MININOTIZIARIO AMERICA LATINA n 88





MININOTIZIARIO AMERICALATINA DAL BASSO  - n. 88 del 24 agosto 2010

A cura della Fondazione Neno Zanchetta - Gragnano (Lucca)











UN RAPIDO SGUARDO DI FINE AGOSTO SULL'AMERICA LATINA



Analizzando la situazione sociopolitica di una regione occorre distinguere i macro e i micro eventi. I primi sono deducibili da una somma di un certo numero significativo dei secondi. Non intendiamo qui dare una panoramica esaustiva dei secondi, cosa impossibile per una regione così vasta e per un mininotiziario con ambizioni ben più limitate. Ma possiamo, da quelli indicati, individuare alcune tendenze in atto, anche qui senza pretendere di essere esaustivi.



La prima è la dialettica in atto fra la volontà di un certo numero di stati latinoamericani di liberarsi dall'ingombrante ingerenza statunitense e l'intenzione del "padrone del patio" di riaffermare il proprio controllo. La "militarizzazione" in corso dell'America Latina è un fenomeno evidente e preoccupante. Da un lato si moltiplica la presenza di basi statunitensi e si moltiplicano le esercitazioni militari congiunte, dall'altro si programmano nuove strategie di difesa e di unificazione di strutture politiche ed economiche (Unasur, Banco del sur...). Ma questo processo è lento e difficoltoso a causa della compresenza in esse di alleati di Washington da cui è difficile prescindere ma anche di ambizioni egemoniche subregionali.



La seconda è la moltiplicazione dei conflitti intrastatali causata dalle politiche economiche "estrattiviste" che creano crescenti conflitti in particolare coi popoli indigeni e con i contadini nonché con le componenti "verdi" delle società urbane. Questo anche nei tre paesi più dichiaratamente "progressisti": Ecuador, Bolivia e Venezuela.



Questa panoramica verrà a breve integrata da analisi più specifiche su temi di maggiore importanza, sempre letti nella nostra ottica "dal basso".



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Iniziamo da 3 processi elettorali, uno appena concluso, in Colombia, e due ormai prossimi in due paesi chiave, il Brasile e il Venezuela. Nel primo dei due, il Brasile, il 5 ottobre si voterà a tutto campo per eleggere il nuovo presidente della repubblica, i senatori e i deputati federali, i governatori statali e i parlamentari delle assemblee legislative degli stati. In Venezuela si voterà invece il 26 settembre per il rinnovo dell'Assemblea nazionale.



In Colombia Jean Manuel Santos, ex ministro della difesa del governo Uribe, con tutto quello che ciò porta dietro di ombre sul personaggio, ha sbaragliato al ballottaggio il concorrente verde Antana Mockus, che è risultato assai meno temibile di quanto pronosticato: 69,13% contro 27,47%. Alto l'astensionismo; infatti solo il 44,33% dei quasi 30 milioni di aventi il diritto al voto si è recato alle urne. Altro grande sconfitto il Polo Democratico che in passato aveva dato speranze di costituire il fatto nuovo nella politica colombiana. Il suo candidato, Gustavo Petro, è giunto quarto al primo turno con solo il 9,13% dei voti.



In Brasile viene data per scontata la vittoria di Dilma Roussef, la candidata scelta da Lula per la sua successione. Partita in svantaggio per la sua poca notorietà, Dilma ha presto recuperato nei confronti del candidato dell'opposizione di destra José Serra, ed ora sta compiendo il sorpasso. In corsa, senza possibilità di successo, anche 4 candidati della sinistra, fra i quali la nota Marina Silva, ex ministra dell'ambiente del governo Lula, incarico che lasciò in contemporanea con l'uscita dal Partito dei Lavoratori (PT) in contrasto con le politiche ambientali da questi praticate.



