Cresce la protesta nei confronti di Liberazione



Da Contropiano: lettere e documenti pervenuti in redazione
  


CUBA E  "LIBERAZIONE": COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DAL QUOTIDIANO DEL  PRC?

a cura della redazione di Radio Città  Aperta

Cuba: da decenni la spina nel fianco  degli Stati Uniti. Un blocco
economico che dura ormai da quasi 50 anni,  terrorismo, tentativi di
invasione, propaganda sovversiva, protezione dei  terroristi, soldi, tanti
soldi, per comprare chiunque sia possibile comprare.  Una spina nel fianco
che gli USA proprio non riescono a togliersi. Ma perché una  spina? E
perché nel fianco? Di cosa hanno paura i signori del mondo? Che Cuba
li  invada? Beh, francamente, neanche il più fantasioso autore di
fantasy  arriverebbe a tanto! Ah certo, è l'amore per la Democrazia! E
l'appoggio  alla dittatura di Batista? E il Cile di Pinochet? E tutte le
dittature militari?  E le torture? Insomma, i conti non tornano. Forse è
più probabile che il  problema sia l'esempio; Cuba, questa  piccola isola
di 11 milioni di abitanti, sta lì e continua ad urlare: Sì, si  può! E
allora ecco il Venezuela e poi la Bolivia e nasce Telesur e l'Ecuador
espelle il  rappresentante della Banca Mondiale (deve essere rimasto
annichilito che un  governo, certo un governo sovrano, ma pur sempre un
governo latinoamericano,  osasse tanto, invece di limitarsi ad inchinarsi e
ringraziare) e poi si progetta  la Banca del Sud  e poi gli scambi
petrolio-risorse umane (petrolio-risorse umane? e i dollari?) e  l'Alca non
decolla e nasce l'Alba; insomma l'incubo si sta avverando e allora  ecco
fiumi di inchiostro, televisioni e radio: tutti a difendere la  Democrazia.

Fin qui niente di nuovo. E' normale che  gli Stati Uniti perseguano i loro
interessi. Che l'Unione Europea difenda i  propri. E' normale che la stampa
di destra scriva sciocchezze e faccia  disinformazione, non vale neanche la
pena di starne a discutere. Chi si mette al  servizio dei padroni, come si
diceva una volta, quello deve fare. Ma quando è la  sinistra a fare queste
operazioni la cosa è più inquietante. E allora sì ci  viene voglia di
discuterne.

In pochi giorni sono usciti, sul  quotidiano Liberazione, tre lunghi
articoli di Angela Nocioni su Cuba. Quello  che salta agli occhi
immediatamente è il non detto che poi si trasforma in una  vera e propria
campagna di diffamazione.

Nell'articolo del 22 maggio, ben otto  colonne, la giornalista non cita mai
il blocco economico statunitense, scrive  soltanto che le ristrettezze
"sono attribuite al solito vecchio nemico  imperialista", come se si
trattasse di una sciocchezza e di una fissazione  ideologica.  

50 anni di blocco economico esteso a tutte  le imprese del mondo liquidato
così, in una riga, il solito vecchio nemico  imperialista, una
stupidaggine. Non possiamo credere che una giornalista esperta  che conosce
a fondo l'America Latina non sappia cosa significhi. Per tutte le  otto
lunghe colonne, descrizioni della difficile vita quotidiana, senza
analisi,  contestualizzazione, senza uno straccio di confronto con la vita
nei paesi  dell'area. Ma poi il 30 maggio Angela Nocioni diventa più
pesante: "Cuba, si  salvi chi può: i giovani sognano la fuga". Questo il
titolo. L'articolo inizia  in prima pagina e prosegue poi a pag. 9, sempre
su otto colonne. E via con  storie d'amore distrutte dalla voglia di
partire: Lui lascia Lei per sposare una  straniera e andarsene all'estero.
Storie d'amore? Ma di che parla? E poi la  difficoltà per ottenere i visti
per l'estero: le fideiussioni bancarie, le  assicurazioni, il biglietto di
andata e ritorno, magari avrebbe dovuto  specificare che sono le ambasciate
straniere a richiederli. L'ultima colonna  dell'articolo è tutta dedicata
ad una tomba nel cimitero de L'Avana a cui si va  per chiedere una grazia.
Ma non ha mai girato per le nostre città? Non ha mai  visto gli altarini
con gli ex voto attaccati ai muri? Probabilmente quello che  voleva era
chiudere con quella frase: "Amelia, vergine miracolosa, grazie per
il  visto".

