intervista a Lula



Lula: "Guai se uno Stato si mette ad agire come i terroristi"
di Gianni Marsilli (L'Unita')


ROMA Dicono i sondaggi che Luiz Inacio Lula da Silva, detto familiarmente
«Lula», tra un anno giusto sarà il prossimo presidente della Repubblica
brasiliana. Lo danno al 35 percento dei consensi. Il secondo in graduatoria,
per intenderci, non arriva al 17 percento. Ma Lula - che è stato a Roma per
due giorni di incontri con la sinistra italiana, reduce da Parigi dove l'
aveva invitato Lionel Jospin - non si cinge d'alloro anzitempo. Ci spiega
che non è nemmeno candidato: «Il PT (Partido dos Trabalhadores, ndr) terrà
il suo congresso in dicembre, e abbiamo tempo fino a marzo per scegliere chi
correrà». E' più che lecito comunque supporre che Lula, ancora una volta,
farà la sua gara. Partecipò per la prima volta nel '90 contro il liberista
Fernando Collor, poi nel '94 e '98 contro Fernando Henrique Cardoso. La
quarta potrebbe essere quella buona, considerati gli indici di popolarità di
cui gode in Brasile e nel mondo intero questo ex sindacalista, oggi
cinquantenne sale e pepe, voce arrocchita da comizi e cigarillos. Diventa
dunque interessante sentire da un protagonista di questo calibro, situato in
un'area del mondo eccentrica rispetto alla crisi di queste settimane, che
cosa pensi dei venti di guerra che soffiano impetuosi. Tanto più che ha
appena scritto un articolo per ventuno giornali brasiliani nel quale parla
dei «rischi che vengano adottate rappresaglie generalizzate, vendette e
terrorismo di Stato da parte del governo di Washington».

Ha detto proprio «terrorismo di Stato»? Non hanno forse il diritto, gli
americani, di replicare a chi gli ha sterminato seimila anime a New York?

Volevo dire che uno Stato non può agire nello stesso modo in cui agiscono i
terroristi, uccidendo cioè degli innocenti. Vanno utilizzati inoltre tutti
gli organismi internazionali, al fine di punire i colpevoli in modo
esemplare. Quell'attentato noi l'abbiamo definito come un crimine contro l'
umanità, senza alcuna ambiguità.

Lo chiedo a colui che si è candidato alla guida di uno dei più grandi paesi
del mondo: come si colloca il Brasile nella nuova fase di «geometria
variabile», quale dovrebbe essere il suo posto nel rimpasto geostrategico in
atto?

Penso che il mondo intero, dopo questo attentato, abbia bisogno di essere
ripensato, dal punto di vista militare come da quello economico. Insisto:
vanno valorizzate le istituzioni multilaterali, a cominciare dall'Onu. Non
si può ridisegnare nulla senza affrontare in profondità il problema della
fame e della povertà nel mondo.

Quali devono essere i rapporti tra Brasile e Stati Uniti? E' stata questione
recentemente di istituire un ufficio di intelligence americano nel suo
paese, e il suo partito si è detto contrario...

Non solo il mio partito, ma la Camera dei deputati all'unanimità. Ci si è
detti d'accordo per una totale collaborazione tra i servizi, ma nella
salvaguardia della sovranità nazionale.

Il Brasile è molto lontano dai punti caldi della crisi internazionale, non
conosce terrorismo...

Non conosce terrorismo politico, ma nell'ultimo anno in Brasile sono stati
consumati 47mila omicidi. E' un terrorismo quotidiano. Anche per questo
siamo sensibili a quanto accade in queste settimane. Anche per questo
sappiamo che la giustizia non è cosa che si faccia con le proprie mani.
Diceva Gandhi: se prevalesse la legge dell'occhio per occhio dente per dente
resteremmo tutti ciechi.

Come avete vissuto lo svolgimento del G8 a Genova?

Mah, io non so perchè si sono fermati a 8. Potrebbe essere un G7, o G9, o
G10...

Brasile incluso?

Certo. Per quel che mi riguarda ho sempre detto che al G8 pensano troppo
poco al resto del mondo, un mondo dove i ricchi diventano sempre più ricchi
e i poveri sempre più poveri. Del resto non riescono quasi più a riunirsi,
sono costretti ad utilizzare un apparato militare...

Avranno pur diritto di riunirsi.

Sì, ma gli altri hanno diritto di protestare. Del resto come non protestare?
Ci sono 800 milioni di esseri umani che muoiono di fame, e quelli non ne
discutono. Noi abbiamo fatto il summit di Porto Alegre, e non c'è stato
nemmeno il più piccolo incidente.

Lei è favorevole alla Tobin tax?

Sì. E all'abolizione dei paradisi fiscali. Al controllo ambientale. Alla
cooperazione internazionale. Al trasferimento di tecnologie...

Lei vedrà anche il ministro Ruggiero. Che cosa gli dirà?

Per noi l'Unione europea è un esempio, il modello da seguire. Ne ho discusso
anche con Jospin. L'Unione europea è un punto di equilibrio fondamentale
dell'economia e della politica mondiale. Vorremmo che il Mercosur si
avviasse sulla stessa strada.



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