Abbiamo vissuto un'esperienza unica di pressione, di solidarietà, di cittadinanza attiva per la risoluzione non-violenta del "conflitto" tra governo dell'Ecuador e i Movimenti indigeni e popolari. A Quito Gianni e Nadia Tarquini, nostri coordinatori della "Comunità Internazionale di Capodarco" e dell'Ass. Intern. "Noi Ragazzi del Mondo", sono stati in prima linea a livello politico, a livello di tam-tam informativo, nell'aiuto logistico ai 10,000 indios rifugiati all'università salesiana, tra cui i nostri ragazzi lustrascarpe del progetto "Muchachos solidarios. Qui in Italia abbiamo fatto da eco ai reportage "in diretta", che l'agenzia di stampa missionaria Misna ha fatto rimbalzare rompendo il muro di silenzio dei mass-media italiani, insieme alle pubblicazioni in internet di Carta (www.carta.org). Abbiamo diffuso capillarmente il documento delle Ong come forma di pressione popolare, di democrazia diretta e partecipativa, con il bel risultato che: "Una missione del ministero degli esteri italiano sarebbe dovuta partire per Quito in questi giorni, per discutere con il governo Noboa della questione del debito estero. Noboa aveva chiesto, durante la sua visita in Italia nella scorsa estate, di trattare direttamente con il governo italiano la questione del debito. La missione però è stata annullata grazie alle pressioni di diverse Ong impegnate nel paese andino, che chiesto al governo di rinviare la visita ufficiale fino a quando non sarà ritirato lo stato d'emergenza e non saranno avviate trattative tra il governo ecuadoriano e gli indigeni. " Le lettere che Gianni ha mandato fino a venerdi le ho pubblicate sul sito
di PEACELINK all'indirizzo:
Il documento delle
Ong e le lettere di sabato e domenica le ho pubblicate su peacelink
all'indirizzo:
Addirittura un lungo articolo dell'Avvenire di mercoledi cita sia Mons. Luna che il diario di sinistra Hoy e cita anche il materiale che gli ho inviato io: "(..) Ieri, 10 ong italiane che lavorano in Ecuador, hanno chiesto al governo di Roma di mettersi in moto, ed hanno denunciato la situazione col crescente impoverimento del Paese per le drastiche misure imposte da Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale. I rapporti diffusi via e-mail documentano violenze ripetute da parte della polizia e un clima generale di intimidazione.(..)" Abbiamo interpellato anche Olivier Depuis, europarlamentare radicale che ha presentato un'interpellanza al Consiglio d'Europa. Misna ha telefonato a Gianni e ha dato in diretta la notizia degli accordi raggiunti, con una testimonianza "in diretta" che Gianni ha scritto via e-mail a mezzanotte. Il nostro comunicato stampa Ainram è stato tradotto anche in francese e inglese. Di fronte alle lotte di liberazione dei popoli delle Andel'Ass. Noi Ragazzi del Mondo ha assunto un ruolo da protagonista (si sono attivate molto anche Monica e Sulami nell'animazione dei 200 bambini della salesiana, e anche P. Giorgio e Asa) sia in Ecuador che qui in Italia: è una riflessione fatta mezz'ora fa da d. Franco qui a Roma dove abbiamo presentato l'esperienza brasiliana. I carissimi Gianni e Nadia ci ringraziano : "Sicuri che le pressioni internazionali hanno aiutato parecchio il difficile dialogo in Ecuador e contribuito al raggiungimento degli accordi, ringraziamo tutti coloro che ci hanno dato una mano per diffondere le notizie e frenare gli abusi dei diritti civili e umani, individuali e collettivi." Dobbiamo davvero riflettere sull'importanza di questo ponte tra popoli che si deve rafforzare sempre più perchè le ingiustizie e le oppressioni planetarie devono continuare a provocarci, a gridare che "un altro mondo è possibile" (come il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre ha testimoniato): questi risultati positivi ci incoraggiano ad andare avanti malgrado tutto , senza limitarci a gridare contro il buio della notte neoliberista ma accendendo luci di speranza e solidarietà. Vi mando i vari materiali. Saluti di pace da Cristiano Morsolin -------------------- Aggiornamento Ecuador 18.00 ora locale (24.00 in Italia) La "Toma del Arbolito" racconto degli ultimi avvenimenti vissuti personalmente a Quito il 7 febbraio del 2001 Subito dopo la firma degli accordi i dirigenti indigeni sono tornati alla salesiana per annunciarli a tutte le persone che con grande coraggio avevano resistito alle pressioni e agli atti di repressione della forza pubblica e che ancora erano accampati nel grande villaggio improvvisato dentro l'Università. Mentre i volontari distribuivano ció che restava immagazzinato alle mamme indigene, ci si preparava al ritorno alle comunità nella convinzione che era stata ottenuta una grande vittoria perchè le questioni di principio e di metodo erano state accettate dal Governo dopo il