DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE



A tutti i lettori di PeacelinkLatina consiglio la lettura di questo dossier
in appoggio alle oltre 150 ADESIONI di associazioni europee, colombiane  e
latinoamericane contro la legge "Giustizia e pace" in Colombia con la
preghiera di diffusione. Allego per intero il fondo: "L'Imperatore é Nudo"

Un caro saluto e grazie!

Ass. Cult. Selvas.org
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DOSSIER COLOMBIA: LA GUERRA INVISIBILE
http://www.selvas.org/newsCO0505.html

"Perdono e oblio"
La battaglia contro l'impunità in Colombia si concentra sulle critiche alla
legge "Giustizia e Pace" che consente la smobilitazione delle truppe
paramilitari in cambio della minima punizione e della non estradizione per i
delitti contro l'umanità. Appelli contro l'immobilismo delle istituzioni
internazionalli e la voce dimenticata dei parenti delle vittime. Costruire
ponti di solidarietà tra la società civile europea e quella latinoamericana
alla ricerca di una pace duratura per la Colombia.
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L'Imperatore é Nudo
Se esiste una doppia morale nella famosa fiaba di Hans Christian Andersen
"Il vestito nuovo dell'Imperatore" una è per la corte dell'Imperatore, che
vive nella fiaba, e una è per chi legge o ascolta la storia.
Di Martin E. Iglesias
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Vittime invisibili
Il Movimento nazionale di vittime dei crimini di Stato si oppone alla legge
³Giustizia e Pace² sulla falsa smobilitazione dei paramilitari; questa lotta
contro l¹impunità è appoggiata anche
 dalla società civile europeaŠ
Di Cristiano Morsolin
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Lettera aperta all¹ Unione Europea per la riunione COLAT del 6 settembre
2005:
L¹Unione Europea non deve appoggiare un processo di smobilitazione che non
contribuisce né alla pace né alla giustizia
Appello di oltre 150 organizzazzioni di Europa e America Latina
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Cascina (Pisa) il 16, 17 e 18 settembre 2005
3° Forum Internazionale Colombia Vive!
Forum Internazionale sulle strategie di protezione dei processi di
resistenza civile nonviolenta delle Comunità di Pace colombiane.

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L'Imperatore é nudo!

Di Di Martin E. Iglesias


"A rivestire le nudità del regnante, ora c'è un abito nuovo, belliissimo,
confezionato da mani esperte e osannato da tutta la corte. L'imperatore, per
dare valore alla stoffa inesistente del suo vestito, ha interrogato e messo
alla prova tutta la corte che ha risposto con entusiasmo a questi nuovi,
speciali, drappi reali. Non solo i disegni e i colori erano meravigliosi, ma
gli abiti prodotti con quella stoffa avevano un curioso potere: essi
diventavano invisibili agli occhi degli uomini che non erano all'altezza
della loro carica, o che erano semplicemente molto stupidi"...
Di Martin E. Iglesias


 Se esiste una doppia morale nella famosa fiaba di Hans Christian Andersen
"Il vestito nuovo dell'Imperatore" una è per la corte dell'Imperatore, che
vive nella fiaba, e una è per chi legge o ascolta la storia.

 Chi ha interesse a dichiarare la Colombia uno Stato ad esercizio
democratico? O forse la domanda corretta sarebbe: chi ha timore
nell'affermare che in Colombia è in corso, da almeno quattro decenni, una
guerra civile? Il governo colombiano, e non solo dall'era Uribe, si ammanta
di una normalità e di una rappresentanza, tra l'altro, effettivamente eletta
secondo prassi democratiche e rappresenta se stessa presso tutte le agenzie
internazionali con il credito di una demcrazia ordinaria.

 Il problema che affligge la Colombia e rallenta la sua evoluzione verso il
futuro è la piaga del terrorismo e il narcotraffico. Queste sono le
affermazioni utilizzate, non solo dal governo colombiano, ma dall'intera
comunità internazionale per la semplice sconvenienza di utilizzare il
termine "guerra civile". Questo termine, infatti, dovrebbe sottointendere il
coinvolgimento del governo in carica, in un conflitto che causa scontri
armati, eccidi, torture e moltitudine di sfollati tra i propri connazionali.
In senso contrario, invece, il governo dovrebbe essere capace di evitare
scontri, proteggere la popolazione, far rispettare i diritti umani e di
cittadinanza, indagare su ogni caso di abuso delle forze armate e denunciare
con lucidità e vigore ogni violenza subita dal proprio popolo.

 Ma quale Stato, nel nostro pianeta, che nega l'esistenza di un conflitto
armato interno, e per cui anche la sua partecipazine, ritiene una prassi
consueta la partecipazione esterna di truppe militari e armamenti per
mililiardi dollari? Qual'è la nazione che autorizza le "private company"
estere nella pratica delle fumigazioni aeree di vasti territori con potenti
diserbanti che contaminano non solo i terreni e le falde acquifere, ma
uccidono bestiame e avvelenano i propri connazionali?

