LETTERA DI PETRAS A SARKOZY SU SCAMBIO DI PRIGIONIERI!



Traduciamo e diffondiamo questa importante e chiarificatrice lettera aperta, scritta pochi giorni fa dal noto intellettuale statunitense James Petras al presidente francese Nicolas Sarkozy.
Petras, conosciuto in tutto il mondo per la sua schiettezza e lucidità d’analisi, è da anni impegnato nell’approfondimento e nel monitoraggio dei processi di resistenza e liberazione latinoamericani. E’ autore di diversi articoli, saggi e libri, gli ultimi dei quali sono “Il potere d’Israele negli Stati Uniti” (2006), “Dirigenti e diretti nell’Impero Nordamericano” (2007) e “Le multinazionali sul banco degli imputati” (2007).
 
 
Commissione Informazione dell’Associazione naz. Nuova Colombia
 
  
LETTERA APERTA DI JAMES PETRAS AL PRESIDENTE SARKOZY SULLO SCAMBIO UMANITARIO DI PRIGIONIERI
 
 
Ho letto con gran interesse la sua lettera al leader delle FARC, Manuel Marulanda. Condivido con Lei l’impulso umanitario per mettere fine alla detenzione dei prigionieri politici in Colombia. Tuttavia, siamo chiari, realisti e di principio in merito a questo tema: la libertà dei prigionieri politici in potere delle FARC dipende da un quid pro quo (dare e ricevere), ossia dalla liberazione dei combattenti della resistenza delle FARC imprigionati nelle carceri dello Stato colombiano.
 
Il Suo drammatico e molto pubblicizzato intervento ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sui prigionieri detenuti dalle FARC, ma non menziona la difficile situazione dei colombiani prigionieri politici del governo, torturati e trattati brutalmente da un Presidente i cui soci congressisti più prossimi sono in attesa di essere processati per i loro legami, di vecchia data, con gli squadroni della morte paramilitari e narcotrafficanti.
 
Iniziamo da capo, Presidente Sarkozy. Se Lei vuol essere un mediatore onesto o un leader umanitario coerente, deve agire in modo imparziale con spirito di reciprocità. Fino ad oggi ha agito in modo unilaterale, cosa che non porta ad una soluzione positiva per lo scambio di prigionieri. Nel suo breve e molto propagandato appello, Lei non si è comportato in buona fede ed in modo equanime.
 
Ad esempio, all’inizio di dicembre Lei ha lanciato un appello “solenne” alle FARC (concretamente al loro Segretario Manuel Marulanda), chiedendogli di liberare unilateralmente i prigionieri, compresa Ingrid Betancourt, senza fare un appello parallelo al Presidente Uribe affinché liberasse i prigionieri, compresi quelli detenuti negli Stati Uniti. Il Suo appello sembra più un inganno pubblicitario, col suo fondo vuoto e la sua teatrale “solennità”. Tentando di far ricadere su Marulanda la responsabilità “per la vita di Ingrid”, crede forse che il più astuto e leggendario leader guerrigliero dell’America Latina si farà intimidire dalla Sua retorica? La Sua doppia morale coloniale non convince nessuno, e indubbiamente non fa avanzare il processo di negoziazione. Le sue posizioni etiche potranno deliziare alcuni filosofi ex-maoisti del medioevo a Parigi, ma sono fuori luogo nel trattamento nei confronti di seri e coerenti rivoluzionari.
 
Mi permetta di suggerire, giacché ha sviluppato una relazione carnale col Suo “buon amico” e Presidente Bush, di indirizzare il Suo fascino verso di lui e di dirgli di rimandare in Colombia i due dirigenti delle FARC come parte dell’interscambio di prigionieri, in cambio dei tre statunitensi che lavoravano in operativi controinsorgenti e che si trovano in una prigione delle FARC.
La reciprocità, signor Presidente, è una condizione obbligatoria nei negoziati tra uguali.
 