L'articolo che ci ha più colpito è sempre  del 30 maggio e sempre della
nostra  inviata come scrive Liberazione: La propaganda ai tempi di Raul, la
pizza  Fabio e i Cinque Eroi. Inizia parlando dell'informazione e di come
la gente  voglia sapere "come è andata a finire con i due soldatini presi
mentre tentavano  di dirottare un aereo per andarsene". I due soldatini? Il
29 aprile un gruppo di  uomini ha ucciso una sentinella presso un'unità
delle Forze Armate, ha ferito un  altro soldato e si è impossessato di
fucili, parte del gruppo è stato arrestato  tranne due che hanno
sequestrato un autobus del trasporto urbano, preso in  ostaggio i
passeggeri per poi irrompere nell'aeroporto de L'Avana, saliti su un  aereo
hanno ucciso uno degli ostaggi; due soldatini?

Poi si parla di Internet: "neanche a  Internet ci si può affidare. Solo gli
stranieri possono. I cubani no." E neanche  una parola sul fatto che nel
1996 la Legge Helms-Burton, statunitense,  ha impedito la creazione di una
rete di cavi in fibra ottica per la trasmissione  di dati. Neanche una
parola sul fatto che il blocco obbliga alla connessione  solo via
satellite, lenta e molto più costosa. Poi la Nocioni se la prende
anche  con i 5 cubani ingiustamente detenuti negli Stati Uniti con
processi, come lei  stessa ammette, contro cui si è pronunciata la Corte di
Atlanta, ma non la turba affatto che  siano ancora in carcere. La turba
invece che Cuba non si stanchi di  denunciarlo.

E così torniamo a quanto dicevamo  all'inizio. Cuba dà fastidio perché non
cede, non si adegua, non si inchina. Su  quanto viene scritto su Fabio Di
Celmo, il giovane italiano ucciso da una bomba  piazzata dal terrorismo
anticubano, francamente preferiamo tacere per rispetto  suo e di suo padre.

Un giornalista dovrebbe dare informazioni  quanto più possibile complete ed
un giornalista di un quotidiano di partito  dovrebbe esplicitare una
posizione politica. Qual è quella della Nocioni? Quella  di Liberazione?
Qual è la posizione del Partito della Rifondazione Comunista nei  confronti
della Rivoluzione Cubana?

Si avvicina l'estate e si avvicinano le  Feste di "Liberazione". Lo stand
cubano ci sarà? Ma sì, il rum è buono, la  musica è allegra e poi una
maglietta del Che non si nega a nessuno. Ernesto Che  Guevara è morto e si
può continuare ad usarlo, tanto non dà più fastidio a  nessuno. Ma ne siete
sicuri?

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  
Lettera a liberazione di :Fabio de Nardis, José  Luiz Del Roio, Fabio
Marcelli, Rita Martufi, Barbara Spinelli, Luciano  Vasapollo

Abbiamo seguito, con crescente sconcerto,  le
corrispondenze di Angela Nocioni da Cuba, tutte volte ad  accreditare
un'immagine di sfascio che è in oggettiva contraddizione con la  realtà
che alcuni di noi hanno potuto constatare di persona; Cuba non è  un
paradiso, ma una realtà in movimento che, tra mille problemi di  vario
ordine, tenta oggi con qualche successo la via di consolidamento  di
un'altra società, attenta ai bisogni degli esseri umani e che serve  per
tanti versi da modello agli altri Paesi latinoamericani e al resto  del
mondo, che ha ottenuto il riconoscimento di importanti  organizzazioni
internazionali, fra le altre l'OMS e l'UNESCO e che svolge,  attraverso
i suoi medici internazionalisti, una fondamentale opera di  soccorso
umanitario nelle situazioni più disparate.

