Riflessioni su Cuba e su Liberazione (PRC)



Riflessioni su Cuba e su Liberazione (PRC)

di Luciano Dondero

Un caro amico mi ha chiesto proprio ieri per quale motivo mi agito tanto
per la posizione di Liberazione su Cuba. Lui, infatti, ritiene che sia da
tempo che la linea del PRC si è fatta insopportabile, un giudizio che non
condivido; ma poi mi chiede anche per quale motivo proprio Cuba mi stia
tanto a cuore: al riguardo mi ricorda, forse un pò maliziosamente, che in
passato ho fatto parte di organizzazioni trotskiste critiche nei confronti
di quello che esse definiscono "regime stalinista-castrista".

Ho pensato bene di mettere giù qualche riflessione, cercando di chiarire i
due aspetti in termini magari un pò più generali e meno personali.

Ovvero, vediamo di capire:

1.
perché la pagina di	Liberazione del 30 maggio rappresenta un punto
particolarmente basso	nello scenario politico della sinistra italiana in
genere, e del PRC	in particolare


2.
cosa ci sia di tanto importante	a Cuba da richiederne una difesa tanto
appassionata

Le due cose sono naturalmente collegate, con Cuba a fare da perno, ma si
tratta comunque di questioni distinte.

La "svolta istituzionale" del PRC, legata al suo ingresso nel governo
Prodi, e la sua inevitabile subordinazione a coloro che oggi stanno
costruendo il "partito democratico", sono cose che mi sarebbe difficile
negare o sottovalutare.

In un certo senso, io non sono (o non sono stato) nemmeno del tutto
contrario, e posso anche capire che nell'attuale contesto italiano diventi
quasi inevitabile far parte di un governo di coalizione, alleato degli
Stati Uniti, e impegnato in tutta una serie di attività bellicistiche in
vari paesi. Arrivo addirittura a comprendere che certe linee di politica
interna alquanto moderate non si possano contrastare soltanto con delle
argomentazioni di principio, esterne ed estranee alla battaglia politica
quotidiana.

Tuttavia, trovo molto negativo il modo in cui il PRC ha deciso di
affrontare la questione, nei confronti dei propri quadri e militanti e
della propria base elettorale. Infatti, quando la linea del governo di cui
il partito fa parte come forza minoritaria all'interno di un'ampia
coalizione, è bruttina, e quando i rospi che si ingoiano sono molti, mentre
i risultati positivi sono scarsi - la cosa giusta da fare sarebbe
descrivere la situazione per quel che è, e poi fornire degli argomenti a
giustificazione della scelta di non rompere con quella coalizione, se li si
possono fornire. Ma presentare le cose a rovescio, parlando di presunti
successi e vittorie, e fingendo che le cose vadano bene, con tutta una
serie di cadute di stilo e di linea, è molto più grave della linea in sé.

Infatti, a mio modo di vedere questo vuol dire che si è fatta la scelta, un
pò cinica, di usare un metodo, che non so chiamare altro che coi termini
menzogna e inganno; ma questo presuppone un profondo cinismo e alimenta un
fenomeno di sostanziale perdita della propria dignità politica - il
problema diventa infatti soltanto quello di trovare il modo migliore di
"abbindolare il volgo", e non quello di discutere apertamente delle proprie
difficoltà fra compagni.

E perché allora questi articoli su Cuba sono peggio?

A me pare che gli articoli comparsi su Liberazione il 30 maggio e firmati
da Angela Nocioni, colei che il Direttore Sansonetti considera una delle
sue migliori giornaliste, siano stati costruiti avendo come modello di
riferimento le veline che la CIA passa ai giornalisti utilizzati come
"agenti di influenza" nell'interesse di Washington - naturalmente, questo è
un ragionamento politico, e io non ho certo elementi per dire di più.
Questa impressione viene ulteriormente rafforzata, leggendo le sue
precedenti corrispondenze su Venezuela e Cuba, che hanno già suscitato
ampie proteste fra i lettori di Liberazione e nel popolo della sinistra.

A scanso di equivoci, sarà il caso di ricordare che mentre nell'immaginario
collettivo della sinistra la CIA è vista come un'idra controrivoluzionaria
e sanguinaria, grondante del sangue di Ernesto Che Guevara, di Salvador
Allende, e probabilmente anche dei morti di Ustica, in realtà la potente
organizzazione spionistica statunitense, è sì anche questo mostro, ma è
tuttavia cosa molto più complessa. I più non sanno, ad esempio, che quando
gli Stati Uniti in piena guerra fredda, sul finire degli anni Settanta,
mantenevano il veto all'ingresso del PCI nel governo italiano, la CIA, che
ha sempre contato su alcuni dei più abili analisti politici americani,
argomentava al contrario che la partecipazione del PCI al governo del paese
sarebbe stato opportuna per favorire il fagocitamento del PCI. Ovviamente,
come dimostrano le vicende successive, non solo quelle del PCI-PDS-DS-PD,
ma anche altre, quegli analisti non si sbagliavano di molto .

