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Fw: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia
- Subject: Fw: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia
- From: "Stefania Gallaro" <gallarous at tiscalinet.it>
- Date: Thu, 24 Jan 2002 17:58:25 +0100
----- Original Message ----- From: "Alberto Autelitano" <a.autelitano at amnesty.it> To: <Undisclosed-Recipient:;> Sent: Thursday, January 24, 2002 3:14 PM Subject: Fw: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia > > ----- Original Message ----- > From: "N.N." <seiko at katamail.com> > To: <a.autelitano at amnesty.it> > Sent: Sunday, January 20, 2002 7:38 AM > Subject: Un futuro di verita' passa da un presente di giustizia > > > Con la sconfitta della dittatura di Fujimori e con il rinnovato mobilitarsi > del movimento popolare rinasce anche la speranza in coloro che avevano > pensato che lo stato di diritto restituito avrebbe garantito l'armonia > sociale e il terminare di tante ingiustizie; rinasce anche la speranza per > coloro che avevano pensato che la fuga di Fujimori dal suo paese avrebbe > significato che con lui si allontanava anche un modello economico escludente > e portatore di povertà. > Ovviamente esistono anche le aspettative della > destra, quelle del riciclaggio e quelle del cambiare per restare a galla. > > Molta aspettativa ha creato anche la Commissione per la Verità, sebbene non > sorga come domanda di un movimento popolare belligerante e combattente, né > tantomeno dall'esaurimento delle proposte rivoluzionarie, sorge almeno una > domanda dell'attivismo difensore dei diritti umani e di alcuni settori del > movimento popolare che hanno riconosciuto che il conflitto interno e l' > insorgenza non nascono dal nulla, ma invece obbediscono a profonde radici di > miseria ed esclusione, che il tema del conflitto interno e qualsiasi > progetto per il futuro come paese si devono affrontare in modo politico ed > integrale da parte di ambedue i componenti. > > Non sarebbe questo il primo caso in cui una domanda popolare e progressista > finisce con l'essere assorbita dai suoi avversari che la snaturalizzano per > renderla funzionale alle loro necessità. Alla Commissione per la Verità non > solo si è aggiunto "e per la riconciliazione", ma anche vi sono state > introdotte le rappresentanze dirette delle Forze Armate, del potere > esecutivo, del consigliere presidenziale Arias Graziani. Quello che si > pretendeva di fare allargando questa commissione era di lavorare in funzione > della riconciliazione, ma si è finito per perdere in obiettività ed > indipendenza. > > Noi prigionieri politici tupacamaristi non basiamo il valore > di questa commissione in funzione della qualità dei suoi membri, sappiamo > che in ultima istanza i suoi risultati sono già condizionati dal periodo > politico controrivoluzionario mondiale; senza alcuna inclusione domandiamo > che sia la commissione del popolo organizzato, attore e autore della sua > storia, chiediamo che sia la commissione della società civile che anche in > questo spazio possa difendere e reincontrare la sua memoria storica e > reincontrare pure la forza morale per riprendere il proprio cammino di > liberazione. > > Un insieme di ombre si profilano sulle iniziali aspettative che aveva > generato la Commissione per la Verità, comunque non smettiamo di avvertire > che occorre uno sforzo per affrontare integralmente una tappa della nostra > storia, per capire la ragioni del giusto insorgere di una parte della > sinistra peruviana, talvolta questo sforzo sembra apparire trovandosi poi a > fronteggiare l'altro sforzo: quello di chi vuole trasformare il lavoro della > commissione in un saluto alla bandiera dell'impunità, in una riconciliazione > all'interno della famiglia dell'oppressore, in un lavaggio del viso alle > forze armate tanto malconce e demoralizzate da non garantire attualmente il > loro ruolo di sostegno dell'ordine sociale: mantenerle così metterebbe in > pericolo lo stesso modello di dominio. > > Consideriamo che uno sforzo nella ricerca della verità debba stare nell' > ambito di rompere il silenzio delle verità ufficiali, per recuperare la > memoria storica del nostro popolo e per assegnare un giusto ruolo nella > storia a coloro che hanno partecipato al conflitto interno. > > Ci prendiamo con orgoglio le nostre responsabilità in questo così come pure > ci