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A proposito di Pio Laghi



Ciao!,
Allego questa riflessione di Tiziano Tissino, dei Beati Costruttori di pace di Pordenone, per gli amici/e della lista America Latina di Peacelink.
Abbracci di pace
Cristiano Morsolin
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La settimana scorsa, abbiamo appreso che il card. Pio Laghi (che, per chi
non lo sapesse, fu Nunzio Apostolico in Argentina al tempo della dittatura
e dei "desaparecidos", decisamente schierato a fianco dei militari, che
lottavano per difendere Dio e la Patria) era stato chiamato a presiedere la
processione alla Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, una processione
tradizionale che anche quest'anno ha richiamato 25.000 persone.

Abbiamo pensato che non fosse giusto far passare sotto silenzio una simile
presenza e così abbiamo deciso di andare a volantinare: qui sotto troverete
il resoconto di quel che è successo e il testo del volantino che stavamo
distribuendo.

(P.S.: c'è qualcuno che può forwardare questo messaggio sulla lista
'America Latina' di Peacelink?)

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Ieri pomeriggio,  con una brillante operazione di 'intelligence', i
carabinieri di Motta di Livenza sono riusciti a neutralizzare un pericoloso
gruppo di pacifisti e ad impedire che questi portassero a termine il loro
truce disegno: sconvolgere le coscienze dei fedeli presenti alla
processione con la diffusione di un volantino inneggiante alla giustizia e
alla verità.

Gli attivisti, qualificatisi come membri dell'associazione "Beati i
Costruttori di Pace", avevano iniziato a distribuire il loro volantino sui
parabrezza delle macchine parcheggiate tutto intorno alla città, ma grazie
alla collaborazione della Protezione Civile, sono stati rapidamente
intercettati dai Carabinieri e trasferiti presso la locale caserma
dell'Arma, dove sono stati trattenuti fino al termine della processione.

La reputazione della Madonna è salva; quella del cardinale Pio Laghi pure.

Che poi tutto questo sia avvenuto calpestando il diritto di libera
espressione e di manifestazione, con modalità che sembrebbero integrare, da
parte delle forze dell'ordine, i reati di abuso d'ufficio, sequestro di
persona, falso ideologico, beh, che volete che sia: sarà mica il caso di
rischiar di scatenare un incidente diplomatico con il Vaticano solo per far
contenti un gruppo di ragazzini?

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Sabato scorso, alla vigilia della processione, siamo andati a parlare con
il padre guardiano del convento dei francescani a Motta: gli abbiamo
assicurato che non era assolutamente nostra intenzione creare problemi di
ordine pubblico, ma solo di far sì che i fedeli potessero rendersi conto di
chi era quel prelato sconosciuto ai più. Con lui abbiamo concordato che ci
saremmo limitati a fare il volantinaggio nei parcheggi: nessun disturbo per
chi voleva seguirsi la manifestazione, e poi - la sera - con calma la gente
si sarebbe letta il volantino.

Da parte nostra, abbiamo rispettato l'impegno: verso le 16.30 abbiamo
iniziato il volantinaggio nei parcheggi, evitando la zona della
processione. Ma questo non è bastato alle forze dell'ordine. Gli uomini
della protezione civile, in un paio di casi, ci hanno diffidato dal
continuare il volantinaggio; a due ragazze hanno perfino detto che avevano
ricevuto ordini di impedire qualsiasi manifestazione, "con le buone o con
le cattive".

Noi, coscienti di non compiere alcun reato, abbiamo continuato il
volantinaggio, riuscendo a distribuire circa 700 delle 1000 copie che
avevamo con noi, finché quattro dei nostri sono stati raggiunti dal
comandante della stazione dei Carabinieri: "Posso vedere i vostri
documenti?" Per che motivo, abbiamo chiesto. "Per un controllo", è stata la
risposta.

Proprio in quel momento, sono sopraggiunti due nostri amici, che non
avevano partecipato al volantinaggio. Ci hanno salutato. Il carabiniere ci
ha chiesto chi fossero e glielo abbiamo spiegato, ma non è servito a
granché: anche a loro sono stati chiesti i documenti... Infine, sono
arrivate le due ragazze che stavano volantinando in un'altra zona della
città, ed anche a loro sono stati chiesti i documenti.

Anche se nessuna contestazione ci è stata ufficialmente avanzata, era
chiaro che l'obiettivo dei Carabinieri era di impedirci di proseguire il
volantinaggio. Uno di loro ci ha detto che era nostro diritto
volantinare... ma che non potevamo allontarci finché non ci restituivano i
documenti!

Dopo una mezz'oretta di attesa, siamo stati invitati a trasferirci presso
la Caserma dei Carabinieri, dove ci sarebbe stato fatto il "verbale di
accompagnamento [...] per accertamenti relativi alla propria identità
personale". Nel verbale è stato scritto che "sorgevano dubbi" sulla nostra
identità personale e che c'era "l'assoluta necessità di accertare con
esattezza le [nostre] generalità". Ovviamente "da accertamenti eseguiti" è
emerso effettivamente che noi eravamo noi e quindi siamo stati rilasciati
senza nessuna accusa, ed anzi con un caloroso saluto.

L'atteggiamento personale delle forze dell'ordine nei nostri confronti è
stato squisito: dobbiamo anzi dire che, per noi, è stata anche una buona
occasione per fraternizzare e raccontare anche a loro qualcosa su Pio
Laghi. Ciò non toglie che simili procedure ci sembrano indegne di uno stato
che si proclama Stato di Diritto. Se non abbiamo compiuto alcun reato,
perché siamo stati sequestrati, pardon, accompagnati in caserma? E se reati
c'erano, perché non ci sono stati contestati? Chi ha dato l'ordine di
impedirci a tutti i costi di manifestare, anche se era del tutto evidente
che non stavamo creando alcun problema di ordine pubblico? Sono domande che
non vorremmo restassero senza risposta.

