Re: [latina] Ci lascia Enzo Tiezzi, scienziato e ambientalista scomodo e geniale



Caro Aldo,
grazie innanzitutto per lo stimolo di riflessione in queste calde giornate estive...
Sottolineo tuttavia alcune cose:
Il prof. Tiezzi ha sempre parlato di SVILUPPO SOSTENIBILE in antitesi al concetto di CRESCITA. Indicando con sviluppo sostenibile un concetto che ha a che fare con la qualita' della vita e con CRESCITA un paradigma,  al quale si rifa' il sitema capitalistico
basato sulla rapina di risorse umane e ambientali e   dal quale si deve assolutamente fare marcia indietro pena la non sopravvivenza sul pianeta  della specie umana. E in questo senso io concordo con lui.
D'altra parte nemmeno credo si possano paragonare due tipi di discorsi tanto diversi tra loro, uno strettamente pratico, rivolto soprattutto a temi energetici quale quello fatto da uno scienziato come appunto Tiezzi, ed uno prevalentemente filosofico come quello
di Illich.
Che poi in varie occasioni si cerchi di far passare per  sviluppo sostenibile una corsa alla crescita volendola "umanizzare" per renderla ecologicamente più accettabile, questo certo non puo' voler dire che non ci sia del buono in un concetto che in primo luogo auspica qualita' di vita migliore per tutti.  Tanto per intendersi faccio  l'esempio dell' ultima campagna pubblicitaria di Eni ... ma non credo che nessuno di noi caschi ancora in tali giochetti pubblicitari...
Piuttosto vorrei capire come 6 miliardi di persone possano avere futuro senza pensare ad uno sviluppo, ovviamente  che sia il piu' sostenibile possibile, sia umanamente, sia a livello di risorse energetiche, di utilizzo di spazi etc. Vorrei sapere come non pensare
al concetto di sviluppo in   luoghi del mondo come alcune favelas latinoamericane, o a Korogocho, o in   Burkina Faso.
Lo sviluppo invece di cui parla Rist nel suo libro credo sia quello che si rifa' al PIL
come parametro di crescita., quando invece ci sono diversi parametri
che tengono conto di molteplici fattori...

In teoria sono d'accordo con te, in pratica trovo che a questo punto quella di Latouche e di
Illich sia solo ...una bella teoria... il mondo ormai e' altro e dopo che a svariati miliardi di persone li abbiamo ridotti a vivere in condizioni disumane (proprio perche' abbiamo favorito crescita forsennata basata solo ed esclusivamente sul PIL)   che facciamo,  gli
diciamo scusate stavamo scherzando si torna indietro? E indietro dove?
E dopo che noi ci siamo creati i nostri paradisi sviluppati a quei miliardi che hanno fame, che si vogliono vestire, che si vogliono spostare, che vogliono  accedere ai servizi urbani, che vogliono internet per comunicare come noi stiamo facendo adesso, che
cosa gli diciamo?
Decrescita e sviluppo sostenibile  non trovo nemmeno che siano cosi´in antitesi. Diciamo allora che circa 2/3 miliardi di persone dovrebbero decrescere mentre altrettanti hanno bisogno di fare tutte quelle belle cose di cui sopra, cioe´di avere uno sviluppo.
Cé´solo da augurarsi che sia piu´sostenibile per il pianeta (e che non sia devastante a causa dei livelli di sfrutttamento che impone ai lavoratori del centro e della periferia) di quello al ritmo del quale siamo arrivati noi oggi dove siamo. Purtroppo sono pessimista (il quadro di politiche liberiste attuali non possono che peggiorare la situazione), abbiamo dato un pessimo esempio...
Un caro abbraccio con tanta stima
Annalisa Melandri

Annalisa Melandri



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--- Lun 12/7/10, Aldo Zanchetta <aldozan at tele2.it> ha scritto:

Da: Aldo Zanchetta <aldozan at tele2.it>
Oggetto: Re: [latina] Ci lascia Enzo Tiezzi, scienziato e ambientalista scomodo e geniale
A: latina at peacelink.it
Cc: riflessionepolitica at yahoogroups.com
Data: Lunedì 12 luglio 2010, 18:02


Cara Annalisa Melandri
 
condivido la stima per Tiezzi (anche se non priva di qualche riserva) e anche il tuo intento di  ricordarlo.
 
