Bolivia: un film-documentario sulla guerra dell'acqua
Dopo "Guerrilla", il film su Ernesto
Guevara (circolate in rete le prime immagini), c'è un'altra pellicola
che merita quantomeno attenzione: il regista messicano Tin
Dirdamal girerà infatti un film-documentario sulla guerra
dell'acqua, scoppiata 6 anni fa in una delle più grandi città della
Bolivia e vinta dal movimento popolare sul consorzio fantoccio* Aguas del
Tunari (diverso solo per nome e proprietà dall'Aguas del Illimani,
della francese Suez Lyonnaise des Eaux).
Nella primavera del 2000 il
governo boliviano "scelse" la via della privatizzazione dell'acquedotto di
Cochabamba. Non una scelta spontanea, ma
l'adesione al verbo del WTO: il servizio di distribuzione dell'acqua
potabile passò così nelle mani della Aguas del Tunari,
la quale non tardò a triplicare i prezzi e a confiscare quei pozzi gestiti da
cooperative del posto. Tutto ciò sarebbe proseguito per 40 anni, perché questi
erano i termini del contratto (con parenti prossimi in Medio Oriente). Ma anche grazie all'esempio
offerto dalle organizzazioni di contadini e cocaleros,
i cittadini di Cochabamba si organizzarono in uno spontaneo moto di protesta:
servirono 4 mesi di scontri e 5 morti per convincere il governo
a rescindere il contratto.
Dubito che il film s'occuperà anche delle
vicende più recenti, non meno cariche di importanza: è stato infatti un successo
storico quello del governo a maggioranza MAS sul
consorzio Aguas del Tunari, che aveva chiesto al paese andino un
risarcimento di 25 milioni di dollari per «mancati profitti».
Sperando che il film di Tin Dirdamal possa aiutare a mettere in chiaro i limiti di un sistema che fa del profitto sua stella polare, mi rimetto all'inappuntabile dichiarazione sull'acqua dell'8 dicembre 2000: Declaración de Cochabamba, ripresa di sana pianta da selvas.org.
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* La
proprietà del consorzio era divisa tra la statunitense Bechtel
(fortemente vicina agli interessi dell'attuale amministrazione statunitense), la
spagnola Abengoa e l'italiana
Edison.