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A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.
- Subject: A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.
- From: annalisa melandri <annalisamelandri at yahoo.it>
- Date: Sun, 18 Apr 2010 14:07:19 +0000 (GMT)
A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la
Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti
della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.
di Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it La questione ambientale è
clamorosamente scomparsa dall’agenda politica del nostro paese dopo il
fallimento del vertice mondiale sul clima di Copenhagen”. E’ la
denuncia che fa Giuseppe De Marzo, economista, attivista e portavoce
dell’associazione ASud
nel corso della conferenza stampa che si è tenuta il 13 aprile scorso
presso la sede della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana)
per il lancio della Conferenza Mondiale dei Popoli sul
Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, che si
terrà in Bolivia dal 19 al 22 aprile (giornata internazionale della
Madre Terra) e alla quale hanno partecipato anche il giornalista
Giulietto Chiesa e Padre Alex Zanotelli.
Alla conferenza
mondiale di Cochabamba, fortemente voluta dal presidente boliviano Evo
Morales, prenderanno forma proposte serie e concrete che verranno
sottoposte poi al prossimo vertice internazionale di Cancún, in Messico,
a dicembre. A Cochabamba si va delineando un modus operandi
contrapposto a quella “burocrazia del clima” che è andata di scena a
Copenhagen lo scorso dicembre e poi ancora a Bonn all’inizio di questo
mese di aprile dove si è tenuto il primo incontro dell’Unfcc, il tavolo
di lavoro dell’ONU sui cambiamenti climatici. Tavolo di lavoro alquanto
traballante perché fondato su un “accordo” tra Cina, Stati Uniti,
Brasile, Sudafrica e India che è stato imposto all’assemblea dei paesei
riuniti a Copenhagen in modo non consono alla regolare procedura.
Proprio la Bolivia
denunciò allora con forza questo accordo fraudolento tra i 5 grandi
della Terra. A Copenhagen si è dimostrata ancora una volta l’assoluta
incapacità dell’ONU di prendere accordi condivisi e si è reso evidente
di come il Diritto Internazionale stia diventando sempre di più una
sorta di “modello di tipo oligarchico-aristocratico”. D’altra parte era
stato proprio Johnatan Pershing, vice inviato speciale per i cambiamenti
climatici del Ministero degli Esteri degli Stati Uniti ad affermare che
non era “possibile immaginare che 192 Stati siedano tutti attorno ad un
tavolo per raggiungere il consenso su ogni dettaglio”. Più semplice,
fare in modo che pochi, i soliti grandi, prendano decisioni valide per
tutti, anche se non da tutti condivise. La chiamano democrazia.
Hanno partecipato alla
conferenza stampa anche il giornalista Giulietto Chiesa e Padre Alex
Zanotelli.
E’ stato reso noto
inoltre l’appello
per la Giustizia Climatica e la Democrazia della Terra
che molte personalità del panorama politico, culturale e
dell’associazionismo italiano hanno sottoscritto.
I concetti
sono nuovi e quindi rivoluzionari. Il primo consiste nel riconoscimento
del debito ecologico, ma anche sociale (e quindi politico) che il Nord
del mondo ha con il Sud. Il debito ecologicocome lo ha
definito Giuseppe De Marzo nel suo libro Buen Vivir (ed Ediesse) “è il
debito storico e attuale accumulato dai paesi del Nord, dai governi e
dalle multinazionali nei confronti dei popoli e dei paesi del Sud del
mondo a causa dello sfruttamento, della depredazione e dell’usufrutto
delle risorse naturali, dell’energia, dello spazio biorioproduttivo,
dell’inquinamento e distruzione dei patrimoni naturali, culturali e
delle fonti di sostentamento dei popoli del Sud”. “Ed è un debito” - spiega
De Marzo- “che introduce l’elemento delle responsabilità di governi,
politiche e imprese che hanno provocato la progressiva degradazione
della terra”.[1]
La Democrazia della
Terra invece è un paradigma che va applicato al più presto sia
all’agire dei singoli individui ma anche e soprattutto nelle politiche
economiche ed energetiche di tutti i governi se non si vuole
intraprendere la strada di non ritorno verso la distruzione del pianeta.