Ma è quanto sostieni a suo favore che mi delude.
 
L'elaborazione del concetto  di "sviluppo sostenibile" è quella che ha consentito il prolungamento ad oggi del mito dello sviluppo la cui carie Ivan Illich aveva con lucidità già individuato e messo in luce fin dal 1969 e che fra i tanti (Ellul, Latouche, Sachs etc) Gilbert Rist nel suo documentato libro "Lo sviluppo, storia di una credenza occidentale" ha sviluppato magistralmente nel 1996.
 
Aggettivare la parola "sviluppo" con la definizione "sostenibile" è stato un tentativo di prolungarne la vita, ma questo non è andato a buon fine anche se è stata una formula, ahimé, di successo, che consente di continuare il mito dello sviluppo tout court.  Così si è dovuto inventare altre formulazioni : "sviluppo umano", "sviluppo integrale", "sviluppo compatibile" e giù giù fino all'ultimo: lo "sviluppo etnocompatibile", e qualcuno ne ha conteggiate oltre 30. Se un sostantivo richiede tanti tentativi di rianimazione forse è in lui che occorre trovare il male, no?
 
In sostanza tu celebri Tiezzi per la sua collaborazione al  successo della concezione dello "sviluppo sostenibile", concezione che se un merito ha avuto è stato quello di cominciare a evidenziare la debolezza del concetto di sviluppo.
 
So di toccare un tabù. Ma questo tabù è stato già demolito da molti più capaci di me, e non mi sembra il miglior modo di ricordare Tiezzi.
 
Con franca amicizia
 
Aldo Zanchetta

Ci lascia Enzo Tiezzi, scienziato e ambientalista scomodo e geniale

di Annalisa Mleandri
www.annalisamelandri.it

E’ scomparso il 25 giugno scorso a Siena il Prof. Enzo Tiezzi, classe 1938. Accademico, ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena  e scienziato ambientalista di fama mondiale,  fu uno dei primi studiosi ad  introdurre nel nostro paese il concetto di sviluppo sostenibile, pensato e approfondito  dal grande economista ambientalista Herman Daly circa 25 anni fa. Enzo Tiezzi fu infatti l’unico italiano del gruppo dei  25 scienziati che insieme a Daly  nel 1984 gettarono le basi di questo concetto e delle sue  applicazioni future. 

Tre anni dopo,  nel 1987,  la nozione di  sviluppo sostenibile venne utilizzata nel rapporto Brundtland della Commissione mondiale dell’ambiente e dello sviluppo delle Nazioni Unite. Oggi fa parte ormai del nostro retaggio culturale e della moderna pratica ambientalista ed ecologista. Da Copenhagen a Cochabamba,  il nostro futuro, la nostra possibilità di sopravvivenza su questo pianeta  e soprattutto quella delle generazioni che verranno, dovrà passare necessariamente  attraverso l’applicazione pratica del concetto di sviluppo sostenibile.


Considerato allora  concetto innovativo, lo sviluppo sostenibile  (sustainable development), che come Tiezzi spiegava significa  dare la possibilità di “estendere  alle future generazioni lo sviluppo”,  rivoluzionava completamente quello precedente di carrying capacity, cioè  la capacita’ portante immediata del pianeta. Lo sviluppo sostenibile  introduceva quindi implicitamente l’idea di  “solidarieta’ generazionale” di cui iniziava a parlare proprio  in quegli anni Herman Daly.   

Grazie agli studi di Enzo Tiezzi e dei suoi collaboratori e studenti,  condotti in sinergia con quelli di Trista Patterson dell’ Università del Vermount e con quelli dello stesso  Daly dell’Università’ del Maryland,  le amministrazioni comunali e provinciali della Toscana, dove egli  ha sempre vissuto e lavorato,  hanno potuto conoscere e confrontarsi, spesso applicandole in progetti innovativi,  con idee nuove  quali quelle di turismo sostenibile e di impronta ecologica (la differenza tra la domanda di disponibilità di risorse di un territorio e la domanda di risorse della popolazione che vi abita) e degli indicatori ecodinamici, un neologismo inventato proprio nell’ Università di Siena che indica l’insieme di “indicatori energetici, ecologici ed economici”   applicati ad un sistema territoriale.


