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Diario dal Chiapas: Gli zapatisti e le votazioni



Gli zapatisti e le votazioni


Eccomi di nuovo, come promesso, a continuare il racconto lasciato in 
sospeso il 27 agosto.

Partirei dall'argomento dell'ultimo messaggio, che era rimasto in 
sospeso, nel quale dipingevo il quadro del clima post elettorale.
Nel fare la lista di alcuni esempi delle irregolarità elettorali già 
elencate in precedenza, mi pare di aver dimenticato un episodio troppo 
importante perché sia omesso.
· In un municipio denominato Totolapan sono state sospese le elezioni a 
causa di disordini e atti di violenza scoppiati fra simpatizzanti del 
PRI e PRD, culminati con il furto delle urne elettorali. Non mi 
sembrava una notizia da poco!

Una volta passata l'euforia della vittoria per le attese di 
cambiamento, tutti gli organi di stampa ora cercano di fare analisi, 
previsioni, dichiarazioni. Finalmente si dà risalto ad un fatto che 
pare che resterà un precedente storico. La vittoria è stata solo del 
5,6%. Più del 50% della popolazione non ha votato, e nelle zone a 
prevalenza zapatiste hanno votato solo i priisti. Qualcuno fa notare 
che il nuovo governatore del Chiapas dovrà iniziare la sua gestione con 
un Congresso per la maggioranza di opposizione. Il PRI, infatti, ha 
conservato 26 dei 40 deputati, mentre gli altri sono suddivisi in 
piccolissimi gruppi fra i partiti dell'Alleanza pro Chiapas, che però 
già si stanno rinfacciando un peso di tipo diverso. Potrebbero presto 
cominciare lotte di potere al suo interno. Fra i gruppi dell'Alleanza, 
inoltre, stanno già venendo a galla le divergenze ideologiche 
esistenti. Il PRI continua dunque a d essere la prima forza politica e 
nessuno pensa che resterà con le mani in mano. I punti di vista sono 
quindi contrastanti sul fatto che queste votazioni possano portare 
veramente ad un cambiamento, ma la maggior parte dei mezzi di 
informazione preferisce ignorare quest'aspetto. Persino a me non sfugge 
che la stampa ed i mezzi televisivi che danno maggior enfasi ai 
cosiddetto "Cambio", siano proprio quelli che fino ad ieri erano 
completamente schierati dalla parte del PRI. I giornalisti si fanno in 
quattro per registrare interviste e dichiarazioni di opinionisti e 
storici messicani, di personaggi politici, o del mondo della Chiesa, 
come il Vescovo Don Felipe Arizmendi che riceve la visita del Premio 
Nobel per la Pace Rigoberta Menciù proprio per commentare i risultati 
elettorali. E' ripreso dalle telecamere il vecchio Don Samuel Ruiz, che 
tanto peso ha avuto nella storia del Chiapas degli ultimi quarant'anni, 
venuto a San Cristobal apposta per votare. Tutti guardano al 
cambiamento con speranza e aspettano il riannodarsi del dialogo fra 
Governo ed EZLN.
Solo gli zapatisti restano in silenzio e stanno a guardare cosa succede.
Dopo la dichiarazione, che il subcomandante ha firmato il 19 giugno, 
non è ancora uscito nessun nuovo comunicato zapatista e c'è il silenzio 
totale. Autorità federali, partiti politici e legislatori chiedono 
insistentemente all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale di dare 
a conoscere la sua posizione rispetto ai risultati elettorali, sia 
presidenziali sia statali. Qualche dirigente di partito dichiara che, 
ora che è cambiato lo scenario politico, l'EZLN ha l'obbligo di far 
conoscere la sua posizione, visto che non ha più alcun pretesto per non 
dialogare con il governo. Rileggendo recentemente il comunicato del 19 
giugno, mi sono resa conto più che mai che nulla c'è da aggiungere a 
tale dichiarazione, indipendentemente dai risultati. E' considerevole 
inoltre il fatto che il nuovo governo entrerà in carica solo il 
dicembre prossimo, e nel frattempo continua a tenere pieni poteri il 
vecchio. Fino a quando passi concreti di cambiamento non diverranno 
tangibili, qualunque dichiarazione d'intenti dei vincitori non appare 
altro che un prolungamento delle promesse elettorali. Al momento 
inoltre tutto si può dire tranne che lo scenario politico sia cambiato.
Nel suo comunicato, Marcos diceva, già prima delle elezioni 
presidenziali, che gli zapatisti continuano ad aspettare il rispetto 
degli accordi di Sant'Andres e segnali chiari, da parte del governo 