Ma allora, perché invece l'attacco a Cuba è così rozzo, volgare, becero,
cinico e squallido?

Beh, forse occorre anche rendersi conto del fatto che la politica
statunitense, e i vari organismi che contribuiscono ad elaborarla e a
gestirla, non sono un blocco monolitico. Nel caso della CIA e di altre
strutture analoghe negli Stati Uniti, c'è una cesura impressionante fra la
loro capacità di trattare ad esempio le questioni relative alla Cina, cosa
che fanno con un notevole grado di intelligenza e di approfondimento, e la
miopia nei confronti di Cuba. Forse non c'è da stupirsene, visto che nel
caso di Cuba i "clienti di riferimento" sono trafficanti di droga e
magnaccia, che hanno più facilmente in bocca il turpiloquio dei bordelli
anziché il linguaggio forbito dell'accademia.

Ebbene, che cosa si può dire quando questa "linea" e questo linguaggio
passano nell'organo del Partito della Rifondazione Comunista? Dove siamo
arrivati quando su Liberazione l'ineffabile "A.N." (absit iniuria
verbis...) presenta un uomo come Giustino Di Celmo, il papà del povero
Fabio, come un cinico manipolatore, che avrebbe sfruttato la morte del
figlio per fare qualche sporco affare con il governo cubano? E quando il
direttore ci dice che questa sarebbe "ironia"?

Siamo arrivati in fondo al pozzo, ed è proprio un pozzo nero.

Le due paginate di lettere pubblicate su Liberazione ieri ed oggi sembrano
dirci che nel Partito c'è uno scatto d'orgoglio, ma il ripudio di quella
presa di posizione manca nella risposta, che trovo politicamente molto
grave, di Sansonetti. E questo mi fa seriamente dubitare che si possa
davvero rettificare la situazione. Si vedrà. Mi auguro che cresca la
protesta contro Liberazione, e che questa investa direttamente gli
organismi dirigenti del PRC - purtroppo non mi aspetto grandi risultati.

E qui passo al secondo aspetto della questione: perché Cuba è così importante?

Gli argomenti possibili sono tanti, in ordine sparso:

è un paese piccolo e	relativamente povero, che subisce da oltre 45 anni
un blocco	criminale da parte degli Stati Uniti (ci sono 11 milioni di
cubani	contro 250 milioni in USA);


è il paese più	odiato da vari presidenti degli USA, da Kennedy a George W.
Bush,	che hanno ordito e scatenato di tutto contro Cuba, dal terrorismo
	alla guerra chimico-batteriologica, per non dire dei 600 tentativi
	di assassinio contro il presidente cubano Fidel Castro;


è l'isola dei Caraibi	dove si è fatta una rivoluzione socialista, il
"primo	territorio libero dell'America Latina";


Cuba ha contribuito alla	sconfitta del Sud Africa durante la guerra
d'Angola (1975-1989), e	questo ha accelerato se non determinato la fine
dell'apartheid e	l'ascesa al potere di Nelson Mandela;


è uno dei pochissimi	paesi rimasti al mondo che si definisce "comunista";


forse è l'unico nel quale	tale definizione non è una farsa, una
cinica mossa modernista	in un grande piano confuciano (vedi Cina), o
un'oscena macchinazione	per giustificare una "monarchia comunista" (Corea
del Nord);


è una delle società	più vicine all'applicazione di un meccanismo
livellatore ed	egualitario;


è il paese del Che, uno	dei rivoluzionari più puri e coraggiosi del XX
secolo, un	vero Saint Just latinoamericano ;


è il paese di Fidel, uno	degli strateghi e degli uomini politici più
capaci della	storia moderna, un miscuglio degli aspetti migliori di un
	Robespierre e di un Napoleone (o di un Lenin e di un Trotsky);


è il paese nel quale	milioni di donne e di uomini sono stati capaci di
sopravvivere a	decenni di penurie e di difficoltà, senza perdere la
fiducia	e la speranza nella propria capacità di continuare ad andare
	avanti, e senza mai cadere nella disperazione e nella follia del
	terrorismo;


il suo gruppo dirigente si	interroga sul crollo dell'Unione Sovietica
e del cosiddetto	"comunismo", e cerca di darsene una spiegazione
(mentre molti	partiti che si vogliono comunisti e varie organizzazioni
trotskiste	glissano);


potrei anche aggiungere che la	categoria dello "stalinismo" mi sembra oggi
incapace di	spiegare tutto quel che non ha funzionato nella realtà dei
	movimenti comunisti del XX secolo, mentre ritengo del tutto
	fuorviante la categoria dello "stalinismo-castrismo".

Poiché la realtà di Cuba l'ho seguita per decenni nel contesto di un
impegno militante, e credo di averne una conoscenza non superficiale,
questi argomenti oggi per me sono determinanti. Ma ce ne sono anche altri,
che potrebbero essere ancor più convincenti per chi invece Cuba la conosce
meno:

Cuba è il paese	dell'America Latina con il più basso tasso di mortalità
	infantile, uno dei più bassi del mondo;


l'assistenza medica, gratuita	per tutti, è in grado di competere con
quella dei paesi del	Nord Europa (laddove almeno la socialdemocrazia è
servita a	qualcosa);


gli Stati Uniti hanno	addirittura ammesso deroghe al blocco che impongono
a Cuba per	importare da Cuba alcuni medicinali!