assumiamo le nostre responsabilità per i fatti negativi che in questo > cammino possono essere successi; infatti pensiamo che quanto avvenuto sia > nei suoi aspetti positivi quanto in quelli negativi abbia significato un > gradino in avanti verso la realizzazione dell'utopia. Chiediamo comunque che > coloro che hanno un impegno leale ed onesto con il paese,e soprattutto se > queste persone provengono dall'ambiente che dibatte il tema della giustizia > sociale, affrontino lo studio della violenza politica nel paese come > qualcosa che va visto all'interno dell'ambito socio economico che la ha > provocata. > > Non basta dire cosa è successo, ma va anche detto perché certe > cose sono successe; il valore del lavoro della commissione dipenderà molto > da come questo punto verrà sviluppato. > > Pensiamo che affrontare l'argomento del conflitto interno richiede di > collocarlo cronologicamente nella sua totalità, con i suoi antefatti e con > le conseguenze attuali, nelle sue azioni, ma anche nei valori e negli ideali > che lo hanno alimentato moralmente; vanno ricordati i ruoli della teologia > della liberazione, il nazionalismo antiimperialista, la speranza socialista > di giustizia sociale di fronte al ruolo della dottrina della sicurezza > nazionale, la concezione della guerra di bassa intensità, il ruolo della > controinsurrezione. > > Considerare il conflitto interno seguendo la metodologia > di selezionare arbitrariamente un insieme di fatti isolati proverebbe che > quello che si persegue non è la verità ma, una volta ancora, la costruzione > di una storia comoda e assolutoria dei potenti, trasformare criminali e > ladri in padri della patria, mentre tutta una posizione politica, tutta una > parte di pensiero della sinistra peruviana è nuovamente proscritto e > deformato. > > Sosteniamo che la violenza politica, penosa necessità e legittima risorsa di > difesa dell'oppresso, non scoppia come un fulmine in un cielo sereno e > nessun processo di curare ferite, o peggio ancora nessun processo di > riconciliazione, può passare sopra la violazione quotidiana dei diritti > umani dei peruviani, di migliaia di prigionieri politici per i quali non c'è > stato alcun governo di transizione, recupero della democrazia, ritorno alla > corte interamericana dei diritti umani: essi ancora oggi sono sottoposti > alle stesse leggi della dittatura narcoterrorista di Fujimori. > > Questa dittatura non è ancora terminata per migliaia di peruviani che > patiscono il > modello neoliberale che li impoverisce, patiscono le leggi vendicatorie, > patiscono condanne sproporzionate e perpetue, senza aver accesso ai benefici > penitenziari. > > Una situazione che, lungi dal trovare soluzioni, si aggrava con l' > inaugurazione per i prigionieri politici del carcere illegale di > Challapalca, si acutizza con il governo attuale quando non adempie alle > sentenze della CIDDHH che chiede l'annullamento della legislazione > antiterrorista e la realizzazione di nuovi processi. > > Si nasconde anche che centinaia di prigionieri politici sono ancora > sradicati dalla propria patria, come succede nelle cosiddette carceri di > altura dove la condanna si estende evidentemente anche ai famigliari. > > Se si considera bene tutto questo,si può concludere che allora la > riconciliazione non è con questo settore sociale, fintanto che le cose > restano così, resterà aperto il discorso che giustifica l'insurrezione. > > Questi aspetti così eclatanti non costituiscono una novità, ma al contrario > in ripetute occasioni sono preoccupazioni che sono state espresse da > funzionari delle Ong di diritti umani, come Sofia Macher, Enrique Bernales e > altri che si occupano di studiare la violenza politica nel paese e il lavoro > sociale svolto dalla chiesa, problematica che non è stata ancora affrontata > dai membri della Commissione per la Verità. > > Il lavoro assegnato alla > commissione non dovrebbe essere orientato allo stilare una macabra relazione > di contabilità dei morti causati dalla guerra controrivoluzionaria. I 23 > mesi assegnati alla commissione come tempo massimo non implicano che non si > presti attenzione all'oggi, le raccomandazioni che dovrebbe fare devono > proiettarsi al futuro, ma non possono trascurare il Perù di oggi ed il Perù > di oggi chiede posizioni concrete rispetto alla restituzione dei diritti > economici, politici e sociali, diritti