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Fw: Ortega e il Cardinale
- Subject: Fw: Ortega e il Cardinale
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Fri, 16 Mar 2007 08:59:30 +0100
----- Original Message -----
From: Giorgio Trucchi
Sent: Thursday, March 15, 2007 11:25 PM
Subject: I: Ortega e il Cardinale Nicaragua
Sì di Obando ad Ortega
Il Cardinale,
di ritorno da Roma, coordinerà il Consejo de
Reconciliación
Daniel Ortega ed il Cardinale Obando
y Bravo durante la conferenza stampa (©
Foto G. Trucchi)
Non si sa che cosa esattamente si siano detti il Papa
Benedetto XVI e il Cardinale Obando y Bravo, ma il risultato del viaggio di
quest'ultimo a Roma è stato un invito a lavorare per la pace e la
riconciliazione in Nicaragua e a scegliere autonomamente se coordinare o
meno il Consejo de Paz y Reconciliación.
Alla fine, Obando y Bravo si è riunito con Ortega ed ha reso
pubblica la sua intenzione di accettare l'incarico che gli era stato proposto il
mese scorso dal presidente.
Antecedenti
Daniel Ortega ha iniziato il suo mandato presidenziale con
una sostanziosa riforma della legge (Legge 290), che regola l'organizzazione, le
attribuzioni e le competenze del Potere Esecutivo. Tra le riforme più criticate
vi è quella che crea i Consejos (Consigli) di carattere nazionale,
dipartimentale o comunale. Obiettivo di questi nuovi organi, anche se
effettivamente la Legge di Partecipazione Cittadina stabiliva già alcune figure
molto simili e mai prese in considerazione da Ortega, sarebbe quello di creare
un ambito dentro il quale le istituzioni (ogni ministero potrebbe in teoria
creare un Consejo) e le varie espressioni della società possano concordare le
politiche pubbliche inerenti ad un determinato settore (sanità, agricoltura,
istruzione, etc...).
Per Ortega, i Consejos rappresentano un primo passo
verso la "democrazia diretta e il governo del popolo", mentre per la destra e
buona parte della società civile, sarebbero strutture parallele ai ministeri con
l'obiettivo di concentrare maggiormente il potere nelle mani del governo e in
questo caso, della famiglia Ortega-Murillo.
Per questo motivo, la destra nicaraguense (PLC ed ALN) e la
Alianza MRS hanno votato in Parlamento una modifica alla riforma presidenziale,
stabilendo che chi formerà parte dei Consejos non potrà ricevere
compensi economici per il proprio lavoro e che questi organi avranno solo potere
consultivo, restando quindi subordinati ai Ministeri.
Tra i principali Consejos che sono stati creati fino
ad ora da Ortega ci sono quello di Comunicación y Ciudadanía, con ampi
compiti e poteri a livello nazionale e che è stato affidato alla moglie
Rosario Murillo, il Consejo de Seguridad y Soberanía Alimentaria,
affidato in un primo tempo all'economista Orlando Nuñez ed assunto in un secondo
tempo dalla Presidenza ed il Consejo de Paz y Reconciliación.
Il Consejo de Paz y
Reconciliación
Questo Consejo è stato pensato per risolvere, una
volta per tutte, i conflitti legati alla mancanza di risposte da parte dello
Stato a quei settori che sono stati protagonisti della sanguinosa guerra degli
anni 80 (ex membri dell'Ejercito Popular Sandinista -EPS-, del Ministerio del
Interior -MINT- e della Contra).
Molto più probabilmente, Ortega utilizzerà questo strumento
per rispettare le promesse fatte e sottoscritte con i settori della ex Contra
che hanno appoggiato la sua campagna elettorale (soprattutto il Presidente del
Partido de la Resistencia Nicaraguense -PRN- ed oggi deputato, Salvador
Talavera), cercare di coinvolgere gli altri settori della Contra che hanno
preferito sostenere la candidatura di Eduardo Montealegre (ALN) e creare le basi
per ammorbidire un settore da sempre ostico nei suoi confronti, anche in
previsione di una eventuale sua ricandidatura nel 2011.