Cuba ha uno dei tassi di	scolarizzazione più alti del mondo;


la politica energetica di Cuba,	per motivazioni in gran parte di tipo
pratico, incorpora alcune	delle scelte più lungimiranti, dalla
diffusione del solare in	remoti paesini di montagna, all'impiego
massiccio di lampadine e di	elettrodomestici a basso consumo energetico;


a Cuba non c'è una	massiccia presenza pubblicitaria e non si è
sistematicamente	sottoposti a quella forma blanda di lavaggio del
cervello che spinge	all'acquisto di oggetti inutili (come invece
avviene nei nostri	paesi "liberi");


a Cuba non c'è una classe	politica formata da parassiti che fanno
finta di legiferare e di	discutere di politica, non ci sono elezioni
quasi ogni anno fra	coalizioni politicamente molto simili (salvo
qualche eccezione nelle	posizioni più estreme) ma ferocemente in lotta fra
di loro;


a Cuba si elegge ogni qualche	anno una struttura amministrativa locale,
scegliendo fra candidati	diversi proposti da vari organismi di base,
e tenuti a rendere conto	ai propri elettori del proprio operato;
queste strutture locali	eleggono propri rappresentanti in un organismo
nazionale di tipo	parlamentare, che legifera e esercita una forma di
controllo sul	governo;


a Cuba non ci sono decine e	decine di partiti e partitini, emanazione
di vari potentati e gruppi	di pressione, che giustificano la propria
esistenza con la propria	esistenza, e vivono bellamente alle spalle
della popolazione; a Cuba	non ci sono stipendi da decine di migliaia
di euro mensili, e	pensioni equivalenti, per deputati, consiglieri
regionali, ecc.	ecc.; a Cuba non ci sono "enti" più o meno fasulli nei
	quali collocare i politici decotti;


a Cuba si può essere	premiati per le proprie capacità; certo, la
carriera nelle	strutture economiche ed amministrative si fa anche in modo
	burocratico - i cubani, in fondo, sono esseri umani come tutti gli
	altri - ma è più difficile "imboscarsi" e	fingere di stare
facendo qualcosa di utile;


il livello di criminalità	è molto basso a Cuba; le forze di polizia
hanno un livello di	armamento comparabile a quello inglese (cioé, nullo
o quasi);	non si vedono pistole in giro per le città; certo, ogni
	cubano che si rispetti ha il suo machete (un coltellaccio tuttofare
	con una lama di 50 cm.), e ci sono crimini passionali, poiché	gli
esseri umani reagiscono in modo molto prevedibile e identico	sotto
qualunque cielo. Riguardo i turisti, se si ostenta la propria	ricchezza,
come fanno talvolta i turisti stranieri, ci si pone al	centro di possibili
tensioni; eppure, anche senza arrivare al	livello di Malta, dove i
furti di borse sulla spiaggia finiscono sul	giornale, a Cuba i turisti
possono stare abbastanza tranquilli.

Tutto ciò non fa certo di Cuba un paradiso in terra. Ma probabilmente, per
una persona onesta e disposta a lavorare, Cuba non è peggio di tanti altri
paesi, ben più ricchi e potenti, e forse è addirittura meglio. Per quanto
attiene al tema "democrazia", ad es., non saprei proprio sentirmela di
condividere l'opinione di coloro che pensano che i paesi occidentali siano
democratici, perché da noi ci sono le elezioni, mentre a Cuba non sarebbe
così: è solo la loro ignoranza a parlare?

In ogni caso, Cuba è un paese degno del rispetto di chi ha l'aspirazione di
contribuire a migliorare la condizione di vita dei lavoratori, e non
sarebbe male avere nei suoi confronti un atteggiamento di attenzione, per
capire come funziona, e magari anche per criticare quel che non funziona, o
funziona meno bene.

Aggiungo perfino che se c'è un paese al mondo nel quale la riflessione
teorico-politica potrebbe fare dei passi avanti non banali, quel paese è
proprio Cuba, e questo anche perché al vertice c'è un uomo come Fidel,
d'intelligenza brillante e intellettualmente inquieto. Altre parti
dell'America Latina sono vivaci, ma non credo che Hugo Chavez potrà mai
rappresentare la continuità intellettuale di Fidel Castro. E per questo mi
farebbe piacere chiudere con un augurio di "Lunga vita, comandante!"

Ma in effetti, con o senza Fidel, Cuba e la sua rivoluzione sono lì a
testimoniare di un tentativo di dare "l'assalto al cielo" senza chinare la
schiena nel tentativo di riconciliarsi con il grande impero del Nord. E
forse proprio questo disturba cortigiane e servitori dell'impero, presenti
e futuri.

Eh già, in Italia fra qualche giorno arriva l'imperatore in persona!