Il giorno 22/mag/08, alle ore 10:37, Rodolfo.ricci ha scritto:
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Da: redazione at emigrazione-notizie.org
To: "redazione at emigrazione-notizie.org"
<redazione at emigrazione-notizie.org>
Oggetto: Newsletter Emigrazione Notizie
Data: 21/05/08 20:03
Lo zingaro e il clandestino non possono diventare dei capri espiatori.
Adesisci all' Appello:
"Il sonno della ragione genera mostri".
Recenti avvenimenti di cronaca, e la loro accresciuta rappresentazione
mediatica, hanno portato ad emergere in maniera plateale un diffuso
atteggiamento di sospetto, quando non manifestazioni di vero e proprio
razzismo, verso gli zingari, italiani e immigrati.
La denigrazione verbale, genericamente diretta a queste comunità ed anche gli
episodi di aperta violenza e razzismo nei loro confronti, non possono essere in
alcun mo do tollerati. Spesso questi comportamenti vengono giustificati come
risposta al presunto alto tasso di devianza di questo popolo, dimenticando che
i reati in sé sono sempre compiuti da singole persone e che la responsabilità
penale è, per legge, individuale.
Una politica intelligente, a vantaggio della sicurezza dei singoli e della
collettività, sarebbe quella di analizzare le cause che portano ad una maggiore
devianza tra queste persone (emarginazione sociale e culturale, assenza di
politiche d'integrazione, ecc.) offrendo misure atte a governare davvero
l'immigrazione e a coniugare politiche di sicurezza con quelle di accoglienza
ed integrazione. Si preferisce invece battere il tasto sulla paura della gente
e sulla necessità di inasprire le leggi e le pene.
E' anche strano che il battage pubblicitario sulla sicurezza e sulla paura
degli italiani, avvenga proprio quando il Ministero di Giustizia dimost ra,
statistiche alla mano, che i reati in Italia sono diminuiti e che in Europa -
il nostro Paese è uno dei più sicuri dal punto di vista dell'ordine pubblico.
Il sospetto che esista una precisa regia dietro queste campagne mediatiche è
inevitabilmente forte: una regia volta a rendere più accettabili misure di
legge intollerabili contro i diritti della persona. Una regia che sposta
l'attenzione degli italiani dal pesante declino economico e sociale in cui
stiamo vivendo, verso un nemico ed un obbiettivo esterno: lo zingaro,
l'immigrato, il diverso.
Come spesso succede nella storia, anche su questo versante come popolo italiano
abbiamo la memoria corta e ci sembra lecito accettare attacchi verbali e misure
contro gli zingari che consideriamo intollerabili, quando rivolte ad altri
popoli od etnie. E' un atteggiamento pericoloso e , per dirlo con le parole di
Goya, "il sonno della ragione genera mostri".
Non è mai colpa nostra se le cose vanno male, è sempre colpa di qualcun altro e
così, mentre ci beiamo della supposta imbattibilità della creatività italiana,
non ci accorgiamo che la crisi del nostro Paese di fronte alle sfide della
globalizzazione è anche crisi di capacità di interloquire con l'esterno, le
culture degli altri, la gestione serena dei fenomeni del nostro secolo, quali
l'unità europea e le migrazioni.
In ogni caso, è certo che una politica esclusivamente di pura e semplice
repressione dei reati che derivano dal disagio sociale sarà una tela di
Penelope, e se non ci si indirizzerà anche verso la rimozione delle cause della
condizione dei rom, non servirà a molto: a meno certamente di non innalzare
l'escalation fino alla deportazione collettiva, all'arresto indiscriminato, o
peggio, cosa fortunatamente proibita dalle normative internazionali . Non
sembri retorica quest'ultima osservazione: rom e i sinti sono state vittime nei
lager, e quella tragedia che in lingua zingara è ricordata come Porajmos, ed
equivale alla shoah del popolo ebraico, pone un dovere di memoria e una
responsabilità di tutti per il presente e il futuro.
I sottoscritti promotori di questo appello, operatori nel campo
dell'immigrazione e dei problemi sociali, con esperienze disparate e di diverse
ispirazioni politiche, culturali e religiose, propongono questi punti
all'attenzione del governo nazionale, regionale e locale, dei media,, nonché
degli operatori sociali così come di quelli di polizia:
1. Combattere la campagna mediatica volta a creare atteggiamenti razzisti e
xenofobi nei confronti degli zingari, ma anche dell'immigrazione in generale.
2. Adottare efficaci politiche di sicurezza e chiudere i campi noma di, in
quanto ghetti e fonte di emarginazione ed illegalità, incentivando misure di
vera accoglienza ed integrazione di queste comunità; i "campi nomadi"
sono costosi, perpetuano le discriminazioni, ostacolano una reale integrazione.
Sono anche una "zona grigia" di illegalità, su cui occorre che sia
fatta luce, per tutelare in primo luogo i più deboli tra coloro che vi vivono.
3. Procedere ad un vero e completo censimento dei singoli e dei nuclei
familiari di zingari presenti in Italia, come primo passo verso misure di
integrazione diversificate ed efficaci;
4. Per i minori e i giovanissimi, nati e vissuti nelle baracche, occorre
prevedere con coraggio e creatività opportunità di integrazione e anche di
cittadinanza, capaci di rompere un circuito davvero infernale di sottrazione di
futuro;
5. Ridurre i casi di espulsione solo per le persone che non hanno titolo o che
hanno commesso reati legalmente comprovati; chi ha tale titolo, inoltre, deve
essere trattato con rispetto e dignità. Prevenire le condizioni di
emarginazione, miseria e criminalità sarà sempre più razionale e anche più
economico che reprimerne gli esiti.
6. Occorre un'integrazione tra il livello europeo, quello nazionale, quello
regionale e comunale: occorre evitare infatti che la sindrome del "non nel
mio cortile": i rom non sono immondizia.
7. Mantenere la memoria collettiva del Porajmos, anche incentivando la ricerca
storica sui campi di concentramento costituiti dal governo italiano nel periodo
fascista, un evento rimosso e colpevolmente dimenticato.
8. Incoraggiare la voce dei Rom e Sinti italiani, che ad oggi sono l'unica
minoranza linguistica storica del nostro Paese a non godere di alcuna tutela:
auspichiamo che sorga un'associazione rappresentativa della comunità zingara
italiana.
Danielà Carlà
Giuseppe Casucci
Luca Cefisi
Piero Soldini
Rodolfo Ricci
Chi intende appoggiare questo appello può mandare la propria adesione a:
Giuseppe Casucci: g.casucci at uil.it
Luca Cefisi: luca.cefisi at gmail.com
Piero Soldini: soldini at sede.cgil.it
Oppure a FIEI: fiei at fiei.org
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