Possibilmente
cominciando dal renderlo parte integrante delle Carte Costituzionali di
ogni paese come già hanno fatto la Bolivia e l’Ecuador in questi ultimi
due anni.
Bisogna
assolutamente “superare la visione antropocentrica che continua a
guardare alla natura esclusivamente in base al valore d’uso che
egoisticamente se ne può trarre… Riconoscere i diritti della natura,
così come avvenuto nelle due nuove costituzioni di Bolivia ed Ecuador,
affronta finalmente due temi centrali per allargare il campo della
giustizia e della partecipazione: la titolarità e la tutela. La
titolarità viene riconosciuta quando si è portatori di diritti propri.
Così come sono stati riconosciuti titolari di diritto società anonime o
commerciali, allo stesso modo è indispensabile che la natura sia
titolare di diritti propri.”[2]
Ed è per questo che
proprio a Cochabamba durante la Conferenza Mondiale dei Popoli sul
Cambiamento Climatico, dal 19 al 22 aprile di discuterà e verrà redatta
la Dichiarazione Universale per i Diritti della Madre Terra,
un documento di portata storica che segna uno spartiacque in quella che
fino ad oggi è stata la visione generale del concetto di diritti umani:
per la prima volta si pensa anche al diritto all’esistenza delle
generazioni future e all’obbligo che abbiamo di assicurare loro la vita
in un pianeta ospitale e sano.
“Abbiamo soltanto 10
anni” ammonisce Giulietto Chiesa nel suo intervento, venato da un
più che condivisibile pessimismo lucido e razionale, frutto della
ragione, per invertire la corsa folle verso l’autodistruzione oramai
intrapresa dall’umanità.
L’impegno fondamentale
che ognuno di noi può dare consiste soprattutto nel non lasciarsi
intorpidire coscienza e intelletto dal bombardamento mediatico al quale
siamo sottoposti. Abbiamo il diritto ma anche il dovere di pretendere di
fruire di un’informazione corretta. “Le persone non sanno niente”
afferma Giulietto Chiesa puntando il dito contro i mezzi di
informazione servi di un sistema economico che vende lucciole per
lanterne allo scopo soltanto di favorire i grandi piani industriali
e capitalisti del governo. La propaganda rispetto al nucleare è
emblematica a questo proposito: stiamo investendo 30 miliardi di euro
per costruire dei “monumenti alla nostra imbecillità” che
lasceranno tracce velenose sul nostro territorio per circa 100 mila
anni. Le scorie nucleari verranno smaltite infatti in altri paesi,
sicuramente appartenenti alla sfera di quelli sotto sviluppati o in via
di sviluppo, continuando così ad accrescere il nostro debito ecologico
con loro. Investendo 30 miliardi di euro nelle energie alternative si
avrebbero invece immediatamente migliaia di posti di lavoro in più e nel
futuro un immenso ritorno in termini di possibilità per la
continuazione della vita sul nostro pianeta.
La conferenza
internazionale di Cochabamba sicuramente rappresenta una grande
possibilità, il “piano B” per la salvezza del mondo, come lo definisce
De Marzo, dopo il clamoroso fallimento di tutti i piani e programmi
portati avanti dai governi, da Kyoto in avanti.
Programmi dai quali,
fino a questo momento i movimenti sociali, le associazioni di
cittadini, i gruppi ambientalisti e la società civile in genere, sono
stati sempre esclusi, e che a Cochabamba invece, sono diventati
protagonisti, a fianco, ed è questa la vera novità, di un governo.
Quello della Bolivia di Evo Morales.
Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it http://boicottaisraele.wordpress.com La rivoluzione è un fiore che non muore La revolución es una flor que no muere L'uomo è nato libero ed è ovunque in catene J.J. Rousseau |
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