[Esteri - Edizioni Achab] Venezuela: Appello di G. Girardi



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LA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA DEL VENEZUELA,
SEGNO DI CONTRADDIZIONE PER
L¹EUROPA E PER GLI EUROPEI

Si sta consumando, nell'indifferenza e nel silenzio del mondo, un crimine
contro l'umanità: il soffocamento della speranza dei poveri, rappresentata
in Venezuela dalla rivoluzione bolivariana e dal presidente Chávez.
Il silenzio che avvolge e nasconde questa battaglia è dovuto in larga misura
alla complicità dei mezzi di comunicazione di massa, del Venezuela e del
mondo, controllati dal capitale nazionale e transnazionale, che presentano
della situazione un'immagine rovesciata, secondo cui un popolo oppresso si
starebbe ribellando ad un presidente violento e repressivo.
Ma vi è un motivo più profondo di questo silenzio. Mentre nei confronti
dell¹Afghanistan o dell'Iraq, è possibile fornire all'aggressione, di fronte
all'opinione pubblica, un'apparente giustificazione, nessuna giustificazione
gl'impresari venezuelani ed i loro complici gli Stati Uniti possono fornire
alla loro aggressione. Anche quando i manifestanti antichavisti gridano
rabbiosamente per le strade "che se ne vada! Che se ne vada il contadino!"
non riescono mai a dire perché.
Mentre infatti l'Iraq rappresenta apparentemente una minaccia, il Venezuela
non minaccia nessuno, ma è  minacciato esso stesso all'interno ed
all'esterno. Mentre Sadam Hussein può essere a buon diritto denunciato come
dittatore, Chávez è un presidente democraticamente e ripetutamente eletto; è
un presidente amato dalla maggioranza, che una vasta insurrezione popolare
ha liberato dalle mani dei golpisti. Bisogna essere ciechi per non vederlo.
Le minacce alla democrazia vengono solo dagli aggressori.
Ma anche se i manifestanti antichavisti ed i loro complici imperiali non osano fornire una giustificazione della loro condanna, per i venezuelani queste ragioni sono chiare:

- Se ne vada perché è spudoratamente schierato dalla parte dei poveri del
paese; perché proclama i diritti degli indigeni e delle donne; perché
colpisce temerariamente gli interessi dei miliardari.
- Se ne vada  perché è egli stesso di origine popolare, ed è quindi un
intruso nelle sfere del potere.
- Se ne vada perché ha la pretesa di nazionalizzare le ricchezze petrolifere
del Venezuela, per metterle al servizio di tutti,  invece di lasciarle nelle
mani dei legittimi proprietari, i ricchi del paese ed i loro alleati imperiali.
- Se ne vada, perché  è amico di Cuba ed inviso agli Stati Uniti.

Ma se queste sono le vere giustificazioni di quella mobilitazione, allora,
per l'Europa in costruzione, sarebbe una gravissima responsabilità storica,
tacere di fronte a questo crimine. Sarebbe un atteggiamento imperdonabile di
complicità e di servilismo nei confronti del grande fratello. Sarebbe il
segno evidente che l'Europa  in costruzione è incapace di proporre al mondo,
oltre una nuova moneta, un nuovo ed autonomo progetto di civiltà; che
l'Europa non appartiene al mondo nuovo in costruzione ma alle rovine del
vecchio disordine imperiale. Perché la rivoluzione venezuelana è per noi un
segno di contraddizione, che impone all'Europa di prendere partito e di
rendere chiaro a se stessa ed al mondo il suo progetto di civiltà.
Ma la rivoluzione venezuelana non è solo  un segno di contraddizione per
l¹Europa in generale; lo è anche per ciascuno degli europei e per ciascuna
delle europee.In effetti, per ognuno ed ognuna di noi schierarsi in questa
battaglia cruciale significa decidere se, nel presente contesto geopolitica,
siamo dalla parte dell'impero o dalla parte dei popoli e della loro
autodeterminazione; se siamo dalla parte delle minoranze privilegiate o
delle maggioranze emarginate; se siamo per un mondo lacerato da lotte
fratricide o per un mondo animato dalla solidarietà liberatrice.
Quanto dire che schierarci nei confronti del dramma venezuelano non è per
noi solo una scelta politica e geopolitica: è anche una scelta di vita.

GIULIO GIRARDI



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