Resi pubblici i dati sui danni causati dai due uragani Ike e
Gustav, due dei peggiori dell’ultimo mezzo secolo, che si sono abbattuti
al massimo della violenza sull’isola di Cuba. Raccontano dell’ira della
natura causata dal cambio climatico ma anche di un’eroica resistenza
dell’uomo. Un saggio sulla protezione civile cubana e gli uragani è in
uscita nel prossimo numero cartaceo di Latinoamerica in corso di stampa,
ma è possibile anticipare alcuni dati che danno la misura di una delle
catastrofi più importanti della storia che ha causato danni materiali
sicuramente superiori ai cinque miliardi di dollari. Le persone che a
Cuba hanno ricevuto protezione sono state tre milioni e duecentomila, pari
ad un quarto della popolazione dell’isola, come se in Italia ricevessero
aiuto nel giro di poche ore 15 milioni di persone e negli Stati Uniti
assistessero 75 milioni. Di queste mezzo milione (come se in Italia 2,5
milioni) sono state ospitate in centri di evacuazione pubblici approntati
dalla protezione civile, mentre gli altri hanno trovato rifugio in case di
familiari. A questi vanno aggiunti 176.000 studenti aiutati a tornare
presso le loro famiglie e 2.800 turisti, spostati in luoghi sicuri
dell’isola. Per realizzare questa sorta di esodo biblico la protezione
civile ha impiegato 87.000 persone, sia stabilmente impiegato in quella
che viene chiamata “defensa civil”, sia personale addestrato chiamato in
servizio per l’occasione. Nonostante questo impegno, e nonostante con
Gustav non si siano registrate vittime, l’uragano Ike ha causato sette
morti. Secondo la protezione civile tutti questi casi non sono stati
frutti di disgrazie o di fatalità ma della non completa osservanza delle
misure della protezione civile. La pretesa dei cubani secondo i quali
tutte le vite umane devono essere salvate suona ben strana in un’Italia
dove il caso e la fatalità sono sempre o quasi sempre considerate causa di
sciagura. Dal punto di vista dei danni materiali quello più grave è
abitativo con 450.000 abitazioni danneggiate, quasi tutte rimaste senza
tetto e 63.000 completamente distrutte. Le persone che sono state
trasferite in altre case (in Italia li chiameremmo senzatetto) sono più di
200.000, un numero che in proporzione all’Italia ammonterebbe a più di un
milione di persone accampate per chissà quanto tempo in tende o container.
Ma i danni materiali non si limitano alle case. Solo nella provincia
di Pinar del Río sono andate perduti 4000 serbatoi di acqua potabile.
Danni enormi sono stati causati alla rete elettrica e telefonica e il
raccolto di 60.000 ettari di terreno a orto, in una situazione agricola
già particolarmente difficile, sono andati completamente perduti, si sono
persi 800 tonnellate di tabacco. Si sono inoltre persi 40.000 ettari a
banano 10.000 di riso e altrettante di fagioli. Per la canna da zucchero
quasi 600.000 ettari sono inondati e circa 4.000 sono completamente
distrutti. Ma è praticamente tutta l’isola ad essere semidistrutta.
Ospedali, panificatori, scuole, almeno un porto, sono andati parzialmente
distrutti o hanno bisogno di riparazioni. Nelle province di Las Tunas,
Camagüey e Holguín il ripristino della corrente elettrica è ancora fermo
al 30% mentre nel resto del’isola il ripristino è tra l’87 e il 99%.
Nonostante tanta distruzione c’è anche un dato positivo: tutti i bacini
che contengono acqua sono strapieni. Cuba nei prossimi mesi non avrà
sete.
fonte
www.gennarocarotenuto.it
http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaNotizia.php?idnotizia=171
Il primo email
dall’Avana
Ricevo (e
condivido) con straordinario sollievo il primo email, dopo giorni di
silenzio per il passaggio dell’ennesimo uragano, da una cara amica
all’Avana.
“Ascolta, questo è stata la cosa peggiore che ho
vissuto nella mia vita. La provincia di Pinar del Río è distrutta, così
come la Isla de la Juventud, ma praticamente tutta Cuba è in ginocchio.
Questo Ike ci ha spezzato in due peggio di Gustav. Abbiamo vissuto tre
giorni con una pioggia torrenziale e tutto spazzato dal vento. Siamo stati
tre giorni senza luce, per fortuna che avevamo il gas da cucina.
L’autostrada inondata, alcuni morti. Qui in casa
dicevamo che mai un ciclone era durato tanto, ha cominciato a fare danni
da prima di arrivare e dopo che era passato ancora era pericoloso uscire.
E per fortuna che quando è passato di qua in Occidente era già categoria 1
(la più bassa, ndr). Però il gran figlio di puttana ha spazzato via tutto
il paese.