tentativo fallito di reprimere le voci represse per secoli. In párticolare l'accordo era stato firmato dal Presidente della Repubblica e da Antonio Vargas, poche ore prima arrestato come sovversivo, compattamente appoggiato dalle altre confederazioni indigene e dalla base. Iniziava cosí una marcia pacifica (intorno alle 16.00) che passava davanti al Parlamento e terminava al Parco dell'Arbolito, luogo simbolico perchè da anni sede di ogni protesta india e per questo chiamato territorio indigeno a Quito. Tutto finiva là dove avrebbe dovuto cominciare, in quel luogo particolare dove era stato negato l'accesso il primo giorno del "levantamiento" negando cosí il rispetto per le opinioni del popolo indio. La "toma del arbolito" era pacifica e festosa, tutto il contrario di ció che il Governo aveva voluto far credere facendo circolare voci di terrore, violenze, saccheggi delle case degli "uomini bianchi". C'erano indigeni della "sierra" e dell'amazzonia, donne e bambini, studenti, rappresentanti della società civile e religiosi. Erano migliaia. Insieme hanno cantato l'inno dell'Ecuador, ballato e festeggiato. Tra i cartelli spiccava quello che diceva Auiki (Tikuaña, sindaco indigeno di Cotacachi, vicepresidente dell'AME Associazione delle Municipalità Ecuadoriane, protagonista del dialogo con il Governo) Presidente e Delgado (prorettore dell'Università Salesiana) cardinale. Hanno parlato i tre firmatari dell'accordo ringraziando i manifestanti, le donne e i bambini della salesiana, non dimenticando che il loro pensiero era rivolto non solo agli indigeni ma a tutti i poveri dell'Ecuador, che erano felici di aver bloccato la linea di politica economica del Governo, neoliberista e senza rispetto per i più deboli. La "toma" terminava con il ricordo dei morti: un lungo e commovente minuto di silenzio per i veri protagonisti, insieme alla tenacia di tutti coloro che si erano raccolti nell'Università Salesiana, del dietrofront del Governo e della sua linea dura che stava portando l'Ecuador sull'orlo di una guerra civile. Ora viene la sfida per il futuro: l'integrazione vera, come cittadini, con pari dignità e possibilità, di tutte le popolazioni indigene dentro una democrazia reale e non solo giuridica.
Quito 7 febbraio del 2001 ore 18.00 Gianni Tarquini CICa Capodarco Ecuador
PS il gas è stato fissato a 1,60 dollari a bombola di 15 chili, tra i punti firmati c'è ne uno che stabilisce azioni concrete contro i banchieri falliti per recuperare i loro beni e restituire ai cittadini mai risarciti il denaro perso. -----Mensaje original-----
De: Comunidad Capodarco <anita@accessinter.net> Fecha: Miércoles 7 de Febrero de 2001 2:44 PM Asunto: Firma accordi ECUADOR Alle 14.00 ora locale (le 20.00 in Italia) è iniziata
la cerimonia che sanciva gli accordi tra il Governo dell'Ecuador e i principali
movimenti indigeni del Paese. Intorno allo stesso tavolo erano seduti il Preside
della Conaie Antonio Vargas (arrestato la settimana passata) e il Ministro de
Gobierno Juan Manrique, vari dirigenti indigeni il Ministro di Difesa Ugo Unda e
il Presidente della Repubblica Gustavo Noboa.
Hanno sottoscritto gli accordi:
Santos segretario della presidenza, Pinto vicepresidente e Gustavo Noboa per il
Governo, De la Crus (FENOCIN) Marco Murillo (FEINE) e Antonio Vargas (CONAIE)
per i movimenti indigeni.
Non si conoscono ancora i dettagli. La
bozza era la seguente:
la commissine incaricata di
preparare la bozza di accordo ha steso 22 punti e 4 disposizioni, restano alcuni
dettagli dove non c'è pieno accordo. Se la distanza non sarà
ritenuta incolmabile un incontro tra il Presidente della CONAIE Antonio Vargas e
il Presidente della Repubblica Gustavo Noboa sancirà il definitivo
accordo (nel pomeriggio o nella notte).
I punti elaborati
prevedono:
- congelamento del prezzo della benzina
per un anno e possibilità di prorogare tale misura se la situazione
economica del Paese sarà ancora critica;
- prezzo della bombola di gas di 15
chili da 2 dollari a 1,50 o 1,60 (è uno delle misure ancora in
discussione), più un sistema di distribuzione a prezzi popolari per
comunità povere;
- abbandono della proposta governativa
di reintrodurre il cherosene per uso domestico (misura dannosa per la salute e
l'ambiente che il presidente Noboa aveva proposto per le famiglie più
povere);
- concretizzazione della disposizione
che prevede prezzi dei biglietti dei mezzi pubblici al 50% per anziani, minori
di età e portatori di handicap. Ricordiamo che il trasporto pubblico
funziona attraverso concessioni a privati: questi ultimi non rispettando la
disposizione trasportano solo chi viaggia con biglietti a prezzo
intero;
- riattivazione del Banco del Fomento
per crediti preferenziali , formazione e assistenza tecnica a piccoli
produttori.