"Manderò dai tessitori il mio vecchio e fidato ministro", decise
l'imperatore, "nessuno meglio di lui potrà vedere che aspetto ha quella
stoffa, perché è intelligente e nessuno più di lui è all'altezza del proprio
compito". Così quel vecchio e fidato ministro si recò nella stanza dove i
due tessitori stavano tessendo sui telai vuoti. "Santo cielo!", pensò,
spalancando gli occhi, "Non vedo assolutamente niente!" Ma non lo disse a
voce alta per timore di passar per stupido.

 Le Nazioni Unite hanno più volte denunciato le violenze e la mancanza di
legalità ostentata dallo Stato colombiano; non ultima l'informativa
dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dei primi di aprile che denuncia
le numerose esecuzioni extragiudiziali attribuite a membri dela forza
pubblica, comprese le sparizioni e i casi di tortura; i paramilitari che
combattono la guerriglia rivoluzionaria continuano a mantenere legami con
alcuni settori delle forze armate. Inoltre nel documento si evidenzia come
nel processo di smobilitazione negoziato tra il governo e le truppe
paramilitari, manchi un inquadramento giuridico adeguato. L'informativa
dell'ONU contiene 27 "raccomandazioni" alle autorità colombiane e ai gruppi
armati illegali di rispetto per i diritti umani, oltre la condanna della
guerra negata da Bogotà.
 "Raccomanda" e non "esige" di fronte la comunità internazionale il rispetto
dei diritti umani, ad esempio, degli oltre tre milioni di sfollati interni,
senza porre dei vincoli almeno di verifica continua.

L'opinione dei cortigiani
Queste dichiarazion forse non bastano a fermare la violenza in Colombia,
come non bastano le fallimentari delegazioni internazionali, in primis
quelle dei rappresentanti dell'Organizzazione degli Stati Americani, inviate
come osservatori indipendenti e tornate come ambasciatori in supporto della
bontà degli intenti governativi.
 A denunciare questa scandalosa pratica, tra i tanti, Human Right Watch: "La
missione della OSA non si comporta come un osservatore indipendente, ne
applica standard internazionali per valutare le politiche del governo. Si
dedica semplicemente ad accettare le politiche governative e appoggiare il
governo nella loro applicazione."


Così l'imperatore marciò alla testa del corteo, sotto il grande baldacchino,
e la gente per la strada e alle finestre non faceva che dire: "Dio mio,
quanto sono belli gli abiti nuovi dell'imperatore! Gli stanno proprio bene!"
Nessuno voleva confessare di non vedere niente, per paura di passare per uno
stupido, o un incompetente.
 Tra i tanti abiti dell'imperatore, nessuno aveva riscosso tanto successo.

 Lo scandaloso silenzio (assenso) dei media e dei giornalisti internazionali
nel fiancheggiare il negazionismo adottato dalla Colombia, non ha termini di
paragone nel panorama informativo. Qualunque Stato con oltre tre milioni di
sfollati interni verrebbe obbligato dalla comunità internazionale a dare
spiegazioni almeno sulle motivazioni di queste barbarie e magari i suoi
scambi economici internazionali posti sotto la condizione del rispetto dei
diritti umani.

 Anche la presenza di una circolare della Presidenza della Repubblica di
Colombia - Alto Commissario per la pace - che traccia le "linee guida per i
progetti di cooperazione internazionale" non ha destato l'interesse dei
mezzi d'informazione, nonostante sia un documento giornalisticamente
"appetibile". Infatti da queste direttive scopriamo cosa si può citare
all'interno di un progetto di coooperazione internazionale e cosa è vietato.
La guerra - La negazione del conflitto armato è sostenuta dalla tesi che "la
Colombia è una democrazia pluralista e garantista" e se fosse in guerra non
avrebbe più questi strumenti democratici. Le parti in guerra - Le Forze
Armate non possono essere citare come "attori armati" o "attori del
conflitto". Progetti umanitari - non si possono operare nel Paese azioni di
"emergenza umanitaria" perché di competenza esclusiva della Croce Rossa che
opera su incarico del governo.
 Il mondo deve sapere che la Colombia accetta la cooperazione internazionale
solo se allineata alle linee guida governative. Ma l'Unione Europea lo sa? E
cosa pensa degli oltre tre milioni di sfollati e diseredati interni quando
approva un progetto di cooperazione? Un problema interno della Croce Rossa
Colombiana?


