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Riflessioni su Cuba e su Liberazione (PRC)
- Subject: Riflessioni su Cuba e su Liberazione (PRC)
- From: "Luciano Dondero" <svludo at gmail.com>
- Date: Mon, 4 Jun 2007 10:11:18 +0200
Riflessioni su Cuba e su Liberazione (PRC) di Luciano Dondero Un caro amico mi ha chiesto proprio ieri per quale motivo mi agito tanto per la posizione di Liberazione su Cuba. Lui, infatti, ritiene che sia da tempo che la linea del PRC si è fatta insopportabile, un giudizio che non condivido; ma poi mi chiede anche per quale motivo proprio Cuba mi stia tanto a cuore: al riguardo mi ricorda, forse un pò maliziosamente, che in passato ho fatto parte di organizzazioni trotskiste critiche nei confronti di quello che esse definiscono "regime stalinista-castrista". Ho pensato bene di mettere giù qualche riflessione, cercando di chiarire i due aspetti in termini magari un pò più generali e meno personali. Ovvero, vediamo di capire: 1. perché la pagina di Liberazione del 30 maggio rappresenta un punto particolarmente basso nello scenario politico della sinistra italiana in genere, e del PRC in particolare 2. cosa ci sia di tanto importante a Cuba da richiederne una difesa tanto appassionata Le due cose sono naturalmente collegate, con Cuba a fare da perno, ma si tratta comunque di questioni distinte. La "svolta istituzionale" del PRC, legata al suo ingresso nel governo Prodi, e la sua inevitabile subordinazione a coloro che oggi stanno costruendo il "partito democratico", sono cose che mi sarebbe difficile negare o sottovalutare. In un certo senso, io non sono (o non sono stato) nemmeno del tutto contrario, e posso anche capire che nell'attuale contesto italiano diventi quasi inevitabile far parte di un governo di coalizione, alleato degli Stati Uniti, e impegnato in tutta una serie di attività bellicistiche in vari paesi. Arrivo addirittura a comprendere che certe linee di politica interna alquanto moderate non si possano contrastare soltanto con delle argomentazioni di principio, esterne ed estranee alla battaglia politica quotidiana. Tuttavia, trovo molto negativo il modo in cui il PRC ha deciso di affrontare la questione, nei confronti dei propri quadri e militanti e della propria base elettorale. Infatti, quando la linea del governo di cui il partito fa parte come forza minoritaria all'interno di un'ampia coalizione, è bruttina, e quando i rospi che si ingoiano sono molti, mentre i risultati positivi sono scarsi - la cosa giusta da fare sarebbe descrivere la situazione per quel che è, e poi fornire degli argomenti a giustificazione della scelta di non rompere con quella coalizione, se li si possono fornire. Ma presentare le cose a rovescio, parlando di presunti successi e vittorie, e fingendo che le cose vadano bene, con tutta una serie di cadute di stilo e di linea, è molto più grave della linea in sé. Infatti, a mio modo di vedere questo vuol dire che si è fatta la scelta, un pò cinica, di usare un metodo, che non so chiamare altro che coi termini menzogna e inganno; ma questo presuppone un profondo cinismo e alimenta un fenomeno di sostanziale perdita della propria dignità politica - il problema diventa infatti soltanto quello di trovare il modo migliore di "abbindolare il volgo", e non quello di discutere apertamente delle proprie difficoltà fra compagni. E perché allora questi articoli su Cuba sono peggio? A me pare che gli articoli comparsi su Liberazione il 30 maggio e firmati da Angela Nocioni, colei che il Direttore Sansonetti considera una delle sue migliori giornaliste, siano stati costruiti avendo come modello di riferimento le veline che la CIA passa ai giornalisti utilizzati come "agenti di influenza" nell'interesse di Washington - naturalmente, questo è un ragionamento politico, e io non ho certo elementi per dire di più. Questa impressione viene ulteriormente rafforzata, leggendo le sue precedenti corrispondenze su Venezuela e Cuba, che hanno già suscitato ampie proteste fra i lettori di Liberazione e nel popolo della sinistra. A scanso di equivoci, sarà il caso di ricordare che mentre nell'immaginario collettivo della sinistra la CIA è vista come un'idra controrivoluzionaria e sanguinaria, grondante del sangue di Ernesto Che Guevara, di Salvador Allende, e probabilmente anche dei morti di Ustica, in realtà la potente organizzazione spionistica statunitense, è sì anche questo mostro, ma è tuttavia cosa molto più complessa. I più non sanno, ad esempio, che quando gli Stati Uniti in piena guerra fredda, sul finire degli anni Settanta, mantenevano il veto all'ingresso del PCI nel governo italiano, la CIA, che ha sempre contato su alcuni dei più abili analisti politici americani, argomentava al contrario che la partecipazione del