peruviana, talvolta questo sforzo sembra apparire trovandosi poi
a
> fronteggiare l'altro sforzo: quello di chi vuole trasformare il lavoro
della
> commissione in un saluto alla bandiera dell'impunità, in una
riconciliazione
> all'interno della famiglia dell'oppressore, in un lavaggio del viso alle
> forze armate tanto malconce e demoralizzate da non garantire attualmente
il
> loro ruolo di sostegno dell'ordine sociale: mantenerle così metterebbe in
> pericolo lo stesso modello di dominio.
>
> Consideriamo che uno sforzo nella ricerca della verità debba stare nell'
> ambito di rompere il silenzio delle verità ufficiali, per recuperare la
> memoria storica del nostro popolo e per assegnare un giusto ruolo nella
> storia a coloro che hanno partecipato al conflitto interno.
>
> Ci prendiamo con orgoglio le nostre responsabilità in questo così come
pure
> ci assumiamo le nostre responsabilità per i fatti negativi che in questo
> cammino possono essere successi; infatti pensiamo che quanto avvenuto sia
> nei suoi aspetti positivi quanto in quelli negativi abbia significato un
> gradino in avanti verso la realizzazione dell'utopia. Chiediamo comunque
che
> coloro che hanno un impegno leale ed onesto con il paese,e soprattutto se
> queste persone provengono dall'ambiente che dibatte il tema della
giustizia
> sociale, affrontino lo studio della violenza politica nel paese come
> qualcosa che va visto all'interno dell'ambito socio economico che la ha
> provocata.
>
> Non basta dire cosa è successo, ma va anche detto perché certe
> cose sono successe; il valore del lavoro della commissione dipenderà molto
> da come questo punto verrà sviluppato.
>
> Pensiamo che affrontare l'argomento del conflitto interno richiede di
> collocarlo cronologicamente nella sua totalità, con i suoi antefatti e con
> le conseguenze attuali, nelle sue azioni, ma anche nei valori e negli
ideali
> che lo hanno alimentato moralmente; vanno ricordati i ruoli della teologia
> della liberazione, il nazionalismo antiimperialista, la speranza
socialista
> di giustizia sociale di fronte al ruolo della dottrina della sicurezza
> nazionale, la concezione della guerra di bassa intensità, il ruolo della
> controinsurrezione.
>
> Considerare il conflitto interno seguendo la metodologia
> di selezionare arbitrariamente un insieme di fatti isolati proverebbe che
> quello che si persegue non è la verità ma, una volta ancora, la
costruzione
> di una storia comoda e assolutoria dei potenti, trasformare criminali e
> ladri in padri della patria, mentre tutta una posizione politica, tutta
una
> parte di pensiero della sinistra peruviana è nuovamente proscritto e
> deformato.
>
> Sosteniamo che la violenza politica, penosa necessità e legittima risorsa
di
> difesa dell'oppresso, non scoppia come un fulmine in un cielo sereno e
> nessun processo di curare ferite, o peggio ancora nessun processo di
> riconciliazione, può passare sopra la violazione quotidiana dei diritti
> umani dei peruviani, di migliaia di prigionieri politici per i quali non
c'è
> stato alcun governo di transizione, recupero della democrazia, ritorno
alla
> corte interamericana dei diritti umani: essi ancora oggi sono sottoposti
> alle stesse leggi della dittatura narcoterrorista di Fujimori.
>
> Questa dittatura non è ancora terminata per migliaia di peruviani che
> patiscono il
> modello neoliberale che li impoverisce, patiscono le leggi vendicatorie,
> patiscono condanne sproporzionate e perpetue, senza aver accesso ai
benefici
> penitenziari.
>
> Una situazione che, lungi dal trovare soluzioni, si aggrava con l'
> inaugurazione per i prigionieri politici del carcere illegale di
> Challapalca, si acutizza con il governo attuale quando non adempie alle
> sentenze della CIDDHH che chiede l'annullamento della legislazione
> antiterrorista e la realizzazione di nuovi processi.
>
> Si nasconde anche che centinaia di prigionieri politici sono ancora
> sradicati dalla propria patria, come succede nelle cosiddette carceri di
> altura dove la condanna si estende evidentemente anche ai famigliari.
>
> Se si considera bene tutto questo,si può concludere che allora la
> riconciliazione non è con questo settore sociale, fintanto che le cose
> restano così, resterà aperto il discorso che giustifica l'insurrezione.
>
> Questi aspetti così eclatanti non costituiscono una novità, ma al
contrario
> in ripetute occasioni sono preoccupazioni che sono state espresse da
> funzionari delle Ong di diritti umani, come Sofia Macher, Enrique Bernales
e
> altri che si occupano di studiare la violenza politica nel paese e il
lavoro
> sociale svolto dalla chiesa, problematica che non è stata ancora
affrontata
> dai membri della Commissione per la Verità.