attuale o del successivo di un impegno serio per la soluzione del 
conflitto. Aveva garantito che, in occasione delle elezioni, non ci 
sarebbero stati atti di sabotaggio o altro tipi di ostacoli alle 
installazioni delle cabine elettorali nelle zone zapatiste. Salvo 
restando che loro non avrebbero fatto propaganda o suggerito preferenze 
per nessun candidato o partito.
Così scriveva:
"… Per gli zapatisti la democrazia è molto più della contesa elettorale 
o l'alternanza al potere…… Invitiamo in ogni caso chi vede nelle 
elezioni una possibilità di lotta, a lottare in questo terreno e con 
questo mezzo, ed a difendere il voto……. Pensiamo che le elezioni 
rappresentino per le persone uno spazio di lotta degno di tutto 
rispetto, ….ma affermiamo che la democrazia elettorale non è tutta la 
democrazia, ma è parte importante di essa…non siamo contrari alle 
elezioni… …non siamo contrari ai partiti, anche se abbiamo critiche da 
rivolgere a qualunque partito.
Il tempo elettorale non è il tempo degli zapatisti……soprattutto per la 
nostra affannosa ricerca di un nuovo modo di fare politica, che poco ha 
a che fare con l'attuale. …Ci piacerebbe trovare una politica che vada 
dal basso verso l'alto, una in cui "comandare obbedendo" sia più di una 
parola d'ordine, una in cui il potere non sia l'obiettivo, una in cui 
"Referendum o plebiscito" siano qualcosa di più che parole di difficile 
ortografia……"
Fa anche un attacco alla parzialità e faziosità degli organi di stampa 
ed in particolare della televisione per come ha condotto la campagna 
elettorale totalmente di parte e manipolando in modo scandaloso ogni 
notizia. Io stessa ho potuto notare il cambiamento del tono dei 
notiziari televisivi fra il pre e post elezioni. Improvvisamente, 
sembravano tutti dell'opposizione e festeggiavano la vittoria, mentre 
fino a poche ore prima si dichiaravano del e per il PRI. Mi viene in 
mente un commento di un tassista quando mi ha detto "….. quelli del PRI 
hanno perso le votazioni, ma si stanno già riciclando".
Non so se Marcos, dal suo segreto eremo, abbia la possibilità di vedere 
la TV. Certamente se l'ha visto, non gli sarà piaciuto il documentario 
che è stato mandato in onda da Tele Azteca quando ormai la vittoria 
dell'opposizione sembrava fuori discussione. Io stessa, per quel poco 
che conosco e che ho visto, mi sono arrabbiata per il falso storico che 
veniva raccontato. Un filmato sull'insurrezione zapatista del 1994, dai 
primi giorni ai giorni nostri, comprese alcune immagini girate a La 
Realidad all'accampamento civile per la pace, proprio durante i giorni 
della mia permanenza. Ho capito perché gli zapatisti non accolgono 
volentieri i giornalisti. La storia era stata tutta stravolta. Si 
affermava che da qualche anno c'era stata una tregua unilaterale da 
parte del governo e in sostanza lasciava ad intendere che i militari 
erano lì per impedire disordini perché gli zapatisti non rispettavano 
il "cessate il fuoco". Secondo tutti gli storici non di parte, tutte le 
organizzazioni che difendono i diritti umani e, come ampiamente 
documentato dal centro di ricerca Economica e Politica, gli zapatisti, 
dopo quei pochi giorni del 1994, non hanno più sparato un solo colpo. 
Chi invece ha violato ripetutamente il cessate il fuoco è stato 
l'esercito messicano. Per chi ne ha la possibilità, sono consultabili 
documenti storici e mappe, facilmente leggibili anche per chi non 
domina la lingua spagnola, al sito www.ciepac.org. Cliccando su mapas, 
tra le altre, una è intitolata appunto "ROPTURAS DEL CESE AL FUEGO" e 
mostra tre interventi dell'esercito contro la popolazione inerme con un 
saldo di 10 morti e due feriti.
Per concludere vorrei citare al completo la chiusura del documento di 
Marcos sulle votazioni "

"Fratelli e sorelle
Questa ora non è la nostra ora. Lo sarà un giorno. Quando ci sarà pace 
e rispetto delle popolazioni indigene. Quando la democrazia sarà andata 
più in la di un calendario elettorale. Quel giorno il Messico non sarà 
democratico solo per gli zapatisti, ma anche per loro. Quel giorno non 
staremo litigando per un posto parlamentare, ma staremo camminando a 
fianco di milioni di donne e uomini che come noi lottano 
per….Democrazia!…. Libertà!….Giustizia!"

Vi lascio con il sapore di speranza di queste parole.

A presto Maria Nina