Intervista a Stedile (da La Jornada/Adista) su Cancun



dal numero 64 di Adista del 13 settembre
 
CIBO DA RE 

(intervista a João Pedro Stedile tratta da La Jornada del 27/8)

Il Movimento dei Lavoratori Senza Terra del Brasile (Mst) è uno dei
movimenti sociali di maggior impatto in America Latina. E João Pedro
Stedile, nato nel seno di una famiglia contadina nel Rio Grande do Sul nel
1953, è uno dei suoi dirigenti e portavoce più noti.
Tra l¹8 e l¹11 settembre il Mst sarà presente a Cancun , nelle giornate di
lotta contro l¹Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc, Wto in lingua
inglese, ndt) convocate da Via Campesina. Secondo quanto dichiarato da
Stedile a La Jornada, in un¹intervista su Internet, si tratta di "condannare
l¹Omc, ridimensionarla, toglierle la sua pretesa di potere".
Il Mst nasce agli inizi degli anni ¹80 dal lavoro di organizzazione rurale
di varie correnti progressiste cristiane, soprattutto della Pastorale della
Terra della Chiesa Cattolica. Occupazioni di terre, organizzazione per la
produzione, distruzione di coltivazione transgeniche e formazione ideologica
sono parte delle sue attività permanenti. La mobilitazione sociale è, per
loro, strumento centrale di trasformazione politica.
Il Mst è diventato in Brasile il principale referente della lotta contro il
neoliberismo. Come parte di questo sistema, l¹Omc rappresenta, per Stedile,
"uno spazio che vigila soltanto sugli interessi del capitale
internazionale". Per questo egli ritiene che l¹istituzione multilaterale "si
sia trasformata in un oltraggio per i nostri popoli e i nostri Paesi".
A continuazione il testo integrale dell¹intervista.

Cosa pensa il Mst della prossima riunione dell¹Omc a Cancun? Cos¹è che in
essa è in gioco? Quali sono i vostri obiettivi come organizzazione per
questo incontro?
La riunione dell¹Omc è un oltraggio ai popoli dei nostri Paesi. L¹Omc
rappresenta uno spazio privilegiato per le grandi transnazionali e per i
governi dei Paesi ricchi. I popoli e i governi del Sud non hanno lì alcun
potere o influenza. Sarebbe più democratico stabilire accordi sul commercio
internazionale all¹interno del sistema delle Nazioni Unite, vincolando il
commercio allo sviluppo. L¹Omc è diventato uno spazio al servizio solamente
degli interessi del capitale internazionale, che vuole ottenere più vantaggi
mediante accordi che garantiscano i suoi investimenti e i suoi tassi di
guadagno. L¹Omc non ha autorità morale né tende a creare regole commerciali
a vantaggio dei popoli. I suoi accordi servono per calpestare le nostre
sovranità nazionali.
In particolare, nella riunione di Cancun persistono molte contraddizioni tra
gli interessi delle imprese transnazionali e i governi dei Paesi ricchi. Non
crediamo che si possano raggiungere risultati in questa riunione. La
maggiore contraddizione sul tappeto è che, nell¹attuale tappa
dell¹imperialismo, la forma principale di accumulazione non proviene più
dall¹industria, dalla produzione di beni, ma sorge dal controllo del
commercio dei beni e, soprattutto, dei servizi. E in questo spazio esiste
una disputa per vedere chi ottiene più vantaggi, ossia chi può ottenere più
guadagni sfruttando i nostri mercati nazionali. Immaginate! Si vuole persino
controllare e trasformare l¹educazione superiore delle università in un mero
servizio e pertanto garantire "il diritto" del capitale internazionale a
sfruttare questo "servizio" e ottenere un guadagno.
A noi non rimane che pregare (e naturalmente mobilitarci e protestare)
perché non arrivino a nessun risultato in questo incontro. Perché qualunque
accordo tra di loro sarà un accordo contro i popoli e i Paesi poveri.

Una delegazione del Mst verrà in Messico come parte di Via Campesina. Quanto
sarà numerosa? Che azioni pensate di realizzare?
Invieremo una delegazione del Mst per unirci alle attività che i movimenti
di Via Campesina del Messico stanno organizzando con i compagni di Unorca e
della Cnpa. Le attività vengono programmate dai compagni messicani e noi ci
uniremo a loro. 
Ma al di là di quanto succederà in Messico, in Brasile e in tutta l¹America
Latina si effettueranno mobilitazioni tra l¹8 e il 13 settembre per
protestare contro l¹Alca e l¹Omc. E il 13 settembre ci saranno mobilitazioni
in quasi tutte le capitali del mondo contro la riunione di Cancun. Qui in
Brasile faremo manifestazioni in tutte le capitali degli Stati.