Come coordinatore di questo Consejo, Ortega ha proposto il
Cardinale Obando y Bravo, figura storica per la sua ferrea
opposizione al governo sandinista negli anni 80 (Giovanni Paolo II lo nominò
Cardinale proprio nei momenti più duri dello scontro tra Vaticano e governo
sandinista), per la sua partecipazione ai negoziati di pace, ma anche per il suo
continuo e reiterato coinvolgimento nella politica nicaraguense per evitare una
vittoria di Ortega durante le elezioni del 1990, 1996 e 2001 (storica resta la
sua omelia della vibora il giorno delle votazioni nel 1996, quando
benedisse pubblicamente Alemán e invitò apertamente il popolo nicaraguense a non
votare per il "serpente" Ortega)
Con la caduta di Arnoldo Alemán dopo l'elezione
di Enrique Bolaños nel 2001, Obando y Bravo si è ritrovato con un governo
dichiaratamente ostile che iniziava a eliminare i privilegi di cui aveva sempre
goduto, con buona parte della Conferenza Episcopale nicaraguense che chiedeva un
suo pensionamento (allora era ancora arcivescovo di Managua) e con i
settori più reazionari legati alla Chiesa cattolica (ad esempio l'Opus Dei) che
non volevano sapere più nulla né di Alemán, né di lui (si parla anche di
pressioni dirette sul Vaticano).
Obando y Bravo, che alla fine venne poi messo in pensione
proprio la stessa notte della morte di Giovanni Paolo II, con una strana
telefonata dal Vaticano alle 3 di mattina, optò per l'unica soluzione
possibile e cioè avvicinarsi, anche se lentamente, al Frente Sandinista e al suo
leader indiscusso Daniel Ortega, stringendo quello che molti considerano un vero
e proprio patto che ha beneficiato entrambi.
Il cardinale Obando è riuscito a non essere messo in un
angolo e a mantenere viva la sua figura all'interno della vita sociale, ma anche
politica del paese (e quindi a non perdere molti dei suoi privilegi), mentre
Ortega ha potuto, per la prima volta dal 1990 ad oggi, condurre una campagna
elettorale senza l'aperta opposizione della figura sicuramente più incisiva
della Chiesa cattolica, capace, come nel passato, di spostare una buona quantità
di voti a favore o contro un candidato.
La nomina di Obando y Bravo come coordinatore del Consejo
de Paz y Reconciliación è quindi da leggere anche in questo contesto e
non è da stupirsi, pertanto, che sia stata osteggiata dai partiti della
destra nicaraguense (un buon lavoro con la ex Contra e un tacito assenso della
Chiesa cattolica potrebbe portar via molti voti anche in vista delle elezioni
municipali del 2008) e da buona parte dei vescovi che conformano la Conferenza
Episcopale e che probabilmente non hanno mai perdonato a Obando y Bravo la
scivolata verso Ortega.
Per assumere questa carica, Obando y Bravo si è recato a
Roma e si è riunito con il Papa.
Durante una conferenza stampa, Obando ha accettato
formalmente l'incarico, annunciando che il Vaticano gli aveva dato il mandato di
lavorare per la riconciliazione in Nicaragua, senza però rispondere ai
giornalisti che chiedevano se il Papa avesse detto sì o no alla sua
partecipazione al Consejo.
Dalle sue dichiarazioni si evince pertanto che gli sia stata
concessa libertà di decisione. Alle critiche espresse dall'arcivescovo di
Managua, Leopoldo Brenes e da altri vescovi, circa un suo coinvolgimento diretto
in una istituzione governativa e quindi politica, considerata tra l'altro troppo
legata ad un partito specifico (in questo caso il Frente Sandinista), Obando y
Bravo ha ricordato il Documento di Puebla, redatto durante un evento a cui aveva
partecipato il Papa Giovanni Paolo II, in cui "si fa una chiara differenza tra
ciò che si considera Politica in senso ampio, come espressione del lavorare per
il bene comune, e la partecipazione alla politica che è proibito ai
gerarchi della Chiesa".
Resta ora da superare lo scoglio della Conferenza Episcopale.
Per questo motivo, il Presidente Ortega ha già chiesto un incontro per poter
illustrare il lavoro che effettuerà il Consejo de Paz y Reconciliación,
ma soprattutto per avvicinare le posizioni e superare le evidenti
diffidenze.
Ortega ha inoltre dichiarato che si metterà immediatamente al
lavoro per cercare finanziamenti con cui cominciare ad avviare il Consejo de
Paz y Reconciliación (come detto non avrà accesso a fondi pubblici). Ha
rivolto un appello simbolico al Presidente degli Stati Uniti, George Bush,
affinché destini fondi per questo sforzo, ricordando che il suo paese e
direttamente responsabile della guerra degli anni 80 e dello stato di abbandono
in cui vivono migliaia di persone, che sono state spinte a combattersi in quegli
anni, senza ricevere poi gli aiuti promessi.
© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Ass.
Italia-Nicaragua gtrucchi at itanica.org )
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