Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU: Cuba sì, yanquis no



 

L'Avana, 10 maggio 2006

Cuba è stata eletta membro del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU

(PL) - Cuba è stata eletta martedì 9 con 135 voti membro del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU nella prima votazione che si è svolta nell’Assemblea Generale.

Il massimo organo dell'ONU ha eletto 44 dei 47 integranti del nuovo Consiglio, con la partecipazione di 191 paesi membri e senza nessun voto annullato.

La partecipazione totale a questo processo che pone praticamente fine a una lunga serie di duri dibattiti è stata sottolineata dal presidente attuale della Assemblea, il ministro degli esteri svedese Jan Eliasson, come riflesso dell’interesse di tutti i governi a questo tema così importante.

Tutti i gruppi nella prima votazione hanno completato le elezioni, con eccezione dell’Europa Orientale che ha eletto solo tre dei sei membri: Russia, Polonia e Repubblica Ceca.

Per l’America Latina sono stati eletti Argentina, Brasile, Cuba, Ecuador, Guatemala, Messico, Perù e Uruguay.

"Cuba ha ottenuto con 135 voti una maggioranza di più di due terzi dei voti nonostante l’insistente campagna degli USA e dei loro alleati europei per impedire l’entrata dell’Isola nel nuovo CDH [N.d.R. - sigla in spagnolo del del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU]", ha dichiarato l’ambasciatore Rodrigo Malmierca a PL [Prensa Latina].

La regione africana, con 13 membri, è rappresentata da Ghana, Zambia, Senegal, Sudafrica, Mali, Maurizio, Marocco, Gabon, Djibouti, Camerun, Tunisia, Nigeria e Algeria.

Anche gli asiatici sono 13:India, Indonesia, Bangladesh, Giappone, Malesia, Paquistan, Repubblica di Corea, Cina, Giordania, Filippine, Barhein, Arabia Saudita e Sri Lanka.

Nel gruppo dell’ Europa Occidentale e altri stati sono stati eletti Germania, Francia, Gran

Bretagna, Svizzera,Olanda, Finlandia e Canada.

Per l’ Europa Orientale, con 13 paesi aspiranti e 6 membri eleggibili, si svolgerà una nuova votazione per decidere .

Gli aspiranti sono Azerbaiján, Lituania, Slovenia, Ucrania, Romania e Ungheria.

Per entrare nel Consiglio dei Diritti Umani gli aspiranti devono ricevere almeno 96 voti.

http://www.granma.cu/italiano/2006/mayo/mier10/electa.html

 

L'Avana, 10 maggio 2006

Una vittoria di Fidel e del popolo cubano, afferma il Ministro degli Esteri

(AIN) – L’elezione dell’Isola nel nuovo Consiglio dei Diritti Umani dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è una vittoria del presidente Fidel Castro e del popolo cubano, ha affermato il ministro Felipe Pérez Roque.

Una vittoria di Fidel e del popolo cubano, afferma il Ministro degli Esteri Nella sede del Ministero degli Esteri si è svolta una cerimonia per festeggiare il successo di Cuba che, nonostante gli sforzi degli USA e dell’Unione Europea, è stata eletta con 135 voti, cioè più di due terzi dagli Stati membri dell’Assemblea generale dell'ONU nel Consiglio dei Diritti Umani.

"Fidel ha previsto questo successo prima degli altri e ci ha portato al successo", ha detto Pérez Roque, in una telefonata da Madrid, dove sta partecipando a una riunione ispano americana.

"Questa è una vittoria molto importante delle politica estera della Rivoluzione in questi 46 anni e costituisce un riconoscimento al lavoro di Cuba in difesa dei diritti umani e non solo per il suo popolo ma per molti altri del mondo.

È una grande espressione di fiducia nella Rivoluzione, una prova del suo prestigio e ha il valore addizionale che l’elezione è stata ottenuta nelle condizioni più difficili, cioè con l’Unione Europea che assecondava gli Stati Uniti come altri paesi ricchi, in una cospirazione per non far eleggere Cuba", ha ricordato il ministro, che ha denunciato che i più potenti s’erano messi d’accordo per fare pressioni su altri governi del Terzo Mondo, per impedire che Cuba fosse eletta.