In secondo luogo, Lei ha pubblicamente condannato i “metodi” e gli “obiettivi” delle FARC, ma non quelli di Uribe. La verità è che questo non è il modo di iniziare dei negoziati. Si da l’apparenza che Uribe sia un politico democratico, contrariamente a quanto detto dalle Nazioni Unite, dai colombiani, dall’Organizzazione degli Stati Americani, dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro e dai rapporti sui diritti umani che documentano che la Colombia è, a causa del terrorismo di Stato, il luogo più pericoloso del mondo per giornalisti, sindacalisti, avvocati difensori dei diritti umani e leaders contadini.
Presidente Sarkozy, è presuntuosa da parte Sua la messa in discussione morale delle credenziali delle FARC, giacché Lei ed il Suo Ministro degli Esteri, De Kouchner, avete dato un appoggio incondizionato allo Stato d’Israele nonostante sia risaputo il fatto che esso mantiene in prigione oltre 10.000 prigionieri politici, molti dei quali non sono mai stati accusati e processati e la cui maggior parte è stata brutalmente torturata. Un regime come il Suo, il cui Ministro degli Esteri appoggia lo strangolamento economico (taglio di alimenti, medicine, acqua ed elettricità) di tutto un popolo a Gaza, ed il bagno di sangue che gli USA hanno fatto in Iraq, non ha autorità morale per dare conferenze su “metodi” ed “obiettivi”. Mi permetta di riferirmi a questo punto, signor Presidente: le FARC né mantengono incarcerati 10.000 prigionieri come il suo alleato, lo Stato giudaico, né invadono e colonizzano paesi indipendenti, come il Suo “buon amico” Presidente Bush.
 
Ora che abbiamo alzato il velo dell’ipocrisia gallica, passiamo ad alcuni dei problemi reali che affronta l’apertura dei negoziati.
 
L’ubicazione dei negoziati
 
L’insistenza delle FARC in merito ad un luogo specifico non è una scelta del fogliame e della fauna, ma una garanzia di sicurezza di fronte ai numerosi accordi saltati col regime di Uribe. Presidente Sarkozy, nella sua insistenza, di fatto la sua richiesta di una “prova fotografica” della sopravvivenza di Ingrid Betancourt ha portato al più recente esempio fondamentale del fatto che Uribe non merita fiducia: gli emissari che portavano a Lei le “prove” via Venezuela, sono stati detenuti ed incarcerati in aperta violazione dell’intesa implicita di salvacondotto tra Lei, il Presidente Uribe ed il Presidente Chávez.
 
Tra il 1984 ed il 1990 le FARC arrivarono ad un accordo con i Presidenti Betancourt e Gaviria, per dare al processo elettorale un’opportunità. Molti membri delle FARC, unitamente a progressisti e gruppi di sinistra, formarono l’Unión Patriótica (UP). Nel corso di 5 anni, oltre 5500 membri dell’UP sono stati assassinati, tra cui 2 candidati alla presidenza, distruggendo quei metodi elettorali a Lei tanto cari.
Presidente Sarkozy, sottopongo alla Sua attenzione questi fatti, nel caso in cui i Suoi assessori non l’abbiamo informata dei pericoli e degli scogli che qualunque negoziato tra le FARC ed il governo colombiano affronta. Inoltre, l’insistenza delle FARC circa il luogo è una protezione dei suoi dirigenti e dei negoziatori da qualunque movimento repentino di Uribe, finalizzato a rompere i negoziati ed a catturare o uccidere i leaders delle FARC.
 
Bisogna anche tenere in considerazione che al suo appello in favore di una zona smilitarizzata, Uribe ha abbinato ricompense di 100 milioni di dollari per i membri delle FARC che assassinino o consegnino i loro dirigenti all’Esercito colombiano.
 
L’imposizione di condizioni unilaterali da parte di Uribe
 
Presidente Sarkozy, come Lei ben sa per aprire un qualunque negoziato una delle parti non può imporre in modo unilaterale ed arbitrario condizioni che pregiudichino l’altra, come invece ha fatto Uribe. Il Presidente dei paramilitari non solo ha deciso l’ubicazione, ma anche la lunghezza e la larghezza della zona smilitarizzata, il limitato lasso di tempo per trovare una soluzione, il comportamento dei combattenti della resistenza dopo la liberazione ed una visita della Croce Rossa nelle carceri clandestine delle FARC, così come ha insistito nella descrizione calunniosa della sua controparte nel negoziato.
 
