Il Mercosur visto dagli imprenditori italiani



Edoardo Pollastri*/News ITALIA PRESS
*Vice Presidente Assocamerestero

MERCOSUR: L'ALTERNATIVA VALIDA NELLA SITUAZIONE DI CRISI
Crisi strutturale e crisi internazionale. Due problemi che inevitabilmente
si incrociano per i Paesi che compongono il Mercosur - Argentina, Brasile,
Paraguay e Uruguay - e gli operatori economici che in essi e con essi
lavorano.
La recessione argentina continua, nonostante il Presidente Fernando de la
Rúa ne abbia fatto una vera e propria missione da quando ha assunto la
presidenza il 10 dicembre 1999.
Oggi il Mercosur, il "mercato comune" dei quattro Paesi dell'America latina,
ha già compiuto quindici anni, da quando nel 1986 ci fu il primo accordo tra
Argentina e Brasile, all'inserimenti nel 1991 di Uruguay e Paraguay. E, in
questi anni, come inevitabilmente succede quando si uniscono diversi attori
in un'unica entità, si condividono successi e sconfitte.
Ma, in questa situazione di crisi, l'Italia e le industrie italiane, che
storicamente hanno interesse e credono nelle potenzialità del mercato
latinoamericano, non hanno abbandonato il Mercosur alla sua sorte. Anzi, il
super Ministro dell'economia argentino Domingo Cavallo - di origine
piemontese - ha coinvolto, nei suoi disegni di risanamento dell'economia,
tra le maggiori aziende straniere presenti in Argentina, proprio alcuni
grandi nomi dell'industria italiana. La presenza di aziende tricolore nel
Mercosur si è storicamente sviluppata su due fronti: da un lato è nata come
filiazione diretta delle comunità di immigrati italiani, dall'altro è
approdata come risultato dell'internazionalizzazione dell'imprenditoria
nazionale. Oggi sono presenti industrie del calibro di Fiat - che nel luglio
scorso ha festeggiato i suoi 25 anni in Brasile -, Pirelli, Telecom,
Parmalat, Sudameris, ecc. Dalla presenza della business community italiana è
sempre derivata una spinta positiva, che, per il suo naturale radicamento
sul territorio, oggi soffre necessariamente dei problemi di cui l'economia
latinoamericana è investita.
A tutto ciò si aggiunge la situazione di incertezza creata sui mercati
internazionali dai fatti terroristici dell'11 settembre.
Certo, un'economia globalizzata favorisce l'estensione a catena dei fatti
negativi occorsi su un mercato territoriale a tutti quelli che vi gravitano
attorno, più o meno geograficamente vicini. Ma fa anche in modo che lo
sforzo comune verso la risoluzione dei problemi sia motivante per tutti gli
attori: il benessere di tutti corrisponde al benessere di uno, e viceversa.
In questo quadro di sinergie - circoscritte alle diverse aree economiche, o
allargate all'intero mercato mondiale, perché in virtù del quadro
socio-economico mutato dai fenomeni della globalizzazione il mondo sta
diventando più piccolo - la business community italiana può trovare il suo
ruolo trainante. Un ruolo positivo, come quello che storicamente è legato
alla presenza delle comunità di italiani emigrati nei diversi continenti,
può svolgerlo anche a favore del Mercosur, dove gli operatori economici,
proprio oggi, ispirandosi alla crisi internazionale, possono individuare una
via d'uscita dalla crisi strutturale irradiatasi dall'Argentina. Essendo
quest'area fuori dai centri nevralgici politico - militari coinvolti dagli
avvenimenti dell'11 settembre, potrebbe ricevere un'attenzione maggiore da
parte degli operatori internazionali, costretti ad individuare mercati
alternativi a quello statunitense e nordamericano in generale. Una
mobilitazione che non ha esitato in termini di tempo, quando all'indomani
degli attentati - e ormai nelle trascorse quattro settimane - gli americani
hanno drasticamente smesso di spendere. Una situazione che i Governi dell'
area Mercosur non possono ignorare, ma anzi che tengono presente per
aumentare ulteriormente l'impegno a creare incentivi e progetti per
richiamare maggiormente gli investimenti esteri. Il Governo brasiliano ad
esempio ha lanciato il programma "avanza Brasile" che prevede investimenti
per il quinquennio 2002 - 2007 di oltre 300 miliardi di dollari.
La concezione del Mercosur come alternativa valida al mercato statunitense
diventa dunque valida su due fronti: da un lato a favore degli operatori che
lavorano con gli Stati Uniti e che oggi sono costretti a "trasferire" su
altri mercati parte del proprio interesse; dall'altro a favore dei Governi
locali per individuare possibili soluzioni alla crisi interna.



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