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A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.
- Subject: A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.
- From: annalisa melandri <annalisamelandri at yahoo.it>
- Date: Sun, 18 Apr 2010 14:07:19 +0000 (GMT)
| A Cochabamba, in  Bolivia,  ha inizio la 
Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti 
della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta. di Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it Alla conferenza 
mondiale di Cochabamba, fortemente voluta dal presidente boliviano Evo 
Morales, prenderanno forma proposte serie e concrete che verranno 
sottoposte poi al prossimo vertice internazionale di Cancún, in Messico,
 a  dicembre. A Cochabamba si va delineando un modus operandi 
contrapposto a quella “burocrazia del clima” che è andata di scena a 
Copenhagen lo scorso dicembre e poi ancora a Bonn all’inizio di questo 
mese di aprile dove si è tenuto il primo incontro dell’Unfcc,  il tavolo
 di lavoro dell’ONU sui cambiamenti climatici. Tavolo di lavoro alquanto
 traballante perché fondato  su un “accordo” tra Cina, Stati Uniti, 
Brasile, Sudafrica e India che è stato imposto all’assemblea dei paesei 
riuniti  a Copenhagen in modo non consono alla regolare procedura. Proprio la Bolivia 
denunciò allora con forza questo accordo fraudolento tra i 5 grandi 
della Terra. A Copenhagen si è dimostrata ancora una volta l’assoluta 
incapacità dell’ONU di prendere accordi condivisi e si è reso evidente 
di come il  Diritto Internazionale stia diventando sempre di più  una 
sorta di “modello di tipo oligarchico-aristocratico”. D’altra parte era 
stato proprio Johnatan Pershing, vice inviato speciale per i cambiamenti
 climatici del Ministero degli Esteri degli Stati Uniti ad affermare che
 non era “possibile immaginare che 192 Stati siedano tutti attorno ad un
 tavolo per raggiungere il consenso su ogni dettaglio”. Più semplice, 
fare in modo che pochi, i soliti grandi, prendano decisioni valide per 
tutti, anche se non da tutti condivise. La chiamano democrazia.  Hanno partecipato alla 
conferenza stampa anche  il giornalista Giulietto Chiesa e Padre Alex 
Zanotelli. E’ stato reso noto 
inoltre l’appello
 per la Giustizia Climatica e la Democrazia della Terra
 che molte personalità del panorama politico, culturale e 
dell’associazionismo italiano hanno sottoscritto. I concetti 
sono nuovi e quindi rivoluzionari. Il primo consiste nel riconoscimento 
del debito ecologico, ma anche sociale (e quindi politico)  che il Nord 
del mondo ha con il Sud. Il debito ecologicocome lo ha 
definito Giuseppe De Marzo nel suo libro Buen Vivir (ed Ediesse) “è il 
debito storico e attuale accumulato dai paesi del Nord, dai governi e 
dalle multinazionali nei confronti dei popoli e dei paesi del Sud del 
mondo a causa dello sfruttamento, della depredazione e dell’usufrutto 
delle risorse naturali, dell’energia, dello spazio biorioproduttivo, 
dell’inquinamento e distruzione dei patrimoni naturali, culturali e 
delle fonti di sostentamento dei popoli del Sud”. “Ed è un debito” - spiega
 De Marzo- “che introduce l’elemento delle responsabilità di governi,
 politiche e imprese che hanno provocato  la progressiva degradazione 
della terra”.[1] La Democrazia della 
Terra invece  è un paradigma che va applicato al più presto sia 
all’agire dei singoli individui ma anche e soprattutto nelle politiche 
economiche ed energetiche di tutti i governi se non si vuole 
intraprendere la strada di non ritorno verso la distruzione del pianeta. Possibilmente 
cominciando dal renderlo parte integrante delle Carte Costituzionali di 
ogni paese come già hanno fatto la Bolivia e l’Ecuador in questi ultimi 
due anni. Bisogna 
assolutamente “superare la visione antropocentrica che continua a 
guardare alla natura esclusivamente in base al valore d’uso che 
egoisticamente se ne può trarre… Riconoscere i diritti della natura, 
così come avvenuto nelle due nuove costituzioni di Bolivia ed Ecuador, 
affronta finalmente due temi centrali per allargare il campo della 
giustizia e della partecipazione: la titolarità e la tutela. La 
titolarità viene riconosciuta quando si è portatori di diritti propri. 
Così come sono stati riconosciuti titolari di diritto società anonime o 
commerciali, allo stesso modo è indispensabile che la natura sia 
titolare di diritti propri.”[2] Ed è per questo che 
proprio a Cochabamba durante la Conferenza Mondiale dei Popoli sul 
Cambiamento Climatico,  dal 19 al 22 aprile di discuterà e verrà redatta
 la Dichiarazione Universale per i Diritti della Madre Terra,
 un documento di portata storica che segna uno spartiacque in quella che
 fino ad oggi è stata la visione generale del concetto di diritti umani:
 per la prima volta si pensa anche al diritto all’esistenza delle 
generazioni future e all’obbligo che abbiamo di assicurare loro la vita 
in un pianeta ospitale e sano. “Abbiamo soltanto 10
 anni” ammonisce Giulietto Chiesa nel suo intervento, venato da un 
più che condivisibile pessimismo lucido e razionale, frutto della 
ragione, per invertire la corsa folle verso l’autodistruzione oramai 
intrapresa dall’umanità.  L’impegno fondamentale 
che ognuno di noi può dare consiste soprattutto nel  non lasciarsi 
intorpidire coscienza e intelletto dal bombardamento mediatico al quale 
siamo sottoposti. Abbiamo il diritto ma anche il dovere di pretendere di
 fruire di un’informazione corretta. “Le persone non sanno niente”
 afferma Giulietto Chiesa puntando il dito contro i mezzi di 
informazione servi di un sistema economico che vende lucciole per 
lanterne allo scopo soltanto di favorire i grandi piani industriali 
e capitalisti del governo. La propaganda rispetto al nucleare è 
emblematica a questo proposito: stiamo investendo 30 miliardi  di euro 
per costruire dei “monumenti alla nostra imbecillità” che 
lasceranno tracce  velenose sul nostro territorio per circa 100 mila 
anni. Le scorie nucleari verranno smaltite infatti  in altri paesi, 
sicuramente appartenenti alla sfera di quelli sotto sviluppati o in via 
di sviluppo, continuando così ad accrescere il nostro debito ecologico 
con loro. Investendo 30 miliardi di euro nelle energie alternative si 
avrebbero invece immediatamente migliaia di posti di lavoro in più e nel
 futuro  un immenso ritorno in termini di possibilità per la 
continuazione della vita sul nostro pianeta. La conferenza 
internazionale di Cochabamba sicuramente rappresenta una grande 
possibilità, il “piano B” per la salvezza del mondo, come lo definisce 
De Marzo, dopo il clamoroso fallimento di tutti i piani e programmi 
portati avanti dai governi, da Kyoto in avanti.  Programmi dai  quali, 
 fino a questo momento i movimenti sociali, le associazioni di 
cittadini, i gruppi ambientalisti e la società civile in genere, sono 
 stati sempre esclusi, e che  a Cochabamba  invece, sono diventati 
protagonisti, a fianco,  ed è questa la vera novità,  di un governo. 
Quello della Bolivia di Evo Morales. Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it http://boicottaisraele.wordpress.com La rivoluzione è un fiore che non muore La revolución es una flor que no muere L'uomo è nato libero ed è ovunque in catene J.J. Rousseau | 
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