risposta semplice su Cuba a Michele Serra



pregasi cortesemente girare al Dr. Serra

Gentile Michele Serra,
chiede una risposta semplice ad un problema complesso. Proverò.

Ha visto mai i "cartenos" in azione a Buenos Aires? Li ha visti scendere dai treni e gettarsi addosso ai suoi sacchi di spazzatura, sventrarli e ingozzarsi come animali di tutto quello che noi raffinati europei chiamiamo Kompost, e differenziamo dal resto della spazzatura perché biodegradabile? Ha visto adulti, adolescenti, bambini, mangiare le scorze della sua frutta, il grasso delle sue bistecche, mescolato con tutti gli altri rifiuti della sua famiglia? Ha visto fare ciò nella capitale del paese che più cibo procapite produce al mondo?

Se non li ha visti, non le chiedo di andare a vivere in una Villa Miseria, ma per lo meno di passeggiare intorno alle 8 di sera, l'ora nella quale anche lei sono sicuro vada a buttare la "rumenta", in qualche quartiere di classe media di Buenos Aires, Belgrano, Palermo, Barrio Norte.

30 anni fa, il patto sociale keynesiano (non la faccio difficile), offriva un sogno ad un messicano, o un venezuelano: "credi nel capitalismo e ti faremo entrare nel primo mondo". E qualche risultato si vedeva, anche in termini di benessere e progresso sociale. Se non altro i bambini andavano a scuola.

Ma nel mezzo c'è stato un quarto di secolo di neoliberismo, imposto con dittature che in una settimana compivano tutte le violazioni di diritti umani che Castro ha commesso - e ne ha commesse - in 40 anni, e ben altre delle quali nessuno ha mai accusato Cuba. Ed il patto sociale è saltato: non c'è nessun primo mondo che aspetta a braccia aperte i peruviani o i brasiliani.

Nel 2001, l'aggiustamento imposto dall'FMI all'Argentina, con i tagli alle mense, ha abbassato in pochi mesi la frequenza scolastica del 24%. E' questo il quadro di riferimento. Un europeo non può guardare a Cuba, con i suoi ospedali e le sue scuole, semplicemente perché il nostro patto sociale - che permette di credere nella democrazia e considerare la libertà un valore - non è (ancora) saltato. Ma un latinoamericano sì.

A Montevideo oramai, nelle vie più trafficate, alle otto di mattina le carreggiate sono invase da lavoratori che vanno a piedi perché non possono più permettersi l'autobus. E l'autobus costa 500 lire. In Cile, o si guadagna più di 3 milioni al mese, o si guadagna meno di 500.000 e non c'è via di mezzo.
E se guadagni meno di 500.000 lire non hai educazione, non hai salute, non vai a votare e te ne sbatti della libertà.

Questa è l'amara verità che dall'Europa non si comprende. Nella nostra Europa la libertà è ancora commestibile. E' una pianta che produce frutti, anche se dobbiamo stare attenti, vista la rapida crescita dell'esclusione nelle nostre società. In America Latina no. Si è avvizzita, avvelenata dal fertilizzante neoliberale ed oggi non dà più frutti e produce solo fame, quando non tortura e squadroni della morte.

E non dico questo per ideologismo. La libertà in America Latina è indigesta da quando il Fondo Monetario Internazionale ha obbligato, manu militari, a smantellare lo stato e regalarlo a pochi gaglioffi pagatori di tangenti, spagnoli, statunitensi, britannici.

Oggi come oggi, nel mondo dove George Bush afferma che il profitto è un "principio morale", i quattro quinti dell'umanità non hanno più speranza di arrivare al benessere in democrazia. E converrà che l'inedia democratica non è un bel vivere, né per lei, né per me, né per il latinoamericano medio. E non è colpa di Fidel Castro.

cordialmente

Dr. Gennaro Carotenuto