PCI al governo del paese sarebbe stato opportuna per favorire il fagocitamento del PCI. Ovviamente, come dimostrano le vicende successive, non solo quelle del PCI-PDS-DS-PD, ma anche altre, quegli analisti non si sbagliavano di molto . Ma allora, perché invece l'attacco a Cuba è così rozzo, volgare, becero, cinico e squallido? Beh, forse occorre anche rendersi conto del fatto che la politica statunitense, e i vari organismi che contribuiscono ad elaborarla e a gestirla, non sono un blocco monolitico. Nel caso della CIA e di altre strutture analoghe negli Stati Uniti, c'è una cesura impressionante fra la loro capacità di trattare ad esempio le questioni relative alla Cina, cosa che fanno con un notevole grado di intelligenza e di approfondimento, e la miopia nei confronti di Cuba. Forse non c'è da stupirsene, visto che nel caso di Cuba i "clienti di riferimento" sono trafficanti di droga e magnaccia, che hanno più facilmente in bocca il turpiloquio dei bordelli anziché il linguaggio forbito dell'accademia. Ebbene, che cosa si può dire quando questa "linea" e questo linguaggio passano nell'organo del Partito della Rifondazione Comunista? Dove siamo arrivati quando su Liberazione l'ineffabile "A.N." (absit iniuria verbis...) presenta un uomo come Giustino Di Celmo, il papà del povero Fabio, come un cinico manipolatore, che avrebbe sfruttato la morte del figlio per fare qualche sporco affare con il governo cubano? E quando il direttore ci dice che questa sarebbe "ironia"? Siamo arrivati in fondo al pozzo, ed è proprio un pozzo nero. Le due paginate di lettere pubblicate su Liberazione ieri ed oggi sembrano dirci che nel Partito c'è uno scatto d'orgoglio, ma il ripudio di quella presa di posizione manca nella risposta, che trovo politicamente molto grave, di Sansonetti. E questo mi fa seriamente dubitare che si possa davvero rettificare la situazione. Si vedrà. Mi auguro che cresca la protesta contro Liberazione, e che questa investa direttamente gli organismi dirigenti del PRC - purtroppo non mi aspetto grandi risultati. E qui passo al secondo aspetto della questione: perché Cuba è così importante? Gli argomenti possibili sono tanti, in ordine sparso: è un paese piccolo e relativamente povero, che subisce da oltre 45 anni un blocco criminale da parte degli Stati Uniti (ci sono 11 milioni di cubani contro 250 milioni in USA); è il paese più odiato da vari presidenti degli USA, da Kennedy a George W. Bush, che hanno ordito e scatenato di tutto contro Cuba, dal terrorismo alla guerra chimico-batteriologica, per non dire dei 600 tentativi di assassinio contro il presidente cubano Fidel Castro; è l'isola dei Caraibi dove si è fatta una rivoluzione socialista, il "primo territorio libero dell'America Latina"; Cuba ha contribuito alla sconfitta del Sud Africa durante la guerra d'Angola (1975-1989), e questo ha accelerato se non determinato la fine dell'apartheid e l'ascesa al potere di Nelson Mandela; è uno dei pochissimi paesi rimasti al mondo che si definisce "comunista"; forse è l'unico nel quale tale definizione non è una farsa, una cinica mossa modernista in un grande piano confuciano (vedi Cina), o un'oscena macchinazione per giustificare una "monarchia comunista" (Corea del Nord); è una delle società più vicine all'applicazione di un meccanismo livellatore ed egualitario; è il paese del Che, uno dei rivoluzionari più puri e coraggiosi del XX secolo, un vero Saint Just latinoamericano ; è il paese di Fidel, uno degli strateghi e degli uomini politici più capaci della storia moderna, un miscuglio degli aspetti migliori di un Robespierre e di un Napoleone (o di un Lenin e di un Trotsky); è il paese nel quale milioni di donne e di uomini sono stati capaci di sopravvivere a decenni di penurie e di difficoltà, senza perdere la fiducia e la speranza nella propria capacità di continuare ad andare avanti, e senza mai cadere nella disperazione e nella follia del terrorismo; il suo gruppo dirigente si interroga sul crollo dell'Unione Sovietica e del cosiddetto "comunismo", e cerca di darsene una spiegazione (mentre molti partiti che si vogliono comunisti e varie organizzazioni trotskiste glissano); potrei anche aggiungere che la categoria dello "stalinismo" mi sembra oggi incapace di spiegare tutto quel che non ha funzionato nella realtà dei movimenti comunisti del XX secolo, mentre ritengo del tutto fuorviante la categoria dello "stalinismo-castrismo". Poiché la realtà di Cuba l'ho seguita per decenni nel contesto di un impegno militante, e credo di averne una conoscenza non superficiale, questi argomenti oggi per me sono determinanti. Ma ce ne sono anche altri, che potrebbero essere ancor più convincenti per chi invece Cuba la conosce meno: Cuba è il paese dell'America Latina con il