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:: L'OPINIONE dal VENEZUELA ::

COMUNITÀ SUDAMERICANA:

NON SOLO MERCATO, ANDARE OLTRE

Di Tito Pulsinelli *


CARACAS 10 Dicembre 2004 - L'atto costituvo della Comunità Sudamericana di
Nazioni è avvenuto in due fasi. Dapprima  nello scenario altamente
simbolico del Cusco, l'ultima gran civiltà sudamericana  a soccombere, e
poi ad Ayacucho, esattamente 180 anni dopo la battaglia in cui l'impero
spagnolo, sconfitto, ripercorse in senso inverso la rotta di Cristoforo
Colombo.
Come dire, la morte, a cui fa seguito la lunga parentesi della confluenza
tra indo euro e afro-america,  e poi la resurrezione.

Il nuovo soggetto geo-politico raccoglie 360 milioni di persone, che vivono
in un territorio di 17 milioni di chilometri quadrati, dove scorre il 27%
dell'acqua dolce del pianeta, con 8 milioni di Km quadrati di boschi, e
riserve energetiche e minerarie di tutto rispetto. I beni prodotti sommano
973 miliardi di dollari, di cui se ne esportano 180.

Il gran padronato industriale brasiliano, attraverso il foglio conservatore
"O Estado de Sao Paulo", è proclive a pensare che si tratta di "...una
fantasia geo-politica che si basa su altre due fantasie meno ambiziose
(Mercosur e CAN)".
Questo è il punto di vista di chi giudica solo attraverso la lente del
commercio inmediato, e non vede oltre l'orizzonte del bilancio annuale.
Miopia che offusca la visione strategica, indispensabile in un periodo
storico in cui le maggiori multinazionali sommano le forze di più
stati-nazione messi assieme, e anche quelle di più borghesie nazionali
messe assieme.

Fatto sta, che il nuovo organismo regionale che raggruppa 12 paesi, si
muove con molto realismo e senso pratico. Rinuncia a priori a formare nuove
istituzioni e burocrazie, preferendo operare con le pre-esistenti
organizzazioni sovra-nazionali dell'area (per esempio, il SELA).
L'istanza decisionale suprema sarà l'annuale vertice dei Presidenti dei 12
paesi membri.

La Comunità Sudamericana si muoverà di già come un fronte, in primo luogo
per definire politiche comuni nei confronti degli organismi multilaterali
(ONU, Organizzazione Stati Americani, FMI, OMC, Banca Mondiale, Banca
Interamericana dello sviluppo ecc). Questo significa non agire più in
ordine sparso, ma come un  blocco nelle trattative per l'ALCA e con
l'Unione Europea.
Speriamo influisca anche sui negoziati dei trattati per il libero commercio
(TLC), giunti alla fase conclusiva. Infatti, gli Stati Uniti stanno
forzando a livello bi-nazionale, la conclusione di TLC con Colombia,
Ecuador e Perù.

Celso Amorin, ministro degli esteri brasiliano, faceva notare che la
differenza strutturale più rimerchevole tra il sud e il nord del continente
è che "...negli Stati Uniti non esiste la separazione fisica tra il
Pacifico e l'Atlantico, mentre tra l'est e l'ovest del Sudamerica esiste la
barriera delle Ande e l'immensità dell'Amazzonia".

Il secondo asse d'azione del neo-nato blocco è l'integrazione fisica
territoriale, che permetterà ai paesi del Mercosur (Brasile, Argentina,
Paraguay e Uruguay) di comunicare direttamente con il Pacifico. E questo è
possibile solo con l'unità progettuale con i paesi delle Ande.
Per questo il punto d'approdo strategico è la confluenza dei paesi del
Mercosur con quelli della Comunità Andina, più Cile, Panama, Surinam e
Guyana.




Quella che viene definita "integrazione fisica" si concretizza in una serie
di strutture di comunicazione (ponti, strade, porti, ferrovie ecc)
contemplati in 350 progetti dal costo totale di 200 miliardi di dollari.
Tuttavia, è stata definita la priorità di 32 grandi progetti da realizzare
nel corso dei prossimi 5 anni, con un costo di 4 miliardi di dollari.

La filosofia che ispira il nuovo blocco geo-politico conta di riuscire a
vincere gli ostacoli, le differenze di ordine materiale e di natura
politica, puntando su una visione che scarta la concorrenza, privilegiando
la complementarietà delle varie economie e delle caratteristiche
geo-strategiche di ogni paese. Concretamente, ha già fatto passi in avanti
la proposta di integrazione energetica, che ha come base le ragguardevoli
riserve gasifere della Bolivia e quelle di petrolio e gas venezuelane-

Al di là di ogni ragionevole scetticismo, interessato o meno, è da
ritenersi positivo questo nuovo e inatteso livelllo raggiunto nelle
relazioni comuni, soprattutto se guardiamo al medio periodo.
Basti pensare, infatti, alle gravi conseguenze che deriverebbero da un
eventuale cedimento della Colombia e del Perù nelle trattative in corso
riguardante i brevetti sulle risorse naturali. Sarebbe un danno generale
perchè aprirebbe alle multinazionali del nord le porte dell'Amazzonia,
mettendonene a rischio la bio-diversità, abbandonata all'inevitabile
saccheggio onnivoro dei cantori della "natura selvaggia da domare".

Anche per quel che riguarda le ingenti risorse idriche -(ricordiamo 27%
dell'acqua pura del mondo)- senza una politica comune regolatrice potrebbe
produrre conflitti interni in un futuro molto prossimo. Le sorgenti della
maggioranza degli affluenti del Rio delle Amazzoni si trovano nella regione
delle Ande. E' bene non dimenticare quando, qualche decennio addietro, il
Brasile costruì dighe lungo il corso degli affluenti del Rio de la Plata, e
l'Argentina protestò senza successo per i danni subiti.

Grosso modo, queste sono le coordinate entro cui dovrà agire la Comunità
Sudamericana, al cui interno esistono i tiepidi e quelli che frenano. Il
nucleo-motore è formato dalle economie principali del Brasile, Argentina e
Venezuela che, dal suo lato, spinge anche per la formazione di un organismo
finanziario da alimentare con le riserve monetarie che le banche centrali
investono nelle economie G7. Sul tappeto vi è anche la creazione della
difesa integrata del sub-continente con una Organizzazione dell'Atlantico
del Sud.

* Collaboratore di Radio Onda d'URTO di Brescia, ha pubblicato numerose
analisi sulla geopolitica latinoamericana per l'Osservatorio Indipendente
Selvas.org.


(Il presente articolo è utilizzabile con la citazione dell'autore e di
Selvas.org.)

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