Inoltre è stata prevista, dopo la
firma dell'accordo, la scarcerazione di tutte le persone detenute in questi
giorni, l'indennizzazione per le famiglie dei deceduti e i feriti negli scontri,
la restituzione degli alimenti, medicine e documenti requisiti dai
militari.
Gli indigeni accampati nella salesiano hanno
preannunciato una marcia pacifica per le concessioni ottenute, dopodichè
lasceranno Quito per tornare nelle loro comunità.
Il
blocco delle strade dovrebbe cessare in giornata.
Gianni Tarquini CICa Capodarco
Ecuador Quito ore 14.28
Quito, 6 gennaio del 2001 ore
16.00 locali
Come già vi
abbiamo comunicato ieri è stata una giornata tesissima: mentre si stava
riallacciando il dialogo sono arrivate le notizie dei morti a Tena - Napo (4
indigeni, di cui 1 o 2 minori di età) e svariati feriti. La tensione si
è alzata e si è stretto intorno alla salesiana un cerchio che
impediva l'accesso a chiunque mentre iniziava il lancio di lacrimogeni dentro
l'università e fuori contro chi esprimeva simpatia per gli indigeni.
Noi, con gli amici di CONFIE e altre associazioni
locali, dovevamo portare dentro alcuni aiuti raccolti: medicine, cotone, sali
per la reidratazione e la donazione di tutti i lunedí del Supermercato
locale (che il gruppo comunitario di Capodarco di Carcelen aveva deciso di
offrire alle persone accampate nella salesiana). Sembrava impossibile ma siamo
stati fortunati perchè io mi trovavo dentro. Abbiamo adottato una tattica
nonviolenta: padre Giorgio da fuori mi ha passato i sali e il cotone attraverso
alcune sbarre, io le ho prese, con l'aiuto di studenti e indigeni, per
consegnarle ai volontari che si occupano dell'aspetto sanitario. La camionetta
con i viveri, con Sonia, Sulami e Julia, è invece passata attraverso un
ingresso posteriore dove le suore marianiste hanno la loro casa
provinciale.
Monica ha passato la domenica dentro
l'università con alcuni amici (es. Cristian di ASA che è stato a
Rio de Janeiro) per giocare con i bambini.
Sulami, io e Nadia facciamo parte della commissione
coordinatrice (e raccolta dati, informazioni e bisogni) del gruppo di
Associazioni che sta portando solidarietà agli indigeni (alle 17,30
abbiamo la prossima riunione).
Alle 16.00 di ieri i militari hanno fatto una prova di
sgombero con l'intervento della polizia a cavallo e il lancio di lacrimogeni:
eravamo lí io, Nadia e Isa Giunta del CRIC. Ci hanno caricato insieme ad
altri simpatizzanti mentre, dalla piazzuola antistante la sede di Abya Yala (al
lato dell'ingresso principale della salesiana, sede della libreria e la casa
editrice fondata dai salesiani e che ha pubblicato approfonditi studi di
antropologia, politica, teologia della liberazione ecc.) issavamo cartelli
solidarietà e invitavamo le macchine di passaggio a suonare, con grande
risultato.
Pochi minuti prima alcuni poliziotti a cavallo, mentre
caricavano, avevano calpestato due persone.
Durante la mattinata era arrivato mons. Corral, vescovo
di Riobamba, amico di Capodarco e successore di Proaño. E' rimasto
l'intera gionata con i dirigenti del Movimento. Si è proposto come
interlocutore con il Governo per riallacciare i dialoghi.
Mons. Arregui, vescovo di Ibarra e Segretari della
Conferenza Episcopale Ecuadoriana, è intervenuto su Radio la Luna
sostenendo la necessità di tranquillizare gli animi e appoggiando la
dichiarazione del premio Nobel Rigoberta Menchù che ha interpretato come
un invito agli indigeni a cessare le proteste e i blocchi delle strade, mentre
giustificava il Governo che avrebbe il dovere di mantenere l'ordine e di
permettere la libera circolazione soprattutto di chi sta perdendo la
possibilità di trasportare i prodotti di esportazione (es. i fiori per le
vendite di San Valentino).
Oggi sembra che il dialogo tra le parti si sia
riallacciato: il Presidente della repubblica Gustavo Noboa ha accettato di
riunirsi con i dirigenti del movimento Indigeno dopo che le commissioni
incaricate si saranno riunite e avranno previsto le concessioni che potranno
essere firmate. Intanto nella salesiana la calma si è ristabilita. Il
tutto nonostante arrivino ancora notizie delle tristi conseguenze degli scontri
di ierie: un ulteriore morto nella provincia del Tungurahua.
Gianni Tarquini CICa Capodarco Ecuador 6 di
gennaio del 2001, Quito.
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