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ECUADOR: 1° Incontro di Solidarietà con l'Ecuador
- To: (Recipient list suppressed)
- Subject: ECUADOR: 1° Incontro di Solidarietà con l'Ecuador
- From: "Comit. Int.sta Arco Iris" <ale.ramon@numerica.it>
- Date: Fri, 23 Jun 2000 14:14:51 +0200
DIAMO ALI ALLA SOLIDARIETA' CON L'ECUADOR
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Sabato 24 giugno 2000 - ore 10:30 - Firenze, Via Alamanni 7
Presso il Dopolavoro Ferroviario [zona Stazione FFSS S. Maria Novella]
1° INCONTRO DI SOLIDARIETA' CON L'ECUADOR
La recente visita in Italia della Confederazione delle Nazionalità Indigene
dell'Ecuador, più esattamente di Rosa Alvarado, dirigente nazionale per la
Salute, hanno imposto riflessioni di vario tipo sul significato della
globalizzazione, sulle responsabilità dell'Occidente per ciò che avviene
nel sud del mondo, sulle responsabilità delle multinazionali per i danni
recati al patrimonio biogenetico della Terra oltre che sulle stesse
popolazioni ecc... Di fronte alla resistenza dei Popoli dell'Ecuador,
crediamo non sia possibile rimanere indifferenti.
Per raccogliere l'appello della CONAIE ad una solidarietà concreta verso i
Popoli e le Nazionalità Indigene dell'Ecuador, ci troveremo quindi a
Firenze. Per analizzare, discutere e inventare insieme la Solidarietà, per
dare Ali alla Solidarietà con l'Ecuador.
Comitato Internazionalista Arco Iris
23 giugno 2000
Vi inviamo a seguire la notizia dell'arresto della presidentessa del
sindcato degli insegnanti dell'Ecuador (con l'appello dello stesso
sindacato) e un testo di Luis Macas (ex presidente della CONAIE) sulla
concezione indigena del Potere.
Appello dal Sindacato degli Insegnanti
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Dopo 6 settimane di blocco totale della propria attività, il sindacato
degli insegnanti (la UNE, ovvero l'Unione Nazionale degli Educatori
dell'Ecuador) ha organizzato, nella giornata del 21 giugno, una grande
marcia attraverso la città di Quito.
Le rivendicazioni degli insegnanti poggiavano e poggiano su una piattaforma
costituita da due punti:
- La rivalutazione del salario del corpo docente (rimasto invariato dagli
inizi del 1999) ad un salario minimo di 100 dollari statunitensi (l'attuale
stipendio di un insegnante è in media di 53 dollari, mentre il paniere
basico familiare di sussistenza è di 120 dollari).
- La sospensione della nuova legge sull'educazione che in modo dissimulato
privatizza l'educazione e direttamente toglie sicurezza sociale e diritti
sindacali agli insegnanti.
La UNE in precedenza aveva proposto una Legge che si basava sulla
democratizzazione del sistema educativo e su meccanismi che obbligassero il
governo di turno a compiere con il mandato costituzionale che prevede che
lo stato destini il 30% del proprio bilancio preventivo all'educazione (il
governo attuale, per quest'anno, destina circa il 7%).
Una volta conclusasi la marcia, verso le 20:00 di sera, nella città di
Quito si è assistito ad un operativo delle forze di polizia, operativo
degno delle "migliori" dittature latinoamericane.
Decine di poliziotti, appartenenti ai gruppi d'elite della Forza Pubblica
(Gruppi Operativi Speciali), facevano irruzione negli uffici della Unione
Nazionale degli Insegnanti (UNE).
L'operativo, appoggiato da varii veicoli delle forze di polizia, si
realizzava con estrema violenza, causando danni ai veicoli parcheggiati
nelle vicinanze dei locali della UNE. All'interno dei locali, poi, venivano
utilizzati i gas lacrimogeni e gli insegnanti venivano aggrediti
(all'interno della UNE si era appena concluso il Consiglio Nazionale della
UNE stessa).
Le stesse forze di polizia provvedevano poi all'arresto della professoressa
Aracely Moreno Silva (attuale presidentessa della UNE), in piena violazione
dello status di immunità parlamentare di cui gode la professoressa Moreno,
in qualità di diputata del Parlamento Nazionale dell'Ecuador.
La lista degli insegnanti arrestati in tutto il paese, soprattutto dei
dirigenti della UNE, si allunga.
A partire da ieri, 22 giugno, 300 insegnanti della UNE sono entrati in
sciopero della fame.
