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La comunità del popolo Guaranì nell'America del XVIII secolo
- Subject: La comunità del popolo Guaranì nell'America del XVIII secolo
- From: "Aldo GARUTI" <garut at libero.it>
- Date: Wed, 8 Mar 2006 17:53:49 +0100
*Nel 1700 ci fu una comunità socialista là nella Nostra America* Di João Pedro Stedile* Tra i giorni 5 e 10 febbraio 1756 furono scritte alcune delle pagine più belle della storia del nostro paese. In quel periodo si librarono le battaglie che definirono la proprietà del territorio che oggi è Rio Grande do Sul. Da un lato, due eserciti fortemente armati ed uniti, quello dell'impero spagnolo e quello dell'impero portoghese, benedetti dall'impero del Vaticano che li accompagnava. Dell'altro lato, il popolo Guaranì, che viveva tranquillamente, organizzato in sette villaggi, difendendo la sua cultura, la sua forma di vivere ed il suo territorio. 250 anni dopo, ci riuniamo per quattro giorni più di diecimila persone, la maggioranza giovani, militanti sociali della città e del campo, di tutto il sud del Brasile. E tra noi, 1500 rappresentanti del popolo Guaranì, venuti da quattro paesi: Brasile, Argentina, Paraguay e Bolivia. Formiamo un accampamento in San Gabriel, Rio Grande do Sul, per ricordare il popolo Guaranì ed il martirio del suo leader Sepe Tiaraju. Alla fine, che cosa andammo a celebrare in San Gabriel, se ci fu una sconfitta, un massacro del popolo Guaranì? Per capire l'importanza del nostro accampamento e degli omaggi agli sconfitti, percorriamo la storia. I popoli Guaranì, Charrúas, Minuanos e Tapes, abitarono da tempi immemorabili il territorio che oggi è conosciuto come Rio Grande do Sul. (Secondo gli studi antropologici, ci sono probabilmente prove della presenza umana nel territorio brasiliano, proveniente dall'Asia che datano circa 50 mila anni). E tra gli anni 1600 e 1756 fiorì una civiltà straordinariamente progressista nella regione del nordovest del territorio "gaucho" che comprende dal nord dell'Uruguay fino al nordovest di Rio Grande do Sul, sulle sponde del fiume Uruguay, e passando il fiume, dove oggi è la provincia di Missiones in Argentina, e la parte meridionale del Paraguay. In questo territorio si concentrarono i popoli Guaranì e Charrúas, entrambi alleati. Organizzarono una forma di vita sociale impressionante. Fu un'alleanza tra il sapere millenario dei loro popoli con l'enciclopedismo europeo che venne con la Compagnia di Gesù. In questi 150 anni, si svilupparono 33 città, che in media arrivarono ad avere tra 5 a 15 mila abitanti ognuna. Tutta la terra era di uso e proprietà collettiva. Il lavoro era organizzato in due forme: una parte era per tutta la comunità ed era realizzato in forma collettiva, ed una piccola parte del tempo poteva essere dedicata a faccende domestiche e coltivazioni familiari. Non c'era fame. Non c'era disuguaglianza sociale. Non c'erano poveri e ricchi. Tutti erano uguali. In quella epoca avevano già le scuole e, secondo i registri, tutti i bambini dovevano andare alla scuola a partire dai sei anni (pensiamo che la prima scuola pubblica in Brasile fu fondata ben dopo, per D. Pedro II, verso il 1840...). In quel sistema economico, arrivarono ad avere più di 4 milioni di capi di bestiame, originalmente portati dai Gesuiti ed adattate alle "pampas gauchas". C'era abbondanza di alimenti. Gran parte del tempo, le persone si dedicavano ad attività culturali, feste, cori e scambi. Nel villaggio di San Miguel de las Misiones si registra che c'era un'orchestra di bambini ed adolescenti che suonavano diversi strumenti, compreso il violino! Tutto questo, si badi, avveniva verso il 1700. E molti anni prima della civiltà europea, impiantarono un sistema politico, che dopo fu conosciuto come Repubblica. Nella struttura di potere dei Guaranì, l'elezione dei loro leader era il risultato del voto di ogni abitante, uomini e donne. Fu in quel regime che nel 1751 fu scelto, per il voto di tutti, una specie di prefetto o capo tribù indiano di San Miguel, il giovane guerriero Sepe Tiaraju. Sepe parlava e scriveva in tre lingue: guaranì, latino e spagnolo! Tutto questo era visto con molta sfiducia per gli imperi dell'epoca. Stanchi di fare guerre tra loro, e disputare il mercato nel nascente capitalismo commerciale, gli imperi portoghese e spagnolo firmarono nel 1751 il trattato di Madrid che metteva fine alle loro dispute di mercato. E per quell'accordo, allora, scambiarono la Colonia di Sacramento, oggi Montevideo, un piccolo