Che ci succederà adesso? Suppongo che in pochi giorni
comincerà a notarsi la mancanza di cose, di alimenti, al mercato
soprattutto. E’ stato terribile tenere Felipín (un bebé di pochi mesi)
chiuso in casa senza elettricità, senza luce, ventilatore, con le finestre
sbarrate. E José Ernesto (il fratello di 10 anni, il più terribile
pelotero del quartiere) sembrava un leone in gabbia. Però la cosa più
importante è che tutti noi stiamo bene, vivi e in buona salute e che anche
tutto il paese è vivo e con voglia di rimettersi in piedi. Bene, se la
vita ci dà limoni… faremo limonata!”
http://www.gennarocarotenuto.it/3405-il-primo-email-dallavana/
E’ triste, ma sono convinto che ci siano molte persone
malevole che desiderano che in queste ore ci siano molti morti a Cuba,
causati dal nuovo uragano Ike. Quello precedente, Gustav,
fronteggiato con uno sforzo senza precedenti, non ne ha causati affatto,
nonostante si fosse abbattuto sull’isola nel momento di massima potenza e
pur avendo distrutto oltre 100.000 abitazioni.
Sono convinto che ci siano anche alcune altre persone
malevole che, al contrario, sperano che questi morti si verifichino negli
Stati Uniti, ovviamente tra le fasce più povere della popolazione. In
realtà la stragrande maggioranza dei morti causati dagli uragani è
haitiano, un paese dall’economia ultraliberista dove lo stesso concetto di
protezione civile è del tutto estraneo.
Ignara di chi augura la morte ai cubani, in queste
ore, una protezione civile tra le più organizzate al mondo, ha spostato un
milione di persone verso l’interno dell’isola PER PRECAUZIONE. Uno sforzo
così enorme è stato realizzato perché l’unica cosa che conta è salvare
vite umane, senza guardare ai costi né allo sforzo necessario. Un milione
di persone rappresenta l’8% dell’intera popolazione di Cuba che viene
messo al sicuro con una mobilitazione senza precedenti e con livelli di
efficienza insospettabili per un paese descritto continuamente come
immobile e al collasso dai media. Gli abitanti sono informati
preventivamente minuto per minuto e chiunque viva sulla costa o in zone a
rischio viene accompagnato dalla protezione civile e ospitato al sicuro
fino al cessato pericolo. Nonostante la forza della natura di un uragano
sia incommensurabile, anche questa volta, comunque vada, la protezione
civile cubana sarà riuscita a ridurre al minimo i danni alle
persone.
Piani così ingenti in Italia li abbiamo solo per
un’eventuale eruzione del Vesuvio, e anche in quel caso ci sono persone
malevole che si augurano morte e devastazione, lo gridano negli stadi e lo
scrivono sui cavalcavia. Comunque i piani ci sono, ed anche se non è detto
che l’evacuazione della zona vesuviana e flegrea funzionerà come
l’oliatissima macchina della prevenzione cubana è importante che ci sia
chi si stia preparando.
Tornando a Cuba, quello che succede per l’ennesima
volta in queste ore è una straordinaria dimostrazione di efficienza
coniugata con l’umanità e con la solidarietà. Mentre nel resto del centro
America e Caraibi, Stati Uniti compresi, i morti si contano spesso a
centinaia, a Cuba, che è per i climatologi il posto del mondo più esposto
a queste catastrofi, il numero di vittime è sempre limitatissimo proprio a
causa di una cultura che mette la prevenzione al primo posto.
Se ci fosse un po’ di equanimità e di onestà
intellettuale, qualcuno, anche nei media solitamente critici della
Rivoluzione cubana, senza per questo smettere di criticarla, dovrebbe
scrivere editoriali per riconoscere lo sforzo titanico di questo popolo e
dei risultati raggiunti almeno in questo campo dalla Rivoluzione. Invece
stanno zitti.
E stanno zitti per ignoranza, superficialità,
disonestà di alcuni, ma soprattutto per il sacro terrore di essere anche
solo sfiorati dal dubbio che Cuba non sia l’inferno che sono abituati a
descrivere, spesso senza conoscere. A Cuba c’è la censura, ma da noi c’è
l’autocensura. Che può essere perfino più dura.
http://www.gennarocarotenuto.it/3293-luragano-ike-e-cuba/
di Aldo Garuti, Venerdì 5 Settembre 2008, 00:35Archiviato in: Dialoghi
Sabato prossimo (6 settembre 2008), per una settimana,
sarò nuovamente in terra cubana, che è stata sferzata duramente dagli
impetuosi venti associati al terribile uragano “Gustav”, il più disastroso
che abbia mai subito Cuba negli ultimi 60 anni, che hanno provocato
ingenti distruzioni soprattutto nella sua più occidentale provincia di
Pinar del Río e all’Isola della
Gioventù, vittima della peggior catastrofe
naturale della sua storia.