>
> Il lavoro assegnato alla
> commissione non dovrebbe essere orientato allo stilare una macabra
relazione
> di contabilità dei morti causati dalla guerra controrivoluzionaria. I 23
> mesi assegnati alla commissione come tempo massimo non implicano che non
si
> presti attenzione all'oggi, le raccomandazioni che dovrebbe fare devono
> proiettarsi al futuro, ma non possono trascurare il Perù di oggi ed il
Perù
> di oggi chiede posizioni concrete rispetto alla restituzione dei diritti
> economici, politici e sociali, diritti umani e prese di posizione urgenti
> sulla violazione quotidiana dei diritti umani, violazione che porta all'
> applicazione delle leggi di vendetta che la dittatura decretò contro i
> prigionieri politici.
>
> Il movimento popolare, la società civile, tutti coloro che sostengono un
> impegno onesto con la democrazia e che hanno lottato contro la dittatura
> sanno che una nuova tappa per il nostro paese non si costruisce solo con
> nuove elezioni, ma con un atteggiamento coraggioso e vigile su ciò che
viene
> fatto oggi.
>
> Il ristagno di aspettative esprime il livello
> repressore-terrorista che la dittatura aveva raggiunto, ma esprime anche
un
> movimento sociale che articola e riscopre la sua forza di fronte all'
> immobilità che diviene poi continuità con il modello della dittatura.
>
> In questo processo si inserirà l'esigenza di verità rispetto alle sue
lotte,
> questa esigenza potrà acquistare maggiore o minore forza e questa a sua
> volta si esprimerà nell'attenzione che si porterà alle sue domande; non
> dobbiamo però dimenticare che fatti apparentemente    coperti dalla storia
> sono soliti ricomparire giudicando coloro che ne furono protagonisti.
>
> Le immagini  delle madri degli scomparsi scacciate dal parlamento cileno
> possono farci capire l'approssimazione con cui lavorò la Commissione
Rettig,
> le Madri di Plaza de Mayo con la loro lotta drammatica ci fornisce un'idea
> dei vuoti che ha lasciato la Commissione Sabato, la continuazione delle
> esecuzioni extragiudiziarie nel Salvador e in Guatemala non possono non
> lasciare almeno in parte la responsabilità ai protagonisti degli accordi
di
> pace, così come coloro che hanno favorito questi tipi di riconciliazione.
>
> Lo spirito di corpo all'interno della commissione unito al suo prolungato
> processo di ordinamento interno manifesta un notorio silenzio di fronte ai
> fatti quotidiani ed è precisamente contro questo silenzio che si esige la
> revisione storica della guerra interna.
>
> L'alleanza corrotta tra la dittatura e i proprietari dei mezzi di
> comunicazione unita all'agire antipopolare di Sendero Luminoso hanno
> facilitato il lavoro all'apparato dello stato peruviano; si è costruita
una
> storia a misura dell'oppressore, si è demonizzato l'avversario per
> legittimare la repressione, per giustificare i crimini di lesa umanità che
> sono stati perpetrati tanto contro gli insorgenti quanto contro la
> popolazione civile non combattente, così come lo fa oggi l'imperialismo in
> Medio Oriente.
>
> Il silenzio una volta ancora è un'arma imprescindibile per l'
> oppressore, per questo il carcere tomba della Base Navale (che alcuni
membri
> della commissione visiteranno, invece di discutere la sua illegale
> esistenza), per questo l'isolamento nelle carceri d'altura, per questo si
è
> chiamata"Rompendo il silenzio" l'operazione di presa della Residenza
> giapponese che culminò con l'esecuzione extragiudiziale dei nostri
compagni
> catturati.
>
> Noi tupacamaristi chiediamo:
> -Un ruolo attivo della Commissione per la Verità nella soluzione e
> attenzione dei problemi di violazione dei diritti umani attualmente nel
> paese, non è possibile soluzione futura mentre si cammina nell'ignominia.
> -Esigiamo che la spiegazione della violenza politica nel paese sia fatta
> indagando sistematicamente ogni aspetto del problema
> -I canali attraverso i quali abbiamo stabilito la nostra relazione con il
> paese durante tutta la nostra storia continuano a rappresentare la nostra
> posizione, così come la nostra Direzione Nazionale prigioniera nella Base
> Navale con Victor Polay e Miguel Rincon, così come il piano rivendicativo
> per la difesa della vita e della libertà dei prigionieri politici portato
> avanti dall'Associazione dei famigliari Micaela Bastidas.
> La rappresentazione della nostra posizione politica e la difesa dei nostri
> diritti umani sono genuinamente rappresentati da questi canali.
>
> Nel nostro cammino per costruire un domani migliore per la grande
> maggioranza del popolo ha costruito una storia splendida che siamo
disposti
> a difendere e rivendicare poiché sopra a questa continueranno ad essere
> costruite le aspirazioni per un orizzonte di giustizia e di libertà.
>
> I prigionieri politici del MRTA di Ica
> Ottobre 2001
> E-mail: pptupacamaristas@hotmail.com
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