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MST INFORMA - Bilancio delle nostre giornate di lotta
- Subject: MST INFORMA - Bilancio delle nostre giornate di lotta
- From: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Date: Sun, 25 Apr 2010 17:31:21 +0200
- Resent-date: Sun, 25 Apr 2010 17:32:18 +0200
- Resent-from: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Resent-message-id: <C7FA2CE9.18924%md1042 at mclink.it>
- Resent-to: Comitato <MST-Comitato at yahoogroups.com>, "\"Comitato-Italiano-MST at yahoogroups.com\"" <Comitato-Italiano-MST at yahoogroups.com>, MST-Italia <MST-Italia at yahoogroups.com>, Rete Radie Resch <rrr at liste.retelilliput.org>, Latina <latina at peacelink.it>
- Thread-topic: MST INFORMA - Bilancio delle nostre giornate di lotta
Title: MST INFORMA - Bilancio delle nostre giornate di lotta MST INFORMA - Bilancio delle nostre giornate di lotta (23 aprile 2010)
http://www.comitatomst.it/
Per conoscere tutte le mobilitazioni del MST, in occasione delle giornate di lotta del 17 aprile: http://www.mst.org.br/node/9460
1. La storia
Il mese di aprile è diventato un simbolo della lotta per la democratizzazione della terra in Brasile e in tutto il mondo. Il 17 aprile del 1996, 19 lavoratori rurali, che partecipavano a una marcia, sono stati brutalmente assassinati dalla Polizia militare del Pará, a Eldorado dos Carajás. Era governatore del Pará il signor Almir Garbiel (PSDB). Era presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso. Secondo l’avvocato della difesa dei poliziotti, l’impresa Vale do Rio Doce ha finanziato la mobilitazione della truppa. Il Massacro di Carajás è stato uno dei crimini più vigliacchi e stupidi di tutta la storia del nostro paese. Sono passati molti anni e fino ad oggi nessuno è stato punito o condannato.
Nel 2002 il presidente Cardoso ratificò un progetto di legge di iniziativa della senatrice Marina Silva, e instituì il 17 aprile Giornata nazionale della lotta per la Riforma Agraria. Per questo, nel mese di aprile, qui in Brasile e in tutto il mondo ci sono mobilitazioni contadine all’interno della lotta per migliori condizioni di vita e per avanzare con la Riforma Agraria. Quest’anno abbiamo realizzato mobilitazioni in tutto il paese: occupazioni di terre, proteste e marce per continuare a mettere in primo piano le necessità storiche dei contadini e delle contadine.
Due sono i temi complementari. Il primo è la necessità di riprendere il dibattito sugli indispensabili cambiamenti strutturali riguardo alla proprietà della terra e al modello agricolo imposto dal capitale internazionale nel nostro paese, il cosiddetto agrobusiness. E il secondo sono le richieste concrete e gli impegni assunti dal governo per migliorare subito le condizioni di vita dei lavoratori.
L’elezione di Lula ha aperto prospettive nuove per i lavoratori rurali e per la riforma agraria. Noi abbiamo seguito l’elaborazione del Piano Nazionale di Riforma Agraria che è stato poi ridimensionato su spinta del gruppo ruralista e perché non gli è stata attribuita priorità dall’area economica del governo.
Nel 2005 abbiamo fatto una grande marcia da Goiânia a Brasília, con 12.000 lavoratori e lavoratrici rurali, che hanno camminato per più di 200 chilometri, durante 17 giorni. Alla fine della marcia siamo stati ricevuti da Lula e gli abbiamo consegnato un elenco di rivendicazioni con suggerimenti per migliorare la politica agraria. In quella occasione il governo si è impegnato, per scritto, sui seguenti punti:
1. Dare priorità all’insediamento di tutte le famiglie accampate
2. Attualizzare gli indici di produttività (ossia attuare la Legge Agraria)
3. Garantire le risorse per l’esproprio di aree
4. Creare una linea di credito specifica per gli insediati
5. Creare una linea speciale di credito nella BNDES per l’agroindustria e le cooperative degli insediamenti
6. Ampliare le risorse per i programmi di educazione nelle campagne
2. La congiuntura attuale
Il tempo è passato ed è stato fatto molto poco in questa direzione. Il risultato è stato che, in questi anni, è cresciuta la concentrazione della proprietà della terra. La scelta per l’agrobusiness da parte di alcuni ministeri è stata chiara.