"Washington non starà nel Consiglio perchè non ha avuto il coraggio d’affrontare una votazione segreta nell’Assemblea Generale dell'ONU, per il timore di non essere eletta, mentre Cuba ha ricevuto un forte sostegno della Comunità Internazionale, ruolo che assumerà continuando a difendere la giustizia e la verità".

Pérez Roque è poi partito per Vienna, in Austria, per integrare la delegazione cubana al IV Vertice dei Capi di Stato e di governo dell’America Latina e dei Caraibi con l’Unione Europea, che si svolgerà da giovedì 11 a venerdi 12.

Rodrigo Malmierca, ambasciatore di Cuba all'ONU, in un’altra comunicazione telefonica ha detto che è stato necessario arrestare una manovra ed esigere dalla segreteria del massimo organo mondiale la pubblicazione delle candidature al Consiglio.

"Quando si sono saputi i risultati, molte delegati d’Africa, Asia, America Latina ed Europa si sono avvicinati ai nostri rappresentanti per fare i loro complimenti", ha affermato Malmierca.

Juan Antonio Fernández, ambasciatore per gli organismi dell'ONU a Ginevra, in Svizzera, ha sottolineato che la missione cubana ha ricevuto molte telefonate di complimenti come premio alla resistenza del popolo cubano e alla battaglia di tanti anni.

http://www.granma.cu/italiano/2006/mayo/mier10/felipe.html

 

L'Avana, 10 maggio 2006

Carlos Lage guida la delegazione cubana al IV Vertice UE-ALC

Il compagno Carlos Lage Davila, vicepresidente del Consiglio di Stato e segretario del Comitato Esecutivo del Consiglio dei Ministri, presiederà la delegazione ufficiale cubana al IV Vertice Unione Europea-America Latina e Caraibi, che si svolgerà nei giorni 11 e 12 maggio a Vienna.

Faranno parte della delegazione cubana il ministro degli Affari Esteri Felipe Pérez Roque, i viceministri agli Esteri Abelardo Moreno, Eumelio Caballero e altri funzionari del Ministero.

Il tema centrale di questo foro è "Verso un consolidamento dell’associazione strategica bi-regionale".

Cuba lavorerà per il rafforzamento dell’unità e della solidarietà dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, a sostegno delle giuste rivendicazioni dei popoli della nostra regione. Esigerà anche il più assoluto rispetto e l’applicazione dei principi del Diritto Internazionale, espressi nella Carta delle Nazioni Unite e si pronuncerà per il rafforzamento del multilateralismo e contro l’applicazione di misure economiche unilaterali di carattere coercitivo con fini politici.

Contemporaneamente al Vertice UE-ALC si svolgerà sempre a Vienna il Vertice Alternativo "Collegando Alternative" nel quale il nostro paese verrà rappresentato da personalità della scienza, della cultura, dello sport e di organizzazioni sociali e di massa.

IL TPP SI STA RIUNENDO A VIENNA

Vienna, 10 mag. (PL) .- Circa 40 multinazionali europee verranno processate a partire da oggi nel Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) per violazioni dei diritti umani in America Latina e nei Caraibi, oltre che per altri delitti.

Il TPP fa parte dell’Incontro Sociale "Collegando Alternative 2" che si svolge a Vienna contemporaneamente al IV Vertice Europa-America Latina e Caraibi (UE-ACL) dei Capi di Stato e dei ministri degli Esteri di più di 50 paesi dei due continenti.

I promotori del Tribunale hanno detto che gli accusatori, gruppi sociali di diversi paesi latinoamericani e dei Caraibi, denunceranno queste violazioni e le politiche di saccheggio e sfruttamento che praticano queste compagnie.