Enzo Tiezzi è stato autore di circa 20 libri e oltre 500 pubblicazioni scientifiche tradotte in varie lingue ma sicuramente  Tempi storici, tempi biologici” scritto nel 1984 e riedito con il sottotitolo “Venticinque anni  dopo” da Donzelli nel 2005, e “I limiti dell’energia” del 1987 scritto con Paolo degli Espinosa sono stati i manuali scientifici di studio dell’ ambiente  basilari   per una generazione che iniziava ad affrontare  i temi legati all’ecologia e alla salvaguardia del pianeta misurandosi  con un paradigma nuovo e fino a quel momento sottovalutato, quello di  tempo biologico del pianeta.


“E’ la prima volta che i tempi storici, quelli dell’organizzazione, dello sviluppo scientifico e tecnologico, della società umana e della sua espansione demografica, interferiscono con i tempi biologici, cioè con quelli della storia del pianeta, della vegetazione, della fauna, delle acque, della temperatura, dell’equilibrio biologico” scriveva Enzo Tiezzi  oltre vent’anni fa.


Un monito soprattutto per la sinistra materialista, geneticamente  portata ad esaurire nel tempo storico  la sua visione dello scorrere del tempo.  Il tempo è infinito e proprio la sua infinità  ha reso possibile la formazione di cicli vitali del pianeta infinitamente lunghi se comparati con la  brevità dei tempi storici. Cicli vitali  tuttavia finiti, pensiamo a quelli dell’acqua e del carbonio,   che possono essere irrimediabilmente compromessi  se non si pone un freno allo sviluppo illimitato delle risorse, se non viene rivisto il nostro impatto sul pianeta, se non si comprende chiaramente che non “può esistere una crescita infinita su un pianeta finito” come amava ripetere Enzo Tiezzi. Se non si agisce  pensando a quella “solidarietà generazionale” immaginata e studiata da Daly,  lasceremo alle generazioni future un debito ecologico impossibile da saldare e da recuperare.


L’odierna crisi economica, ambientale ed ecologica, già  prevista alcuni anni  fa dal gruppo di ricerca dell’Università di Siena diretto da Tiezzi, va affrontata oggi secondo nuovi paradigmi. Sostituendo intanto l’indice PIL (prodotto interno lordo), “uno tra i più rozzi e stupidi che si possa immaginare dal punto di vista scientifico” con il più moderno indice di benessere economico sostenibile, ISEW (Index of Sustainable Economic Welfare), il nuovo indicatore economico pensato e studiato da Herman  Daly  che  come spiegava Enzo Tiezzi nelle sue conferenze ed interviste,  “prende in considerazione l’ambiente, lo stato sociale, l’energia, l’occupazione insieme ovviamente alla situazione economica”. Non un freddo insieme di calcoli ma uno studio attento della qualità della vita umana intesa come un insieme di  scelte sostenibili con la vita sul pianeta. 

Proprio adesso, in cui nel nostro paese da una classe dirigente arrogante  e sorda ai moniti della comunità scientifica e degli ambientalisti, ma soprattutto  sorda alla presa di posizione antinucleare dei cittadini italiani sancita con il referendum del 1987,   viene riproposta l’opzione nucleare come scelta energetica primaria, ci  viene a mancare una figura importante e un fondamentale punto di riferimento scientifico per tutti coloro che credono che la Madre Terra, come anche Enzo Tiezzi amava definirla, vada conservata e protetta perché anche le generazioni future possano avere una possibilità di vita.


Nel 1987 nella scelta del NO all’ utilizzo per scopi civili dell’energia nucleare  fu sicuramente fondamentale l’apporto di Enzo Tiezzi e del suo gruppo di ricerca dell’Università di Siena.  Recentemente egli aveva ribadito la sua posizione in tal senso, riflettendo innanzitutto sulla pericolosità della scelta nucleare (“la sicurezza nucleare è una fiaba” aveva detto in una recente intervista) e invitando quindi a “sviluppare tutte le meravigliose, stupende energie alternative che si possono ricavare dalla Natura con effetto serra zero,  a partire da quella del Sole”.


Se ne va pertanto  circondato dal silenzio della stampa,  serva dei  grandi interessi economici e politici che sono dietro  le scelte energetiche criminali che stanno decretando la fine del   pianeta, un grande scienziato che ha speso tutta la sua  vita  per difendere il diritto delle generazioni future ad abitarlo.

 



Annalisa Melandri



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