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Da Adista 77/05 Vi° INCONTRO DEI GRUPPI EUROPEI DI APPOGGIO AL MOVIMENTO SENZA TERRA - ROMA 28/30 OTTOBRE 2005
- Subject: Da Adista 77/05 Vi° INCONTRO DEI GRUPPI EUROPEI DI APPOGGIO AL MOVIMENTO SENZA TERRA - ROMA 28/30 OTTOBRE 2005
- From: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Date: Fri, 04 Nov 2005 19:25:19 +0100
"PER UNA TERRA SENZA LATIFONDI". VI INCONTRO DEI COMITATI EUROPEI DI APPOGGIO AL MOVIMENTO DEI SENZA TERRA ROMA-ADISTA. In quali termini di alternativa o di coesistenza si pongono la lotta istituzionale e la mobilitazione popolare, i partiti e i movimenti, la via elettorale e la costruzione del potere dal basso? In tale dibattito, che coinvolge le forze di sinistra in tutto il mondo, con particolare riferimento a due casi emblematici, quello zapatista e quello venezuelano, non può mancare il contributo del Movimento dei Senza Terra (Mst), la più forte e autorevole organizzazione popolare del Brasile, se non dell¹intera America Latina. Un¹autorevolezza, quella del Mst, conquistata attraverso le occupazioni di terra, le persecuzioni e le stragi che nel corso degli anni si sono consumate in Brasile (il 30 ottobre un altro militante del Mst, Antonio José dos Santos, è stato assassinato in Pernambuco), ma anche grazie alla coerenza di una lotta in cui la chiarezza ideologica e il rigore delle analisi si accompagnano sempre alla forza dei simboli, alla celebrazione degli ideali e dei sogni. Un¹autorevolezza che si è affermata anche in Europa, dove, non caso, i diversi Comitati di appoggio al Mst sono entrati già da tempo a pieno titolo nel movimento altermondialista del Vecchio Continente. La crescita, quantitativa e qualitativa, della solidarietà ai Senza Terra del Brasile è emersa in maniera evidente dal Sesto Incontro degli amici ed amiche europei del Mst, "Por uma terra sem latifundios", promosso dal Comitato italiano Mst a Roma, dal 28 al 30 ottobre scorso, con la presenza di tre rappresentanti brasiliani: Ademar Bogo e Maria de Fátima Ribeiro della Direzione nazionale, e Geraldo Fontes del settore delle relazioni internazionali. Un¹occasione che si ripete ogni due anni per fare il punto sulla solidarietà internazionale con il Movimento, in un quadro politico complicato dalle aspettative e dalle successive delusioni legate al governo dell¹"amico" Lula. L¹imbroglio della conciliazione di classe La vittoria di Lula ha spiegato Bogo è stata anticipata da una chiara opzione, da parte del Partito dei lavoratori, per la lotta istituzionale, la disputa elettorale in tutte le sue implicazioni: "il predominio del marketing sulla militanza, l¹alleanza con le forze conservatrici, la perdita di contenuto ideologico, socialista e rivoluzionario". Un¹opzione che, a vittoria ottenuta, ne ha portato con sé un¹altra: quella per la governabilità ad ogni costo, per garantire la quale il Pt ha alimentato quelle pratiche a cui ha fatto sempre ricorso la destra, come la creazione di una finanza parallela, il clientelismo, l¹alleanza con forze corrotte. Il risultato, dopo tre anni, è sotto gli occhi di tutti: nessuna prospettiva di cambiamento si intravede nel Brasile di Lula. "L¹attuale crisi - ha spiegato Bogo è, prima di tutto, la conseguenza di una visione di conciliazione di classe: il capitalismo afferma non fa concessioni, in quanto la sua sopravvivenza dipende direttamente dallo sfruttamento della classe lavoratrice. Pertanto, quanto più si negozia, tanto più i lavoratori sono destinati a perdere". Ed è, anche, la conseguenza di una "totale obbedienza al capitale, che impone alcune riforme, quelle funzionali ai propri interessi, escludendone altre, come la riforma agraria". Ed è, infine, la conseguenza di una scommessa sbagliata, quella sul progetto di lotta alla fame portato avanti dal governo Lula: un progetto che, lungi dall¹elevare il livello di coscienza della popolazione e accumulare forze in vista di un rafforzamento dei movimenti popolari, si è tradotto in un mero programma assistenzialista. In questo quadro, il Movimento dei Senza Terra ha condotto, in totale autonomia