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I: rassegna stampa: VENEZUELA, SCATTA LA RIFORMA AGRARIA: ESPROPRIATI I LATIFONDISTI
- Subject: I: rassegna stampa: VENEZUELA, SCATTA LA RIFORMA AGRARIA: ESPROPRIATI I LATIFONDISTI
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Wed, 19 Jan 2005 17:13:27 +0100
a cura di AltrAgricoltura Nord Est ---------------------------------- tratto da "Green Planet" - 17/01/05 VENEZUELA, SCATTA LA RIFORMA AGRARIA: ESPROPRIATI I LATIFONDISTI Il presidente venezuelano vara una riforma agraria «bolivariana», il primo colpito è Lord Vestey, grande allevatore di bestiame. «Una rivoluzione che si rispetti non può lasciare il 60 per cento delle terre nelle mani dell'1 per cento della popolazione - ragiona Hugo Chavez -. Questo si chiama feudalesimo». E stavolta il leader venezuelano dai proclami è passato ai fatti. La riforma agraria «bolivariana» - o guerra al latifondo - è scattata nei giorni scorsi, con i metodi coreografici e sbrigativi ai quali l'ex parà ha abituato il Paese, che per metà lo adora e per l'altra metà vorrebbe spedirlo a Cuba con biglietto di sola andata. Lo scorso fine settimana 200 soldati della Guardia nazionale, accompagnati da un gruppo di agronomi, hanno occupato un ranch per l’allevamento di bestiame di proprietà di un lord inglese. Alla guida del gruppo, un fedelissimo di Chavez nella provincia di Cojedes, Rafael Aleman, felice di farsi fotografare con una t-shirt con la faccia del Che Guevara. La scena si è ripetuta due giorni dopo alle porte di Maracaibo. Stavolta è stato il sindaco della città, l'italo-venezuelano Giancarlo Di Martino, chavista di ferro, a mettere in pratica le indicazioni del presidente, ordinando la presa di due aree abbandonate nella periferia della città. Serviranno, ha detto, per costruire abitazioni popolari, un centro sportivo e un rifugio per bambini abbandonati. Come è consuetudine da sei anni in Venezuela, i blitz voluti da Hugo Chavez sono legali o ai limiti della legalità. La riforma agraria è infatti prevista da una normativa, votata tre anni fa in Parlamento da una larga maggioranza. E' una legge simile a quella in vigore in Brasile, che prevede espropri di terre improduttive e risarcimenti ai proprietari. «Chi lavora la terra e produce non ha nulla da temere» assicurano a Caracas. A differenza del Brasile, però, il Venezuela non ha un movimento di contadini senza terra che preme, né una struttura produttiva e demografica che permetta un rilancio in grande stile dell'agricoltura. I critici sostengono che la mossa è di carattere politico e segue la promessa di «accelerare la rivoluzione», lanciata da Chavez all’indomani della vittoria contro l'opposizione nel referendum dello scorso agosto. Il governo risponde che è necessario un riequilibrio tra città e campagne e tra le attività economiche del Paese, che oggi dipende quasi esclusivamente dal petrolio. Il Venezuela è un concentrato di popolazione urbana: nove abitanti su dieci vivono in città, di cui moltissimi in condizioni precarie nei barrios poveri delle periferie. Arrivato al potere, Chavez promise di incentivare il ripopolamento dell'interno del Paese, costituito in buona parte di pianure deserte o incolte. Visto l'impossibilità di agire con deportazioni d'altri tempi e d'altri regimi, oggi parla di necessità di combattere la miseria rurale. Da qui la guerra contro il latifondo, che sarà - dice Chavez - l'ossigeno della rivoluzione bolivariana. Le proteste non sono mancate. Lord Vestey, soprannominato «Spam» come la famosa carne in scatola perché la ricchezza della famiglia proviene proprio da quel settore, sostiene che la tenuta occupata dall'esercito è proprietà dei Vestey dal 1903. E dichiara di essere il maggior produttore di carne bovina del Paese. Vedremo, ha risposto il governo al ricchissimo cittadino britannico e amico del Principe Carlo, se quell’area verrà ritenuta produttiva dai tecnici, sarà restituita. L'associazione degli allevatori parla di «situazione di profonda insicurezza legale». Molti osservatori fanno presente che il vero grande proprietario di terre incolte in Venezuela è lo Stato, e non i privati, e che tutti i tentativi fatti nel passato per redistribuire le terre alle famiglie sono falliti. Per mancanza di mezzi, risorse o mercato, i contadini sono fuggiti nelle città. La mossa di Chavez ha riscosso consensi in Brasile, dove il forte movimento dei senza terra è ormai in rotta di collisione con il presidente Lula, accusato di non espropriare terre a sufficienza. Ed è piaciuta anche alla Pastorale della Terra, il gruppo legato alla Chiesa che si occupa dei problemi nei campi. Il Corriere della Sera, 14 gennaio 2005 -----------------------------------------
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