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Fw: Tutto quello che non sapete su Cuba (Gianni Minà)
- Subject: Fw: Tutto quello che non sapete su Cuba (Gianni Minà)
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it>
- Date: Thu, 5 Jun 2003 14:21:34 +0200
Subject: Tutto quello che non sapete su Cuba (Gianni Minà) Una notizia apparsa in questi giorni sul Sun Sentinel, un quotidiano molto diffuso in Florida (e segnalatomi da un ricercatore italiano che insegna negli Stati Uniti), mi fa sapere che un gruppo di paramilitari al comando di Roby Frometa, vecchio esperto di guerre sporche, si sta esercitando con armi pesanti in un luogo imprecisato dello stato per "preparare una possibile invasione di Cuba". Frometa aveva recentemente attirato l'attenzione perfino del Wall Street Journal, sorpreso che questo imbarazzante "eroe" della comunità anticastrista di Miami avesse potuto annunciare pubblicamente, insieme al capitano golpista venezuelano Luis Eduardo Garcia, la creazione di una "alleanza civica militare che si propone di abbattere i presidenti Fidel Castro e Hugo Chavez". Ma il portavoce dell'Ufficio della Fbi di Miami, Judy Orihuela, interrogato dal Sun Sentinel a proposito di attentati che Frometa si vantava di aver già compiuto nel territorio cubano, ha risposto che questo tipo di attività non costituiva, "una priorità per il suo ufficio". Ho riflettuto su queste notizie in questi giorni dolorosi delle sentenze comminate a Cuba contro i dissidenti (quelli veri e quelli ingaggiati dal nuovo disinvolto incaricato d'affari nordamericano James Cason) e specie dopo le condanne a morte subito eseguite a tre degli undici sequestratori di più di 40 passeggeri del traghetto della Baia di L'Avana. Ho riflettuto come cittadino assolutamente contrario alla pena di morte, ma anche come giornalista abituato a lavorare su fatti e riscontri inoppugnabili, prima di esprimere qualunque giudizio. Accortezza che mi pare non abbia avuto invece né Marina Sereni, responsabile esteri dei Ds, né il segretario Piero Fassino, né quella parte del partito che ora, come i radicali, ha voluto perfino un dibattito parlamentare su Cuba senza aver nemmeno tentato di conoscere quali allarmanti strategie messe in atto recentemente dal governo Bush verso l'Isola, abbiano innescato la esagerata reazione del governo di Fidel Castro. Eppure, era sufficiente consultare qualche giornale liberal nordamericano o ascoltare, magari, vecchi diplomatici come Wayne Smith, incaricato d'affari Usa all'Avana durante la presidenza di Jimmy Carter. Da cosa erano distratti, per esempio, i vertici Ds mentre decine di deputati laburisti inglesi e il Nobel della letteratura Nadine Gordimer si impegnavano, nel marzo scorso, per liberare dal "hueco", il buco (la prigione punitiva), 5 cubani infiltratisi nelle organizzazioni terroristiche della Florida per scoprire gli autori degli attentati a Cuba alla fine degli anni 90? Erano stati condannati a pene tombali da un tribunale di Miami, con l'accusa paradossale di aver "pensato di cospirare". Leonard Weinglass, prestigioso avvocato dei diritti civili e difensore di Mumia Abu Jamal, che ha assunto ora la difesa in appello di uno dei condannati, ha dichiarato: "Il governo di Washington li ha sotterrati in prigione perché si stavano avvicinando troppo al mondo dei suoi terroristi". Si, perché gli Stati Uniti, che si sono arrogati il diritto di portare la guerra ovunque in nome della lotta al terrorismo, coltivano, nel proprio grembo, criminali come Frometa o come Luis Posada Carriles il quale, dopo una vita passata a portar morte in America Latina, nel '97, in nome della Fondazione cubanoamericana di Miami, ha ingaggiato con diecimila dollari il giovane domenicano Cruz, autore dell'attentato all'hotel Copacabana di L'Avana, dove morì l'italiano Fabio Di Celmo. Posada Carriles, negli Stati Uniti, ha sempre circolato indisturbato. Ma questi misfatti, incredibilmente, sono sconosciuti a una parte della sinistra italiana, ora intransigente verso Castro. Possibile, per esempio, che questo mondo non si sia indignato quando Otto Reich, vice segretario di stato per l'America Latina, ora rimosso e assegnato a un incarico speciale per l'avversione plateale che aveva suscitato nel continente, ha tentato spudoratamente di inserire Cuba nell'elenco delle nazioni terroriste (dove non c'era l'Afghanistan) e addirittura fra le nazioni che possiedono armi chimiche? È possibile che chi stigmatizza Cuba assediata da un embargo quarantennale condannato ogni anno dall'Onu, non si sia accorto nemmeno che il governo Bush ha deciso di infrangere l'accordo voluto da Clinton per porre fine all'odissea dei balzeros, un accordo secondo il quale ogni anno 20mila cubani con regolare visto potevano emigrare negli Usa? Dall'ottobre 2002 a febbraio 2003 i visti rilasciati dall'Ufficio che tutela gli interessi degli Stati Uniti sono stati infatti soltanto 580 (rispetto agli ottomila dell'anno precedente). È molto più conveniente infatti, dal punto di vista della propaganda politica di Washington, che i cubani (gli unici ad ottenere subito il permesso di soggiorno, mentre gli altri latinoamericani vengono cacciati a calci nel sedere) arrivino sulle coste della Florida su imbarcazioni di fortuna o anneghino nella traversata. Ma è ancora meglio se, sollecitati dalla famigerata Fondazione cubano-americana, incominciano a sequestrare aerei o altri mezzi per destabilizzare il paese. Al resto pensa il nuovo incaricato di affari Usa James Cason, con una disponibilità di mezzi, che non ha avuto eguali nel passato (si parla di oltre 22 milioni di dollari). Eppure la democrazia, si sa, non si afferma comprando le persone. Mentre accadono questi fatti nel disinteresse generale, e mentre l'ambasciatore Usa a Santo Domingo dichiara che "Cuba dovrebbe imparare qualcosa da come è andata a finire in Iraq", duemila persone, in meno di due anni, sono "sparite" negli uffici delle varie polizie degli Stati Uniti per le leggi speciali antiterrorismo (che prevedono anche la licenza di uccidere) senza che le famiglie possano sapere nulla di loro e senza che nessun avvocato li possa difendere. Questa allarmante abolizione dell'elementare diritto dell'habeas corpus, è scivolata come acqua sui vetri nelle coscienze democratiche del nostro paese, ormai sordo anche a tutti i misfatti che ogni giorno, in America Latina, vengono compiuti in nome del neoliberismo, in nazioni che noi definiamo democratiche. Ma su questi misfatti purtroppo i Ds non hanno chiesto un dibattito in Parlamento. Forse è arrivato il momento allora di aprire un confronto con la base, però, decentemente informata su quali guasti sta producendo la politica insensata del governo di Bush Jr.
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