Più incerta la situazione in Venezuela dove secondo alcuni osservatori per la prima volta il presidente Hugo Chavez potrebbe subire un calo consistente di voti dovuto alla difficile situazione economica (alta inflazione a seguito anche del nuovo tasso di cambio col dollaro deciso a Caracas[1]) e alla persistente situazione di criminalità comune nelle città, in primo luogo nella capitale Caracas[2]. Il mese di agosto ha visto lo scontro fra il presidente uscente colombiano Uribe e il presidente venezuelano Chavez con la conseguente rottura delle relazioni diplomatiche, rapidamente ristabilite con la presa di potere del nuovo presidente Santos. Un ristabilimento di reciproca convenienza che lascia intatto il contenzioso fra i due paesi ma lo congela temporaneamente. Resta invece alto lo scontro diplomatico con gli Stati Uniti con la irrisolta situazione della nomina di un nuovo ambasciatore statunitense a Caracas. L'ambasciatore prescelto da Obama, Larry Palmer, inizialmente dichiarato gradito a Caracas, nella audizione del 27 luglio di conferma di fronte alla commissione di politica estera del Senato, ha reso dichiarazioni inaspettatamente rese note nel sito del potente senatore repubblicano Richard Lugar e tali da obbligare Caracas alla revoca del gradimento con la richiesta di una nuova proposta che a tuttoggi non è avvenuta[3].



Sulle tre situazioni nei prossimi numeri proporremo degli approfondimenti vista la loro importanza.

Sempre in tema di elezioni, anche se in una prospettiva elettorale più dilazionata ma di grande importanza, in Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador, AMLO, a fine luglio nello Zócalo di Città del Messico di fronte a una folla oceanica stimata in un milione di persone, ha annunciato la decisione di presentare la propria candidatura alle elezioni presidenziali 2012. Come si ricorderà AMLO fu privato della presidenza nel 2008 da una colossale truffa a favore di Felipe Calderón, di fronte alla quale fra l'altro gli osservatori della Comunità Europea si 'distrassero' guadagnandosi la qualifica di 'turisti elettorali'. Nel suo discorso AMLO ha dichiarato di voler liberare il paese dalle "mafie del potere" con una necessaria "insurrezione civile" e ha anticipato alcuni punti del suo programma, al primo punto del quale ha indicato l'elezione diretta dei membri della corte suprema che come base della ricostituzione di un sistema legale oramai inesistente nel paese, seguito dalla democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa, oggi concentrati in poche mani, la riforma fiscale, la difesa dell'industria nazionale, l'aiuto ai contadini messi alle corde dal trattato di libero commercio con Stati Uniti e Canada (NAFTA) e infine il rafforzamento dei programmi sociali. Verrebbe da aggiungere "Stati Uniti permettendo".

Uno sguardo è anche opportuno sul Centro America, dove l'accordo fra governo del Costa Rica e governo yankee ha previsto l'arrivo di 13 mila marines e di oltre 500 navi, fra cui una corazzata. Naturalmente per combattere in narcotraffico.stringendo sempre più il cerchio militare, contro il Venezuela secondo alcuni[4], contro il Brasile con un occhio alla Amazzonia, secondo altri[5]. Sempre in Centro America merita una riflessione la situazione in Honduras, dove, a un anno dal golpe, sempre più chiaramente benedetto a Washington, continua la resistenza popolare[6] e dove il governo Lobo è ormai ritenuto legale e democratico con il riconoscimento dei paesi latinoamericani legati a Washington: Messico, Colombia, Cile, Perù, Panama, Costarica, Guatemala, El Salvador (dove il 'progressista' Ricardo Funes è ormai sempre più vicino agli USA). L'Honduras rappresenta quindi di fatto la rilegalizzazione statunitense dei colpi di stato.