Evidenzio, tuttavia, che, a fronte di oltre un
centinaio di vittime mietute nell’intera area colpita (76 ad Haiti, 12 in
Giamaica, 8 nella Repubblica Dominicana ed almeno 7 negli Stati Uniti),
l’eccezionale impegno profuso dalle locali Autorità, con assoluta
priorità, nella salvaguardia delle vite umane ha consentito che a Cuba
tale flagello non abbia causato la perdita di una sola vita umana, quando
in altre regioni le perdite sarebbero state centinaia.
Si tratta di un fatto assolutamente straordinario
(passato colpevolmente sotto silenzio dalla nostra cosiddetta “stampa
libera”), grazie alle tempestive ed efficaci misure precauzionali messe in
atto dalla Rivoluzione, con una straordinaria ed ammirevole efficienza,
non riscontrabile in altri Paesi ben più ricchi e tecnologicamente
progrediti, quali quegli stessi Stati Uniti che si ostinano nella loro
brutale, cinica e fallimentare politica di aggressione per distruggere le
innegabili conquiste sociali realizzate nella piccola Isola ribelle, la
cui sostanziale colpa è quella di non volersi piegare all’egemonia
dell’impero.
“Gustav” ha toccato la terra cubana sabato 30 agosto,
con venti sostenuti di 240 Km/h, cioè di categoria 4 nella scala
‘Saffir-Simpson’. Nella sua traiettoria attraverso l’Isola non ha causato
alcuna vittima, in un Paese povero e in via di sviluppo.
Lo stesso “Gustav” ha toccato la terra statunitense
lunedì 1° settembre, nella costa del Golfo del Messico, ad Ovest d New
Orleans, con categoria 2, ossia la metà della forza con la quale ha
colpito Cuba. Tuttavia ha provocato, come minimo, 7 morti nel suo
passaggio per il Paese più potente del pianeta.
E’ assai indicativa la circostanza che i mezzi di
(dis)informazione occidentale, nella loro singolare scelta delle notizie,
abbiano completamente evitato di riportare notizie comparative al
riguardo, mentre è assolutamente certo che avrebbero scelto una linea
informativa ben diversa se fosse avvenuto il contrario, come stanno a
dimostrare numerosi precedenti, quali la presunta epidemia di dengue a
Cuba del 2006, inventata di sana pianta.
Notizie sulle immani distruzioni prodotte a Cuba, sono
disponibili qui e qui.
Come riporta la stampa cubana, la raffica di vento
massimo di 340 km/h registrata durante il passaggio dell’uragano “Gustav”
(prima della rottura degli stessi strumenti di misurazione) nella stazione
meteorologica di Paso Real de San Diego, nella provincia di Pinar del Río
(a un centinaio di km a Ovest de L’Avana), è la più intensa mai misurata a
Cuba. Ma il vero record è che, nonostante l’enorme forza e gli enormi
danni causati, non ci sia stato nel Paese alcun morto (in italiano al
link).
Oltre 467.000 persone delle zone più vulnerabili di
Cuba sono state evacuate, notevolissimi i danni arrecati all’economia,
all’agricoltura (incluse alle pregiate colture di tabacco), alle
infrastrutture elettriche e stradali, enormi sono i disagi subiti dalla
popolazione nelle zone più colpite, ove le abitazioni sono andate
distrutte quasi per la metà del totale. Un resoconto al riguardo e
sull’ingente sforzo necessario ora per la ricostruzione, redatto a cura
dello stesso Fidel (nelle sue “Riflessioni” del 2 settembre 2008), è
disponibile (in italiano) al link
Una carrellata d’immagini sono visibili al link
Ora siamo proprio nel momento culminante della
stagione ciclonica nel bacino dell’Atlantico, la cui evoluzione è
costantemente monitorata dall’Istituto di Meteorologia di
Cuba, che dispone (unico Paese in tutta
l’America Latina) di ben 8 radar “esplorativi”.
Un aggiornamento della situazione ciclonica è altresì
disponibile a cura del “Hurricanes Site Tropical Weather” di Miami
(Florida), al link.
Per fortuna, Cuba ha una Rivoluzione con una forte,
energica e previdente “Difesa Civile” a proteggere la propria popolazione
e i numerosi turisti ospiti che, come me, amano questa terra.
Aldo Garuti
http://www.gennarocarotenuto.it/3245-uragano-%e2%80%9cgustav%e2%80%9d-nessuna-vittima-a-cuba/ |