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dal Chiapas
- Subject: dal Chiapas
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Mon, 3 Jan 2005 16:21:52 +0100
La Jornada 31 dicembre 2004 A 11 ANNI DALLA SOLLEVAZIONE ARMATA, LE COMUNITA' INDIGENE FANNO PROGRESSI - I MUNICIPI AUTONOMI DIMOSTRANO IL SUCCESSO DELLE NUOVE FORME DI GOVERNO - IN TERRITORIO ZAPATISTA, CON SCARSE RISORSE SONO RIUSCITI A COSTRUIRE CLINICHE E SCUOLE HERMANN BELLINGHAUSEN Inviato La Realidad, Chiapas 30 dicembre. A 11 anni dalla sollevazione armata dell'EZLN per rivendicare le istanze più elementari degli allora (1993) invisibili popoli indios, è cambiata la vita nei territori zapatisti (o "di influenza zapatista", come si premurano di dire gli accademici della materia ed i funzionari governativi)? Da qualunque punto di vista la risposta non può che essere affermativa. In poco più di un decennio le trasformazioni delle comunità indios del Chiapas, zapatiste e no, sono state tanto profonde quanto grande è diventata la loro importanza politica nella nazione messicana del nuovo secolo. Alla messa in pratica di un modello mai visto di autonomia indigena in chiave comunitaria, il potere ha risposto con investimenti record in opere pubbliche, programmi di aiuti e progetti collettivi che spesso stimolano una vera riconversione produttiva attraverso cui si vorrebbe trasformare dei contadini in camerieri o guide turistiche o inserire bestiame nella selva a fini commerciali, come negli anni funesti dell'allevamento estensivo. Basti citare solo il discorso conservazionista del governo, contraddetto proprio dai suoi piani predatori e dalla consegna delle risorse naturali al capitale forestiero, cose che accadono a vista d'occhio. Dovunque si guardi, la vita ora è diversa. All'azione indigena del 1994 il salinismo reagì con una pesantissima militarizzazione, consolidata dallo zedillismo e mantenuta intatta durante il foxismo. Questa reazione provocò la costruzione di un'immensa rete di strade negli Altos, nella selva e nella zona nord, molte volte di pessima qualità ma efficacea per militarizzare il territorio e nello stesso tempo combattere "l'isolamento" dei popoli maya del Chiapas. Questa militarizzazione previde in origine programmi di contrainsurgencia armata che, come tali, sono risultati un fallimento nonostante i successi temporanei del programma paramilitare di Desarrollo, Paz y Justicia a Sabanilla, Tila, Salto de Agua, Palenque e Tumbalá e l'esperimento genocida a Chenalhó che il 22 dicembre 1997 sfociò in Acteal, (con un costo elevato di vite umane). Nel frattempo, decine di municipi autonomi hanno costruito una maniera alternativa di vivere, senza l'uso della forza né della violenza e con un limitato uso del denaro. Questa combinazione sembrerebbe svantaggiosa, ed in un certo senso lo è. Assediati sistematicamente dai quartieri ed accampamenti dell'Esercito federale, i municipi ribelli stabiliscono forme di governo che funzionano e senza le quali sarebbe impensabile la governabilità in queste regioni, che presentano indici di criminalità inferiori che in altre parti del Chiapas, le cui zone urbane del centro e della frontiera del Soconusco occupano oggi uno spazio rilevante nelle pagine di cronaca nera nazionale. Quando le giunte di buon governo zapatiste (JBG) hanno presentato le loro prime relazioni annuali nello scorso agosto, si è potuto confrontare il bilancio di qualunque municipio ufficiale del territorio indigeno con quello di una JBG. Quella di Oventic, per esempio, ha incassato 4 milioni 547 mila pesos e speso 3 milioni 501 mila pesos. Se queste fossero le entrate di sette od otto municipi, l'autonomia risulterebbe economica. Queste cifre non considerano l'economia di produzione e sussistenza dei contadini indigeni senza la quale la resistenza sarebbe inspiegabile. Cifre simili finanziano uno solo dei moltissimi progetti governativi per comunità individuali o piccoli gruppi di ejidatarios filogovernativi. Anche cosí, i municipi autonomi hanno costruito cliniche, case di salute e scuole dappertutto, ed è quasi un miracolo se si confronta questo con gli investimenti in infrastrutture scolastiche del governo sotenuti inoltre dalla Coca Coda Company e da altre imprese di prestigio internazionale. Come scrive la giornalista Concepción Villafuerte, "l'autonomia zapatista avanza in silenzio" e fa l'esempio dell'applicazione della giustizia in zone "dove non ci sono prigioni, ma ci sono carcerati" (Contralínea Chiapas, numero 2, dicembre 2004). Tre immagini "dell'altra" globalizzazione Una: 18 giovani danesi camminano, zaino in spalla, per le montagne della selva tojolabal. Ritornano da una visita di due giorni alla comunità X, dove il comitato di solidarietà al quale appartengono finanzierà la costruzione di un'altra scuola autonoma. Forse non ritorneranno o lo faranno solo il giorno dell'inaugurazione. L'opera e la gestione integrale di questa scuola sarà a carico della comunità, del municipio autonomo San Pedro de Michoacán e della JBG "Hacia la esperanza", in quest'ordine. Niente a che vedere con gli aggressivi investimenti assolutamente interessati della Ford Motor Company, la Banca Mondiale, USAID o la Comunità Europea nella stessa selva Lacandona, favorite dai governi federale e statale in posti come Lacanjá Chansayab, Zamora Pico de Oro o Ixcán. Si possono citare anche i patetici "centri turistici" che lo Stato costruisce lungo il fiume Lacantún a Las Nubes (Jerusalén), Sueño Prometido ed altre zone della prevista rotta ecoturistica che strapperà la selva agli indigeni dove questi lo permetteranno. Oppure il ponte che si stende ad Amatitlán sul fiume Lacantún che unirà la laguna di Miramar (e i Montes Azules in generale) alla rete stradale federale ed è opera milionaria dello stesso governo che si proclama "protettore" della selva vergine. Due: a La Realidad arriva una carovana di 45 studenti provenienti dal Distrito Federal per festeggiare l'anno nuovo nel caracol "Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños". Vengono alla festa ma si mostrano anche ansiosi di lavorare ed essere utili. Insistono con i rappresentanti della comunità e del municipio autonomo che alla fine permettono loro di andare a San José del Río per collaborare nella costruzione del ponte di accesso alla nuova clinica autonoma (perché ci sono ponti e ponti). Tre: da alcuni anni, tutte le notti (o quasi) la luce elettrica illumina le case ed i cortili de La Realidad. È elettricità generata dalla turbina autonoma che i realideños hanno installato insieme ai lavoratori del Sindacato Messicano degli Elettricisti, con il supporto dell'organizzazione Ya Basta e di altri gruppi italiani che appoggiano la resistenza zapatista. Alcune notti, poche, la turbina si smonta o si spegne per pulirla ed evitare che si guasti. Altre notti, un po di più, la Commissione Federale di Elettricità sospende l'erogazione di luce nella selva di confin e nella gola di Las Margaritas per servizio inefficiente od un generale mancato pagamento delle elevate tariffe dell'ente parastatale quale resistenza civile di priisti, petisti, perredisti, oltre che degli zapatisti che sono già in lotta. In alcuni momenti La Realidad è l'unico insediamento illuminato nel raggio di centinaia di chilometri. __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Regala e regalati Libero ADSL: 3 mesi gratis e navighi veloce. 1.2 Mega di musica, film, video e sport. Abbonati subito senza costi di attivazione su http://www.libero.it
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