Si tratta di fatti precisi che coinvolgono compagnie dell’acqua come quella francese Suez e Aguas de Barcelona, o di altri settori come l’elettrica spagnola Union FENOSA, la tedesca GTZ, British Petroleum, Repsol e il consorzio OCP di Austria.

Verranno accusate anche l’italiana AGIP, la francese Perenco, le banche Wert LB della Germania, la BBVA spagnola, la BNL (Banca Nazionale del Lavoro) italiana, Rui Risort, Iberostar, Melia, Oasis, Gala, Viva, Benetton, Unilever, Telefonica, Monterrico, British Tabacco e molte altre.

I promotori hanno sostenuto che il Tribunale intende andare più in là dei casi concreti per riflettere sul regime di potere delle corporazioni multinazionali e sulle strategie e azioni per smantellare questo meccanismo.

Il Tribunale si nutre della tradizione iniziata dall’esperienza delle sessioni del Tribunale Bertrand Russell I e II nel 1967 sui crimini internazionali di guerra in Viet Nam.

Questa è la prima tappa del TPP ed è stato scelto l’Incontro "Collegando Alternative 2" come scenario propizio per la presentazione internazionale dell’iniziativa, con casi paradigmatici.

La giuria è composta da noti intellettuali, esperti legali, scrittori, sindacalisti e attivisti che ascolteranno l’esposizione delle prove esposte dagli accusatori contro le imprese multinazionali.

I promotori dell’iniziativa argomentano, per dimostrare la necessità del TPP, che le corporazioni multinazionali esercitano un potere enorme nel mondo, pregiudicando la vita di tutti.

Queste imprese mettono gli uni contro gli altri i lavoratori, le comunità e perfino le religioni e interi paesi, generando una concorrenza spietata che mina ovunque i diritti umani.

Sono attori indiscussi nella promozione dell’ideologia e della globalizzazione neoliberale. L’America Latina e i Caraibi sono due delle regioni del mondo che più hanno subito le sue gravi conseguenze.

La catena di danni è lunga: disoccupazione, lavori precari, aumento della povertà, marginalità, distruzione degli ecosistemi per favorire il monopolio del commercio agricolo, violazione dei diritti delle popolazioni originarie e contadine, saccheggio, ecc.

I promotori dell’iniziativa hanno cominciato con compagnie con sede nell’UE, perchè questa comunità è uno dei principali centri di potere politico ed economico mondiale e una delle principali forze motrici della globalizzazione neoliberale, caratterizzata dall’onnipresenza delle multinazionali.

Ma in particolare perchè attraverso gli anni, la maggior parte dell’attenzione è stata incentrata sul ruolo pro-imperialistico di quelle che hanno sede negli Stati Uniti ed è stata data una minore importanza a quelle europee, che giocano lo stesso ruolo. (Luis Manuel Arce)
 

http://www.granma.cu/italiano/2006/mayo/mier10/lage.html

L'Avana, 9 maggio 2006

I vertici paralleli a Vienna
• Convergenze di fronte allo sfruttamento neoliberista

ALBERTO NÚÑEZ BETANCOURT - Inviato speciale -

Molti rappresentanti dei movimenti sociali progressisti sono andati a Vienna per opporsi allo sfruttamento che significa la politica neoliberista, al di là dei discorsi che animeranno il Quarto Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Unione Europea.

La capitale austriaca internazionalmente nota per la sua musica, i palazzi e i monumenti storici, sta ricevendo migliaia di partecipanti a questo incontro che è voluto dai popoli e si chiama, in questa occasione "Allacciando alternative".

L’incontro parallelo inizia oggi mercoledì 10 e durerà sino a sabato 13: avrà come scenario piazze, teatri e centri accademici dove si ascolteranno richiami di rispetto per lo sviluppo, la sovranità, l’autodeterminazione di tutte le nazioni.

I partecipanti discuteranno temi cruciali come la militarizzazione, i diritti umanai in guest’ordine economico che impera nel mondo e dell’integrazione effettiva dei popoli d’America e, in modo speciale come risposta alle ostilità crescenti dell’impero, è stato organizzato un seminario che si intitola "Via le mani da Cuba e dal Venezuela".

