Venezuela: Lo scoop che non c'era



Il Manifesto
Intervista al vetriolo di Ignacio Ramonet riempie i giornali del paese. Ma è
falsa
MAXIMILIEN ARVELAIZ TEMIR PORRAS-PONCELEON
CARACAS
La gara nella quale si sono lanciati i media venezuelani per discreditare il
governo del presidente Hugo Chavez ha preso di recente una piega
particolarmente grottesca. Mercoledì 27 febbraio la rivista on-line
Venezuela Analitica pubblicava un'intervista a Ignacio Ramonet, nel corso
della quale il direttore di Le Monde diplomatique criticava duramente il
comportamento di Chavez. Rispondendo alle domande del «giornalista
messicano» Emiliano Payares Guzmàn, Ramonet affermava che Chavez «agiva
molto male», prima di asserire che «privo di un corpus intellettuale
rispettabile» il suo progetto sprofondava «nel populismo». Un vero scoop. In
effetti, non era stato Ramonet fino a quel momento uno dei più ferventi
sostenitori del presidente venezuelano, al punto di affermare, davanti a
mille persone riunite alla Sorbona nell'autunno del 2001, che il suo era un
«governo d'avanguardia»? Nel contesto di agitazione politica vissuto
attualmente dal Venezuela, questa «rottura» costituiva un duro colpo per
Hugo Chavez. I media d'opposizione si sono dunque premurati di sfruttarla.
Già dall'indomani, l'ex guerrigliero Teodoro Petkoff, divenuto uno dei
propagatori più zelanti del pensiero liberista e cantore dell'anti chavismo
militante, ha preso la palla al balzo. Nelle colonne del quotidiano Tal
Cual, da lui diretto, Petkoff si faceva beffe, con uno humour tinto di
machismo, della «fine di questa storia d'amore». Tuttavia, era la domenica
successiva, giorno di grande tiratura per i quotidiani venezuelani, che
doveva essere assestato il colpo di grazia. El Nacional, il principale
giornale del paese, pubblicava a sua volta l'intervista e annunciava
fragorosamente in prima pagina la «rottura». A mo' di rivincita, il commento
che precedeva l'intervista evocava ironicamente il tempo in cui il
presidente Chavez invitava i giornalisti venezuelani a ispirarsi all'
«obiettività» di Le Monde diplomatique. Agli occhi dell'opposizione, questa
«rottura» provvidenziale dimostrava una volta di più l'isolamento del
presidente sulla scena internazionale.

Ma il lunedì 4 marzo la direzione del Nacional e quella di Venezuela
Analitica ricevevano due lettere che avrebbero messo fine alle loro
illusioni. Nella prima, Ignacio Ramonet smentiva categoricamente le opinioni
che gli erano state attribuite, negava di avere mai incontrato Emiliano
Payares Guzman e riaffermava il suo sostegno al presidente Chavez.

Assente da Parigi per diversi giorni, Ramonet aveva scoperto con meraviglia
che la sua casella postale elettronica traboccava di messaggi di
insulti....Solo successivamente il fondatore di Attac era stato informato da
alcuni amici venezuelani del tenore delle sue supposte dichiarazioni.

Era tuttavia la seconda lettera, quella di Emiliano Payares Guzman, che
doveva rivelarsi la più interessante. Guzman ammetteva che l'intervista era
falsa, e spiegava candidamente che aveva voluto mettere alla prova «il
rigore» dei media del paese caraibico. Lui si era limitato a inviare via
e-mail l'intervista con Ramonet che affermava di aver ricevuto grazie alla
mediazione dello scrittore Carlos Fuentes. Con sua grande meraviglia, il
colloquio era stato accettato dalla redazione di Venezuela Analitica, che
non si era nemmeno preoccupata di chiedergli ulteriori precisazioni, se non
altro sulle modalità della sua realizzazione (luogo, data etc.). Col
pretesto che l'informazione era già apparsa su un altro mezzo di
informazione, la redazione di El Nacional, da parte sua, aveva ritenuto che
una indagine più approfondita non era necessaria. Certo, aveva tentato di
raggiungere Ignacio Ramonet, ma solo poche ore prima della pubblicazione
dell'articolo, già in stampa. Quale sarebbe stato l'atteggiamento del
Nacional nel caso in cui un intellettuale famoso si fosse pronunciato in
favore della rivoluzione bolivariana di Chavez? Privo di validi argomenti,
il giornale cosiddetto di riferimento del Venezuela suggeriva persino che
Ignacio Ramonet, con l'intento di denunciare le derive mediatiche, avrebbe
potuto essere l'ispiratore della bufala.

Di questi tempi, nei quartieri eleganti di Caracas, i ricchi continuano le
loro manifestazioni per denunciare la pretesa dittatura del presidente
Chavez. E quella dei grandi media?
Nello

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possible

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