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Di seguito il testo del volantino che abbiamo diffuso.


A proposito di Pio Laghi*

Nei giorni scorsi, la stampa ha dato molto rilievo alla minaccia di
manifestazioni contro il cardinale Pio Laghi da parte di pacifisti
contestatori. Sappiamo che ciò ha preoccupato molto i frati francescani e
ne siamo dispiaciuti. Non è nostra intenzione, lo abbiamo detto fin
dall’inizio, contestare né la Chiesa, né gli organizzatori della
processione. Al tempo stesso, la presenza del cardinale Pio Laghi non può
essere passata sotto silenzio.

Ai più, il nome di Pio Laghi non dice niente; eppure sono molte le
testimonianze, tra cui quelle di parecchi religiosi, che lasciano dubbi
inquietanti sul ruolo da lui svolto, mentre era Nunzio Apostolico in
Argentina, a sostegno della dittatura in una delle più sanguinose pagine
della storia di quel paese.

Non spetta a noi, né ci interessa, giudicare la coscienza altrui. A questo
penserà Dio, nella Sua infinita misericordia. Non ci interessa né
condannare né chiedere vendetta. Crediamo nel valore della riconciliazione,
ma questa può passare solo attraverso l’accettazione della verità e non
attraverso la sua rimozione. Non fa piacere dirlo, ma la figura di Pio
Laghi resta emblematica di una Chiesa schierata dalla parte degli
oppressori anziché degli oppressi.

E’ notorio che Pio Laghi è stato amico intimo del generale Massera, membro
della Giunta Militare. E’ molto difficile credere quindi che non sapesse
che i militari in quegli anni erano impegnati in una “sporca guerra” contro
i movimenti popolari che rivendicavano pace e giustizia sociale, una guerra
che causò oltre 30.000 “desaparecidos”, per non parlare degli innumerevoli
casi di omicidi, torture e stupri.

Non poteva non sapere. Ma tacque. E cercò di far tacere anche quanti,
dentro e fuori la Chiesa, denunciavano quel che stava avvenendo. Non solo
lavorò attivamente per smentire le innumerevoli denunce dei familiari delle
vittime del terrorismo di Stato e i rapporti di organizzazioni nazionali e
internazionali per i diritti umani, ma si spese per fornire una copertura
ideologica alla dittatura, impegnata - a suo dire - a debellare il
comunismo ateo che minacciava Dio e la Patria.

Chissà, forse Pio Laghi e buona parte dell’episcopato argentino pensavano
che la vita di qualche migliaio di persone fosse un prezzo accettabile per
difendere i privilegi della Chiesa, quando davano istruzioni ai cappellani
militari non solo di coprire col silenzio esecuzioni e torture ma anche di
confortare spiritualmente gli autori di quei crimini. Se così fosse, si
saranno accorti che in questo modo stavano seguendo le orme di Caifa e del
Sinedrio, che non si fecero alcuno scrupolo a mandare a morte Gesù Cristo
pur di difendere il loro potere?

Crediamo che la Chiesa debba inserire, fra le pagine del suo ‘mea culpa’,
anche il sostegno che troppe volte nel passato ha fornito al potere. Il
popolo di Dio in America Latina ha dato al mondo martiri come mons. Oscar
Romero e limpidi testimoni di fede come dom Helder Camara e mons. Samuel
Ruiz. Ma questo non può far dimenticare tutte le volte che la Chiesa ha
taciuto o peggio ancora si è schierata esplicitamente dalla parte del potere.

Il Vangelo ci chiede una inequivocabile scelta di campo a favore dei
poveri, ci chiede di impegnarci fino in fondo per la giustizia, per la
dignità, per la vita di ogni uomo e di ogni donna. Come può la Chiesa porsi
quale testimone credibile di questo Lieto Annunzio, se non trova il
coraggio e la forza di fare i conti con la propria storia?

Come potremo implorare l'ascolto di Maria nostra Madre, che ha visto suo
Figlio appeso alla croce, se non diamo ascolto noi per primi al dolore
delle Madres di Plaza de Mayo, che da vent’anni reclamano giustizia per i
loro figli “desaparecidos”? Come potremo chiedere la Sua intercessione se
noi per primi non prendiamo fino in fondo le distanze dalle strutture del
potere economico, politico, militare e religioso che - così come duemila
anni fa ha messo a morte Suo Figlio - ancor oggi crocifigge l’esistenza di
gran parte dell’umanità?

Beati i Costruttori di Pace - gruppo di Pordenone

* le informazioni sul ruolo di Pio Laghi nella repressione in Argentina
sono tratte da una serie di articoli pubblicati da “Adista” nel maggio
1997, in occasione di una circostanziata denuncia penale contro Pio Laghi
presentata dall’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo all’allora
ministro della giustizia Flik. Da quel che ne sappiamo, la denuncia non ha
avuto seguito, grazie all’immunità garantita ai cardinali dal Concordato.
L’intera documentazione è reperibile su Internet all’indirizzo
http://www.ecn.org/asicuba/articoli/madres.htm
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Tiziano Tissino
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e-mail: tissino@tin.it
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... la gente non sarà guidata dalla macchina, né programmata dal computer,
né comprata dal supermercato, né guardata dal televisore (Edoardo Galeano)