Anche prima dell’inizio del vertice, la solidarietà con Cuba è presenza e ha superato i limiti in questa capitale austriaca: nella città di Linz, il 9 decine di giovani e di lavoratori di diversi sindacati che fanno parte di comitati d’amicizia con la Patria di Martí e di Bolívar, hanno manifestato la loro solidarietà alla causa d’integrazione delle Rivoluzioni cubana e venezuelana.

Aleida Guevara, la figlia del Guerrigliero Eroico Ernesto Che Guevara, che fa parte della delegazione cubana all’incontro alternativo, ha offerto dettagli sulle conquiste del popolo cubano, ottenute nonostante il brutale blocco che gli Stati Uniti impongono all’Isola da più di quattro decenni.

http://www.granma.cu/italiano/2006/mayo/mar9/cumbres.html

 

L'Avana, 11 maggio 2006

Intellettuali ribelli a Miami hanno formato un’organizzazione nazionale per mostrare che non c’è una posizione monolitica tra i cubano-americani, ma il solito piccolo gruppo che è sempre quello consultato e intervistato, anche se nella comunità esistono molte posizioni differenti. "Il presente ed il futuro di Cuba dev’essere determinato dal popolo cubano e non dagli Stati Uniti".

GABRIEL MOLINA

Una lettera aperta firmata da più di 100 eminenti accademici, scrittori e artisti cubano-americani (11 dei quali newyorkesi), è stata pubblicata come pagina pubblicitaria dal quotidiano Miami Herald. La politica degli USA nei confronti di Cuba viene definita "un errore politico e morale che dura da quasi mezzo secolo".

Albor Ruiz, opinionista del New York Daily News, ha segnalato in un articolo che la lettera ha anticipato il gruppo di lavoro dell’Amministrazione Bush, che il 20 maggio renderà noto il suo secondo rapporto, con lo scopo di "restringere ancora di più la possibilità di viaggiare a Cuba" e denuncia che la "chiaramente interventista Commissione....provocherà sicuramente agitazione nella comunità cubano-americana".

"Ci siamo auto-organizzati per esprimere il nostro rifiuto nei confronti di una politica disumana, ingiusta, insana, ipocrita e contraria agli ideali americani", recita il testo.

L’intenzione è quella di dare inizio ad un dibattito pubblico su questi temi, ha detto la dottoressa Lillian Manzor (professoressa associata di Letteratura Latinoamericana dell’Università di Miami), una delle accademiche firmatarie che hanno formato un’organizzazione nazionale chiamata Emergency Network of Cuban American Scholars and Artists for Change in U.S. – Cuba policy (ENCASA-U.S. CUBA) – . Ruíz ha considerato urgente "invertire una politica statunitense applicata da quasi 50 anni, della quale l’elemento centrale è l’embargo, la cui crudeltà nei confronti del popolo di Cuba è leggendaria".

La 49enne Manzor (fondatrice del gruppo), che lasciò Cuba nel 1968, dice che è importante far sì che tutti sappiano che i cubano-americani non hanno una posizione monolitica.

"Ogni volta che l’embargo, le restrizioni ai viaggi o qualsiasi altra questione riguardante Cuba emerge, è sempre lo stesso piccolo gruppo a venire consultato e intervistato, ha detto lei. Vogliamo che tutti sappiano che tra i cubano-americani ci sono molte posizioni differenti. La maggior parte degli accademici cubano-americani dissente dalla politica degli USA nei confronti di Cuba".

Il New York Daily News si è fatto eco dell’"inequivoco messaggio, che costituisce una categorica e perfino furiosa denuncia dell’obsoleta politica cubana di Washington".

Il giornale newyorkese ha aggiunto che la lettera è destinata a far rumore da Washington a Miami, visto il calibro dei firmatari, molti dei quali sono professori afiliati a 60 università, alcune delle quali leaders nella nazione. Gli altri sono artisti, scrittori, autori di copioni, poeti, romanzieri, avvocati ed editori, molti dei quali ben conosciuti. Tra i firmatari ci sono professori della Columbia University e della New York University.