Di celebrazione in celebrazione, tutti gli anni presentiamo praticamente le stesse richieste al governo. Per questo diciamo che questo nostro elenco di richieste è ingiallito. Nessuna misura di carattere strutturale è stata messa in atto e i pochi insediamenti sono stati realizzati più come misure tese a risolvere conflitti che come un progetto alternativo per la produzione. Migliaia di famiglie sono ancora accampate. E del totale delle famiglie insediate dal governo, il 65% sono state insediate all’interno di progetti di regolarizzazione fondiaria e colonizzazione in Amazzonia.
D’altro lato, all’approssimarsi delle elezioni, la destra si è organizzata negli spazi in cui gode di egemonia, come il Potere Giudiziario, il gruppo ruralista in Parlamento e settori dei media borghesi, per attaccare la Riforma Agraria, la lotta sociale e il MST. Negli ultimi mesi è stata molto chiara la campagna promossa dai mezzi di comunicazione della borghesia. Gli attacchi in Parlamento, con la costituzione della CPMI della Riforma Agraria, il tentativo di imporre cambiamenti legislativi in senso peggiorativo, come nel caso del Codice Forestale ecc.
All’interno del Potere Giudiziario, il ministro Gilmar Mendes si è trasformato in portavoce del latifondo, sostenendo sempre e solo il diritto assoluto di proprietà, disconoscendo quanto dice la Costituzione e abbandonando il ruolo di magistrato per trasformarsi in avvocato degli interessi dei latifondisti. Non si è mai preoccupato di ricevere la CNBB e la CPT per spiegare perché dei 1600 omicidi di lavoratori e dirigenti, nelle campagne, dal 1985 ad oggi, solo 80 hanno avuto procedimenti giudiziari, 16 persone sono state condannate e solo 8 sono in carcere. E non ha spiegato quali misure il Potere Giudiziario stia prendendo in relazione ai delitti contro l’ambiente e alle situazioni di lavoro schiavo presenti nei latifondi.
La senatrice Kátia Abreu (DEM-TO), che si è appropriata di un terreno pubblico di 2.500 ettari in Tocantins e ha espulso i posseiros poveri, si schiera a baluardo della tradizione, della famiglia e della proprietà, sognando di essere vice di Serra. Dato il ruolo da lei svolto a capo della CNA (Confederazione dell’agricoltura e dell’allevamento del Brasile) possiamo immaginare che ella rappresenterà gli interessi più reazionari della borghesia brasiliana, nel caso si presenti alle elezioni. Gli attacchi contro i lavoratori sono già cominciati, sappiamo che possono peggiorare.
3. La nostra azione
Ci siamo mobilitati prima di tutto per dire alla società brasiliana che abbiamo bisogno di cambiamenti strutturali nella proprietà della terra, garantendo la democratizzazione di questo bene della natura che la Costituzione garantisce a tutti i brasiliani. Per dire che il modello dell’agrobusiness danneggia la società poiché produce solo commodities per l’esportazione, produce su larga scala solo con pesticidi, trasformando il Brasile nel maggior consumatore mondiale di agrotossici. Denunciamo anche che la forma di produzione dell’agrobusiness, oltre a supersfruttare i lavoratori, degrada l’ambiente, contribuendo ai cambiamenti climatici che colpiscono tutti.
La nostra mobilitazione in questo aprile è stata vittoriosa. Migliaia di lavoratori hanno protestato in quasi tutti gli stati del paese. In tutti i luoghi la società ci ha appoggiato in diversi modi. Senza la solidarietà di tante organizzazioni, sindacati, chiese e persone di buona volontà sarebbe impossibile portare avanti la lotta in condizioni tanto avverse. Noi ci siamo mobilitati per esigere dal governo che onori i suoi impegni: che recuperi il bilancio dell’INCRA, che renda disponibili le risorse per l’espropriazione dei latifondi per i quali ci sono procedimenti già in fase finale; che pubblichi il decreto che attualizza gli indici di produttività e che discuta seriamente forme concrete di organizzazione della produzione negli insediamenti. Che compia l’impegno di insediare le famiglie accampate da tanti anni.
Ci siamo riuniti con diversi ministri: della Pianificazione, della Segreteria della Presidenza, del MDA. Speriamo che gli impegni siano di fatto portati avanti e realizzati compiutamente.
Da parte nostra, come movimento sociale, abbiamo il dovere e il diritto di continuare a organizzare i lavoratori delle campagne perché lottiamo per i nostri diritti.
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