Venezuela: commento di un italovenzuelano



(News ITALIA PRESS)

Caracas - Il presidente Chaves torna a Miraflores. Ma cosa è cambiato in due
giorni per la popolazione? "L'opposizione" spiega Vitaliano Vita da
"Pagine", giornale venezuelano della comunità italiana "ha dimostrato di non
possedere leader, né di avere un programma sul come affrontare la situazione
del paese, attraverso comportamenti rispettosi della legge, ma soltanto
preoccupata di accentrare ogni potere e soprattutto di annullare e revocare
quelle istituzioni alle quali la legge impone di rendere conto del proprio
operato (Parlamento, Corte Suprema e Procuratore Generale)". Gli scontri di
piazza, l'intervento delle forze armate, la presa di posizione dell'Esercito
si sono concluse in un ritorno alla Repubblica Bolivariana de Venezuela:
"Uno "scherzo", quello che abbiamo vissuto" commenta Vita "che è costato
tante vite umane innocenti, protagoniste o spettatrici di un avvenimento
nato per essere una manifestazione dei loro propri diritti".
Le manifestazioni dei giorni scorsi sono state, per il giornalista italiano
che da anni vive in Venezuela "una protesta democratica della società civile
e dei lavoratori, che non si è trasformata in un bagno di sangue grazie
"all'oste", grazie a Chavez che pur potendo reagire con successo... e
fidando nelle sue proprie forze, ha preferito abbassare la guardia e
rinviare ad altra sede ed occasione la revisione dei conti".
Le prospettive per il futuro dello Stato si starebbero costruendo in queste
ore, ma l'assenza, o meglio, il nascondersi di Chavez alla popolazione
sembra non favorire un evolversi trasparente della situazione.
"Dobbiamo augurarci che questa "guerra" sia finita qui... che i contendenti
non ritornino nelle strade; che il conflitto non si trasformi in una guerra
tra poveri e più poveri" sostiene Vita "Un timore, questo, che chiunque
avverte praticando le città del Venezuela, intramezzate, come sono,  di
barrios e ranchitos, quasi sempre arrampicati  su pendii impervi  o giù,
negli sprofondi,  dove la terra smotta e le alluvioni  portano via tutto".
Già, i poveri del Venezuela che in questi giorni sono stati dimenticati, ma
che esistono e dalle campagne appoggiano "il presidente Chavez, che, al
governo da tre anni, ha gestito una serie di politiche a favore delle classi
piú svantaggiate: sovvenzioni solo alle scuole pubbliche, riforma agraria a
favore dei contadini senza terra, diritto di proprietà degli abitanti dei
quartieri marginali delle cittá, sistema di tassazione delle imprese
efficiente e reale, aumento degli stipendi minimi, contratti sindacali
obbligatori per tutti, assemblee popolari di prese di decisione di alcune
politiche, leggi di pesca che proibiscono la pesca a strascico, legge che
obbliga le banche a dare il 17% di crediti al settore agricolo, proposta di
un fondo umanitario mondiale in alternativa al fondo monetario mondiale.Sono
alcune delle riforme che Chavez aveva iniziato a sviluppare in questi anni".
La pensa così Ignazio Pollini, volontario del Cosv in Venezuela da anni
impegnato al fianco della popolazione meno fortunata del Paese sulle Ande di
Merida. Una visione contro tendenza, che parla del sostegno che lui stesso
ha riscontrato nelle campagne e lontano dagli ambienti industriali a favore
di Chavez. "Le televisioni (4 canali privati ed una statale, tutti
rigorosamente contro Chavez, essendo in mano alle grandi famiglie ricche)
hanno trasmesso per quattro giorni solo scene della marcia contro il governo
e ciò ha provocato maggiori critiche: dittatura, mancanza di libertà di
stampa e di opinione...". Parole dure contro i media che offrono, secondo
lui, una visione distorta della realtà che vedrebbe, invece, i più
diseredati del Venezuela (con i quali lavora nei progetti di sviluppo)
totalmente a favore del bolivariano presidente Chavez. "Ma la caccia alle
streghe intrapresa dal nuovo governo contro i "chavisti"" spiega Pollini "
ha portato a un nuovo cambiamento della situazione e alla ribalta le classi
povere". "Il popolo continua a fare la fame" denuncia il volontario italiano
"mentre una minoranza si arricchisce con i petrodollari".
La constatazione della situazione da parte di chi sta vivendo la situazione
politica del Paese sudamericano in prima persona non sfocia in aspettative
per il lungo periodo: "Per ora prendiamo atto di questa tragedia e speriamo
che il bagno di sangue non si ripeta" sostiene Pollini "speriamo anche che
la politica e la gestione dello stato non ritorni ad essere la porcheria di
prima". "Il mancato golpe quindi non solo ha fatto vittime innocenti"
aggiunge Vita "ma sembra  inevitabile che lasci il segno anche su importanti
settori della vita del Paese".
Intanto quei poveri che sembrano essere il seguito di Chavez hanno
nuovamente travolto la città con i saccheggi. Molto colpita la comunità
italiana: "Numerosi nel centro di Caracas sono infatti i negozi degli
emigrati italiani" spiega Mauro Bafile de "La Voce d'Italia" " e sono stati
loro a fare le spese per una situazione che è precipitata e che, se
all'inizio voleva solo portare a un cambiamento" afferma il giornalista
italiano "ha portato poi al golpe".
Deluse, quindi le aspettative di quanti, molti della comunità italiana,
avevano inneggiato al nuovo governo che avrebbe dovuto favorire l'economia
del Paese e portare a una nuova internazionalizzazione. "Certo" spiega
Bafile " non tutti gli italiani la pensavano così, ma la comunità degli
imprenditori aveva espresso fiducia nel governo durato una notte".
Il cambiamento intercorso probabilmente, secondo il giornalista "riorienterà
la comunità".



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