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Cresce la protesta nei confronti di Liberazione
- Subject: Cresce la protesta nei confronti di Liberazione
- From: "Luciano Dondero" <svludo at gmail.com>
- Date: Fri, 1 Jun 2007 18:05:55 +0200
Da Contropiano: lettere e documenti pervenuti in redazione CUBA E "LIBERAZIONE": COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DAL QUOTIDIANO DEL PRC? a cura della redazione di Radio Città Aperta Cuba: da decenni la spina nel fianco degli Stati Uniti. Un blocco economico che dura ormai da quasi 50 anni, terrorismo, tentativi di invasione, propaganda sovversiva, protezione dei terroristi, soldi, tanti soldi, per comprare chiunque sia possibile comprare. Una spina nel fianco che gli USA proprio non riescono a togliersi. Ma perché una spina? E perché nel fianco? Di cosa hanno paura i signori del mondo? Che Cuba li invada? Beh, francamente, neanche il più fantasioso autore di fantasy arriverebbe a tanto! Ah certo, è l'amore per la Democrazia! E l'appoggio alla dittatura di Batista? E il Cile di Pinochet? E tutte le dittature militari? E le torture? Insomma, i conti non tornano. Forse è più probabile che il problema sia l'esempio; Cuba, questa piccola isola di 11 milioni di abitanti, sta lì e continua ad urlare: Sì, si può! E allora ecco il Venezuela e poi la Bolivia e nasce Telesur e l'Ecuador espelle il rappresentante della Banca Mondiale (deve essere rimasto annichilito che un governo, certo un governo sovrano, ma pur sempre un governo latinoamericano, osasse tanto, invece di limitarsi ad inchinarsi e ringraziare) e poi si progetta la Banca del Sud e poi gli scambi petrolio-risorse umane (petrolio-risorse umane? e i dollari?) e l'Alca non decolla e nasce l'Alba; insomma l'incubo si sta avverando e allora ecco fiumi di inchiostro, televisioni e radio: tutti a difendere la Democrazia. Fin qui niente di nuovo. E' normale che gli Stati Uniti perseguano i loro interessi. Che l'Unione Europea difenda i propri. E' normale che la stampa di destra scriva sciocchezze e faccia disinformazione, non vale neanche la pena di starne a discutere. Chi si mette al servizio dei padroni, come si diceva una volta, quello deve fare. Ma quando è la sinistra a fare queste operazioni la cosa è più inquietante. E allora sì ci viene voglia di discuterne. In pochi giorni sono usciti, sul quotidiano Liberazione, tre lunghi articoli di Angela Nocioni su Cuba. Quello che salta agli occhi immediatamente è il non detto che poi si trasforma in una vera e propria campagna di diffamazione. Nell'articolo del 22 maggio, ben otto colonne, la giornalista non cita mai il blocco economico statunitense, scrive soltanto che le ristrettezze "sono attribuite al solito vecchio nemico imperialista", come se si trattasse di una sciocchezza e di una fissazione ideologica. 50 anni di blocco economico esteso a tutte le imprese del mondo liquidato così, in una riga, il solito vecchio nemico imperialista, una stupidaggine. Non possiamo credere che una giornalista esperta che conosce a fondo l'America Latina non sappia cosa significhi. Per tutte le otto lunghe colonne, descrizioni della difficile vita quotidiana, senza analisi, contestualizzazione, senza uno straccio di confronto con la vita nei paesi dell'area. Ma poi il 30 maggio Angela Nocioni diventa più pesante: "Cuba, si salvi chi può: i giovani sognano la fuga". Questo il titolo. L'articolo inizia in prima pagina e prosegue poi a pag. 9, sempre su otto colonne. E via con storie d'amore distrutte dalla voglia di partire: Lui lascia Lei per sposare una straniera e andarsene all'estero. Storie d'amore? Ma di che parla? E poi la difficoltà per ottenere i visti per l'estero: le fideiussioni bancarie, le assicurazioni, il biglietto di andata e ritorno, magari avrebbe dovuto specificare che sono le ambasciate straniere a richiederli. L'ultima colonna dell'articolo è tutta dedicata ad una tomba nel cimitero de L'Avana a cui si va per chiedere una grazia. Ma non ha mai girato per le nostre città? Non ha mai visto gli altarini con gli ex voto attaccati ai muri? Probabilmente quello che voleva era chiudere con quella frase: "Amelia, vergine miracolosa, grazie per il visto". L'articolo che ci ha più colpito è sempre del 30 maggio e sempre della nostra inviata come scrive Liberazione: La propaganda ai tempi di Raul, la pizza Fabio e i Cinque Eroi. Inizia parlando dell'informazione e di come la gente voglia sapere "come è andata a finire con i due soldatini presi mentre tentavano di dirottare un aereo per andarsene". I due soldatini? Il 29 aprile un gruppo di uomini ha ucciso una sentinella presso un'unità delle Forze Armate, ha ferito un altro soldato e si è impossessato di fucili, parte del gruppo è stato arrestato tranne due che hanno sequestrato un autobus