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DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE
- Subject: DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE
- From: "SELVAS" <info at selvas.org>
- Date: Wed, 07 Sep 2005 12:05:51 +0200
A tutti i lettori di PeacelinkLatina consiglio la lettura di questo dossier in appoggio alle oltre 150 ADESIONI di associazioni europee, colombiane e latinoamericane contro la legge "Giustizia e pace" in Colombia con la preghiera di diffusione. Allego per intero il fondo: "L'Imperatore é Nudo" Un caro saluto e grazie! Ass. Cult. Selvas.org ------------------------------------- DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE http://www.selvas.org/newsCO0505.html "Perdono e oblio" La battaglia contro l'impunità in Colombia si concentra sulle critiche alla legge "Giustizia e Pace" che consente la smobilitazione delle truppe paramilitari in cambio della minima punizione e della non estradizione per i delitti contro l'umanità. Appelli contro l'immobilismo delle istituzioni internazionalli e la voce dimenticata dei parenti delle vittime. Costruire ponti di solidarietà tra la società civile europea e quella latinoamericana alla ricerca di una pace duratura per la Colombia. -------- L'Imperatore é Nudo Se esiste una doppia morale nella famosa fiaba di Hans Christian Andersen "Il vestito nuovo dell'Imperatore" una è per la corte dell'Imperatore, che vive nella fiaba, e una è per chi legge o ascolta la storia. Di Martin E. Iglesias --------------- Vittime invisibili Il Movimento nazionale di vittime dei crimini di Stato si oppone alla legge ³Giustizia e Pace² sulla falsa smobilitazione dei paramilitari; questa lotta contro l¹impunità è appoggiata anche dalla società civile europeaŠ Di Cristiano Morsolin ---------------- Lettera aperta all¹ Unione Europea per la riunione COLAT del 6 settembre 2005: L¹Unione Europea non deve appoggiare un processo di smobilitazione che non contribuisce né alla pace né alla giustizia Appello di oltre 150 organizzazzioni di Europa e America Latina --------------- Cascina (Pisa) il 16, 17 e 18 settembre 2005 3° Forum Internazionale Colombia Vive! Forum Internazionale sulle strategie di protezione dei processi di resistenza civile nonviolenta delle Comunità di Pace colombiane. --------------------------------------------- L'Imperatore é nudo! Di Di Martin E. Iglesias "A rivestire le nudità del regnante, ora c'è un abito nuovo, belliissimo, confezionato da mani esperte e osannato da tutta la corte. L'imperatore, per dare valore alla stoffa inesistente del suo vestito, ha interrogato e messo alla prova tutta la corte che ha risposto con entusiasmo a questi nuovi, speciali, drappi reali. Non solo i disegni e i colori erano meravigliosi, ma gli abiti prodotti con quella stoffa avevano un curioso potere: essi diventavano invisibili agli occhi degli uomini che non erano all'altezza della loro carica, o che erano semplicemente molto stupidi"... Di Martin E. Iglesias Se esiste una doppia morale nella famosa fiaba di Hans Christian Andersen "Il vestito nuovo dell'Imperatore" una è per la corte dell'Imperatore, che vive nella fiaba, e una è per chi legge o ascolta la storia. Chi ha interesse a dichiarare la Colombia uno Stato ad esercizio democratico? O forse la domanda corretta sarebbe: chi ha timore nell'affermare che in Colombia è in corso, da almeno quattro decenni, una guerra civile? Il governo colombiano, e non solo dall'era Uribe, si ammanta di una normalità e di una rappresentanza, tra l'altro, effettivamente eletta secondo prassi democratiche e rappresenta se stessa presso tutte le agenzie internazionali con il credito di una demcrazia ordinaria. Il problema che affligge la Colombia e rallenta la sua evoluzione verso il futuro è la piaga del terrorismo e il narcotraffico. Queste sono le affermazioni utilizzate, non solo dal governo colombiano, ma dall'intera comunità internazionale per la semplice sconvenienza di utilizzare il termine "guerra civile". Questo termine, infatti, dovrebbe sottointendere il coinvolgimento del governo in carica, in un conflitto che causa scontri armati, eccidi, torture e moltitudine di sfollati tra i propri connazionali. In senso contrario, invece, il governo dovrebbe essere capace di evitare scontri, proteggere la popolazione, far rispettare i diritti umani e di cittadinanza, indagare su ogni caso di abuso delle forze armate e denunciare con lucidità e vigore ogni violenza subita dal proprio popolo. Ma quale Stato, nel nostro pianeta, che nega l'esistenza di un conflitto armato interno, e per cui anche la sua partecipazine, ritiene una prassi consueta la partecipazione esterna di truppe militari e armamenti per mililiardi dollari? Qual'è la nazione che autorizza le "private company" estere nella pratica delle fumigazioni aeree di vasti territori con potenti diserbanti che contaminano non solo i terreni e le falde acquifere, ma uccidono bestiame e avvelenano i propri connazionali? "Manderò dai tessitori