Re: [latina] Cuba, Fidel e il dialogo impossibile sul "caballo mistico"



Caro Gennaro, fai bene a ricordare perchè la gente,
sopratutto quella sedicente di sinistra, dimentica con
grande facilità. Ho incontrato l'altro giorno in un
paesino sperduto dell'Abruzzo una moderna "schiava"
una madre di famiglia rumena che è costretta a
lavorare di fatto tutto il giorno per accudire un
infermo e per pulizie di casa per una manciata di
euro, per poter mantenere il marito disoccupato e due
figlie in Romania: e senza prospettive di ritorno!!!
Questo + il balzo in avanti della Romania del dopo
Ceasescu!
--- gc <gennaro at aruba.it> ha scritto: 


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  Cuba, Fidel e il dialogoimpossibile sul "caballo
mistico"
 
Sul dibattito su Cuba, è sorprende come siadifficile
per molti non prendere partito in maniera
estrema.L'esperienza della rivoluzione cubana è così
articolata e cosìintimamente legata alla storia del
continente degli ultimicinquant'anni che non può
esservene disgiunta. Ebbene, chi scriveesprime,
rispetto alla rivoluzione cubana, un giudizio
"articolatamentepositivo". Vale a dire che ne vede
perfettamente le ombre -e se d'uopone scrive- ma non
può fare finta, come fanno in troppi che sanno starein
società, che non ci siano anche le luci. Tra queste il
fatto cheCuba negli ultimi 17 anni sia uscita dalla
schiavitù della monocoltura,problema che non aveva
neanche iniziato a risolvere al tempo delrapporto
privilegiato con l'Unione Sovietica.
di Gennaro Carotenuto


E' utile dibattere su Cuba con chi ne haun'opinione
"articolatamente negativa", ovvero che considera che
lamancanza di libertà formali pesi sulla bilancia più
di alcune nonnegabili conquiste. Sono problemi ai
quali non si può essereinsensibili. Il problema
fondamentale in quest'ambito è quello su qualetipo di
opportunità sociali vengono privilegiate. Cuba non ha
risoltoil problema, tipico dei regimi socialisti, di
non sapere offrireabbastanza opportunità/libertà ai
giovani adulti, che pure haopportunamente preparato.
Ma Cuba ha pur sempre offerto ai propricittadini una
base di partenza di diritti che il capitalismo non sa
enon vuole garantire. 
Le società affluenti, sotto ilfondamentalismo
neoliberale, si stanno rapidamente trasformando
da"società dei due terzi" (due terzi inclusi, un terzo
esclusi) in"società del terzo", dove solo un terzo
della popolazione vive bene egli altri due terzi si
arrabatta nella precarietà e
nell'incertezza.Moltissimi tra gli esclusi vengono
scartati già alla nascita, o perchémoriranno di
mortalità infantile, o perché per classe sociale
nonpeseranno sullo stato, studieranno poco,
lavoreranno poco e male, nonarriveranno mai alla
pensione. L'esclusione in entrata facilitamoltissimo
le cose in una società capitalista. 

L'utopia cubana è stata quella di nonescludere
nessuno. Ma se nessuno è escluso tutti pesano sulla
società.Cuba, con i suoi dati su mortalità infantile,
salute, scolarità havinto una grande battaglia. L'ha
vinta al prezzo di perdere spesso labattaglia della
soddisfazione personale da adulti,
delleopportunità/libertà da offrire ai giovani adulti,
dell'impossibilità disoddisfare per tutti desideri di
consumo che non sono necessariamentesinonimi di
consumismo. 
Ma tra il 46% di bambini denutriti inGuatemala e il
virtuale zero di Cuba, come è possibile non
valutarepositivamente l'opportunità alla nascita che
il socialismo cubano èriuscito a garantire ai propri
cittadini e che il capitalismo non sipreoccupa di
dare? Allo stesso modo, di fronte a quell'8.7% di
PILspeso in educazione, che secondo dati del CEPAL è
il dato più alto delcontinente e forse del mondo, come
si può avere una valutazione SOLOnegativa? 

E' interessante sempre dialogare con chi è ingrado di
articolare il discorso sull'isola, molto di più di
quanto siainteressante dialogarne con chi ha una
visione "acriticamente positiva"del processo cubano.
E' invece difficile dialogare con chi haun'opinione
"negativa a prescindere" fino a dare credito perfino
alleveline di Washington. Con chi parla di
"gerontocrazia" poi è inutilespendere un secondo,
giacché o non sa neanche dov'è Cuba o è davvero
inmalafede. Gerontocrazia è l'Italia, non Cuba. Si
scandalizzano degli 80anni di Fidel ma Napolitano ne
ha 81 e Berlusconi finirà la legislaturacon 74 anni.
Con la differenza che a Cuba la metà della
classedirigente, ministri... ha meno di 40 anni, e da
noi a 40 anni quelliche hanno le capacità per essere
classe dirigente spesso fanno ancora ipony express.
Sarà democratico così, ma è uno spreco di risorse
umanealmeno quanto è frustrante quando a Cuba si vede
un laureato farel'ascensorista.