La legge tagliata e cucita su misura
L'abito nuovo dell'imperatore, non solo ha il pregio di mettere in evidenza
le nudità ma anche quello di sottolineare il silenzio compiacente di chi lo
circonda.
 Il vestito si chiama "Legge di giustizia e pace" e il 27 agosto ha compiuto
un mese dalla sua approvazione. La legge ha come obiettivo la smobilitazione
delle truppe paramilitari delle Autodifese Unite di Colombia - AUC e il loro
reinserimento nella società civile colombiana. E' senza dubbio la legge che
ha suscitato più polemiche durante l'intero mandato del presidente Alvaro
Uribe e che ha spinto, lo stesso, a cercare consensi anche in stancanti
trasferte in Europa e negli Stati Uniti. Dei 20.000 combattenti paramilitari
che il governo voleva smobilitare entro il 2005, a fine agosto solo 9.000
avevano volontariamente deposto le armi e autodenunciati, secondo le norme
approvate, dietro un compenso e la certezza di non svelare il proprio alias
utilizzato in battaglia, non catalogare la propia arma, e mantenendo in gran
parte le ricchezze e i possedimenti accumulati in anni di violenze sulle
popolazioni. (Non è possibile tralasciare il dato che sono previsti fondi
per il compenso per il paramilitare smobilitato e non sono previsti fondi di
indennizzo per le vittime, ne tanto meno le famiglie delle vittime sono
state incluse in una consultazione sulla prospettiva di reinserimento dei
paramilitari)

 Che l'attuale governo abbia particolarmente a cuore la sorte dei
paramilitari non è certo una novità e questa legge offre le giuste garanzie
al combattente che si autodenuncia di poter godere di numerose impunità. Le
prime critiche alla legge precedeno di molto la stesura definitiva della
stessa. Quasi a dettare le correzioni da apportare all'atto legislativo, il
capo in pectore delle AUC, dopo la misteriosa scomparsa dei fratelli Fidel e
Carlos, Vincente Castaño in un'intervista alla rivista colombiana Semana
pone le condizioni da rispettare per evitare che questa legge provochi
l'interruzione del dialogo con il governo. Le garanzie di non estradizione
"devono essere inquadrate in una legge del governo" per evitare che un
eventuale cambio dell'esecutivo possa, in futuro, inviare all'estero
componenti delle AUC a rispondere di crimini per l'umanità.
 Di fronte a questa impunità evidente anche quotidiani statunitensi si sono
appellati contro un riconoscimento internazionale di questa legge che sana
la posizione irregolare di criminali senza un regolare processo che permetta
alle vittime di ottenere giustizia e riparazione.

 Che si tratti solo di una sanatoria che ha il sapore di una "vittoria a
tavolino" sulla giustizia lo si evince dalla descrizione che Human Rights
Watch utilizza nel dossier "Le apparenze ingannano" per descrivere il potere
acquisito dai paramilitari. "I gruppi paramilitari di destra in Colombia
hanno a disposizione un potere incalcolabile. Tramite il traffico di droghe
e altri commerci illeciti hanno potuto accumulare immense fortune. Hanno
preso il controllo di vaste estensioni territoriali del Paese per la
coltivazione della foglia di coca o come corridoi strategici per il
trasporto di droga e armi. Negli ultimi anni sono riusciti ad espellere la
guerriglia di sinistra da molte zone del Paese e le hanno rimpiazzate,
fortificando i propri controlli sul territorio. Grazie a questo potere, oggi
esercitano un alto grado d'influenza politica, tanto a livello locale come
nazionale."

 Per i detrattori della "Legge di giustizia e pace" rimane solo la speranza
di una bocciatura da parte della Corte Costituzionale di Colombia, ma che
esprimerà il suo parere non prima del 2006. Anche nell'ipotesi di una
bocciatura della legge, normalmente l'applicazione non ha carattere
retroattivo e i benefici già concessi sarebbero allora permanenti.

La morale del giornalista
Ma l'imperatore non ha nulla addosso!", disse a un certo punto un bambino.
 "Santo cielo", disse il padre, "Questa è la voce dell'innocenza!". Così
tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
 "Non ha proprio nulla indosso!", si misero tutti a urlare alla fine. E
l'imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto
pensava: "Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!", e così si
drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda
che non c'era per niente.

 Raccontare la morale è come dover spiegare il perché di una barzelletta: è
triste. Chi non ha interessi da difendere, e non è coinvolto direttamente
sia come vittima sia come carnefice, non può che dichiarare, come il bambino
della fiaba di Andersen di fronte alla sfilata-farsa con gli abiti
invisibili: "ŠL'imperatore è nudo!".

 Il lavoro metodico, assiduo, quasi sempre volontario di un numero sempre
maggiore di donne e uomini con la loro opera di ricerca, di giornalismo "dal
basso", sentono l'esigenza di cambiare la triste sorte dell'appiattimento
informativo, che non solo non viene spesso riconosciuto dai "fratelli
maggiori", ma adirittura definito dannoso perché non regolamentato. Il
diritto umano, e non è certo una novità, non ripaga ne la carta del giornale
ne i ripetitori alle radio e le tv. Ma come ci dimostrano nei fatti i
numerosi giornalisti, professionisti e non, che per il loro lavoro di
analisi e ricerca hanno rischiato personalmente, chi fino alle estreme
conseguenze, scrivendo a volte semplici ma pesanti "ovvietà" taciute dalla
"maggioranza che conta", il lavoro di denuncia non ha prezzo.

 E vale la pena ricordare che nessun potere forte è potente quanto il nostro
autoconformismo nel dimenticare di dire, nell'omettere di guardare. Da
quanti giornalisti, cronisti, difensori dei diritti umani, sindacalisti,
colombiani siamo ancora disposti a farci raccontare la morale?