il mio vecchio e fidato ministro", decise l'imperatore, "nessuno meglio di lui potrà vedere che aspetto ha quella stoffa, perché è intelligente e nessuno più di lui è all'altezza del proprio compito". Così quel vecchio e fidato ministro si recò nella stanza dove i due tessitori stavano tessendo sui telai vuoti. "Santo cielo!", pensò, spalancando gli occhi, "Non vedo assolutamente niente!" Ma non lo disse a voce alta per timore di passar per stupido. Le Nazioni Unite hanno più volte denunciato le violenze e la mancanza di legalità ostentata dallo Stato colombiano; non ultima l'informativa dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dei primi di aprile che denuncia le numerose esecuzioni extragiudiziali attribuite a membri dela forza pubblica, comprese le sparizioni e i casi di tortura; i paramilitari che combattono la guerriglia rivoluzionaria continuano a mantenere legami con alcuni settori delle forze armate. Inoltre nel documento si evidenzia come nel processo di smobilitazione negoziato tra il governo e le truppe paramilitari, manchi un inquadramento giuridico adeguato. L'informativa dell'ONU contiene 27 "raccomandazioni" alle autorità colombiane e ai gruppi armati illegali di rispetto per i diritti umani, oltre la condanna della guerra negata da Bogotà. "Raccomanda" e non "esige" di fronte la comunità internazionale il rispetto dei diritti umani, ad esempio, degli oltre tre milioni di sfollati interni, senza porre dei vincoli almeno di verifica continua. L'opinione dei cortigiani Queste dichiarazion forse non bastano a fermare la violenza in Colombia, come non bastano le fallimentari delegazioni internazionali, in primis quelle dei rappresentanti dell'Organizzazione degli Stati Americani, inviate come osservatori indipendenti e tornate come ambasciatori in supporto della bontà degli intenti governativi. A denunciare questa scandalosa pratica, tra i tanti, Human Right Watch: "La missione della OSA non si comporta come un osservatore indipendente, ne applica standard internazionali per valutare le politiche del governo. Si dedica semplicemente ad accettare le politiche governative e appoggiare il governo nella loro applicazione." Così l'imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino, e la gente per la strada e alle finestre non faceva che dire: "Dio mio, quanto sono belli gli abiti nuovi dell'imperatore! Gli stanno proprio bene!" Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno stupido, o un incompetente. Tra i tanti abiti dell'imperatore, nessuno aveva riscosso tanto successo. Lo scandaloso silenzio (assenso) dei media e dei giornalisti internazionali nel fiancheggiare il negazionismo adottato dalla Colombia, non ha termini di paragone nel panorama informativo. Qualunque Stato con oltre tre milioni di sfollati interni verrebbe obbligato dalla comunità internazionale a dare spiegazioni almeno sulle motivazioni di queste barbarie e magari i suoi scambi economici internazionali posti sotto la condizione del rispetto dei diritti umani. Anche la presenza di una circolare della Presidenza della Repubblica di Colombia - Alto Commissario per la pace - che traccia le "linee guida per i progetti di cooperazione internazionale" non ha destato l'interesse dei mezzi d'informazione, nonostante sia un documento giornalisticamente "appetibile". Infatti da queste direttive scopriamo cosa si può citare all'interno di un progetto di coooperazione internazionale e cosa è vietato. La guerra - La negazione del conflitto armato è sostenuta dalla tesi che "la Colombia è una democrazia pluralista e garantista" e se fosse in guerra non avrebbe più questi strumenti democratici. Le parti in guerra - Le Forze Armate non possono essere citare come "attori armati" o "attori del conflitto". Progetti umanitari - non si possono operare nel Paese azioni di "emergenza umanitaria" perché di competenza esclusiva della Croce Rossa che opera su incarico del governo. Il mondo deve sapere che la Colombia accetta la cooperazione internazionale solo se allineata alle linee guida governative. Ma l'Unione Europea lo sa? E cosa pensa degli oltre tre milioni di sfollati e diseredati interni quando approva un progetto di cooperazione? Un problema interno della Croce Rossa Colombiana? La legge tagliata e cucita su misura L'abito nuovo dell'imperatore, non solo ha il pregio di mettere in evidenza le nudità ma anche quello di sottolineare il silenzio compiacente di chi lo circonda. Il vestito si chiama "Legge di giustizia e pace" e il 27 agosto ha compiuto un mese dalla sua approvazione. La legge ha come obiettivo la smobilitazione delle truppe paramilitari delle Autodifese Unite di Colombia - AUC e il loro reinserimento nella società civile colombiana. E' senza dubbio la legge che ha suscitato più polemiche durante l'intero mandato del presidente Alvaro Uribe e che ha spinto, lo stesso, a cercare consensi anche in stancanti trasferte in Europa e negli Stati Uniti. Dei 20.000 combattenti paramilitari che il governo voleva