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In passato erano i candidati a pagare gli elettori perche' votassero per loro,
ora sono gli elettori ad offrirsi. e' quanto emerge dall'articolo che metto in
circolazione. Per chi ancora avesse illusioni la democrazia statunitense piega
ormai verso la pltocrazia o la dollarocrazia.
Ognuno faccia le sue considerazioni in merito.
BUONA LETTURA
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"LA REPUBBLICA"
Giovedì, 31 Agosto 2000"
//ESTERI:
.Un dollaro per il mio voto. così si compra un'elezione
Usa, creato un sito Internet per la compravendita dei suffragi. Washington
tenta di chiuderlo
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - Concittadini! Elettori! Basta con i pacchi di pasta alla Achille
Lauro e le promesse vacue: è arrivato il momento di vendere in contanti il
nostro voto ai politicanti. Siamo onesti e facciamo come loro, facciamoci
pagare. Se tutto è in vendita, nella .nuova politica. abbandonata dalle idee e
conquistata dai soldi, anche il voto dell'elet-
tore deve avere un prezzo e poter essere apertamente venduto. Da oggi, la
democrazia è all'asta, in un nuovo sito Internet dove singoli cittadini o
gruppi possono offrirsi al migliore offerente, per ora purtroppo soltanto in
America. .Sposiamo la democrazia al capitalismo, invoca il sito che osserva:
.La politica è ormai soltanto business eppure il popolo sovrano è l'unico che
non fa profitti.. La vecchia retorica del .one man, one vote., una persona, un
voto, deve aggiornarsi.
One man, one dollar. Passiamo alla cassa prima di passare al seggio.
Scandalosamente onesto, scandalosamente provocatorio, il nuovo sito web aperto
per mettere la democrazia all'asta, www.voterauction.com, nasce
dall'immaginazione polemica di un giovane professore di scienze politiche
americano di origine austriaca, Baumgartner. Da qualche tempo ormai, aveva
notato che sul sito di e.bay, la casa d'aste elettronica dove tutti cercano di
vendere tutto a tutti, cominciavano ad apparire offerte di voti in saldo e
Baumgartner ha avuto l'idea di creare una .casa. dedicata esclusivamente alla
compravendita della democrazia.
Il ministero della Giustizia americano non ha apprezzato e ha subito fatto
chiudere il sito, ma nell'universo fluido e sgusciante della nuova economia non
è facile .chiudere. nessuno.
.Voterauction., che significa .elettore all'asta., ha prontamente riaperto
grazie a capitali di ventura austriaci, quindi con sede sociale a Vienna. .E
voglio vedere se politicanti come Clinton, che affittava per una notte la
camera da letto di Lincoln alla Casa Bianca ai suoi finanziatori, come Gore che
andava a spillare quattrini anche ai poveri monaci buddisti o come Bush che
incassa miliardi dalle case farmaceutiche per tenere alti i prezzi delle
medicine, avranno la faccia tosta di attaccarmi., dice Baumgartner.
Finora, non hanno osato farlo.
C'è dunque, palesemente, un'intenzione provocatoria in questa iniziativa, c'è
la rabbia di un cittadino che deve assistere all'osceno trionfo tacitiano del
.venalia cuncta., del tutto è in vendita, senza poter fare altro che esprimere
il proprio disgusto con l'astensione e il disinteresse. Alle elezioni
presidenziali americane partecipa ormai soltanto il 49 per cento degli elettori
e alle politiche non più di un terzo: .Farsi pagare per votare potrebbe essere
un modo per riattizzare l'interesse dei cittadini americani al voto e per far
lievitare la ormai vergognosa partecipazione elettorale., dice serio il
banditore della democrazia all'asta.
E questa inedita .Sotheby's. democratica non è uno scherzo. I cittadini che
mettono in vendita il proprio suffragio devono sottoscrivere un contratto con
il politico compratore, citando nome, cognome e luogo di voto, per assicurare
all'acquirente che non cambieranno idea nel segreto dell'urna. Il prezzo
naturalmente varia, secondo il peso di quel collegio elettorale e l'incertezza
della corsa: sfogliando il sito, si vede che i prezzi vanno dai 12, miserabili
dollari offerti nell'Oregon ai votanti in vendita (25mila lire) ai 500 dollari,
un milione, battuto in California, Stato elettorale cardine e conteso, per un
gruppo che ha garantito 20 voti. Il mercato dei suffragi risponde alla classica
legge della domanda e dell'offerta e le cifre non sono stravaganti nè calcolate
a caso: in media, un candidato spende 22 dollari, 50mila lire a voto, nella sua
campagna, tra comizi, spot, congressi, volantini e telefonate. Perchè allora
non eliminare gli intermediari, liberare la televisione da idioti e invadenti
.caroselli. politici e dare dollari direttamente agli elettori? Perchè soltanto
i ricchi devono avere il diritto di .comperarsi. la democrazia?
A chi si scandalizza, Baumgartner ricorda che quella di .pagare il voto. è una
antica e ben praticata tradizione, nelle democrazie occidentali e non sarà un
elettore italiano a smentirlo. George Washington, futuro generale
rivoluzionario e primo presidente degli Stati Uniti, vinse la sua prima
elezione per un modesto seggio locale nel 1757 regalando bottiglie di vino ai
votanti che, grati e alticci, lo elessero trionfalmente. Ancora oggi, nei
ghetti e nelle comunità più povere, i partiti forniscono ai Pastori delle
Chiese mazzette di contanti per il .walking money., il danaro da passeggio, che
loro distribuiscono ai fedeli per strada, in cambio di promesse di voto. La
a conti fatti, mille miliardi di lire, tra contributi occulti e palesi, diretti
e indiretti a Gore e Bush versati nelle loro casse da finanziatori che
certamente si attendono qualche piccola cosa, in cambio dei miliardi che
sborsano. I candidati non lasciano trascorrere giorno senza chiedere elemosine
ad aziende, lobbies o ricchi amici, perchè .il danaro è il latte materno della
politica., come avvertiva gi… Lyndon Johnson. Un biberon anche per i cittadini
elettori, dunque.
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PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus@libero.it
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