Chi scrive ha conosciuto posti, è entrato incase, dove
sotto il fondamentalismo neoliberale sono morti
bambini difame, a Bella Unión, a Tucumán... ho passato
mesi e mesi della mia vitain posti dove di fatto non
esisteva circolante, come nel pauperrimoMaranhão in
Brasile, dove i bambini vanno a caccia di coccodrilli
perfame e... qualche volta vince la fame dei
coccodrilli. Sarebbe beneorganizzare gite scolastiche
a far vedere come funziona il capitalismoreale in
America Latina ed inserirlo come elemento di
valutazione pergiudicare la resistenza dei cubani.
Cuba, in termini materiali, hapoco o nulla di buono da
offrire ad uno svedese o a un belga e allamaggioranza
o quasi totalità degli italiani. Ma Cuba è un
paradisoterrestre per chi è nato a Renca, a Santiago,
o al Cerro di Montevideoo alla Rocinha di Río de
Janeiro. Al Maciel, lo storico ospedalepubblico della
città vecchia di Montevideo, ho assistito una
personaricoverata in condizioni infraumane perché
aveva avuto la sfortuna diammalarsi nell'unico mese
della sua vita nella quale non aveva potutopagare i
100 dollari di "sociedad medica", l'assistenza medica
privatadi fatto obbligatoria. Aveva pagato
ininterrottamente per 22 anni, maquel solo sgarro era
bastato per spedirla all'inferno. Non avevadiritto a
nulla. A Cuba si vivevano i giorni più duri del
periodospeciale, e i nostri giornali pontificavano sul
fatto che negliospedali mancassero medicine e filo per
suturare. Ricordo ancora ladottoressa del Maciel che
mi mostrò gli scaffali degli ambulatoricompletamente
vuoti. In piena democrazia liberale non c'erano
medicine,anestetici, né fili di sutura al Maciel.
Esattamente come a Cuba. Maper denunciare Fidel Castro
si riempivano le pagine mentre perdenunciare Julio
María Sanguinetti non si sprecava neanche una
riga.Adesso, dieci anni dopo, Cuba esporta medicine,
mentre al Maciel quegliscaffali continuano a restare
vuoti e chi non ha i soldi per pagarecontinua a
morire. Quale dei due sistemi è ingessato? Quale è
piùvitale?

Un altro argomento degli "anticubani aprescindere" che
non convince è quello per il quale sarebbe
razzistapensare che i cubani non debbano beneficiare
di diritti dei qualibeneficiano gli europei. Avrebbero
ragione se si scandalizzassero dellastessa maniera per
la ben più estesa mancanza di diritti di chi nascein
una Villa Miseria del Gran Buenos Aires. L'Avana, come
Catia diCaracas o il Callao di Lima non è Stoccolma.
Ma tra l'essere un lumpena Bogotá e l'essere un
cittadino all'Avana cosa scegliereste? Rispettoa
questa elementare considerazione vengono in mente
quelli che credononella reincarnazione. Tutti credono
di essere stati in un'altra vitaprincipesse o
cavalieri erranti. Se ne incontrasse mai uno che
inun'altra vita è stato un minatore, uno schiavo, un
bracciante! Fuoridal faceto: il vero dramma
dell'America Latina è stato la cronicaincapacità di
trasformare la democrazia formale in
democraziasostanziale.

Molti anticubani a prescindere (non tutti)considerano
la violenza endemica -sociale, politica, economica-
impostadal capitalismo come parte dell'ordine naturale
delle cose e laconsiderano di per se stessa se non
desiderabile almeno accettabile.Normale. Al contrario
considerano intollerabile la situazione cubana
inquanto rottura di un ordine -quello capitalista e
liberaldemocratico-che si vorrebbe di natura. Quando
Pablo canta "no vivo en una sociedadperfecta"
probabilmente risponde proprio a questa obiezione. A
Cuba siesige che sia perfetta perché ha osato sfidare
l'ordine naturale dellecose, mentre la società
capitalista può essere così imperfetta perchérisponde
a un ordine naturale. Mesi fa un'informativa dei
servizisegreti britannici -non chiedetemi di cercarla,
piuttosto noncredetemi- affermava che Cuba è il quinto
paese meno corrotto al mondo.Bell'elemento di
dibattito! Certo che Cuba non è perfetta, ma ipolitici
italiani -Bertinotti in primo luogo- così
scandalizzati dal"fallimento" della Rivoluzione
cubana, appaiono meno scandalizzatidalla bancarotta
etica della Repubblica italiana che è sotto gli
occhidi tutti.

Glenda Alfonso Castillo, (ne scrissi qui),medico di
Barrio Adentro in Venezuela, mi raccontava
dell'esperienza inGuatemala dove è rimasta per mesi
con i superstiti dell'uraganodell'anno scorso che ha
fatto decine di migliaia di morti nel silenziodei
media mondiali che guardavano solo a Nuova Orleans. Mi
raccontavache i suoi assistiti erano tutti analfabeti
e che perfino ilatifondisti del posto non avevano più
della seconda o terzaelementare. Confrontava tale
esperienza con la propria, discendente dischiavi,
nipote di tagliatori di canna, sua madre prima e oggi
lei e isuoi fratelli, oggi sua figlia, hanno avuto
dalla Rivoluzione lapossibilità di studiare e
laurearsi ed avere un avvenireincomparabilmente
migliore che se la Rivoluzione non ci fosse stata.
Ladifficoltà materiale di vivere a Cuba è grande e lei
ne è cosciente. Masa che non è con il tenore di vita
di una dottoressa Glenda diStoccolma con la quale deve
confrontare il proprio tenore di vita. Deveconfrontare
il suo tenore di vita, quello della discendente di
schiavi,tra quello che avrebbe avuto senza la
Rivoluzione e quello che ha conla Rivoluzione. E non
ha dubbi.


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