Cile: Vincono gli studenti



fonte : Peacerporter
di Stella Spinelli

La protesta degli studenti cileni finisce in un accordo per riformare l'educazione del Paese

Tutti in classe: la rivolta degli studenti delle scuole secondarie cilene è finita nella soddisfazione generale. In migliaia erano scesi in piazza, applauditi dalla maggioranza dei professori e supportati dagli universitari, per chiedere un'istruzione più giusta e al passo con i tempi. Dopo quasi un mese di scuole occupate, mobilitazioni di piazza e duri scontri con i poliziotti in tenuta antisommossa, hanno avuto la meglio. La presidente cilena, Michelle Bachelet, ha preso in mano le redini della situazione e ha creato una commissione per la riforma della scuola, nella quale avranno posto d'onore i rappresentanti degli studenti.

Un braccio di ferro. "Sentiamo di aver vinto", ha dichiarato Juan Carlos Herrera, il giovane portavoce degli scolari in rivolta, spiegando che sono loro ad aver piegato il braccio del Governo, vincendo la partita. Ed è opinione di molti che la Bachelet, in questo testa a testa non avesse altra scelta. Il ministro degli Interni, Andrés Zaldívas, ha ammesso di essersi sentito con le spalle al muro di fronte a tanta determinazione. E l'opinione pubblica si è quasi unanimemente schierata con i giovani. Un'inchiesta ha dimostrato, nell'ultimo mese, che l'indice di gradimento della gestione Bachelet è sceso di 7,5 punti percentuali. Gli studenti hanno dato una reale scossa alla società cilena.

Ipnosi. In pochi giorni, un movimento che è partito da alcuni licei di Santiago, chiedendo la gratuità del test d'entrata all'università e dell'abbonamento scolastico per i trasporti, si è espanso a macchia d'olio in tutto il Cile. I blog sul web e i messaggi via cellulare hanno contribuito a informare sulle ragioni della protesta e, dunque, a trovare seguaci. Le occupazioni e le marce, dunque, si sono susseguite l'una dietro l'altra, spontaneamente. In pochi giorni l'intero Paese era ipnotizzato dagli studenti. Oltre la protesta. Più il numero dei giovani in sciopero cresceva, più aumentava la consapevolezza dei principi per cui lottare. In gioco, la guerra a una legge sull'educazione formulata da una dittatura odiata nel profondo, sospettata di voler creare un Paese per pochi eletti.