Sarà presente anche lei a Cancun?
Vorrei andare, ma questa decisione dipende dalle attività del nostro
movimento in Brasile. Noi ci dividiamo le responsabilità e se vado o no in
Messico dipenderà dai compiti che la nostra direzione mi assegnerà.

Avete sostenuto che l¹agricoltura deve uscire dall¹Omc. Per quale ragione?
L¹agricoltura è un¹attività produttiva molto importante per i nostri popoli
e per i nostri Paesi. Non produce un qualunque tipo di merce. Produce
alimenti, e gli alimenti devono essere inclusi tra i diritti dei popoli.
Sotto politiche nazionali che garantiscano su di essi la sovranità
nazionale. Gli alimenti non possono essere subordinati ad accordi
internazionali, che cercano solo profitti per le imprese transnazionali. Il
commercio agricolo deve basarsi su uno scambio tra Paesi, sulla base della
complementarità. Non sulla base dei profitti.
Nell¹Omc le transnazionali cercano di garantirsi il diritto di brevettare i
semi transgenici per poi imporre il loro uso ai Paesi poveri e ottenere
profitti dal pagamento dei brevetti. Pensiamo al caso della soia transgenica
Round-up. L¹Omc dichiarò nell¹ultima istanza dei suoi tribunali, lo scorso 5
maggio, che tutta la soia transgenica RR appartiene all¹impresa statunitense
Monsanto. Pertanto, qualunque agricoltore o impresa che commercializzi
questa varietà dovrà per forza pagare il brevetto alla Monsanto. Qui in
Brasile, per ora, è proibita la coltivazione di sementi transgeniche, ma se
il governo legalizzerà la sua coltivazione, la Monsanto riscuoterà circa 16
dollari per ogni tonnellata di soia che si semini. Con ciò, con un semplice
accordo internazionale dell¹Omc, potrà sottrarre alla nostra società quasi
800 milioni di dollari l¹anno, senza far niente!

La base di un popolo libero

Dite di lottare per la sovranità alimentare. Cosa significa? È possibile
farlo nel contesto della globalizzazione?
La sovranità alimentare è un principio che è presente in tutte le correnti
politiche e filosofiche. Difende l¹idea che un popolo ha il diritto di
produrre i suoi alimenti, perché un popolo che non riesce a produrre i suoi
alimenti è un popolo schiavo, dipendente. Cioè, la base principale per
forgiare un popolo libero, sovrano, è che sia in condizioni di produrre i
suoi alimenti. Se un Paese, una nazione, un popolo diventa dipendente da un
altro per alimentare il suo popolo, si converte in una nazione dipendente
politicamente, economicamente e ideologicamente. Per questo in Via Campesina
insistiamo sul fatto che ogni governo nazionale debba sviluppare politiche
per garantire, in primo luogo, che tutti gli alimenti necessari al popolo
siano prodotti in ambito nazionale. E che si commercializzi all¹estero
solamente l¹eccedente. E sulla base dell¹eccedente si può allora scambiare
con altri Paesi un altro tipo di alimenti.
Un Paese che non protegge la sua agricoltura e i suoi alimenti, per
garantire l¹alimentazione a tutto il popolo, è un Paese condannato al
fallimento. Questo spiega, per esempio, come in Giappone il prezzo del riso
sia 10 volte superiore che nel mercato internazionale e perché il governo
giapponese proibisca l¹importazione di riso. Assicura così che tutta la
produzione di riso necessaria per il suo popolo avvenga in Giappone. È
questa la sovranità alimentare.
D¹altro lato, i governi che non applicano la sovranità alimentare restano
alla mercè della volontà delle transnazionali e dei governi imperialisti che
utilizzano gli alimenti come strumento di pressione politica. Basti vedere
quello che si fa in Africa, quello che hanno fatto in Vietnam e che ora
stanno facendo con il governo neoliberista dell¹India.

Alcune Ong sostengono di voler lottare per l¹approvazione di una "cassa di
sviluppo" per l¹agricoltura. Perché rifiutate questa idea?
Perché non si tratta di lottare per delle briciole all¹interno dell¹Omc.
Quello che dobbiamo fare è condannare l¹organizzazione mondiale,
ridimensionarla, toglierle il potere. E condurre i nostri governi a
difendere politiche di sovranità alimentare, trattando accordi agricoli a
livello bilaterale, in base agli interessi mutui dei due popoli, dei due
Paesi. Tutto il resto è un inganno.
E questo l¹otterremo non solamente partecipando a riunioni internazionali in
cui quelli che decidono ci concedono 15 minuti per dire quello che pensiamo
e poi continuano ad andare avanti con la loro agenda e i loro interessi.
Cambieremo questo solamente mobilitando la gente perché lotti per le strade
e faccia pressioni sui governi locali per cambiare la politica
internazionale. 
Claudia Fanti
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