"La nazione cubana ha una lunga e orgogliosa storia di lotta per l’autodeterminazione e la difesa della sua sovranità" – dichiara la lettera –.

"Per molto tempo questo dibattito è stato dominato da un settore della comunità. Siamo determinati a impedire che alcuni membri della comunità parlino per noi, mentre loro continuano ad insistere su una cattiva strada che non ha servito nè i migliori interessi di questo paese nè quelli del popolo cubano".

"I cubani hanno respinto e sconfitto per più di 500 anni il colonialismo, gli interventi militari e le influenze straniere. La politica portata avanti dall’Amministrazione Bush, espressa dal rapporto di questa Commissione nel 2004, ignora e altera la storia di Cuba".

Il Daily News ha scritto che "è l’ora di finirla con la politica che cerca di negare il diritto del popolo cubano all’autodeterminazione e alla sovranità, coinvolgendo gli Stati Uniti nel ruolo di determinare il futuro di Cuba. Il presente e il futuro di Cuba dev’essere determinato dal popolo cubano e non dagli Stati Uniti".

MAGGIORI RESTRIZIONI ALLA POSSIBILITÀ DI VIAGGIARE

Il quotidiano Nuevo Herald, che rappresenta gli interessi denunciati nella lettera, ha recentemente riconosciuto che i voli verso Cuba non hanno mai avuto così pochi passeggeri come adesso, per colpa delle misure di Bush. Ha aggiunto che con un altro giro di vite alle restrizioni, l’Amministrazione USA ha tolto l’autorizzazione a una ventina di agenzie fornitrici di biglietti, ha sospeso almeno sei licenze che erano state concesse per motivi religiosi ed ha emesso un rigido regolamento per tutte le operazioni relative all’Isola.

L’offensiva governativa contro le compagnie che organizzano viaggi a Cuba e l’utilizzo di licenze da parte di gruppi religiosi si è intensificata nelle ultime settimane mediante ispezioni e la fissazione di requisiti più esigenti, rispondenti alle misure imposte dal presidente George W. Bush nel giugno del 2004.

Secondo dei documenti emessi dall’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro 16 agenzie – la maggior parte delle quali situate nella zona di Miami, continua l’Herald –, nell’aprile scorso hanno perso l’autorizzazione a organizzare viaggi a Cuba. Nei primi mesi di quest’anno la cifra ammonta a 26.

Molly Millerwise, portavoce della OFAC, ha dichiarato che queste misure fanno parte del programma di ispezioni in situ, che dal gennaio scorso sta tenendo di mira i fornitori di viaggi, un’iniziativa senza precedenti nella storia dei controlli dell’OFAC su Cuba. Le autorità federali intendono ispezionare nei prossimi anni tutte le 250 agenzie autorizzate ad operare con l’Isola dagli USA.

L’Herald ha scritto anche che numerosi passeggeri sono stati informati dell’avvenuta cancellazione dei loro biglietti e che non potranno viaggiare nella data prevista. Le azioni compiute dal Dipartimento del Tesoro comprendono anche un catalogo di misure preventive, emesso nel marzo scorso e intitolato Circolare 2006. Una di queste misure prevede che le persone richiedenti il permesso di viaggio, debbano presentare "documenti a sostegno del loro stretto legame (sono esclusi i parenti dagli zii in là) con la persona che giustifica la visita per ragioni familiari".

"Sono misure che danneggiano il commercio e mettono in pericolo il sostentamento dei nostri impiegati", ha asserito Xiomara Almaguer, presidentessa di Xael Charters. Ha segnalato che la cosa più preoccupante è "il danno causato ai legami familiari" da questi regolamenti.

http://www.granma.cu/italiano/2006/mayo/juev11/20intelectuales-it.html

 

L'Avana, 27 aprile 2006

Il Congresso dell’Alabama è favorevole allo sviluppo del commercio e dei viaggi con Cuba
● Le due camere hanno approvato una risoluzione ed esortato Washington ad eliminare le restrizioni che durano da 45 anni. Hanno deliberato vendite per altri 20 milioni di dollari

GABRIEL MOLINA

IL Congresso dello Stato dell’Alabama ha approvato una risoluzione che esorta il Congresso degli Stati Uniti ad annullare tutte le restrizioni al commercio, finanziarie e ai viaggi riguardanti Cuba.