del trasporto urbano, preso in ostaggio i passeggeri per poi irrompere nell'aeroporto de L'Avana, saliti su un aereo hanno ucciso uno degli ostaggi; due soldatini? Poi si parla di Internet: "neanche a Internet ci si può affidare. Solo gli stranieri possono. I cubani no." E neanche una parola sul fatto che nel 1996 la Legge Helms-Burton, statunitense, ha impedito la creazione di una rete di cavi in fibra ottica per la trasmissione di dati. Neanche una parola sul fatto che il blocco obbliga alla connessione solo via satellite, lenta e molto più costosa. Poi la Nocioni se la prende anche con i 5 cubani ingiustamente detenuti negli Stati Uniti con processi, come lei stessa ammette, contro cui si è pronunciata la Corte di Atlanta, ma non la turba affatto che siano ancora in carcere. La turba invece che Cuba non si stanchi di denunciarlo. E così torniamo a quanto dicevamo all'inizio. Cuba dà fastidio perché non cede, non si adegua, non si inchina. Su quanto viene scritto su Fabio Di Celmo, il giovane italiano ucciso da una bomba piazzata dal terrorismo anticubano, francamente preferiamo tacere per rispetto suo e di suo padre. Un giornalista dovrebbe dare informazioni quanto più possibile complete ed un giornalista di un quotidiano di partito dovrebbe esplicitare una posizione politica. Qual è quella della Nocioni? Quella di Liberazione? Qual è la posizione del Partito della Rifondazione Comunista nei confronti della Rivoluzione Cubana? Si avvicina l'estate e si avvicinano le Feste di "Liberazione". Lo stand cubano ci sarà? Ma sì, il rum è buono, la musica è allegra e poi una maglietta del Che non si nega a nessuno. Ernesto Che Guevara è morto e si può continuare ad usarlo, tanto non dà più fastidio a nessuno. Ma ne siete sicuri? ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Lettera a liberazione di :Fabio de Nardis, José Luiz Del Roio, Fabio Marcelli, Rita Martufi, Barbara Spinelli, Luciano Vasapollo Abbiamo seguito, con crescente sconcerto, le corrispondenze di Angela Nocioni da Cuba, tutte volte ad accreditare un'immagine di sfascio che è in oggettiva contraddizione con la realtà che alcuni di noi hanno potuto constatare di persona; Cuba non è un paradiso, ma una realtà in movimento che, tra mille problemi di vario ordine, tenta oggi con qualche successo la via di consolidamento di un'altra società, attenta ai bisogni degli esseri umani e che serve per tanti versi da modello agli altri Paesi latinoamericani e al resto del mondo, che ha ottenuto il riconoscimento di importanti organizzazioni internazionali, fra le altre l'OMS e l'UNESCO e che svolge, attraverso i suoi medici internazionalisti, una fondamentale opera di soccorso umanitario nelle situazioni più disparate. Ma là dove tali corrispondenze violano non solo i dettami della professionalità giornalistica e della correttezza politica, ma anche i più elementari sentimenti di umanità e il buon gusto, è con l'articolo "dedicato" ai cinque cubani e a Fabio Di Celmo, apparso su Liberazione del 30 maggio u.s. Il terrorismo manovrato dagli Stati Uniti contro Cuba è una realtà e basta avere una conoscenza superficiale degli ultimi decenni di storia della regione per saperlo; tale terrorismo ha provocato oltre tremila vittime e danni materiali ingenti, che si sommano all'embargo e al boicottaggio tentato attraverso tutti i mezzi, non ultimi quelli di informazione, fra i quali ci rattrista trovare oggi Liberazione. I Cinque cubani, che da oltre otto anni sono rinchiusi nelle carceri statunitensi non sono "spie", come banalmente definite dall'articolo e come sostiene il governo Bush, ma agenti infiltrati nelle organizzazioni terroristiche aventi sede a Miami per prevenire ulteriori attacchi contro il popolo cubano. Ci sentiamo fortemente impegnati per la loro immediata liberazione e per la condanna del terrorista Posada Carriles, recentemente liberato, su richiesta governo degli Stati Uniti in segno di gratitudine per i servizi resi e per evitare che faccia rivelazioni imbarazzanti per molti personaggi oggi al potere a Washington. Dipingere le loro mogli, che da oltre otto anni sono costrette a fare a meno dei loro compagni, e Giustino Di Celmo, che ha perso un figlio nel fiore degli anni, come opportunisti che trarrebbero un qualsivoglia beneficio da tale situazione, ci sembra un'operazione veramente indegna, specie per un giornale come Liberazione che reca tuttora sulla sua testata la dicitura "quotidiano del Partito della rifondazione comunista" e che, perlomeno in quanto tale, dovrebbe ispirarsi a ben altra etica e visione dei rapporti fra le persone. Fabio de Nardis, José Luiz Del Roio, Fabio Marcelli, Rita Martufi, Barbara Spinelli, Luciano Vasapollo ---------------------------------------------------------------------------------------------------- Cuba, si