La riduzione delle dimensioni della regione smilitarizzata (così come la sua scelta ed il lasso di tempo) è fonte di grande sospetto riguardo ai motivi del governo. Una zona smilitarizzata più piccola rende più facile al regime di Uribe invadere e catturare i negoziatori delle FARC. Una zona smilitarizzata più ampia non tocca le questioni di fondo che devono essere materia dei negoziati, anzi li facilitano nella misura in cui aumentano la sicurezza dei negoziatori.
 
In secondo luogo, i negoziati non possono essere arbitrariamente risolti nel corso di un solo mese, giacché vi sono numerose questioni di gran complessità da risolvere, a partire dall’inclusione dei due leaders delle FARC incarcerati negli Stati Uniti in virtù della loro estradizione arbitraria da parte di Uribe.
 
E’ impensabile che le FARC accettino di consentire che una delegazione della Croce Rossa visiti i prigionieri politici in loro potere, perché ciò permetterebbe agli assessori statunitensi di Uribe di individuare, con alta tecnologia, e di attaccare le FARC. La demenziale ossessione di Uribe di annichilire fisicamente le FARC, come dimostra nella sua recente esplosione, deve essere tenuta in considerazione per cessare i Suoi appelli all’assistenza umanitaria della Croce Rossa.
 
Non parliamo poi della chiamata di Uribe alla “imparziale” Chiesa affinché aiuti i negoziati, visto che è uno scherzo di cattivo gusto: la Chiesa è stata un’apologeta acritica di Uribe, della sua organizzazione politica e dei senatori e membri del Congresso incarcerati, appartenenti agli squadroni della morte (ben 30). Ci sono diversi gruppi colombiani difensori dei diritti umani, riconosciuti internazionalmente per il loro coraggio e la loro imparzialità come Justicia y Paz e Reiniciar, che possono essere più utili in qualunque ruolo d’intermediazione.
 
Presidente Sarkozy, nonostante i limiti e le Sue prevedibili posizioni morali, ha evidenziato con successo le pericolose e fallite politiche di “liberare” i prigionieri delle FARC mediante la forza. Lei è riuscito, usando promesse e minacce, a far sì che Uribe fosse parzialmente d’accordo con la richiesta delle FARC di una zona smilitarizzata per i negoziati. Tuttavia, le concessioni elaborate da Uribe sono difficili da materializzare, perché ciò che da con una mano lo toglie con l’altra. Egli moltiplica le condizioni inaccettabili precisamente al fine di ostacolare i negoziati, perché è nei dettagli che il processo avanzerà.
 
Adesso viene il rischio, Presidente Sarkozy. Il Suo gesto di apertura, e ancor di più, la Sua efficace pressione per trovare un terreno utile ai negoziati Le hanno garantito il sostegno di molti cittadini francesi profondamente impegnati nella liberazione della loro compatriota Ingrid. Lei è diventato il pupillo dei mezzi di comunicazione francesi ed occidentali. Non userò questo fatto contro di Lei; Lei si è interessato, ha parlato, si è mosso… Ma non ha ancora avuto successo.
 
Per iniziare i negoziati, ancora una volta Lei deve convincere Uribe ad essere ragionevole (almeno per il resto del mondo), a dimenticare le sue agende occulte, ad accettare una zona smilitarizzata sicura e di dimensioni adeguate, e a dare ai negoziatori il tempo sufficiente per superare le differenze. In circostanze normali, signor Presidente, dovrebbe ammettere che queste richieste sono ragionevoli. Ma, come Lei deve sapere, Uribe né è un negoziatore ben disposto né ha la volontà di arrivare ad una soluzione equanime. Lei ha i mezzi di diffusione, un gran appoggio nazionale ed internazionale e tutta la credibilità politica (ed il potere) per persuadere, esercitare pressioni o trascinare Uribe al tavolo dei negoziati al fine di liberare Ingrid e gli altri, così come i 500 prigionieri delle FARC che stanno marcendo nei buchi TB della Colombia e degli USA.
Presidente Sarkozy, il successo o il fallimento è nelle sue mani. Lei si è assunto il solenne onere di liberare Ingrid. Speriamo che sia all’altezza di questa responsabilità.
 
Fraternamente
 
James Petras
 
10 dicembre 2007
 



L'email della prossima generazione? Puoi averla con la nuova Yahoo! Mail