Le agenzie AP e AFP hanno informato che Cuba e Alabama hanno firmato mercoledì accordi commerciali tramite la ditta Alimport dell’Isola ed il Commissario all’Agricoltura dell’Alabama, Ron Sparks. Cuba effettuerà così acquisti di alimenti per 20 milioni di dollari, 7 dei quali già concretizzati durante la visita della delegazione.

La settimana precedente il presidente di Alimport, Pedro Alvarez, ha informato che le vendite di alimenti a Cuba hanno superato i 1.690 milioni di dollari dal 2001, quando il Congresso Federale ha approvato un emendamento per permettere queste transazioni commerciali di prodotti, realizzate in contanti, senza possibilità di crediti.

“Tutte queste regole creano un’insicurezza... e danneggiano gli imprenditori”, ha detto il direttore di Alimport Pedro Alvarez.

Alvarez ha parlato durante la cerimonia di firma di un accordo per l’acquisto di alimenti per 30 milioni di dollari allo stato del Nebraska, alla quale era presente una delegazione presieduta dal vicegovernatore Rick Sheeley e dal suo direttore all’Agricoltura, Greg Ibach.

Quest’anno Cuba ha importato dagli Stati Uniti più di 151 milioni di dollari in prodotti come soya, polli, riso, frutta, farina, grano, mais, olio, granaglie, grasso, latte in polvere, uova, capi di bestiame e prodotti di supermercato.

L’Amministrazione del Presidente George W. Bush ha cercato di ostacolare l’applicazione di queste misure commerciali e l’ampliamento di altre, assecondando le pretese dei legislatori federali d’origine cubana e di altri fattori simili che controllano la politica e l’economia dello stato della Florida. Questi settori si attribuiscono un’importanza decisiva nelle due elezioni di Bush.

I funzionari e i legislatori dell’Alabama hanno presentato alla stampa una risoluzione approvata dalle due camere dello stato, tramite la quale sollecitano il Congresso Federale di Washington a rimuovere le misure e permettere la libertà di stipula degli accordi.

IL COMMERCIO È ESTREMAMENTE IMPORTANTE PER GLI AGRICOLTORI USA

I senatori e i rappresentanti sperano che questo documento serva da esempio per altri stati. “È un grande messaggio dell’Alabama agli altri”, ha detto Sparks – secondo AP –, quando gli è stato chiesto se si aspettava di venire imitato dagli altri territori del suo paese. Ha aggiunto che le relazioni commerciali con Cuba sono state “estremamente importanti per gli agricoltori dell’Alabama”, che hanno venduto in questo periodo merci per 150 milioni di dollari.

Ha aggiunto che questi rapporti hanno costituito anche un importante stimolo per l’attività portuaria e per la creazione di 467.000 mila nuovi posti di lavoro nell’agricoltura dello stato negli ultimi anni, secondo AFP.

Per il senatore dello stato Hanck Sanders, il fatto che il suo Congresso statale abbia una maggioranza conservatrice, rende fattibile l’approvazione di testi simili da parte dei territori vicini e di Washington.

È stata presentata parallelamente una seconda risoluzione del Congresso statale dell’Alabama, dove si esprime gratitudine ad Alvarez per i suoi sforzi nella normalizzazione dei rapporti tra le due nazioni.

La risoluzione della Camera e del Senato dell’Alabama, letta da Sparks, è stata presentata da nove legislatori che hanno viaggiato a Cuba assieme al Commissario dell’Agricoltura.

http://www.granma.cu/italiano/2006/abril/jue27/alabama.html