Ma là dove  tali
corrispondenze violano non solo i dettami della  professionalità
giornalistica e della correttezza politica, ma anche i più  elementari
sentimenti di umanità e il buon gusto, è con l'articolo "dedicato"  ai
cinque cubani e a Fabio Di Celmo, apparso su Liberazione del 30  maggio
u.s.

Il terrorismo manovrato dagli Stati Uniti contro Cuba è  una
realtà e basta avere una conoscenza superficiale degli ultimi  decenni
di storia della regione per saperlo; tale terrorismo ha provocato  oltre
tremila vittime e danni materiali ingenti, che si sommano all'embargo  e
al boicottaggio  tentato attraverso tutti i mezzi, non ultimi quelli  di
informazione, fra i quali ci rattrista trovare oggi  Liberazione.

I
Cinque cubani, che da oltre otto anni sono rinchiusi  nelle carceri
statunitensi non sono "spie", come banalmente definite  dall'articolo e
come sostiene il governo Bush, ma agenti infiltrati  nelle
organizzazioni terroristiche aventi sede a Miami per  prevenire
ulteriori attacchi contro il popolo cubano. Ci sentiamo  fortemente
impegnati per la loro immediata liberazione e per la condanna  del
terrorista Posada Carriles, recentemente liberato, su richiesta  governo
degli Stati Uniti in segno di gratitudine per i servizi resi e  per
evitare che faccia rivelazioni imbarazzanti per molti personaggi  oggi
al potere a Washington.

Dipingere le loro mogli, che da  oltre otto
anni sono costrette a fare a meno dei loro compagni, e Giustino  Di
Celmo, che ha perso un figlio nel fiore degli anni, come  opportunisti
che trarrebbero un qualsivoglia beneficio da tale situazione, ci  sembra
un'operazione veramente indegna, specie per un giornale  come
Liberazione che reca tuttora sulla sua testata la dicitura  "quotidiano
del Partito della rifondazione comunista" e che, perlomeno in  quanto
tale, dovrebbe ispirarsi a ben altra etica e visione dei rapporti  fra
le persone.

Fabio de Nardis, José Luiz Del  Roio, Fabio Marcelli,
Rita Martufi, Barbara Spinelli, Luciano  Vasapollo
----------------------------------------------------------------------------------------------------  

Cuba, si salvi chi puòŠ lettera a  Liberazione

Se lo lasci dire, caro direttore, che con un  giornale al minimo della
fogliazione, con tirature paragonabili ai giornalini di  quartiere e con
notizie spesso in ritardo rispetto anche al tam tam della
rete,  permettersi il lusso di mandare un'inviata a La Habana per un
reportage di una  intera pagina, dove si rimarca che Cuba non è il
paradiso, ma invece un paese  dove esistono più ragioni per non credere più
alla società socialista che quelle  per cui crederci ancora, per
disilludere i nostri giovani sul mito dell'uomo  nuovo proposto dal Che e
per troncare ogni possibile idea che un altro mondo è  possibileŠ

Non è certamente una grande iniziativa politica  e anche non mi sembra,
giornalisticamente parlando una grande idea, visto e  considerato che già
lo fanno, e da parecchio tempo, il 98% dei giornali e delle  agenzie
italiane.

Di come sia difficile vivere a Cuba lo sappiamo  tutti, amici e nemici di
Cuba, non lo nascondono nemmeno i cubani, che con la  loro espressione "es
una lucha" lo continuano a testimoniare giornalmente, nel  fare la spesa,
nel cercare di sistemare il loro alloggio, nel trasporto per  andare al
lavoro, per la carenza di mille cose, la voglia di partire,  ecc.