più basso tasso di mortalità infantile, uno dei più bassi del mondo; l'assistenza medica, gratuita per tutti, è in grado di competere con quella dei paesi del Nord Europa (laddove almeno la socialdemocrazia è servita a qualcosa); gli Stati Uniti hanno addirittura ammesso deroghe al blocco che impongono a Cuba per importare da Cuba alcuni medicinali! Cuba ha uno dei tassi di scolarizzazione più alti del mondo; la politica energetica di Cuba, per motivazioni in gran parte di tipo pratico, incorpora alcune delle scelte più lungimiranti, dalla diffusione del solare in remoti paesini di montagna, all'impiego massiccio di lampadine e di elettrodomestici a basso consumo energetico; a Cuba non c'è una massiccia presenza pubblicitaria e non si è sistematicamente sottoposti a quella forma blanda di lavaggio del cervello che spinge all'acquisto di oggetti inutili (come invece avviene nei nostri paesi "liberi"); a Cuba non c'è una classe politica formata da parassiti che fanno finta di legiferare e di discutere di politica, non ci sono elezioni quasi ogni anno fra coalizioni politicamente molto simili (salvo qualche eccezione nelle posizioni più estreme) ma ferocemente in lotta fra di loro; a Cuba si elegge ogni qualche anno una struttura amministrativa locale, scegliendo fra candidati diversi proposti da vari organismi di base, e tenuti a rendere conto ai propri elettori del proprio operato; queste strutture locali eleggono propri rappresentanti in un organismo nazionale di tipo parlamentare, che legifera e esercita una forma di controllo sul governo; a Cuba non ci sono decine e decine di partiti e partitini, emanazione di vari potentati e gruppi di pressione, che giustificano la propria esistenza con la propria esistenza, e vivono bellamente alle spalle della popolazione; a Cuba non ci sono stipendi da decine di migliaia di euro mensili, e pensioni equivalenti, per deputati, consiglieri regionali, ecc. ecc.; a Cuba non ci sono "enti" più o meno fasulli nei quali collocare i politici decotti; a Cuba si può essere premiati per le proprie capacità; certo, la carriera nelle strutture economiche ed amministrative si fa anche in modo burocratico - i cubani, in fondo, sono esseri umani come tutti gli altri - ma è più difficile "imboscarsi" e fingere di stare facendo qualcosa di utile; il livello di criminalità è molto basso a Cuba; le forze di polizia hanno un livello di armamento comparabile a quello inglese (cioé, nullo o quasi); non si vedono pistole in giro per le città; certo, ogni cubano che si rispetti ha il suo machete (un coltellaccio tuttofare con una lama di 50 cm.), e ci sono crimini passionali, poiché gli esseri umani reagiscono in modo molto prevedibile e identico sotto qualunque cielo. Riguardo i turisti, se si ostenta la propria ricchezza, come fanno talvolta i turisti stranieri, ci si pone al centro di possibili tensioni; eppure, anche senza arrivare al livello di Malta, dove i furti di borse sulla spiaggia finiscono sul giornale, a Cuba i turisti possono stare abbastanza tranquilli. Tutto ciò non fa certo di Cuba un paradiso in terra. Ma probabilmente, per una persona onesta e disposta a lavorare, Cuba non è peggio di tanti altri paesi, ben più ricchi e potenti, e forse è addirittura meglio. Per quanto attiene al tema "democrazia", ad es., non saprei proprio sentirmela di condividere l'opinione di coloro che pensano che i paesi occidentali siano democratici, perché da noi ci sono le elezioni, mentre a Cuba non sarebbe così: è solo la loro ignoranza a parlare? In ogni caso, Cuba è un paese degno del rispetto di chi ha l'aspirazione di contribuire a migliorare la condizione di vita dei lavoratori, e non sarebbe male avere nei suoi confronti un atteggiamento di attenzione, per capire come funziona, e magari anche per criticare quel che non funziona, o funziona meno bene. Aggiungo perfino che se c'è un paese al mondo nel quale la riflessione teorico-politica potrebbe fare dei passi avanti non banali, quel paese è proprio Cuba, e questo anche perché al vertice c'è un uomo come Fidel, d'intelligenza brillante e intellettualmente inquieto. Altre parti dell'America Latina sono vivaci, ma non credo che Hugo Chavez potrà mai rappresentare la continuità intellettuale di Fidel Castro. E per questo mi farebbe piacere chiudere con un augurio di "Lunga vita, comandante!" Ma in effetti, con o senza Fidel, Cuba e la sua rivoluzione sono lì a testimoniare di un tentativo di dare "l'assalto al cielo" senza chinare la schiena nel tentativo di riconciliarsi con il grande impero del Nord. E forse proprio questo disturba cortigiane e servitori dell'impero, presenti e futuri. Eh già, in Italia fra qualche giorno arriva l'imperatore in persona!
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