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Nasce la rivista "Rebeldia", intervista al direttore Sergio Rodriguez Lascano
- Subject: Nasce la rivista "Rebeldia", intervista al direttore Sergio Rodriguez Lascano
- From: "FabBia" <fabio.bia at tin.it>
- Date: Tue, 3 Dec 2002 16:53:44 +0100
Nasce la rivista "Rebeldia", intervista al direttore Sergio Rodriguez Lascano Lo zapatismo riprende la parola Alfio Nicotra Lo zapatismo rompe il silenzio e lo fa, a sorpresa, con una rivista. "Rebeldia", ribellione, è la risposta a chi dava per morto o in crisi irreversibile il primo movimento antiliberista "insorto" dopo la caduta del muro di Berlino. «Dove tutti vedono una mela - scrive il Subcomandante Marcos - lo zapatista vede i semi, prepara la terra, depone il seme, lo cura con attenzione». La metafora del seme e della mela - l'editoriale di apertura della nuova rivista - evidenzia la filosofia di fondo dell'Ezln: investire nel futuro per consentire a tutti di mangiare i frutti della libertà. Il seme zapatista gettato nelle montagne del sud/est messicano il 1 Gennaio 1994 ha germogliato ovunque, in ogni angolo del pianeta. Il cosiddetto "movimento dei movimenti" deve qualcosa di più di un semplice riconoscimento a questi indigeni poveri e negletti che un bel giorno, nel mezzo del buio del capitalismo come fine della storia, decisero di tentare un nuovo assalto al cielo. Marcos e compagni riprendono la parola dopo aver deciso la protesta del silenzio contro l'approvazione di una "ley indigena" che stravolgeva gli accordi di pace firmati a San Andres. E' una rottura parziale del silenzio ed ha un obiettivo preciso: parlare e relazionarsi con il movimento mondiale di contestazione alla globalizzazione neoliberista. Solo a scorrere il comitato di redazione di "Rebeldia" si intuisce come attorno ad essa si sia coagulato gran parte dello zapatismo messicano. A cominciare da Javier Elorriaga Berdeguè, uomo di punta del Frente Zapatista, arrestato durante l'offensiva dell'esercito federale nella selva Lacandona nel '95 e liberato dal carcere di Cerro Huego da una campagna di mobilitazione internazionale. L'antropologa Adriana Lopez Monjardin, assessore dell'Ezln durante il dialogo di pace. Raul Jordon, esponente del movimento studentesco del 1968, sopravvissuto alla violenta repressione (350 morti accertati, altrettanti desaparecidos), che bagnò di sangue la piazza Tlotelolco. Al direttore Sergio Rodriguez Lascano, che ieri mattina alla facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma, insieme a Ramon Mantovani e Gigi Sullo, ha presentato pubblicamente la rivista, abbiamo fatto alcune domande. Lo zapatismo riprende la parola. Perché sceglie lo strumento della rivista? Per dare organicità alla critica alla "modernità" capitalista, a partire dalla critica allo Stato (ed al suo sistema di mediazione) e del neoliberismo. Troppo facilmente si è voluto ingenerare un equivoco intorno allo zapatismo, ovvero ridurlo solo ad un movimento di rivendicazione indigena. L'Ezln è un movimento che ha salde radici indigene ed ha un debito storico con questi popoli da onorare, ma è proprio questa condizione che fa della nostra lotta una lotta fortemente anticapitalistica. La rottura del binomio comando del potere/obbedienza dei cittadini è essenziale per porre la questione di un nuova cittadinanza non più basata sulla passività delle persone. Ai popoli indigeni è negato ogni diritto di cittadinanza a partire dai diritti collettivi. L'Ezln pensa di creare uno spazio in cui questi diritti collettivi possono invece esercitarsi. Non cerchiamo la mela, ma il seme affinché altri possano mangiarla, la mela intendo, nel modo che vogliono. Questa metafora prelude ad un rifiuto del soggetto politico come avanguardia? Esattamente. L'Ezln non è una organizzazione che dice al movimento che cosa deve fare e come lo deve fare. Cerca insieme al movimento di trovare lo spazio affinché tutti siano in grado di decidere. Alla fine della "marcia del color de la tierra" allo Zocalo di Città del Messico c'erano oltre mezzo milione di persone ad ascoltare i comandanti. Alcuni gruppi ci hanno rimproverato di non aver usato quella massa per puntare al potere. La nostra obiezione è che un processo rivoluzionario ha bisogno di maturare nella società e non si può deciderlo con una politica avanguardistica. L'Ezln non ha l'obiettivo di prendere il potere ma pone a tutti il problema di ripensare che cosa non è andato per il verso giusto nella storia del movimento operaio. La felicità la si chiede non la si impone. Tutte le volte che è stata imposta ha creato il suo contrario: desolazione e tristezza. Quali saranno gli assi centrali di ricerca teorica della rivista? Sostanzialmente cinque. La critica alla globalizzazione ed i suoi meccanismi. La critica allo Stato capitalista ed alla politica tradizionalmente intesa. Partecipare alla formazione dei nuovi movimenti sociali favorendo un processo di ricomposizione delle lotte. Contribuire alla elaborazione di un alternativa culturale alla distruzione della civilizzazione operata dal neoliberismo. Partecipare ad un processo di ricomposizione politica delle forze che si oppongono al neoliberismo. Da questo ultimo punto di vista abbiamo apprezzato molto lo sforzo fatto nella relazione del vostro ultimo congresso da Fausto Bertinotti di rompere con una visione classica ed ortodossa del rapporto partito/movimento. Questo vostro spendervi nel movimento è una novità che seguiremo con grande interesse. Anche sul Messico incombe la guerra infinita proclamata da Bush. Qual è la vostra posizione? Siamo di fronte ad una nuova barbarie che si presenta sotto le forme di guerre, fame, rifugiati, di una vera e propria apocalisse che distrugge le identità comunitarie, la cultura e la stessa sopravvivenza dei popoli. Con il pretesto del terrorismo siamo in uno stato di guerra permanente. D'altronde la pace perpetua del capitale significa guerra infinita contro i popoli della terra. Il "Movimento dei Movimenti" ha dato vita con il Forum Sociale europeo di Firenze ad un evento senza precedenti. L'Ezln sarà a gennaio al Forum Mondiale di Porto Alegre? Indipendentemente dalle forme con cui l'Ezln farà sentire la propria voce in questi forum certo è che lo zapatismo guarda con grande simpatia, anzi si sente parte, di questo movimento. I Forum sono una straordinaria occasione di ricomposizione e riorganizzazione sociale dopo che per anni era stata smarrita una visione d'insieme della realtà. L'importante è che rimangano spazi di confronto e di raccordo tra i vari soggetti e non ci sia il tentativo di una corrente politica di egemonizzarli. La ricchezza di questo movimento è la sua diversità. Per questo anche la rivista servirà ad avanzare una maggiore relazione tra lo zapatismo e questo movimento. In autunno 2003 ci sarà a Cancun il vertice del Wto. Vedremo in quella occasione se i movimenti messicani saranno in grado di lavorare insieme e di far valere le proprie ragioni.
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