Non c'è bisogno di inviare nessuno, lo hanno già  raccontato in tutte le
salse e lo riscontriamo in molti altri paesi dove non  esiste il socialismo.

Invece di raccontarci, ancora una volta, scelte  e idee personali di alcuni
giovani cubani, non sarebbe meglio far conoscere ai  lettori di come un
paese affronta le problematiche dettate dal neoliberismo e da  un embargo
economico da più di 45 anni?

Non sarebbe meglio raccontare che i giovani  tagliatori di canna, con il
riordino della produzione di zucchero e la chiusura  del 50% delle Centrali
(zuccherifici), invece di essere cacciati sulla strada  hanno trovato un
salario frequentando scuole di specializzazione agraria e  tecniche sulla
lavorazione dei surrogati dello zucchero (cose da pazzi!) e che  alla fine
la resa produttiva è aumentata sia in temine di zucchero che di  energia?

O raccontare di quei giovani che abbandonato lo  studio, sono stati
avvicinati da altri giovani, operatori sociali, e stimolati a  riprendere
gli studi con un salario quasi pari ad un professore? E di quelle  migliaia
di giovani che partono per missioni internazionaliste e, udite
udite,  ritornano a fronte di qualcuno che invece "evade" e che l'inviata
non riesce a  trovarne stime?(basta chiedere a Miami).

Perchè trattare con superficialità indegna il  tema dei cinque agenti
cubani (si parla di terrorismo, di  vittime...).

Davvero si vuole raccontare che la vera causa  del problema casa a Cuba
sono i soppalchi? (mostriamo invece il nuovo piano  delle costruzioni
rilanciato dopo aver ripreso la produzione di cemento e del  materiale
edilizio, con grande ricerca nella bioedilizia e nell'energia
pulita),  Parliamo dell'emigrazione dei giovani, foraggiato attraverso le
scandalose  politiche migratorie degli USA, (con conseguente furto di
specialisti e atleti  quasi a costo zero) e del mito del  consumismo..

Persino sulla "vergine miracolosa", credenza pre  rivoluzionaria sul
modello "Giulietta e Romeo", la nostra Angela riesce a  trovarne punti di
dissenso e critica alla  rivoluzione.

Tra le molte imprecisioni dell'articolo quella  che più mi ferisce è
l'affermazione su Giustino Di Celmo, che conosco  personalmente. Lui non è
andato ad abitare a Cuba, ci abitava già da molto  tempo, non è un
testimonial del regime, ha solamente giurato di battersi fino  alla morte
per ottenere giustizia per suo figlio, e Cuba, a differenza  dell'Italia,
gli ha dato spazio in questa battaglia comune, ma sembra che questo  dia
fastidio al nostro giornale e alla sua inviata. Che senso ha
denigrarlo,  invece di appoggiarlo nella sua sacrosanta richiesta di
estradizione di Posada  Carriles.

Per ultimo e per la precisione, a Cuba si  possono aprire i ristoranti
privati, alcuni sono gestiti dalla comunità cinese  (nel barrio cino),
altri dalle varie associazioni di origine spagnole (galleghi,  valenciani,
ecc.) o da centri culturali. Molti altri sono a gestione
familiare  denominati "paladar", se ne trovano ovunque e, cara Angela, da
brava inviata  dovresti saperlo, questi paladar non possono avere più di 12
posti (limitazione  del regime). Avrai quindi notato che la Pizzeria Fabio
è molto più grande:  nemmeno al nostro caro Giustino è stato permesso
trasgredire una legge cubana,  infatti e un locale della catena Rumbos, a
partecipazione minoritaria straniera,  e nel caso della pizzeria il socio
minoritario è proprio  Giustino.

Censuratela pure se volete, io comunque la invio  a tutti i nostri
parlamentari, senatori, circoli e  associazioni.

Paolo  Rossignoli
Editore (Verona)