La UNE invita quindi a protestare per l'arresto di Aracely Moreno,
soprattutto coloro che non credono che l'educazione sia un affare
commerciale ma un diritto umano e coloro che rifiutano le azioni
autoritarie, proprie delle dittature. Quindi la UNE invita tutti ad inviare
messaggi dove si esiga l'immediata libertà per i dirigenti della UNE
arrestati, scrivendo ai seguenti indirizzi:
Dr. Gustavo Noboa, Presidente del Ecuador
E-mail: vpre@uio.telconet.net
Per conoscenza: Unión Nacional de Educadores
E-mail: une@accessinter.net
Il Potere nella visione del Movimento Indigeno*
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* da uno scritto di Luís Macas [presidente della CONAIE fino al 1996]
Il processo mediante il quale il Movimento Indigeno Ecuadoriano è andato
consolidando le proprie posizioni politiche ed il proprio progetto di lungo
periodo, parte dalla mancanza di comprensione e dalla cecità dello Stato e
della società in generale, nel senso che noi Popoli Indigeni non esistevamo
come entità diverse e per tanto non avevamo il diritto a vivere la nostra
diversità.
Per tale ragione, negli ultimi dieci anni abbiamo puntato all'obiettivo
strategico per il Movimento Indigeno, di far sentire la nostra presenza
storica, viva, con proposte di portata nazionale che coinvolgessero altri
settori della società ecuadoriana, senza mettere da parte le richieste
propriamente nostre.
C'è un processo di lotta nel Movimento Indigeno che va da come migliorare
le condizioni di vita all'interno delle comunità fino a quelle di
cambiamento radicale del sistema sociale ed economico imperante.
Siamo stati testimoni in questi ultimi tempi del confronto diretto con lo
Stato, un confronto in cui il Movimento Indigeno è stato l'unico settore
organizzato che ha interpretato e catalizzato le richieste della
maggioranza del popolo ecuadoriano, può quindi dirsi che il Movimento
Indigeno ha effettivamente guadagnato un ruolo di leadership, di
protagonista e di interlocutore valido di fronte allo Stato, di fronte al
potere.
Questa situazione ci porta a considerare il progetto politico del movimento
indigeno che si era delineato prima del 1990 (durante la sollevazione del
Inti Raymi) e che si è consolidato negli ultimi tempi.
In questo progetto politico il nostro orizzonte è quello di cambiare
profondamente e radicalmente le strutture dello Stato Ecuadoriano, e le
forme attraverso le quali lo Stato e le sue classi dominanti hanno imposto
il loro potere all'insieme della società.
Il Movimento Indigeno ha sempre avuto chiaro il significato di potere.
Gli avvenimenti di gennaio possono essere compresi solo attraverso una
visione che comprenda gli importanti processi politici di questo ultimo
decennio. Sempre abbiamo avuto una visione che comprende la storia come
parte dei grandi cicli del tempo, e che sostenta la nostra stessa
cosmovisione.
Per essere potere è necessaria una concezione previa del potere, e per il
movimento indigeno il potere radica nelle comunità, nella capacità reale ed
effettiva che hanno le nostre organizzazioni di base, il comune, il centro,
la cooperativa, ecc.. di decidere in modo sovrano, indipendente,
partecipativo, giusto ed etico, il destino di ogni popolo, di ogni persona.
Qui radica l'essenza del potere.
Quello che il Movimento Indigeno ha sempre proposto è una costruzione dalle
basi, dalle fondamenta, il potere. Non è una idea nuova. Adesso dicono che
gli indios volevano prendere il potere, però questo non coincide
nell'assalto al Parlamento Nazionale o al palazzo di governo.
In realtà questi sono meccanismi, non per prendersi il potere, ma per
aprire lo spazio della politica verso la costruzione del potere democratico
e partecipativo.
Questa costruzione dal basso è sempre stata la nostra proposta, dal governo
comunitario, dalla sua forza, da lì si formularebbe un potere diverso.
Ciò significa che per costruire il potere è necessaria la partecipazione
della società nel suo insieme e come soggetto attivo. In questo senso, le
nozioni di cittadinanza, di società civile ed anche quelle di Stato, devono
cambiare, devono trasformarsi.
L'obiettivo è trasferire il potere dallo Stato alla Comunità, cioè, che il
potere stia nelle mani della comunità, e non che questo stia nelle mani di
un determinato gruppo privilegiato, come succede attualmente.
Questa visione non è utopica né fuori dalla realtà. Di fatto esiste ed è
parte della quotidianità delle nostre comunità. Noi proponiamo alla società
una forma diversa di fare e concepire la politica, basandoci sulle nostre
radici, sulla nostra storia, sulla nostra memoria e sulla nostra esperienza.
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