I lingotti di Gelli devoluti alle vittime di Bologna e Buenos Aires dai pm Colombo e Turone




La Repubblica, Italia
17-11-2006
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Sono 1300 grammi d´oro trovati a villa Wanda. I due magistrati portarono alla luce il Piano Rinascita e le liste P2
 
I lingotti di Gelli risarciscono i pm
 
Colombo e Turone: devoluti alle vittime di Bologna e Buenos Aires
 

Il tesoro era nelle fioriere dell´abitazione del Venerabile maestro. Messo all´asta non trovò acquirenti
I fondi andranno all´Associazione delle madri di Plaza de Mayo e a quella per la strage del 2 agosto
 
CONCITA DE GREGORIO

Siccome le coincidenze non esistono e la vita segue sentieri tortuosi tenendo in mano fili che prima o dopo si annodano nessuno si è stupito troppo, mercoledì sera, di vedere sorridenti e riuniti nella stessa sala i due giudici che per primi e più a lungo hanno indagato sulla P2 di Licio Gelli, Giuliano Turone e Gherardo Colombo, un ex militante montonero per quattro anni prigioniero della Scuola militare dell´armata, l´Esma di Buenos Aires, autore materiale dei quattro passaporti argentini falsi dello stesso Gelli, Estela Carlotto madre di una ragazza uccisa dai militari iscritti alla P2 nonchè beneficiaria, oggi, dei lingotti d´oro trovati nelle fioriere di Villa Wanda.

Non era un convegno sulla torbida biografia del Venerabile di cui in questi giorni, pure, molto si parla per via di un suo libro intervista. Era un ricevimento all´ambasciata argentina e per caso, si dovrebbe appunto dire, si sono trovati a bere calici dallo stesso vassoio uomini e donne a volte tra loro sconosciuti la cui vita è stata segnata dalle oscure trame del Gran Maestro aretino. La storia è così: Colombo e Turone - la cui inchiesta sul caso Sindona portò nel marzo dell´81 alla scoperta del Piano di Rinascita e delle liste P2 - hanno appena avuto il risarcimento per la causa intentata a Gelli per calunnia 25 anni fa. Un quarto di secolo. Il risarcimento sono tredici lingotti d´oro per un peso complessivo di 1300 grammi: erano nascosti nelle fioriere di villa Wanda, il tesoro domestico di Gelli. Anni dopo il ritrovamento e il sequestro furono messi all´asta, l´asta andò inspiegabilmente deserta. Sono stati dunque finalmente ripartiti come risarcimento tra i vari creditori di Gelli, Colombo e Turone fra questi.

Nella stessa valigia che conteneva il Piano di Rinascita furono infatti trovate quel giorno di marzo carte false fabbricate per certificare l´esistenza di conti in Svizzera di Turone, di Viola e del "piccione viaggiatore" (Colombo, appunto) sui quali si sarebbero potuti far transitare, diceva Gelli, denari per la corruzione dei giudici medesimi. La procura di Roma d´ufficio avviò il procedimento per calunnia. Di seguito e lentamente: Gelli condannato, vari gradi di giudizio, finalmente il procedimento esecutivo. Giovedì scorso, appena ottenuto il risarcimento, Turone e Colombo hanno firmato l´atto per devolvere in beneficienza i tredici lingotti alle madri e alle nonne di Plaza de Mayo e in parte uguale all´Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto. Bologna e Buenos Aires, la mano di Gelli e la sua ombra dietro le stragi, il risarcimento simbolico.

"Su alcuni di quei lingottini c´è incisa la dea bendata - racconta Estella Carlotto all´ambasciatore Victorio Taccetti - e la scritta "mattoni della fortuna". Quando me li hanno consegnati ho pensato ‘sono sporchi, sono costati sangue e vittime innocenti, non li voglio´. Poi però mi sono detta che con questa somma lavoreremo per ritrovare i nostri nipoti e ho capito che è giusto così". Il nipote di Estella, figlio della figlia uccisa, ha oggi 28 anni ed è stato sequestrato alla nascita dai militari. Scomparso insieme ad altri 400 bambini 95 dei quali ritrovati dalle Nonne, quattro solo quest´anno. "Turone ed io avevamo promesso che avremmo dato il denaro del risarcimento alle Madri e alle Nonne nell´81 - spiega Gherardo Colombo - Non posso dire che nel frattempo di quel denaro mi ero dimenticato perché ci sono cose che non si dimenticano ma certo in 25 anni li avevamo dati per persi".

Ad ascoltare questa storia insieme al neo eletto deputato Argentino Riccardo Merlo c´è in un angolo dell´Ambasciata un uomo scuro e compatto, Victor Basterra. Lui con la storia dei lingotti non c´entra: è qui perché è il teste chiave dell´udienza che si tiene nell´aula bunker di Rebibbia a carico dei militari assassini di due desaparecidos italiani, il processo Esma. Basterra è sopravvissuto alle torture e alla prigionia perché era un fotografo e un tipografo. Grazie alle sue competenze fu messo dai militari a fabbricare documenti falsi. Ricorda, durante la deposizione, di aver fatto quattro passaporti per Gelli, "uno certamente a nome Ricci".

Il Venerabile ne aveva uno con sé il giorno del suo arresto in Svizzera. Il prigioniero è riuscito a trafugare dall´Esma ottanta negativi di foto delle vittime e dei carnefici: sono documenti cruciali per le identificazioni. Basterra parla, racconta la sua storia, Turone e Colombo ascoltano. L´ambasciatore propone un brindisi alla "verita´ e alla fiducia nella giustizia". Poi tutti si salutano e ciascuno torna a casa da solo, nella sua utilitaria.