L'esule Oriel rischia l'espulsione per Cuba



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La Repubblica, 5 febbraio 2003 / La vita degli altri, di Magdi Allam

Tra 9 giorni l'esule Oriel rischia l'espulsione per Cuba

E' la terza volta in cinque mesi che mi occupo del caso di Oriel de Armas
Peraza, 28 anni, militante per i diritti dell'uomo a Cuba, di sua moglie
Raiza Portal Sanchez, 30 anni e della loro bambina Brenda di 4 anni
(orieldearmas at hotmail.com tel. +39-34-05- 277264). Residenti da un anno a
Vicenza, hanno invano chiesto il riconoscimento dello status di rifugiati
politici. Ora tutti e tre rischiano di essere espulsi a Cuba tra soli nove
giorni, il 14 febbraio.

Lo scorso 9 gennaio Oriel è stato ascoltato a Roma dalla Commissione
centrale dei rifugiati del ministero dell'Interno: "Ho fatto la fila, tutto
si è svolto molto rapidamente. Mi è sembrato che non ci fosse tutta la
documentazione relativa al mio caso", racconta al telefono, "C'era una sola
persona nella stanza. Voleva sapere se ero stato in carcere a Cuba. Ho detto
di no. Abbiamo parlato per circa 25 minuti, mi sono limitato a rispondere
alle domande". Alla fine mi ha detto che la risposta l'avrei avuta a
Vicenza. All'udienza Oriel era in compagnia della moglie e della figlia.

Il 31 gennaio la Questura di Vicenza convoca Oriel: "Mi hanno comunicato che
io non posso ottenere l'asilo politico in Italia. Mi hanno chiesto di
abbandonare l'Italia entro 15 giorni, cioè entro il 14 febbraio". Ciò che
allarma ancor più Oriel è il fatto che nel testo di notifica dell'espulsione
si chiarisce che essa avverrà verso Cuba. Oriel legge: "Oriel de Armas
Peraza, detentore del permesso soggiorno con scadenza il 30 gennaio 2003,
numero A236275, il 10 del corrente mese di gennaio è stato deciso il rifiuto
di concedere l'asilo politico. Deve pertanto abbandonare il territorio
nazionale entro 15 giorni. Qualora non lo facesse sarà espulso sulla base
dell'articolo 3 del decreto legislativo 286 del 1998 al suo Paese
d'origine". Oriel aggiunge che gli viene specificato che deve abbandonare
l'Italia dall'aeroporto milanese di Malpensa. Aggiunge che in questura gli
hanno detto "non ti stiamo obbligando ad andare a Cuba, ma ti invitiamo
comunque a lasciare l'Italia".

"Ho paura", conclude Oriel, "ci sono altri cubani che sono stati deportati
dall'Italia a Cuba da Malpensa. Sono oppositori del regime cubano. Rischiamo
di essere arrestati appena mettiamo piede a Cuba. La mia vita è in pericolo.
Io mi sono esposto pubblicamente, ho rilasciato interviste alla stampa
contro Fidel Castro".

Lo scorso 29 luglio Oriel avavea lanciato un appello al capo dello Stato
Ciampi, al presidente del Consiglio Berlusconi e al presidente della
Conferenza episcopale italiana cardinale Ruini perché intervenissero con
urgenza per impedire l'espulsione della sua famiglia dall'Italia. La
Questura di Vicenza gli aveva infatti notificato l'ingiunzione definitiva a
lasciare il territorio nazionale entro l'8 agosto 2002. Il permesso di
soggiorno fu prolungato fino al 19 settembre. Ma si insisteva perché Oriel
partisse per la Germania, il primo paese dell'Unione Europea dove arrivò
dopo la sua fuga da Cuba. Ma lui rifiuta e denuncia un presunto
atteggiamento discriminatorio delle autorità tedesche nei confronti degli
esuli cubani.

Sarebbe grave se tra nove giorni Oriel e la sua famiglia fossero costretti a
tornare contro la loro volontà a Cuba. E' già successo lo scorso dicembre
con un oppositore siriano, un esponente integralista dei Fratelli Musulmani,
costretto con la sua famiglia a imbarcarsi da Malpensa su un aereo diretto a
Damasco. Di loro non si sa più nulla. Proprio ieri i suoi familiari
residenti a Londra hanno denunciato l'Italia al Tribunale europeo per i
diritti dell'uomo. Speriamo che non si ripeta con Oriel.

(5 febbraio 2003)

Oriel de Armas: orieldearmas at hotmail.com tel. +39-34-05- 277264 (Vicenza)

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