umani e prese di posizione urgenti > sulla violazione quotidiana dei diritti umani, violazione che porta all' > applicazione delle leggi di vendetta che la dittatura decretò contro i > prigionieri politici. > > Il movimento popolare, la società civile, tutti coloro che sostengono un > impegno onesto con la democrazia e che hanno lottato contro la dittatura > sanno che una nuova tappa per il nostro paese non si costruisce solo con > nuove elezioni, ma con un atteggiamento coraggioso e vigile su ciò che viene > fatto oggi. > > Il ristagno di aspettative esprime il livello > repressore-terrorista che la dittatura aveva raggiunto, ma esprime anche un > movimento sociale che articola e riscopre la sua forza di fronte all' > immobilità che diviene poi continuità con il modello della dittatura. > > In questo processo si inserirà l'esigenza di verità rispetto alle sue lotte, > questa esigenza potrà acquistare maggiore o minore forza e questa a sua > volta si esprimerà nell'attenzione che si porterà alle sue domande; non > dobbiamo però dimenticare che fatti apparentemente coperti dalla storia > sono soliti ricomparire giudicando coloro che ne furono protagonisti. > > Le immagini delle madri degli scomparsi scacciate dal parlamento cileno > possono farci capire l'approssimazione con cui lavorò la Commissione Rettig, > le Madri di Plaza de Mayo con la loro lotta drammatica ci fornisce un'idea > dei vuoti che ha lasciato la Commissione Sabato, la continuazione delle > esecuzioni extragiudiziarie nel Salvador e in Guatemala non possono non > lasciare almeno in parte la responsabilità ai protagonisti degli accordi di > pace, così come coloro che hanno favorito questi tipi di riconciliazione. > > Lo spirito di corpo all'interno della commissione unito al suo prolungato > processo di ordinamento interno manifesta un notorio silenzio di fronte ai > fatti quotidiani ed è precisamente contro questo silenzio che si esige la > revisione storica della guerra interna. > > L'alleanza corrotta tra la dittatura e i proprietari dei mezzi di > comunicazione unita all'agire antipopolare di Sendero Luminoso hanno > facilitato il lavoro all'apparato dello stato peruviano; si è costruita una > storia a misura dell'oppressore, si è demonizzato l'avversario per > legittimare la repressione, per giustificare i crimini di lesa umanità che > sono stati perpetrati tanto contro gli insorgenti quanto contro la > popolazione civile non combattente, così come lo fa oggi l'imperialismo in > Medio Oriente. > > Il silenzio una volta ancora è un'arma imprescindibile per l' > oppressore, per questo il carcere tomba della Base Navale (che alcuni membri > della commissione visiteranno, invece di discutere la sua illegale > esistenza), per questo l'isolamento nelle carceri d'altura, per questo si è > chiamata"Rompendo il silenzio" l'operazione di presa della Residenza > giapponese che culminò con l'esecuzione extragiudiziale dei nostri compagni > catturati. > > Noi tupacamaristi chiediamo: > -Un ruolo attivo della Commissione per la Verità nella soluzione e > attenzione dei problemi di violazione dei diritti umani attualmente nel > paese, non è possibile soluzione futura mentre si cammina nell'ignominia. > -Esigiamo che la spiegazione della violenza politica nel paese sia fatta > indagando sistematicamente ogni aspetto del problema > -I canali attraverso i quali abbiamo stabilito la nostra relazione con il > paese durante tutta la nostra storia continuano a rappresentare la nostra > posizione, così come la nostra Direzione Nazionale prigioniera nella Base > Navale con Victor Polay e Miguel Rincon, così come il piano rivendicativo > per la difesa della vita e della libertà dei prigionieri politici portato > avanti dall'Associazione dei famigliari Micaela Bastidas. > La rappresentazione della nostra posizione politica e la difesa dei nostri > diritti umani sono genuinamente rappresentati da questi canali. > > Nel nostro cammino per costruire un domani migliore per la grande > maggioranza del popolo ha costruito una storia splendida che siamo disposti > a difendere e rivendicare poiché sopra a questa continueranno ad essere > costruite le aspirazioni per un orizzonte di giustizia e di libertà. > > I prigionieri politici del MRTA di Ica > Ottobre 2001 > E-mail: pptupacamaristas at hotmail.com > > > >
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