smobilitare entro il 2005, a fine agosto solo 9.000 avevano volontariamente deposto le armi e autodenunciati, secondo le norme approvate, dietro un compenso e la certezza di non svelare il proprio alias utilizzato in battaglia, non catalogare la propia arma, e mantenendo in gran parte le ricchezze e i possedimenti accumulati in anni di violenze sulle popolazioni. (Non è possibile tralasciare il dato che sono previsti fondi per il compenso per il paramilitare smobilitato e non sono previsti fondi di indennizzo per le vittime, ne tanto meno le famiglie delle vittime sono state incluse in una consultazione sulla prospettiva di reinserimento dei paramilitari) Che l'attuale governo abbia particolarmente a cuore la sorte dei paramilitari non è certo una novità e questa legge offre le giuste garanzie al combattente che si autodenuncia di poter godere di numerose impunità. Le prime critiche alla legge precedeno di molto la stesura definitiva della stessa. Quasi a dettare le correzioni da apportare all'atto legislativo, il capo in pectore delle AUC, dopo la misteriosa scomparsa dei fratelli Fidel e Carlos, Vincente Castaño in un'intervista alla rivista colombiana Semana pone le condizioni da rispettare per evitare che questa legge provochi l'interruzione del dialogo con il governo. Le garanzie di non estradizione "devono essere inquadrate in una legge del governo" per evitare che un eventuale cambio dell'esecutivo possa, in futuro, inviare all'estero componenti delle AUC a rispondere di crimini per l'umanità. Di fronte a questa impunità evidente anche quotidiani statunitensi si sono appellati contro un riconoscimento internazionale di questa legge che sana la posizione irregolare di criminali senza un regolare processo che permetta alle vittime di ottenere giustizia e riparazione. Che si tratti solo di una sanatoria che ha il sapore di una "vittoria a tavolino" sulla giustizia lo si evince dalla descrizione che Human Rights Watch utilizza nel dossier "Le apparenze ingannano" per descrivere il potere acquisito dai paramilitari. "I gruppi paramilitari di destra in Colombia hanno a disposizione un potere incalcolabile. Tramite il traffico di droghe e altri commerci illeciti hanno potuto accumulare immense fortune. Hanno preso il controllo di vaste estensioni territoriali del Paese per la coltivazione della foglia di coca o come corridoi strategici per il trasporto di droga e armi. Negli ultimi anni sono riusciti ad espellere la guerriglia di sinistra da molte zone del Paese e le hanno rimpiazzate, fortificando i propri controlli sul territorio. Grazie a questo potere, oggi esercitano un alto grado d'influenza politica, tanto a livello locale come nazionale." Per i detrattori della "Legge di giustizia e pace" rimane solo la speranza di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale di Colombia, ma che esprimerà il suo parere non prima del 2006. Anche nell'ipotesi di una bocciatura della legge, normalmente l'applicazione non ha carattere retroattivo e i benefici già concessi sarebbero allora permanenti. La morale del giornalista Ma l'imperatore non ha nulla addosso!", disse a un certo punto un bambino. "Santo cielo", disse il padre, "Questa è la voce dell'innocenza!". Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino. "Non ha proprio nulla indosso!", si misero tutti a urlare alla fine. E l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: "Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!", e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c'era per niente. Raccontare la morale è come dover spiegare il perché di una barzelletta: è triste. Chi non ha interessi da difendere, e non è coinvolto direttamente sia come vittima sia come carnefice, non può che dichiarare, come il bambino della fiaba di Andersen di fronte alla sfilata-farsa con gli abiti invisibili: "ŠL'imperatore è nudo!". Il lavoro metodico, assiduo, quasi sempre volontario di un numero sempre maggiore di donne e uomini con la loro opera di ricerca, di giornalismo "dal basso", sentono l'esigenza di cambiare la triste sorte dell'appiattimento informativo, che non solo non viene spesso riconosciuto dai "fratelli maggiori", ma adirittura definito dannoso perché non regolamentato. Il diritto umano, e non è certo una novità, non ripaga ne la carta del giornale ne i ripetitori alle radio e le tv. Ma come ci dimostrano nei fatti i numerosi giornalisti, professionisti e non, che per il loro lavoro di analisi e ricerca hanno rischiato personalmente, chi fino alle estreme conseguenze, scrivendo a volte semplici ma pesanti "ovvietà" taciute dalla "maggioranza che conta", il lavoro di denuncia non ha prezzo. E vale la pena ricordare che nessun potere forte è potente quanto il nostro autoconformismo nel dimenticare di dire, nell'omettere di guardare. Da quanti giornalisti, cronisti, difensori dei diritti umani, sindacalisti, colombiani siamo ancora disposti a farci raccontare la morale?
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