Dal Centro America passiamo ai Carabi dove ci soffermiamo su tre situazioni. Iniziamo con Cuba , dove la vicenda della liberazione dei prigionieri politici ha occupato molto spazio nella stampa estiva e dove il difficile processo di riforme economiche e politiche avanza a fatica mentre la riapparizione ufficiale di Fidel di fronte al parlamento rischia di mettere nuovamente in ombra il ruolo del fratello Raúl. Su queste vicende rimandiamo all'ottimo sito di Antonio Moscato (http://antoniomoscato.altervista.org/). Proseguiamo con Haiti, sempre meno sotto i riflettori ma dove crescono le proteste sociali per le lentezze e i criteri della ricostruzione (laddove in atto). Di fatto il paese appare sempre più come una neocolonia militare statunitense. Di particolare intensità le agitazioni contadine contro la "OGMizzazione" dei campi patrocinata dalla Monsanto[7]. Infine Puerto Rico, lo "Stato libero associato" (agli Usa), dove l'aspirazione indipendentista si fa più viva e la cui fiaccola è ormai passata da partiti e sindacati di opposizione agli studenti che lo scorso luglio hanno organizzato una marcia cui inaspettatamente hanno partecipato oltre 60 mila persone di varie età e classi sociali[8]. A Puerto Rico a inizio agosto è morta, a 90 anni di età, Lolita Lébron Sotomayor, una indomita patriota che aveva subito 25 anni di carcere per avere attaccato, l'1 marzo 1954, con un pugno di irredentisti, il Congresso degli Stati Uniti. Lolita è famosa perché Che Guevara, in una lettera al maestro di Lolita, Pedro Albizu Campos, la aveva definita "un simbolo dell'America tuttora irredenta ma indomita"[9].



Resterebbe da parlare, fra le notizie rilevanti degli ultimi giorni lo svolgimento in Paraguay del IV Foro Sociale delle Americhe, come anche delle agitazioni nel mondo indigeno in Venezuela (il caso del processo al caciccho yukpa di Chatapaka, Sabino Romero, a sostegno del quale abbiamo organizzato una azione di sostegno e di cui relazioneremo nelle prossime ore), in Ecuador, dove continua la tensione fra il governo Correa e la Conaie, e nella stessa Bolivia. Senza dimenticare la situazi one sempre più grave di San Juan Copala a Oaxaca.

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LA MISSIONE "UMANITARIA" STATUNITENSE IN COSTA RICA







Il governo del Costa Rica ha concesso il permesso al governo statunitense di inviare nel paese, fino a dicembre ma prorogabile, 7.000 soldati, 46 navi da guerra, 200 elicotteri con artiglieria, 10 aerei AV-8B Harrier da combattimento sperimentati durante la Guerra del Golfo.

Una guerra in vista? Certo che no! Si tratta di una missione umanitaria: lotta alla droga e assistenza medica in aiuto agli ospedali del paese, troppo affollati.

Nella foto la nave da guerra Iwo Jima attraccata a Puerto Limón, facente parte della missione PROMESSA CONTINUA 2010.









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[1] Vedi sul sito Come Don Chisciotte del 07/07/2010, la traduzione italiana del testo di Eric Toussaint: Venezuela: gli effetti della sopravvalutazione della moneta. come pure sul sito di Antonio Moscato http://antoniomoscato.altervista.org/

[2] Leggere su questo tema il documentato articolo Arde Caracas? Del giornalista Maurice Lemoine sull'edizione colombiana di Le Monde Diplomatique

[3] Sulla grave vicenda vedi l'articolo dell'analista statunitense indipendente Mark Weisbrot del 19 agosto scorso EE.UU,Venezuela Desea Washington relaciones diplomáticas normalizadas con Venezuela? su http://alainet.org/ active/40234. [4] Vedi ad es sul sito del Campo Antimperialista (http://www.campoantimperialista.it) la traduzione italiana di un articolo di Frida Modak pubblicato su ALAI AMLATINA, già addetta stampa di Salvador Allende Venezuela: offensiva USA senza quartiere .

[5] Vedi Se intensifica disputa hegemónica en Sudamérica di Raúl Zibechi, http://www.jornada.unam.mx/2010 /08 /13/index.php?section=opin...

[6] Vedi A un año del golpe, Honduras resiste, teleSUR-PL-FNRP/ dag - MM

[7] Vedi la DECLARACION DE LOS CAMPESINOS HAITIANOS Y CAMPESINAS HAITIANAS CON LOS ALIADOS Y ALIADAS CONTRA EL GOBIERNO RENE GARCIA PREVAL Y LAS MULTINACIONALES QUE ESTAN DESTRUYENDO LA VIDA EN EL PLANETA) (http://www.viacampesina.org/sp/index.php? Option=com_content&...)[8] PuertoRico Crece una fuerza nueva - Jesús Dávila 27.07.10, NCM Noticias http://alainet.org/active/39792

[9] La ética revolucionaria de Lolita Lebrón Carlos Rivera Lugo, http://alainet.org/active/40008, 10-08-05


Allegato Rimosso