dal governo, la sua lotta per la riforma agraria: Fátima Ribeiro ha ripercorso le tappe di una mobilitazione permanente, dall¹"aprile rosso" delle occupazioni di terra contro la paralisi della riforma agraria alla grande Marcia nazionale del maggio scorso (v. Adista n. 39/05), fino all¹Assemblea popolare "Mutirão per un nuovo Brasile", che dal 25 al 28 ottobre ha riunito, in un evento senza precedenti nella storia del Paese, i rappresentanti di più di 40 movimenti sociali, rurali e urbani, con un unico obiettivo: la costruzione collettiva (questo il senso della parola "mutirão", intraducibile in italiano) di un progetto popolare per un Paese diverso, a partire dal superamento dell¹attuale modello di dipendenza dal capitale internazionale. LA SOVRANITÀ ALIMENTARE CAMBIERÀ IL MONDO: I SENZA TERRA E I LORO ALLEATI CONTRO LE REGOLE DEL WTO ROMA-ADISTA. L¹incontro dei Comitati europei di appoggio al Movimento dei Senza Terra (v. notizia precedente) ha offerto anche l¹occasione per ampliare e approfondire il dibattito attorno a un tema decisivo per il superamento del modello capitalista globalizzato: quello della sovranità alimentare, ossia del diritto delle comunità e dei popoli di scegliere il proprio modello di produzione, distribuzione e alimentazione. Un tema rivoluzionario - ha spiegato il professore di Economia del territorio all¹Università di Roma Tre Pasquale De Muro, durante la sessione di lavori del 29 ottobre, a cui hanno partecipato esponenti del mondo politico, dei movimenti, delle organizzazioni contadine, della cultura perché "incide sui fondamenti stessi del modello economico neoliberista": se questo infatti si fonda "su una fortissima divisione del lavoro a livello internazionale e sull¹aumento continuo e inesorabile delle esportazioni come condizione per la crescita economica", la sovranità alimentare implica, al contrario, lo sviluppo del mercato interno, puntando non sulla crescita delle esportazioni, ma sulla produzione locale di alimenti sani, a prezzi economici e nel rispetto dell¹ambiente. È questa, secondo Ivan Nardone, responsabile dei Beni Comuni e dell¹Agricoltura di Rifondazione Comunista, l¹unica risposta alla logica, propria del modello di liberalizzazione degli scambi, "di produrre cibo dove costa meno per venderlo dove si spende di più". Una risposta data, non solo nel Sud ma anche nel Nord del mondo, dal ciclo corto di produzione, che elimina la molteplicità dei passaggi dalla produzione al consumatore e rende possibile l¹esistenza dell¹azienda contadina e la valorizzazione del territorio e del lavoro agricolo. Ma perché questo sia possibile è necessario in primo luogo, ha affermato Ademar Bogo, che l¹agricoltura resti fuori dai negoziati dell¹Organizzazione mondiale del commercio (Wto, nella sua sigla in inglese). Perché sono le regole del Wto a provocare un distruttivo cambiamento nei processi di produzione del cibo, violentando, attraverso le monoculture, gli allevamenti intensivi, gli ogm, il monopolio delle sementi, i delicati equilibri dell¹ecosistema terra. Fuori l¹agricoltura dal Wto, dunque, ma anche da quei trattati bilaterali con cui, ha dichiarato Giovanni Russo Spena di Rifondazione, Stati Uniti ed Europa hanno tentato di aggirare la sconfitta inferta loro, alla Conferenza ministeriale del Wto a Cancun, dai movimenti popolari e dalla coalizione dei Paesi del Sud nata per impulso del governo brasiliano. Peccato che oggi, all¹interno del Wto, il Brasile, come ha sottolineato Monica Di Sisto di Tradewatch, l¹Osservatorio sul commercio internazionale, stia giocando "per sé e per l¹agrobusiness", accettando di negoziare la sovranità nazionale in cambio della conquista di nuovi mercati agricoli per le proprie imprese esportatrici. Claudia Fanti ======================================================================= ADISTA - Notizie, documenti, rassegne, dossier su mondo cattolico e realtà religiose via Acciaioli, 7 - 00186 Roma - tel. 06.6868692 - 06.68801924 - fax 06.6865898 e-mail: claudia at adista.it - Internet: www.adista.it <http://www.adista.it>
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