salvi chi puòŠ lettera a Liberazione Se lo lasci dire, caro direttore, che con un giornale al minimo della fogliazione, con tirature paragonabili ai giornalini di quartiere e con notizie spesso in ritardo rispetto anche al tam tam della rete, permettersi il lusso di mandare un'inviata a La Habana per un reportage di una intera pagina, dove si rimarca che Cuba non è il paradiso, ma invece un paese dove esistono più ragioni per non credere più alla società socialista che quelle per cui crederci ancora, per disilludere i nostri giovani sul mito dell'uomo nuovo proposto dal Che e per troncare ogni possibile idea che un altro mondo è possibileŠ Non è certamente una grande iniziativa politica e anche non mi sembra, giornalisticamente parlando una grande idea, visto e considerato che già lo fanno, e da parecchio tempo, il 98% dei giornali e delle agenzie italiane. Di come sia difficile vivere a Cuba lo sappiamo tutti, amici e nemici di Cuba, non lo nascondono nemmeno i cubani, che con la loro espressione "es una lucha" lo continuano a testimoniare giornalmente, nel fare la spesa, nel cercare di sistemare il loro alloggio, nel trasporto per andare al lavoro, per la carenza di mille cose, la voglia di partire, ecc. Non c'è bisogno di inviare nessuno, lo hanno già raccontato in tutte le salse e lo riscontriamo in molti altri paesi dove non esiste il socialismo. Invece di raccontarci, ancora una volta, scelte e idee personali di alcuni giovani cubani, non sarebbe meglio far conoscere ai lettori di come un paese affronta le problematiche dettate dal neoliberismo e da un embargo economico da più di 45 anni? Non sarebbe meglio raccontare che i giovani tagliatori di canna, con il riordino della produzione di zucchero e la chiusura del 50% delle Centrali (zuccherifici), invece di essere cacciati sulla strada hanno trovato un salario frequentando scuole di specializzazione agraria e tecniche sulla lavorazione dei surrogati dello zucchero (cose da pazzi!) e che alla fine la resa produttiva è aumentata sia in temine di zucchero che di energia? O raccontare di quei giovani che abbandonato lo studio, sono stati avvicinati da altri giovani, operatori sociali, e stimolati a riprendere gli studi con un salario quasi pari ad un professore? E di quelle migliaia di giovani che partono per missioni internazionaliste e, udite udite, ritornano a fronte di qualcuno che invece "evade" e che l'inviata non riesce a trovarne stime?(basta chiedere a Miami). Perchè trattare con superficialità indegna il tema dei cinque agenti cubani (si parla di terrorismo, di vittime...). Davvero si vuole raccontare che la vera causa del problema casa a Cuba sono i soppalchi? (mostriamo invece il nuovo piano delle costruzioni rilanciato dopo aver ripreso la produzione di cemento e del materiale edilizio, con grande ricerca nella bioedilizia e nell'energia pulita), Parliamo dell'emigrazione dei giovani, foraggiato attraverso le scandalose politiche migratorie degli USA, (con conseguente furto di specialisti e atleti quasi a costo zero) e del mito del consumismo.. Persino sulla "vergine miracolosa", credenza pre rivoluzionaria sul modello "Giulietta e Romeo", la nostra Angela riesce a trovarne punti di dissenso e critica alla rivoluzione. Tra le molte imprecisioni dell'articolo quella che più mi ferisce è l'affermazione su Giustino Di Celmo, che conosco personalmente. Lui non è andato ad abitare a Cuba, ci abitava già da molto tempo, non è un testimonial del regime, ha solamente giurato di battersi fino alla morte per ottenere giustizia per suo figlio, e Cuba, a differenza dell'Italia, gli ha dato spazio in questa battaglia comune, ma sembra che questo dia fastidio al nostro giornale e alla sua inviata. Che senso ha denigrarlo, invece di appoggiarlo nella sua sacrosanta richiesta di estradizione di Posada Carriles. Per ultimo e per la precisione, a Cuba si possono aprire i ristoranti privati, alcuni sono gestiti dalla comunità cinese (nel barrio cino), altri dalle varie associazioni di origine spagnole (galleghi, valenciani, ecc.) o da centri culturali. Molti altri sono a gestione familiare denominati "paladar", se ne trovano ovunque e, cara Angela, da brava inviata dovresti saperlo, questi paladar non possono avere più di 12 posti (limitazione del regime). Avrai quindi notato che la Pizzeria Fabio è molto più grande: nemmeno al nostro caro Giustino è stato permesso trasgredire una legge cubana, infatti e un locale della catena Rumbos, a partecipazione minoritaria straniera, e nel caso della pizzeria il socio minoritario è proprio Giustino. Censuratela pure se volete, io comunque la invio a tutti i nostri parlamentari, senatori, circoli e associazioni. Paolo Rossignoli Editore (Verona)
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