villaggio sotto il controllo dei portoghesi, per un immenso territorio Guaranì, che andava dal nord di Montevideo fino ad Assunzione nel Paraguay, come se fosse spagnolo. Era Guaranì. In realtà, fu bollata un'alleanza tra i due imperi, per impedire che quella civiltà, tanto ricca e che controllava tanto vasto territorio, si consolidasse fuori del controllo del nascente capitalismo. Decisero allora che i popoli nativi dovevano abolire la loro organizzazione sociale, abbandonare il loro territorio, le loro case, le loro sette città della sponda destra del fiume Uruguay, e trasportarsi tutti all'ovest del fiume. Perché dell'altro lato del fiume ci sarebbe stata la Spagna, e dalla parte di qua, ci sarebbe stato il Portogallo. Gran decisione! I popoli Guaranì non accettarono, nonostante le minacce del Vaticano, e del tradimento della maggior parte dei gesuiti che vivevano con loro. E decisero di difendere il loro territorio ed il loro modo di vivere. Sepé Tiaraju, come autorità massima dei sette paesi, comandò la resistenza, coi suoi 30 mila guerrieri che, armati di sole lance e frecce, dovettero affrontare il potere della polvere da sparo e del cannone degli eserciti più potenti dell'epoca. La maggior parte dei guerrieri furono massacrati, ma non si arresero! Migliaia di donne e bambini attraversarono il fiume Uruguay, ed andarono a vivere in quello che oggi è Missiones e Paraguay. Altre migliaia si nascosero nel bosco, fuggirono e generarono quelli che oggi sono i discendenti rimasti dei Guaranì in tutto il Sud del paese. Sepe Tiaraju cadde in combattimento, il giorno 7 febbraio 1756, dove posteriormente si formò l'attuale città di San Gabriel. Fu l'inizio della fine. E la battaglia finale si diede il giorno 10 febbraio sulle colline di Caiboaté, a circa 30 chilometri da San Gabriel. Lì furono massacrati più di 1500 guerrieri Guaranì, attratti dall'illusione di un accordo di pace. I loro corpi sono là sepolti, sotto l'ombra di un'enorme croce. Nessuno si è ricordato di fare alcuno scavo o investigazione su di loro fino ad oggi. Fu cosi che il territorio dei Guaranì smise di essere loro e passò ad essere del Portogallo, e più tardi si trasformò in Rio Grande do Sul. Quelle terre furono distribuite tra gli ufficiali portoghesi per controllare il nuovo territorio e si formarono le grandi tenute di bestiame. Nacque così anche il latifondo dall'antistante gaucha, radice di una società disuguale ed oppressora che perdura sino ad oggi. Quelle battaglie e la figura di Sepe Tiaraju si inseriscono nelle gloriose lotte di resistenza dei paesi nativi dell'America Latina che affrontarono con il loro coraggio e la loro cultura gli imperi più potenti dell'epoca. Così fecero anche gli Inca ed il loro Túpac Amaru, nel Perù. Così fecero i Quechua, ed il loro Túpac Katari, in Bolivia, tutti nello stesso periodo storico di Sepe ed i Guaranì. Andammo da San Gabriel ad alimentarci di questo coraggio, di quella volontà di difendere il nostro territorio, la nostra cultura, il nostro sogno di una società più giusta ed ugualitaria. Fummo là a cercare energia nei guerrieri Guaranì che affrontarono gli stessi imperi nel passato. Ora, l'impero non viene ad invadere il nostro territorio con cannoni e cavalleria, ora viene con le sue banche (comprando perfino i nostri migliori giocatori... per false propagande!), vengono col loro capitale, comprando le nostre imprese, le nostre terre... Vengono a sfruttarci, riscuotendo per servizi di telefono, di energia elettrica, che noi stessi montiamo ed loro si appropriarono. Vengono coi loro tassi di interesse più alti dal mondo! Ma il senso della dominazione e dello sfruttamento delle ricchezze, è lo stesso. Ora non possono contare più su una parte dei Gesuiti, nella difesa della loro ideologia. Ora loro invadono con la televisione, con le loro bugie e sciocchezze! 250 anni dopo, in rigore, la lotta è la stessa. Il paese contro l'impero del capitale! Forse sia per questo che nessun gran giornale, nessun gran canale di televisione volle andare a San Gabriel. Ci furono solo la TV Educativa di Paraná e TELESUR, che vuole essere voce e spazio dei popoli dell'America Latina. Salve, popolo Guaranì, che sopravvivi eroico, resistendo da 250 anni! Ci rimane la consolazione che tutti gli imperi furono sconfitti. Ed anche gli attuali lo saranno. *João Pedro Stedile è dirigente del MST e di Via Contadina-Brasile http://www.prensa-latina.it/paginas/rio_grande_do_sul.htm
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