ALCUNE RIFLESSIONI DOPO IL VOTO DELL'ONU CONTRO IL BLOCCO USA A CUBA



ALCUNE RIFLESSIONI DOPO IL VOTO DELL'ONU
CONTRO IL BLOCCO USA A CUBA
di Andrea Genovali Presidente Associazione Puntocritico

Per la quattordicesima volta Cuba ha visto gli Stati Uniti condannati dalle
Nazioni Unite per la criminale politica di blocco nei loro confronti. I
paesi votanti sono stati 191 e ben 182 hanno votato per la fine immediata
del blocco economico, commerciale e finanziario. 4 paesi hanno votato
contro: USA, Israele, Isole Marshal e Palau mentre la sola astenuta è stata
la Micronesia. Mentre Salvador, Nicaragua, Iraq e Marocco non hanno
partecipato alla votazione.

Questi i dati essenziali sui quali fare brevi riflessioni.
La prima, è che questa votazione è stata la votazione nella quale il
maggior numero di paesi al mondo ha votato per la fine immediata del blocco
a Cuba e questo ci pare sia un segnale di assoluta importanza. Naturalmente
questa risoluzione non ha carattere vincolante, anche se ben sappiamo che
anche in caso opposto, cioè che fosse vincolante, gli USA non avrebbero mai
osservato la risoluzione in quanto contraria ai suoi interessi. Ma questa è
la solita storia di arroganza e prepotenza della super potenza imperialista
a stelle e strisce e della sua concezione della legalità internazionale di
"due pesi e due misure" a seconda dei propri interessi.

Una seconda riflessione da fare riguarda senza dubbio la politica di casa
nostra. Di fronte ad un amplissimo spettro di paesi di tutto il mondo uniti
per chiedere la fine del blocco a Cuba, fra cui anche il voto del nostro
rappresentante all'ONU, nell'Italia politica e sociale non si parla quasi
più del blocco quasi che fosse ormai cosa del passato. Al contrario,
invece, continua a infliggere duri costi a Cuba sia sul piano sociale che
economico, oltre che essere un atto di assoluta illegalità internazionale
che ha importanti effetti extraterritoriali che vanno a ledere anche i
diritti di paesi terzi.
Ma il problema assillante per larga parte della politica italiana, e
purtroppo anche di larga parte della sinistra, sono altri. Ricorderete
tutti la recente polemica contro l'espulsione giusta e motivata dei
giornalisti italiani (che volevano stare nel paese con un visto turistico
mentre invece svolgevano il loro lavoro di giornalisti), durante il
convegno di una parte della cosiddetta dissidenza cubana all'Avana.
Quell'atto di respingimento, normale per tantissimi paesi che richiedono il
visto di entrata corrispondente ai motivi della visita nel paese con gli
USA in testa, per Cuba ha rappresentato l'ennesima occasione per essere
violentemente attaccata ed essere additata quale paese in cui i diritti
umani e civili non sono osservati. Fortunatamente però i milioni di
latinoamericani, e non solo essi, ben conoscono la realtà del subcontinente
americano e sanno benissimo com'è la vita a Cuba e quale sia il livello di
giustizia sociale, libertà, solidarietà e l'osservanza dei diritti
fondamentali dell'uomo in quel Paese. Per cui traspare anche in questa
occasione la faziosità filoamericana di certa stampa nostrana, anche di
tipo progressista, quando si parla di Cuba.

Una terza e conclusiva osservazione. Perché in Italia una parte
significativa della sinistra è su posizioni così moderate e troppo spesso
ostili a Cuba? Cattiva coscienza? Necessità di far dimenticare il proprio
passato e dunque dover essere zelanti portatori di un nuovo verbo? Non lo
so, io credo però che ogni paese e ogni popolo debba avere il diritto di
poter liberamente e autonomamente decidere del proprio futuro, della
propria forma di Stato. A Cuba non sono violati i diritti civili, né tanto
meno quelli umani, ci sono ben altri paesi e gruppi dirigenti che torturano
gli oppositori, massacrano i proprio popoli con migliaia di desaparecidos,
che falsificano le proprie elezioni, che considerano le ricchezze del paese
cosa loro e che pure vengono riconosciuti dall'Occidente come paesi liberi,
civili con annesse tutte le solite demagogiche affermazioni di convenienza.

La realtà è che Cuba è ancora un paese che rappresenta concretamente la
possibilità di costruire un mondo più giusto, solidale e libero e questo fa
paura e rappresenta una "ingiustificabile colpa" agli occhi di un certo
Occidente.

Ma la sinistra italiana non deve farsi abbindolare dalle solite
falsificazioni della realtà create ad arte dagli Stati Uniti. Certamente
ben sappiamo le diversità, anche profonde e purtroppo non solo su Cuba, che
oggi esistono nella sinistra italiana e nell'Unione in generale ma, al di
là di quello che si possa pensare su Cuba e sul suo futuro, oggi vi è una
battaglia politica forte, unitaria e la più inclusiva possibile da
riprendere nel nostro Paese: lavorare concretamente per indurre la Comunità
internazionale ad imporre agli USA la fine del blocco a Cuba, senza questo
atto il parlare in modo critico di Cuba suona solo come un inutile
esercizio di retorica a favore del più forte e del più arrogante che guarda
caso sono proprio i soliti Stati Uniti.